domenica 23 luglio 2023

Camino curvo

Sul 2° tiro.
Bruno sull'8° tiro.
Bruno sul 10° tiro.
Sull'11° tiro.
Sul 12° tiro.
Elisa sul 12° tiro.
Tracciato della via (i primi 10 tiri)
La relazione di E. Castiglioni della via (dalla guida
CAI-TCI Odle, Sella, Marmolada del 1937) 
Sass Ciampac (Gruppo del Puez)
Parete S


Accesso: da passo Gardena si scende verso Corvara e si parcheggia al primo o secondo tornante. Si sale brevemente per prati fino ad incrociare un sentiero che porta a Colfosco. Lo si segue (a destra), superando prima due fienili e poi un terzo, ormai in vista della parete. Poco dopo si sale per una traccia verso sinistra che porta sotto la parete. Sulla sinistra si identifica chiaramente il camino curvo che dà il nome alla via. Si risale il ghiaione fin sotto la parete e si attacca il diedro sulla destra.
Relazione: via storica (del 1910) che segue la direttrice del grande camino, restandone però prevalentemente sulla parete di destra, per infilarvisi solamente nelle due lunghezze finali. Un po' monotona nella prima parte, dove il percorso non è veramente obbligato, la via migliora nella seconda parte, dove in realtà si sono susseguite diverse varianti in questo secolo di vita. Protezioni buone nei tratti più impegnativi; utili friend per integrare. Roccia buona con qualche tratto da verificare.
1° tiro: salire il diedro fino ad una terrazza dove si sosta. 25 m, IV; un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su un chiodo e cordone su spuntone.
2° tiro: percorrere la cengia verso destra (viso a monte) e salire per una fessura. Continuare su facili rocce senza spostarsi troppo verso destra fino alla sosta. 55 m; II, IV-, II, una fettuccia in clessidra. Sosta su due chiodi con cordoni.
3° tiro: proseguire facilmente e tenere poi un poco a destra, sostando sotto una paretina. 50 m, II. Sosta su un chiodo.
4° tiro: ancora per facili rocce. 50 m, II. Sosta da attrezzare su spuntone.
5° tiro: salire appena a sinistra della sosta, proseguire per un caminetto e sostare su un terrazzino in corrispondenza di una nicchia gialla, sotto un diedro. 40 m, III+, un chiodo. Sosta da attrezzare su spuntone.
6° tiro: salire per il diedro e continuare fino alla sosta. 50 m; IV, III, un chiodo con cordino. Sosta su due chiodi con cordone.
7° tiro: proseguire fino a giungere in cima al pilastro, spostarsi a sinistra e sostare sotto un diedro giallastro sormontato da un tetto triangolare. 35 m, III+. Sosta su cordone in clessidra.
8° tiro: il tetto si aggira a sinistra: salire per le rocce grigie a sinistra del diedro, spostarsi a sinistra e salire alla sosta. 25 m, IV+; un friend incastrato, un chiodo con anello. Sosta su cordone in clessidra o, se preferite, su due chiodi con cordino.
9° tiro: salire fino ad una piazzola (sosta possibile), e proseguire fino ad una grande terrazza, dove si sosta sulla destra, leggermente più in basso (sosta della via del Pilastro sud?) 40 m, IV, una sosta intermedia su due chiodi. Sosta su due chiodi con cordone.
10° tiro: si prosegue per paretina fino ad una cengia, dove si ignora una sosta dell'altra via, si tiene a sinistra, si sale una placchetta e si punta ad una nicchia a lato del camino, sotto un diedro. 40 m, IV-; due chiodi. Sosta su due chiodi.
11° tiro: salire il pilastrino a sinistra della sosta, portarsi nel camino e salirlo fino ad una terrazza. 25 m, IV+; quattro chiodi. Sosta su chiodo e nut incastrato.
12° tiro: alzarsi brevemente nel camino e seguire poi la direttrice di una fessura sulla parete di destra, per proseguire poi su terreno facile fino ad una grotta dove si sosta. 30 m, IV+, II; un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su cordone in clessidra.
13° tiro: uscire dalla grotta sulla sinistra (viso a monte; non ci sono molte altre possibilità...), girarsi e rimontare il grosso masso, proseguendo poi nel canale friabile fino ad un ometto dove si sosta. 50 m, III+, I. Sosta da allestire su spuntone.
Discesa: raggiungere la vetta e seguire l'evidente traccia verso sinistra che porta al passo di Crespeina (crocefisso). Da qui si segue il segnavia n. 2 che reca al passo Cir, oltre il quale si scende fino ad un punto di ristoro in corrispondenza degli impianti di risalita. Raggiungere gli impianti e seguire l'indicazione per Colfosco, piegando poi a destra in direzione del passo Gardena. Giunti in corrispondenza dei tornanti, scendere per prati al parcheggio.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 11 luglio 2023

Hostaria Viola

L'interno del locale
Il trittico
Faraona alla Stefani
Baccalà
Tenerina al fondente
via Giuseppe Verdi 32
Castiglione delle Stiviere (MN)

Siamo nel nord della provincia di Mantova, praticamente al confine con quella di Brescia. Luoghi bellissimi, con il lago di Garda e le sue frotte di vacanzieri poco più a nord ma già lontani, il Risorgimento che si staglia nei profili della torre di S. Martino e della Rocca di Solferino, le dolci colline moreniche con i vigneti, ed i borghi di Castellaro Lagusello e Borghetto sul Mincio, quest'ultimo già in provincia di Verona.
Naturalmente, in zona non difetta la cultura materiale, come avevo già avuto modo di capire nella precedente, positiva, esperienza al ristorante Belvedere. Rimango stavolta sul lato lombardo, facendo tappa in questa osteria che da più di un secolo (ma è a Castiglione da poco più di 40 anni) si dedica alla cucina mantovana. Ambiente piacevole, con la solita eccezione dei tremendi quadri astratti (ma perché il 90% dei ristoranti tradizionali rovina le pareti con quadri che più che brutti sono insignificanti??) e dei bicchieri dell'acqua colorati (sì, anche questa è una mia fissazione...). Sette proposte per portata, di puro stampo mantovano con poche eccezioni (tartare e tagliata di manzo piemontese, manzo all'olio) indicano la direzione della cucina.

Tra i primi spiccano ovviamente i tortelli, di zucca e alle erbette, pappardelle, riso alla pilota e capunsei, ovvero degli gnocchi di pane, antica ricetta povera che riciclava il pane raffermo (basta pensare, per analogia, ai canederli). Per i golosi indecisi come me, il locale propone anche il trittico, ovvero tortelli di zucca, tortelli all'erba di san Pietro, agnolini di carne. Buoni gli agnolini, ottimi i tortelli di zucca, ma inarrivabili i tortelli alle erbe; da mangiarne a chili! Molto interessanti anche i capunsei, qui serviti semplicemente con il burro.
Tra i secondi spiccano luccio e baccalà e, per le carni, tagliata, manzo in salsa tonnata e un'intrigante faraona alla Stefani, ovvero un petto di faraona rivisitato da antica ricetta di Bartolomeo Stefani, cuoco dei Gonzaga nel '600. Il connubio con pinoli, uvetta e marsala è insolito ed interessante, il piatto è buono, ma per me non si raggiunge l'entusiasmo del primo piatto. Entusiasmo che accompagna invece l'assaggio del baccalà mantecato al latte, servito su polenta integrale.
E siamo all'angolo goloso della cena: ovviamente la sbrisolona, poi meringata, tiramisù, torta di mele e gelato. Mangiamo una sbrisolona e una tenerina al fondente che chiudono degnamente un'ottima cena.

La lista dei vini non è decisamente ampia come avevo letto, e le proposte locali non sono molte. Dopo un po' di tentennamenti, viro sulla vicina Valpolicella, con una bottiglia della cantina Villa Spinosa, onesta ma certo non memorabile, ma che con i suoi 12,5° si lascia bere ben volentieri. Benedetto chi produce ancora vini con queste gradazioni!

Il conto: 113 € per:
2 primi
2 secondi
1 contorno
2 dessert
1 caffè
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (25 €)

martedì 4 luglio 2023

Echi verticali

Ramon sul 1° tiro
Manu sul 2° tiro (rip. del 2020)
Con Teo sul 4° tiro.
Tracciato della via
Presolana centrale
Parete SE


Accesso: raggiungere la malga Cassinelli parcheggiando a sinistra poco prima del passo, in corrispondenza di una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana"), seguire la strada che si stacca in salita fino al secondo tornante e lasciarla per proseguire lungo il sentiero fino alla baita Cassinelli. In alternativa, parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani). Poco prima di passare sotto il maestoso Spigolo Longo, prendere una delle tante tracce che risalgono il pendio erboso o ghiaioso sulla destra e ne raggiungono la parete. Costeggiarla brevemente verso destra fino all'attacco della via (scritta gialla). Appena a destra si notano i fix di Spigolando e, poco oltre, l'attacco di Emmentalstrasse.
Relazione: secondo Polvere di stelle di Alessandro Ruggeri, la via presenta una arrampicata interessante disegnata tra gli ultimi brandelli di roccia vergine dello Spigolo Longo. Di fatto, questa via dell'autunno 1998 corre appena a sinistra di Spigolando, di pochi mesi precedente e con un apritore in comune, e si svolge per un tratto quasi parallela alla via classica Ernestino del 1983, ormai più o meno dimenticata (tranne qualche eccezione) e "cancellata" da questa realizzazione. Se prescindiamo da questo peccatuccio, ormai passato più o meno in prescrizione, bisogna dire che la via merita una ripetizione: bella e piuttosto continua, si svolge sempre su roccia ottima. Le protezioni sono a fix e cordini spesso malridotti (andrebbero decisamente sostituiti), vicini ma non troppo, e con un tratto inutilmente lungo nel primo tiro. Tutte le soste sono su due fix, cordino marcio e maglia-rapida (tranne la terza, su due fix).
1° tiro: partenza subito cattiva su un muretto ad uscire su un pianerottolo a sinistra (qui il tratto dove è saggio fare attenzione!), da dove si continua per la parete, ora meno impegnativa, fino ad uscire su una terrazza. Ignorare la sosta (di Spigolando) e spostarsi a sinistra alla sosta corretta. 45 m, 6b+; sei fix, cinque cordini in clessidra, una sosta intermedia.
2° tiro: salire per la bella placca a buchi fino ad una cengia, spostarsi a destra e continuare fino a sostare su un terrazzo. 30 m, 6a; sei fix, tre cordini in clessidra, una sosta con cordini in clessidra e maglia-rapida. A destra c'è la sosta di Spigolando.
3° tiro: muretto iniziale e strapiombo cattivello, poi più facile per placca e lungo il filo dello spigolo fino alla sosta. Seguire i fix e non salire gli ultimi facili metri del canalino a destra degli stessi, che porta alla sosta (due fix con catena ed anello) dello Spigolo Longo (sosta utilizzabile per la calata): quella corretta è a sinistra. 35 m, 6a+, nove fix.
4° tiro: salire seguendo una lama, portarsi appena a sinistra e raggiungere una pancia rossastra che si supera per sostare appena dopo. 25 m, 5c; cinque fix, due cordini in clessidra.
5° tiro: continuare per placca lavorata fino alla sommità dello sperone. 20 m, 5b, quattro fix.
6° tiro: salire appena, traversare a destra e superare un muretto, per proseguire su rocce via via più semplici fino alla sosta. 30 m, 6b; sei fix, due cordini in clessidra.
Discesa: la scelta più rapida è calarsi in doppia lungo la via (bastano tre calate da 50-55 m). Noi abbiamo optato per una discesa un po' più lunga, continuando fino alla vetta della Presolana Centrale e percorrendo tutta la cresta verso est fino al Visolo, per poi rientrare al Passo; soluzione consigliata se volete trascorrere tutta la giornata in compagnia della Presolana. In questo caso, si sale lievemente tenendo la destra fino a congiungersi con la sosta finale dello Spigolo Longo. Si continua poi per un breve caminetto (III) a destra della sosta, proseguendo fino ad una sosta su cordone in clessidra. Da qui in poi le difficoltà calano, ma cala pure la qualità della roccia: valutate voi se proseguire in cordata o slegati, seguendo il filo della cresta fino a raggiungere la vetta. Si seguono poi verso destra (rispetto alla salita; direzione est) dei bolli rossi un po' sbiaditi e qualche ometto che conducono prima al canalone Bendotti (possibile discesa), poi al canale tra Presolana Orientale e Visolo (altra possibile discesa), ed infine sulla vetta del Visolo, da cui si scende per comodo sentiero.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 11 giugno 2023

Spigolo Steger + diedro Kostner

Sul 2° tiro.
Teo sul 3° tiro.
Sul 4° tiro.
Tracciato dello Spigolo.
Sul 1° tiro del Diedro.
Prima e seconda Torre del Sella
Pareti O e SO

Accesso (spigolo Steger): dal passo Sella si prende uno dei due sentieri che partono a destra o sinistra dell'hotel Mariaflora, e si sale in direzione della Locomotiva. Non seguire la traccia che va verso destra (e che porta alle vie sulla parete S della prima torre), ma puntare alla Locomotiva, passare alla sua sinistra, e continuare per cengia superando un saltino, fino ad una parete dove si trova un cordone in clessidra.
Relazione (spigolo Steger): sommate queste caratteristiche: avvicinamento breve, sviluppo contenuto, difficoltà basse. Qual è il risultato? Ovviamente, una via presa d'assalto da innumerevoli cordate, che dal 1928 ad oggi hanno levigato gli appigli più "obbligati", tanto che il passo-chiave di IV+ è ormai una saponetta e qualcuno ha pensato bene di aggiungervi un fittone! Se prescindete da questo passaggio, la via è piacevole e merita una visita nelle giornate di tempo incerto... ma una sola; cerchiamo di limitarne la frequentazione per quanto possibile! Percorso che si presta a qualche variante nella parte bassa, poi sempre ovvio.
1° tiro: salire una breve paretina giungendo ad una forcella, passare sulla Torre vera e propria e salire una facile placchetta fino ad una spaccatura dove si può sostare. La via originale si sposta a destra e sale un camino; si può invece proseguire sulla placca per qualche metro e sostare su un chiodo. 50 m; III, III+, due chiodi. Sosta su un chiodo.
2° tiro: salire la placca (senza spostarsi a destra) e giungere ad una terrazza (dove si può sostare se si percorre la via originale). Continuare per fessura fino ad una cengia; qui camminare a destra e raggiungere una sosta sotto un'evidente fessura. 30 m; IV-, IV, I; una sosta su anello. Sosta su due chiodi (più uno aperto). Poco più a destra vi è la sosta della via Ji tl uet.
3° tiro: salire la fessura e superare un breve tratto leggermente aggettante (e unto!), continuando su terreno facile fino al terrazzo di sosta. 30 m; IV, IV+, III+, tre chiodi. Sosta su anello.
4° tiro: salire un breve tratto giallastro, doppiare lo spigolo e portarsi a destra. Salire la fessura (un paio di passi untissimi) ed uscire su un terrazzo dove si può sostare su anello. Continuare lungo lo spigolo, ormai abbattuto, fino alla cengia poco sotto la vetta; a destra si trova una sosta. 50 m; IV, IV+ (una volta, quando non era untissimo), III, II; cinque chiodi, un fittone. Sosta su due fix.
Accesso (diedro Kostner); scendere lungo la Normale alla Prima torre e tenersi sulla sinistra, in direzione della Seconda torre, dove è ben evidente il diedro di salita. Ad un bivio, invece di scendere, si raggiunge una cengia obliqua che si risale fino ad un cordone in clessidra che indica l'attacco.
Relazione (diedro Kostner): via breve, perfetta come abbinamento alla precedente (o un'altra via alla Prima torre), se come noi volete sfidare il maltempo fino all'ultimo. Roccia assai migliore della via precedente e percorso sempre ovvio.
1° tiro: aggirare sulla destra il masso soprastante e salire la facile placca piegando verso sinistra e raggiungendo una cengia (sosta possibile su cordone in clessidra). Se avete fretta, proseguite puntando al diedro e salitene il primo tratto, fino all'anello di sosta. 55 m; III+, IV-; tre chiodi. Sosta su anello cementato.
2° tiro: proseguire lungo il diedro fino a che diviene verticale, spostarsi a destra e rientrare a sinistra, sostando alla fine del diedro. 25 m; III+, IV-; un chiodo. Sosta su anello cementato.
3° tiro: spostarsi a sinistra e salire lungo la direttrice di una fessura fino ad una selletta (sosta possibile su spuntone). Proseguire lungo la facile cresta fino in cima. 40m; III, II.
Discesa: seguire la cresta in direzione opposta a quella di salita (verso il Piz Ciavazes) e scendere lungo il versante nord (sinistra), seguendo un'evidente traccia che piega poi a destra. Si arriva ad un bivio dove da destra arriva il sentiero di discesa dalla prima torre (grosso ometto). Si scende a sinistra fino a raggiungere il sentiero alla base della parete (tenere la sinistra nell'ultimo tratto, dove c'è un passo delicato; eventualmente scendere verso destra ad una sosta ed attrezzare una calata a corda doppia).

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

venerdì 26 maggio 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi marzo-aprile 2023

Fig.1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218
delle 8:02 nei bimestri marzo-aprile dal 2015 al 2023.
Fig. 2: Ritardi nel bimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come Fig. 1 ma per il treno 2275 (17:43).
Fig. 4: come Fig. 2 ma per il treno 2275 (17:43).
La notizia del bimestre, che in realtà è emersa qualche giorno fa (ma era largamente attesa), è la decisione dell'ennesimo rinnovo decennale del servizio ferroviario a Trenord. Ricostruiamo brevemente la vicenda: nel 2022 il contratto fu rinnovato solo fino a luglio 2023, mentre ora, via per i prossimi dieci anni! Come mai questa (apparentemente) bizzarra tempistica? Ricordiamoci una cosa: a febbraio 2023 si sono svolte le elezioni regionali; può essere che sia stato un sussulto di onestà il non rinnovare un contratto decennale da parte di una giunta in scadenza, sempre restia a qualunque gara... oppure... sarà forse che questi signori avevano paura di giocarsi qualche voto buttando lì un rinnovo decennale a Trenord? Lascio a voi giudicare; fatto sta che ora si procede, e di fretta, perché c'è una seconda circostanza: il 2023 è, finalmente, l'ultimo anno in cui si possono fare affidamenti diretti senza gara, grazie alla sacrosanta normativa europea. E così, aspettando l'ultimo minuto, ci portiamo a casa altri dieci anni di martirio dei pendolari; sarà anche per questo che si sono fatti due rinnovi annuali (nel 2021 con la scusa del Covid, nel 2022 come detto prima)?

Rallegrati dalla notizia, possiamo dedicarci ai dati del bimestre, iniziando dal 2218: puntualità al 5%, ritardo massimo di 12', che sembra un'enormità su una tratta di 37' (e lo è!), ma è uno dei dati migliori degli ultimi anni (guardate l'ultimo punto della distribuzione). Dev'essere stata una congiunzione astrale irripetibile, e infatti a maggio siamo già arrivati a 27', ma ne parleremo a suo tempo.
Il dato "storico" di media, mediana e 90% (il nono decile, se amate le definizioni) si trova in Fig. 2: se togliamo il punto del 2020 (circolavano pochissimi treni causa zona rossa), i dati sono ormai stabili: media e mediana poco sopra i 5'; 90% dei treni tra 10 e 15' di ritardo; assurdo!

Passiamo al 2275: puntualità all'8%, ritardo massimo di ben 27' (senza spiegazione). In questo caso, navighiamo sempre tra gli anni peggiori, con l'unica consolazione di un miglioramento rispetto al pessimo 2022. La serie storica del bimestre è in Fig. 4 (attenzione che la scala verticale è ben diversa da quella in Fig. 2): preoccupa il dato della mediana (curva gialla), in costante aumento, mentre il dato al 90% continua ad essere totalmente casuale, anche se ormai stabile a più di un quarto d'ora (no comment).

Su quattro volte (a meno che non me ne sia persa qualcuna) in cui l'app ha indicato le cause del ritardo, una sola è riferita a guasto infrastrutturale, due riguardano altri treni (presumibilmente di Trenord), e una dovuta ad imbecilli sui binari.

Insomma, diciamo che con Trenord si arriva puntuali solo quando ci sono i contratti da rinnovare!


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

sabato 20 maggio 2023

Agriturismo Il castagneto

Testaieu di castagna ai due gusti
Gnocchetti di castagna al pesto
Coniglio alla ligure
SP 523, km 86
Castiglione Chiavarese (GE)

Se vi trovate nella riviera di levante e volete tenervi alla larga dai locali della costa, strapieni di gente e spesso poco interessanti, vi consiglio una breve deviazione in Val Petronio, alla volta dell'agriturismo Il castagneto. Un breve tratto sterrato porta al parcheggio (decisamente buio la sera; sarebbe utile un minimo di illuminazione), e al locale, con arredo semplice e piacevole.
La cucina si basa su prodotti biologici, direttamente coltivati nel caso di ortaggi, frutta ed erbe aromatiche, oppure provenienti da aziende agricole locali. La tradizione ligure la fa da padrona, ma non manca qualche incursione in territorio "straniero". La lista comprende cinque-sei opzioni per piatto, più che adeguata!

Noi iniziamo dividendo un antipasto di testaieu di castagna, ovvero delle semplici focaccine realizzate con farina di castagne, condite con pesto o con formaggio; un piatto della tradizione povera delle valli Petronio e Graveglia, ormai riscoperto e tornato (relativamente) "di moda".
Tra i primi piatti troviamo i corzetti con salsa di noci, origas de padre (una pasta di origine sarda), taggein (ovvero tagliolini) d'ortica, un risotto agli scampi (mah...), e degli gnocchetti di castagne al pesto, che ho assaggiato. Serviti in un piattino da portata, in porzione assai onesta, lo stesso abbinamento dei testaieu mi convince nuovamente per la semplice delicatezza dei sapori. Nota di merito anche per i tagliolini all'ortica.
Tra i secondi fanno capolino un paio di piatti di pesce (buridda di seppie, acciughe fritte), una punta di vitello, la trippa, e l'immancabile coniglio alla ligure, scelta obbligata per il sottoscritto. Tanto buono da mangiarsi... con le mani!
Lista dei dolci non entusiasmante per me, tra panna cotta, gelato e sorbetto. Assaggiamo un buon sorbetto all'arancia e un clafoutis alle fragole; forse si poteva osare qualcosa di più nella proposta.
In linea con la filosofia del locale, i vini della lista sono tutti naturali, da ogni angolo d'Italia, e vi è pure una produzione propria. La scelta cade su un Rossese di Rocche del gatto, ovviamente biologico, affinato in acciaio, che ben si accompagna alla cucina.

Il conto: 104 € per:
2 antipasti
2 primi
1 secondo
2 dessert
1 caffè
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (28 €)

mercoledì 3 maggio 2023

Cannonau di Sardegna DOC Classico Nepente di Oliena Irilai 2014 Cantina sociale di Oliena

Di questa Cantina sociale avevo già apprezzato il Cannonau base, a seguito di una visita nel lontano 2018. In quella occasione mi portai a casa un paio di bottiglie di Irilai, lasciate pacatamente a riposare per qualche anno come sempre succede, e che finalmente hanno trovato la via della tavola... o meglio, del bicchiere! Essendo un Cannonau Classico, la percentuale di uve Cannonau è almeno del 90%, ma non ho trovato il valore esatto sul sito del produttore. Macerazione un poco più lunga della versione base, maturazione in vasche di cemento (refrigerate!) seguite da 12 mesi in grandi botti di rovere, e breve periodo in bottiglia.
Colore rosso rubino, con qualche rilesso porpora, appena segnato dagli anni. Marcati profumi di frutti rossi con qualche nota speziata, molto piacevole. All'assaggio è ben strutturato, assai più della versione base, ma i tannini non sono aggressivi ed il gusto è intenso, ma rotondo, con bassa acidità e buona persistenza.
L'unico neo di questo vino è nella sua gradazione, di ben 15°, che lo rende (a mio personalissimo giudizio) un po' difficile da bere, e che non facilita certo gli abbinamenti con piatti quotidiani. Sarà che invecchio e che sopporto meno l'alcool (e dovrò quindi ripensare a cosa riporre nella mia piccola cantina), ma è un vero peccato!

Gradazione: 15°
Prezzo: 13 €

sabato 29 aprile 2023

La montagna scritta

a cura di Gianluigi Montresor e Alessandra Ravelli
CAI, Milano, 2021

Per quella sottocategoria di alpinisti che amano le montagne di carta come quelle di roccia, quelle persone che s'inebriano di fronte ad una vecchia guida alpinistica ormai sgualcita come davanti ad una parete, sì da trovarsi a ripercorrerne gli itinerari al solo sfogliar le pagine ingiallite, al respirare l'odore della lenta decomposizione delle sostanze organiche della carta, come il Des Esseintes di Huysmans vagheggiava gli oceani dall'odore di uno spezzone di gomena nella sua vasca da bagno, ebbene, per costoro le biblioteche di montagna sono uno dei (per fortuna numerosi) paradisi presenti sulla terra. Ed il paradiso dei paradisi, la biblioteca delle biblioteche, almeno per chi abbraccia le Alpi guardandole da mezzogiorno, non può essere altro che la Biblioteca Nazionale del CAI, a Torino. Nata con il CAI, con la raccolta di libri e documenti conservati nella storica sede di allora, è oggi la casa di più di 40000 volumi e 1600 testate di periodici, in costante aumento.
Se tutti - o quasi - sanno dell'esistenza della BN, pochissimi hanno una minima contezza della vastità del suo patrimonio. Per ovviare a questa lacuna, per fornire un compendio dei tesori nascosti, perché ognuno possa - metaforicamente! - portarne a casa un pezzo, nascono questi volumi, che raccontano storia e patrimonio della biblioteca. E, così come la biblioteca è la quintessenza del lavoro collettivo, così diversi autori contribuiscono ai due volumi, che hanno una struttura simile: tre-quattro interventi sulla BN (la storia, la conservazione, le altre biblioteche di montagna), seguiti da scritti che raccontano un aspetto della sterminata collezione: carteggi storici, collezione geografica e cartografica, geologia, glaciologia, botanica, clima, letteratura per ragazzi, guide alpinistiche. C'è di che perdersi!
Quando si entra in una biblioteca, non si scorrono mai gli scaffali in ordine: si salta da un argomento all'altro, da un piano all'altro, e ognuno segue un proprio percorso. Così, secondo me, dovrebbero essere letti questi libri, e quanto di seguito è il mio percorso personale alla scoperta della BN.

Non si può non iniziare dall'introduzione di Vincenzo Torti, non fosse altro che per la dotta e bellissima citazione del titolo: il superfluo indispensabile. In un carosello di citazioni (forse troppe), Torti ci ricorda come le biblioteche siano da sempre fonte di nutrimento spirituale oltre che di arricchimento della conoscenza, e indica lo scopo dei volumi: condurre i lettori (p. 7) alla scoperta dei tanti tesori nascosti tra gli scaffali [...] in modo semplice e chiaro, ma non per questo meno ricco di [...] particolari e [...] curiosità". La precisazione non è secondaria: per ognuno degli argomenti trattati si potrebbe scrivere (più di) un libro; qui si trova una breve panoramica, un invito a spingersi oltre.
Corriamo quindi a conoscere la storia della BN, con il contributo di Alessandra Ravelli, che ripercorre le vicende a partire dalla prima assemblea dei soci del 23/10/1863, dove si indica l'attività editoriale e la conservazione di libri come essenziale per il CAI, e quella del 30/10, dove si alloca una somma per l'acquisto di libri. Da ammirare la lungimiranza dei padri fondatori, che rinunciano all'affitto di un locale per non dilapidare risorse utili all'accrescimento della biblioteca, e l'opera del bibliotecario durante la seconda guerra mondiale, che rese disponibili le carte geografiche ai partigiani e nascose i libri preziosi dalla ricerca dei nazisti: questa è una vicenda che avrebbe meritato uno spazio ben maggiore delle poche righe a p. 42!
Salto ora al Volume 2 a leggere la nota di Angelo Recalcati sulle guide alpinistiche, il cui interesse non è tanto nella parte che tratta la celeberrima collana della Guida dei Monti d'Italia, ma laddove si ricordano le primissime guide, e dove forse avrebbero meritato una parola i fascicoletti della SUCAI degli anni '20.
Altro scaffale, altro articolo, sempre nel Volume 2, in fondo: Eugenio Pesci ci racconta la storiografia delle Alpi nei secoli. Di questo intervento, la parte (per me) più rilevante è quella finale, dove Pesci, sotto un titolone iper-erudito che - non me ne voglia - farà fuggire più di un lettore, rivisita la storia dell'alpinismo, non dal punto di vista delle prestazioni e delle salite, ma del suo "svolgersi", quasi una "storia sociale". Per l'autore l'alpinismo è (p. 153) oggettivamente una forma interna alle logiche del capitalismo maturo e, oggi, del turbocapitalismo (ovvero il capitalismo senza limiti dei nostri giorni). Se Pesci vede nell'alpinismo la "volontà di potenza" della tecnica, il dominio sopra la Natura, basta partire dal rapporto cliente-guida dei primordi dell'alpinismo per giungere alle salite agli 8000 di oggi, passando per chi produce i materiali e le agenzie commerciali per essere simpatetici con questa osservazione.
Siamo alla fine! E, come dalla cima di una montagna, torniamo indietro: ancora nel Volume 2, leggiamo il contributo di Riccardo Decarli sulle biblioteche italiane ed europee di montagna e scopriamo, tra l'altro, l'immensità del patrimonio della biblioteca di Monaco del DAV, per tornare al primo Volume e seguire Linda Cottino nel racconto sull'alpinismo femminile, interessante anche perché si focalizza sulle origini. Dal discorso di Carolina Palazzi su Le donne alpiniste del 14/4/1882 alle onnipresenti inglesi, compaiono nomi a me perfettamente sconosciuti (ad ulteriore testimonianza dell'utilità delle biblioteche...) come Fanny Bullock WorkmanElizabeth Hawkins-Whitshed, prima presidente del Ladies Alpine Club, Miriam O'Brien Underhill, che pubblica l'articolo dal titolo emblematico Manless Alpine Climbing nel 1934, fino a Loulou Boulaz.
L'articolo precedente, di Valter de Santis, ci porta lontano dalle Alpi, sul Gran Sasso. Anche qui si ripercorrono le pubblicazioni "storiche" di Abbate e Sivitilli per giungere ai giorni nostri, non senza lanciare un preoccupante segnale di allarme per la crescente incuria degli enti pubblici verso la cultura.

Siamo tornati così, un po' frettolosamente, all'inizio. Prendiamoci una pausa per ammirare le belle tavole a colori e le schede bibliografiche in fondo ai due volumi, e ricominciamo! Altri scaffali, altri racconti, altre scoperte ci attendono: carteggi (ad esempio Rey-Gaillard e Bobba-Thérisod), Balmat e la salita al Bianco, letteratura di montagna per ragazzi, cori, sci, cartografia tra il XVI e il XIX secolo, aspetti medici e scientifici della montagna, glaciologia, geologia, botanica e meteorologia, e ovviamente le problematiche di una biblioteca, come conservazione e digitalizzazione. Buona lettura!

domenica 26 marzo 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi gennaio-febbraio 2023

Fig. 1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218 delle 8:02
nei bimestri gennaio-febbraio dal 2015 al 2023.
Fig. 2: Ritardi nel bimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 delle 17:41.
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 delle 17:41.
La segnalazione - tardiva - del bimestre è questo divertente articolo relativo ad una raccolta dati sui ritardi sopportati da pendolari di altre linee lombarde. Non è il caso di fare un "confronto tra poveri", ovvero di vedere quale linea sia messa peggio (i ritardi medi sulla BG-MI mi paiono un poco più elevati), ma voglio sottolineare la parte di commento, che sottoscrivo in pieno: la sistematicità del ritardo come condizione di vita del pendolare, l'impossibilità di pianificare, la miopia di fronte al problema (qui aggiungerei solo che non vedo perché Regione Lombardia se ne dovrebbe preoccupare, visto che i pendolari non esprimono nel voto la loro insoddisfazione).

E veniamo ai dati del bimestre, su scala lognormale traslata, come già discusso nelle puntate precedenti: puntualità al 5%, massimo ritardo pari a 23', andamento sempre piuttosto scarso, ma in linea con quello degli ultimi anni. I dati sintetici estratti dalle distribuzioni sono riportati nella Fig. 2.

Le conclusioni non sono molto diverse per il treno 2275, che nel 2022 aveva fatto registrare ritardi da record! Iniziamo l'anno nuovo con una puntualità del 7% ed un massimo ritardo pari a ben 54'! Anche in questo caso, i dati sintetici per il bimestre sono indicati in Fig. 4: notare come sia la media che la coda al 90% stanno peggiorando da due anni!

Infine, ho provato a tenere traccia delle segnalazioni su app Trenord relative ai motivi dei ritardi, per cercare di capire se la causa fosse Trenord o Rfi. Una premessa: ovviamente questa è la "campana" di Trenord, e non ho la versione di Rfi. Inoltre, - Trenord mi perdonerà se penso male - a volte sorge il sospetto che questi messaggi tendano un po' a sviare le responsabilità: in qualche caso è successo che si indicasse dapprima un guasto al treno, e successivamente, con il convoglio già a metà strada, che un secondo messaggio attribuisse il ritardo ad un guasto all'infrastruttura, che pareva del tutto ininfluente. E ancora, ci sono dei casi ambigui: quando il ritardo è dovuto ad "esigenze del regolatore" (leggi Rfi), è ovvio che c'è qualche treno in ritardo sulla linea, che potrebbe anche far capo a Trenord, anche se non lo si può dire con certezza. Comunque, questi dati dicono che su 19 segnalazioni, 10 sono relative a problemi dei treni (guasti, controlli, manutenzione, ecc. ecc.), ovvero Trenord, 5 sono guasti all'infrastruttura, ovvero Rfi, 3 sono "esigenze del regolatore" (si veda sopra), e 1 è indipendente (malore di un viaggiatore). Traete voi le conclusioni.


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

giovedì 23 marzo 2023

Il cavaliere blu (Der Blaue Reiter)

Teo sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Sul 5° tiro.
Parete di Padaro - Valle del Sarca
Parete SE

Dopo la salita di Nataraj, il weekend prosegue con un'altra via dall'alto riferimento culturale: Der Blaue Reiter fu un movimento artistico formatosi in Germania poco prima della prima guerra mondiale (che ne determinò la fine e dove trovarono la morte alcuni suoi adepti) attorno alle figure di Kandinskij (che aveva già dipinto un famoso quadro con lo stesso titolo) e di Marc. Il blu in particolare rappresenta la spiritualità, almeno per VK, ma tutte le opere del gruppo si contraddistinguono per l'uso del colore e per il rifiuto di una rappresentazione esatta della realtà, aprendo la strada all'arte astratta.
Molto più concreta, invece, è la salita che vi aspetta se volete percorrere questa via, col vantaggio non trascurabile di scalare in tranquillità: se Padaro era assai in voga una decina di anni fa, oggi è decisamente meno frequentata di altre zone della Valle e non si trova più la coda alle vie come ai "bei tempi". L'altezza limitata della parete, poi, ne fa una candidata ideale se non si ha moltissimo tempo a disposizione.
Accesso: da Arco di Trento seguire per la frazione Padaro, superarla e proseguire fino ad un tornante verso sinistra oltre il quale si nota un piccolo parcheggio sulla sinistra in corrispondenza di una casa sulla destra. Parcheggiare e proseguire fino al tornante successivo, con la parete ben in vista, dove si segue una traccia verso sinistra. Tenere la destra ad un paio di bivi, superando l'attacco della Via della rampa e giungendo alla rampa di salita (scritta, ovviamente blu, alla base).
Relazione: bella via atletica che risale la parete per fessure e diedri, protetta a fix vicini nei tratti più impegnativi, e più distanziati dove le difficoltà calano: diciamo che ogni tanto non guasta un pochino di decisione. Non molto utili i friend, anche se qualcosa si riesce ad utilizzare nelle fessure. Roccia ottima tranne che nella parte finale dell'ultimo tiro.
Nota: per sopraggiunta demenza senile, obnubilati dalla fretta di correre in sauna per non perdere un Aufguss pomeridiano, ci siamo scordati di memorizzare il numero di fix sugli ultimi due tiri. I numeri hanno quindi una tolleranza, diciamo più o meno uno. Se mi fate sapere i numeri corretti mi fate un favore; grazie.
1° tiro: salire la rampa obliqua verso destra e raggiungere la sosta. 20 m, 5a, tre fix. Sosta su due fix con maglia-rapida.
2° tiro: salire seguendo una fessura, proseguire per placca e uscire alla sosta aiutandosi con la fessura. 15 m, 6a+/6b, cinque fix. Sosta su due fix.
3° tiro: salire per la placca seguendo la continuazione della fessura-diedro, spostarsi a sinistra e superare una paretina fino a giungere ad una cengia. 30 m, 6b+ (un paio di passi nel traverso, forse anche 6c; il resto 5c/6a), otto fix (uno con cordone). Sosta su albero con cordoni.
4° tiro: seguire la traccia verso sinistra fino a raggiungere la parete sotto un vago diedro-fessura. 20 m, I.
5° tiro: salire la parete (primi metri faticosi), spostarsi a sinistra per rientrare a destra e continuare per una rampa obliqua. 40 m, 6a+ (i primi metri), undici fix (circa). Sosta su due fix.
6° tiro: salire la parete alla sinistra della sosta e uscire sulla rampa sommitale, che si segue verso destra fino ad una sosta (due fix) dove ci si ferma se si vuole percorrere la variante di uscita di destra (fix visibili). Altrimenti, superare il breve muretto sopra la sosta e continuare brevemente fino alla sosta. 35 m, 5c, sei fix (circa), una sosta intermedia.
Discesa: seguire la traccia che conduce in breve ad un sentiero più marcato che si segue verso sinistra. Il sentiero si abbassa e porta ad una sosta da cui ci si cala sulla cengia mediana (basta una corda singola). Si continua ancora a sinistra (faccia a monte) fino ad un nuovo punto di calata. Con due discese in corda doppia (spettacolare la seconda, da 50 m nel vuoto - usare due mezze corde e fare il nodo alla fine!) si raggiunge un avancorpo da cui in breve al secondo bivio del sentiero di accesso.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

giovedì 16 marzo 2023

Nataraj

Inizia la danza sul 1° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Teo sull'8° tiro.
Mandrea - Valle del Sarca
Parete E

Nataraja o Nataraj è il Signore della danza, il dio Shiva della mitologia indù come danzatore cosmico. La danza è naturalmente una metafora del ciclo della vita, della sua creazione, conservazione e distruzione (necessaria per poter creare ancora). Se invece della sala da meditazione volete trasferire la danza sulle pareti verticali, questa via è quella che fa per voi: arrampicata sempre piacevole e divertente, chiodatura abbondante, roccia ottima. Un bellissimo ritorno, dopo due anni di assenza dalla Valle del Sarca!
Accesso: da Arco di Trento seguire le indicazioni per Laghel. La strada sale seguendo le pareti della Rupe Secca e giunge ad un bivio con una chiesetta bianca. Qui si prende la strada che sale ripida a sinistra e diviene sterrata, si supera una prima curva ad angolo retto sulla destra e poco dopo, in corrispondenza di una seconda, si notano sulla sinistra un crocefisso ed una fontana. Si lascia l'auto sulla curva o pochi metri prima e si prende la stradina sulla sinistra, seguendola fin sotto la parete. Si prosegue poi per sentiero, costeggiando la parete verso destra e superando gli attacchi di Le fiabe di Laghel e di Ego trip. Più avanti il sentiero volge a destra e scende decisamente; lasciarlo e risalire lo zoccolo fino all'attacco della via (scritta), in comune con Moana mon amour. A destra si vedono i fix di André i Colo.
Relazione: via molto bella che risale la parete per muretti e placche lavorate dall'acqua, seguendo un paio di diedri nella parte alta. La chiodatura è a distanza di palestra nei tratti più impegnativi, e un poco più lunga nei tiri in diedro; i friend sono sostanzialmente inutili, ma se non siete a vostro agio possono venirne utili un paio. Roccia ottima con solo qualche punto da verificare.
1° tiro: salire la placca verso sinistra, aggirare un breve strapiombo sulla sinistra e traversare a destra per salire alla sosta. 20 m, un passo di 6b, otto fix. Sosta su due fix con anelli e catena.
2° tiro: a sinistra ci sono i fix di Moana mon amour; si sale invece dritti su una divertente placca e si piega poi a sinistra per giungere alla sosta. 20 m, 5b, sei fix. Sosta su due fix con anelli.
3° tiro: a destra continua Moana. Si sale invece la placca lavorata a sinistra per traversare poi decisamente a sinistra (un passo delicato) e salire alla sosta. 25 m, 6a+, dodici fix. Sosta su due fix con anelli.
4° tiro: salire per placca fino ad un muretto che si supera sulla sinistra. Continuare poi in obliquo fino alla sosta. 25 m, 5c/6a, otto fix. Sosta su due fix con anelli.
5° tiro: salire brevemente e piegare verso destra. Poco prima di giungere ad un terrazzino, salire dritti ad una lama rovescia (passo delicato) ed uscire a destra, continuando poi per diedro fino alla sosta. 25 m, 6b+ (passo), undici fix (uno con cordone). Sosta su due fix con anelli. Se invece di salire alla lama si continua fino al terrazzino, le difficoltà sono minori.
6° tiro: spostarsi a sinistra e salire per il diedro uscendo alla sosta sulla destra. 25 m, 6a, dieci fix. Sosta su due fix con anelli.
7° tiro: traversare a destra fino alla sosta. 25 m, II, un fix. Sosta su due fix con cordone.
8° tiro: salire il diedro, spostarsi appena a sinistra (delicato) ed uscire alla sosta. 35 m, 6a+, tredici fix. Sosta su due fix con anello.
9° tiro: salire a sinistra della sosta e traversare a destra fino ad un terrazzo con piante. 15 m, 5b, quattro fix. Sosta su due fix.
10° tiro: traversare a destra per rampe, ignorando una prima sosta, fino ad un diedro che conduce alla sosta. 35 m, 4a; tre fix, una sosta intermedia. Sosta su due fix.
11° tiro: salire verso sinistra, superare un breve strapiombo ed uscire su una cengia. Percorrerla verso sinistra, ignorando un primo diedro rossastro e salendo il secondo. 30 m, 6b+, dieci fix (uno con cordone). Sosta da allestire su albero. Se vi spostate troppo a sinistra sulla cengia troverete un fix e - appena sotto di voi - una sosta: il diedro è poco prima.
Discesa: seguire la traccia fino ad incontrare una strada che si segue verso sinistra (sud, direzione Laghel) e prendere ancora a sinistra ad un bivio più avanti (bolli bianchi e rossi su albero). Il sentiero si riporta sul versante di partenza e scende verso la strada. Tenendo ancora la sinistra ad un bivio in corrispondenza di un pilone ENEL ci si ritrova sullo sterrato ed in breve al parcheggio. 45-60' circa.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 13 marzo 2023

Locanda delle tre chiavi

L'interno con il plastico ferroviario...
Il tris del locandiere
Stufato di manzo
Rotolo di pollo
Mousse di castagne
Via Vannetti 8
Isera (TN)


Isera è un tranquillo paesino separato da Rovereto dal fiume Adige, ed è noto agli appassionati di vino per essere il centro più importante della produzione del Marzemino (non me ne vogliano gli amici di Volano). Se oltre a sorseggiare un bicchiere volete anche mettere qualcosa sotto i denti, potete ovviamente fare un salto alla Casa del vino della Vallagarina, enoteca e ristorante. Oppure, appena 200 m circa più a nord, infilate il portone della Locanda delle tre chiavi, che opera ormai da circa 25 anni in un edificio del Settecento. L'arredamento è moderno e discreto, con le piccole Poldine ad illuminare i tavoli. Sulla destra, una rampa scende alla cantina, con bottiglie a vista ed un tavolo dove si può cenare; peccato non averlo saputo e prenotato! Più avanti, un grande plastico ferroviario con una scritta "Guarda e non toccare" invero assai poco elegante.
La cucina si basa su prodotti locali e rispetta la tradizione, con risultati decisamente interessanti. Il menù consta di sei-sette proposte per ogni portata, in che costituisce un'offerta più che soddisfacente. Prezzi un poco più alti della media.
Nonostante anche stavolta mi faccia compagnia il fido nipote, che può sfoderare il suo ruggente appetito di ventenne, saltiamo l'antipasto e ci buttiamo sui primi piatti: pasta con ragù di salsiccia o di luccio, canederli e casonzei, il Bro brusà, e la nostra scelta: il tris del locandiere, ovvero gigli al ragù di lucanica, canederli alle verze, e casonzei ripieni crauti, patate e rafano. Se i gigli non suscitano emozione particolare, i canederli sono buoni, ma i casonzei ai crauti sono strepitosi e valeva davvero la pena di prendere un piatto unico! Nota di demerito per il piatto, decisamente inguardabile.
Preso quindi coraggio, ci spingiamo verso la lista dei secondi, che include manzo, pollo, maiale e baccalà. Le nostre scelte sono lo stufato di manzo aromatizzato al caffè, con fondente di sedano rapa ed il rotolo di pollo ripieno di castagne e prugne, entrambi assai gustosi e con i sapori che si armonizzano perfettamente. Buoni anche il pane ed i grissini, fatti in casa.
La cantina è decisamente, ma anche felicemente, sbilanciata sulla produzione locale. Tra i numerosi Marzemino scelgo quello di Marco Tonini, che con i suoi 12,5° accompagna perfettamente la cena senza essere impossibile da bere come ormai buona parte delle bottiglie.
Ed è il momento del dessert, ovvero la mousse di castagne con crema di cachi ed il tortino di grano saraceno con mirtillo rosso e panna. Buono il tortino, ma fantastica la mousse, che sparisce in un attimo! Onesto, senza essere memorabile, il passito che la accompagna.

Il conto: 132 € per:
2 primi
2 secondi
2 dessert
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (26 €)
2 bicchieri di vini da dessert (10 €)
2 caffè