domenica 26 marzo 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi gennaio-febbraio 2023

Fig. 1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218 delle 8:02
nei bimestri gennaio-febbraio dal 2015 al 2023.
Fig. 2: Ritardi nel bimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 delle 17:41.
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 delle 17:41.
La segnalazione - tardiva - del bimestre è questo divertente articolo relativo ad una raccolta dati sui ritardi sopportati da pendolari di altre linee lombarde. Non è il caso di fare un "confronto tra poveri", ovvero di vedere quale linea sia messa peggio (i ritardi medi sulla BG-MI mi paiono un poco più elevati), ma voglio sottolineare la parte di commento, che sottoscrivo in pieno: la sistematicità del ritardo come condizione di vita del pendolare, l'impossibilità di pianificare, la miopia di fronte al problema (qui aggiungerei solo che non vedo perché Regione Lombardia se ne dovrebbe preoccupare, visto che i pendolari non esprimono nel voto la loro insoddisfazione).

E veniamo ai dati del bimestre, su scala lognormale traslata, come già discusso nelle puntate precedenti: puntualità al 5%, massimo ritardo pari a 23', andamento sempre piuttosto scarso, ma in linea con quello degli ultimi anni. I dati sintetici estratti dalle distribuzioni sono riportati nella Fig. 2.

Le conclusioni non sono molto diverse per il treno 2275, che nel 2022 aveva fatto registrare ritardi da record! Iniziamo l'anno nuovo con una puntualità del 7% ed un massimo ritardo pari a ben 54'! Anche in questo caso, i dati sintetici per il bimestre sono indicati in Fig. 4: notare come sia la media che la coda al 90% stanno peggiorando da due anni!

Infine, ho provato a tenere traccia delle segnalazioni su app Trenord relative ai motivi dei ritardi, per cercare di capire se la causa fosse Trenord o Rfi. Una premessa: ovviamente questa è la "campana" di Trenord, e non ho la versione di Rfi. Inoltre, - Trenord mi perdonerà se penso male - a volte sorge il sospetto che questi messaggi tendano un po' a sviare le responsabilità: in qualche caso è successo che si indicasse dapprima un guasto al treno, e successivamente, con il convoglio già a metà strada, che un secondo messaggio attribuisse il ritardo ad un guasto all'infrastruttura, che pareva del tutto ininfluente. E ancora, ci sono dei casi ambigui: quando il ritardo è dovuto ad "esigenze del regolatore" (leggi Rfi), è ovvio che c'è qualche treno in ritardo sulla linea, che potrebbe anche far capo a Trenord, anche se non lo si può dire con certezza. Comunque, questi dati dicono che su 19 segnalazioni, 10 sono relative a problemi dei treni (guasti, controlli, manutenzione, ecc. ecc.), ovvero Trenord, 5 sono guasti all'infrastruttura, ovvero Rfi, 3 sono "esigenze del regolatore" (si veda sopra), e 1 è indipendente (malore di un viaggiatore). Traete voi le conclusioni.


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

giovedì 23 marzo 2023

Il cavaliere blu (Der Blaue Reiter)

Teo sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Sul 5° tiro.
Parete di Padaro - Valle del Sarca
Parete SE

Dopo la salita di Nataraj, il weekend prosegue con un'altra via dall'alto riferimento culturale: Der Blaue Reiter fu un movimento artistico formatosi in Germania poco prima della prima guerra mondiale (che ne determinò la fine e dove trovarono la morte alcuni suoi adepti) attorno alle figure di Kandinskij (che aveva già dipinto un famoso quadro con lo stesso titolo) e di Marc. Il blu in particolare rappresenta la spiritualità, almeno per VK, ma tutte le opere del gruppo si contraddistinguono per l'uso del colore e per il rifiuto di una rappresentazione esatta della realtà, aprendo la strada all'arte astratta.
Molto più concreta, invece, è la salita che vi aspetta se volete percorrere questa via, col vantaggio non trascurabile di scalare in tranquillità: se Padaro era assai in voga una decina di anni fa, oggi è decisamente meno frequentata di altre zone della Valle e non si trova più la coda alle vie come ai "bei tempi". L'altezza limitata della parete, poi, ne fa una candidata ideale se non si ha moltissimo tempo a disposizione.
Accesso: da Arco di Trento seguire per la frazione Padaro, superarla e proseguire fino ad un tornante verso sinistra oltre il quale si nota un piccolo parcheggio sulla sinistra in corrispondenza di una casa sulla destra. Parcheggiare e proseguire fino al tornante successivo, con la parete ben in vista, dove si segue una traccia verso sinistra. Tenere la destra ad un paio di bivi, superando l'attacco della Via della rampa e giungendo alla rampa di salita (scritta, ovviamente blu, alla base).
Relazione: bella via atletica che risale la parete per fessure e diedri, protetta a fix vicini nei tratti più impegnativi, e più distanziati dove le difficoltà calano: diciamo che ogni tanto non guasta un pochino di decisione. Non molto utili i friend, anche se qualcosa si riesce ad utilizzare nelle fessure. Roccia ottima tranne che nella parte finale dell'ultimo tiro.
Nota: per sopraggiunta demenza senile, obnubilati dalla fretta di correre in sauna per non perdere un Aufguss pomeridiano, ci siamo scordati di memorizzare il numero di fix sugli ultimi due tiri. I numeri hanno quindi una tolleranza, diciamo più o meno uno. Se mi fate sapere i numeri corretti mi fate un favore; grazie.
1° tiro: salire la rampa obliqua verso destra e raggiungere la sosta. 20 m, 5a, tre fix. Sosta su due fix con maglia-rapida.
2° tiro: salire seguendo una fessura, proseguire per placca e uscire alla sosta aiutandosi con la fessura. 15 m, 6a+/6b, cinque fix. Sosta su due fix.
3° tiro: salire per la placca seguendo la continuazione della fessura-diedro, spostarsi a sinistra e superare una paretina fino a giungere ad una cengia. 30 m, 6b+ (un paio di passi nel traverso, forse anche 6c; il resto 5c/6a), otto fix (uno con cordone). Sosta su albero con cordoni.
4° tiro: seguire la traccia verso sinistra fino a raggiungere la parete sotto un vago diedro-fessura. 20 m, I.
5° tiro: salire la parete (primi metri faticosi), spostarsi a sinistra per rientrare a destra e continuare per una rampa obliqua. 40 m, 6a+ (i primi metri), undici fix (circa). Sosta su due fix.
6° tiro: salire la parete alla sinistra della sosta e uscire sulla rampa sommitale, che si segue verso destra fino ad una sosta (due fix) dove ci si ferma se si vuole percorrere la variante di uscita di destra (fix visibili). Altrimenti, superare il breve muretto sopra la sosta e continuare brevemente fino alla sosta. 35 m, 5c, sei fix (circa), una sosta intermedia.
Discesa: seguire la traccia che conduce in breve ad un sentiero più marcato che si segue verso sinistra. Il sentiero si abbassa e porta ad una sosta da cui ci si cala sulla cengia mediana (basta una corda singola). Si continua ancora a sinistra (faccia a monte) fino ad un nuovo punto di calata. Con due discese in corda doppia (spettacolare la seconda, da 50 m nel vuoto - usare due mezze corde e fare il nodo alla fine!) si raggiunge un avancorpo da cui in breve al secondo bivio del sentiero di accesso.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

giovedì 16 marzo 2023

Nataraj

Inizia la danza sul 1° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Teo sull'8° tiro.
Mandrea - Valle del Sarca
Parete E

Nataraja o Nataraj è il Signore della danza, il dio Shiva della mitologia indù come danzatore cosmico. La danza è naturalmente una metafora del ciclo della vita, della sua creazione, conservazione e distruzione (necessaria per poter creare ancora). Se invece della sala da meditazione volete trasferire la danza sulle pareti verticali, questa via è quella che fa per voi: arrampicata sempre piacevole e divertente, chiodatura abbondante, roccia ottima. Un bellissimo ritorno, dopo due anni di assenza dalla Valle del Sarca!
Accesso: da Arco di Trento seguire le indicazioni per Laghel. La strada sale seguendo le pareti della Rupe Secca e giunge ad un bivio con una chiesetta bianca. Qui si prende la strada che sale ripida a sinistra e diviene sterrata, si supera una prima curva ad angolo retto sulla destra e poco dopo, in corrispondenza di una seconda, si notano sulla sinistra un crocefisso ed una fontana. Si lascia l'auto sulla curva o pochi metri prima e si prende la stradina sulla sinistra, seguendola fin sotto la parete. Si prosegue poi per sentiero, costeggiando la parete verso destra e superando gli attacchi di Le fiabe di Laghel e di Ego trip. Più avanti il sentiero volge a destra e scende decisamente; lasciarlo e risalire lo zoccolo fino all'attacco della via (scritta), in comune con Moana mon amour. A destra si vedono i fix di André i Colo.
Relazione: via molto bella che risale la parete per muretti e placche lavorate dall'acqua, seguendo un paio di diedri nella parte alta. La chiodatura è a distanza di palestra nei tratti più impegnativi, e un poco più lunga nei tiri in diedro; i friend sono sostanzialmente inutili, ma se non siete a vostro agio possono venirne utili un paio. Roccia ottima con solo qualche punto da verificare.
1° tiro: salire la placca verso sinistra, aggirare un breve strapiombo sulla sinistra e traversare a destra per salire alla sosta. 20 m, otto fix, un passo di 6b. Sosta su due fix con anelli e catena.
2° tiro: a sinistra ci sono i fix di Moana mon amour; si sale invece dritti su una divertente placca e si piega poi a sinistra per giungere alla sosta. 20 m, 5b, sei fix. Sosta su due fix con anelli.
3° tiro: a destra continua Moana. Si sale invece la placca lavorata a sinistra per traversare poi decisamente a sinistra (un passo delicato) e salire alla sosta. 25 m, 6a+, dodici fix. Sosta su due fix con anelli.
4° tiro: salire per placca fino ad un muretto che si supera sulla sinistra. Continuare poi in obliquo fino alla sosta. 25 m, 5c/6a, otto fix. Sosta su due fix con anelli.
5° tiro: salire brevemente e piegare verso destra. Poco prima di giungere ad un terrazzino, salire dritti ad una lama rovescia (passo delicato) ed uscire a destra, continuando poi per diedro fino alla sosta. 25 m, 6b+ (passo), undici fix (uno con cordone). Sosta su due fix con anelli. Se invece di salire alla lama si continua fino al terrazzino, le difficoltà sono minori.
6° tiro: spostarsi a sinistra e salire per il diedro uscendo alla sosta sulla destra. 25 m, 6a, dieci fix. Sosta su due fix con anelli.
7° tiro: traversare a destra fino alla sosta. 25 m, II, un fix. Sosta su due fix con cordone.
8° tiro: salire il diedro, spostarsi appena a sinistra (delicato) ed uscire alla sosta. 35 m, 6a+, tredici fix. Sosta su due fix con anello.
9° tiro: salire a sinistra della sosta e traversare a destra fino ad un terrazzo con piante. 15 m, 5b, quattro fix. Sosta su due fix.
10° tiro: traversare a destra per rampe, ignorando una prima sosta, fino ad un diedro che conduce alla sosta. 35 m, 4a; tre fix, una sosta intermedia. Sosta su due fix.
11° tiro: salire verso sinistra, superare un breve strapiombo ed uscire su una cengia. Percorrerla verso sinistra, ignorando un primo diedro rossastro e salendo il secondo. 30 m, 6b+, dieci fix (uno con cordone). Sosta da allestire su albero. Se vi spostate troppo a sinistra sulla cengia troverete un fix e - appena sotto di voi - una sosta: il diedro è poco prima.
Discesa: seguire la traccia fino ad incontrare una strada che si segue verso sinistra (sud, direzione Laghel) e prendere ancora a sinistra ad un bivio più avanti (bolli bianchi e rossi su albero). Il sentiero si riporta sul versante di partenza e scende verso la strada. Tenendo ancora la sinistra ad un bivio in corrispondenza di un pilone ENEL ci si ritrova sullo sterrato ed in breve al parcheggio. 45-60' circa.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 13 marzo 2023

Locanda delle tre chiavi

L'interno con il plastico ferroviario...
Il tris del locandiere
Stufato di manzo
Rotolo di pollo
Mousse di castagne
Via Vannetti 8
Isera (TN)


Isera è un tranquillo paesino separato da Rovereto dal fiume Adige, ed è noto agli appassionati di vino per essere il centro più importante della produzione del Marzemino (non me ne vogliano gli amici di Volano). Se oltre a sorseggiare un bicchiere volete anche mettere qualcosa sotto i denti, potete ovviamente fare un salto alla Casa del vino della Vallagarina, enoteca e ristorante. Oppure, appena 200 m circa più a nord, infilate il portone della Locanda delle tre chiavi, che opera ormai da circa 25 anni in un edificio del Settecento. L'arredamento è moderno e discreto, con le piccole Poldine ad illuminare i tavoli. Sulla destra, una rampa scende alla cantina, con bottiglie a vista ed un tavolo dove si può cenare; peccato non averlo saputo e prenotato! Più avanti, un grande plastico ferroviario con una scritta "Guarda e non toccare" invero assai poco elegante.
La cucina si basa su prodotti locali e rispetta la tradizione, con risultati decisamente interessanti. Il menù consta di sei-sette proposte per ogni portata, in che costituisce un'offerta più che soddisfacente. Prezzi un poco più alti della media.
Nonostante anche stavolta mi faccia compagnia il fido nipote, che può sfoderare il suo ruggente appetito di ventenne, saltiamo l'antipasto e ci buttiamo sui primi piatti: pasta con ragù di salsiccia o di luccio, canederli e casonzei, il Bro brusà, e la nostra scelta: il tris del locandiere, ovvero gigli al ragù di lucanica, canederli alle verze, e casonzei ripieni crauti, patate e rafano. Se i gigli non suscitano emozione particolare, i canederli sono buoni, ma i casonzei ai crauti sono strepitosi e valeva davvero la pena di prendere un piatto unico! Nota di demerito per il piatto, decisamente inguardabile.
Preso quindi coraggio, ci spingiamo verso la lista dei secondi, che include manzo, pollo, maiale e baccalà. Le nostre scelte sono lo stufato di manzo aromatizzato al caffè, con fondente di sedano rapa ed il rotolo di pollo ripieno di castagne e prugne, entrambi assai gustosi e con i sapori che si armonizzano perfettamente. Buoni anche il pane ed i grissini, fatti in casa.
La cantina è decisamente, ma anche felicemente, sbilanciata sulla produzione locale. Tra i numerosi Marzemino scelgo quello di Marco Tonini, che con i suoi 12,5° accompagna perfettamente la cena senza essere impossibile da bere come ormai buona parte delle bottiglie.
Ed è il momento del dessert, ovvero la mousse di castagne con crema di cachi ed il tortino di grano saraceno con mirtillo rosso e panna. Buono il tortino, ma fantastica la mousse, che sparisce in un attimo! Onesto, senza essere memorabile, il passito che la accompagna.

Il conto: 132 € per:
2 primi
2 secondi
2 dessert
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (26 €)
2 bicchieri di vini da dessert (10 €)
2 caffè