a cura di Gianluigi Montresor e Alessandra Ravelli
CAI, Milano, 2021
Per quella sottocategoria di alpinisti che amano le montagne di carta come quelle di roccia, quelle persone che s'inebriano di fronte ad una vecchia guida alpinistica ormai sgualcita come davanti ad una parete, sì da trovarsi a ripercorrerne gli itinerari al solo sfogliar le pagine ingiallite, al respirare l'odore della lenta decomposizione delle sostanze organiche della carta, come il Des Esseintes di Huysmans vagheggiava gli oceani dall'odore di uno spezzone di gomena nella sua vasca da bagno, ebbene, per costoro le biblioteche di montagna sono uno dei (per fortuna numerosi) paradisi presenti sulla terra. Ed il paradiso dei paradisi, la biblioteca delle biblioteche, almeno per chi abbraccia le Alpi guardandole da mezzogiorno, non può essere altro che la Biblioteca Nazionale del CAI, a Torino. Nata con il CAI, con la raccolta di libri e documenti conservati nella storica sede di allora, è oggi la casa di più di 40000 volumi e 1600 testate di periodici, in costante aumento.
Se tutti - o quasi - sanno dell'esistenza della BN, pochissimi hanno una minima contezza della vastità del suo patrimonio. Per ovviare a questa lacuna, per fornire un compendio dei tesori nascosti, perché ognuno possa - metaforicamente! - portarne a casa un pezzo, nascono questi volumi, che raccontano storia e patrimonio della biblioteca. E, così come la biblioteca è la quintessenza del lavoro collettivo, così diversi autori contribuiscono ai due volumi, che hanno una struttura simile: tre-quattro interventi sulla BN (la storia, la conservazione, le altre biblioteche di montagna), seguiti da scritti che raccontano un aspetto della sterminata collezione: carteggi storici, collezione geografica e cartografica, geologia, glaciologia, botanica, clima, letteratura per ragazzi, guide alpinistiche. C'è di che perdersi!
Quando si entra in una biblioteca, non si scorrono mai gli scaffali in ordine: si salta da un argomento all'altro, da un piano all'altro, e ognuno segue un proprio percorso. Così, secondo me, dovrebbero essere letti questi libri, e quanto di seguito è il mio percorso personale alla scoperta della BN.
Non si può non iniziare dall'introduzione di Vincenzo Torti, non fosse altro che per la dotta e bellissima citazione del titolo: il superfluo indispensabile. In un carosello di citazioni (forse troppe), Torti ci ricorda come le biblioteche siano da sempre fonte di nutrimento spirituale oltre che di arricchimento della conoscenza, e indica lo scopo dei volumi: condurre i lettori (p. 7) alla scoperta dei tanti tesori nascosti tra gli scaffali [...] in modo semplice e chiaro, ma non per questo meno ricco di [...] particolari e [...] curiosità". La precisazione non è secondaria: per ognuno degli argomenti trattati si potrebbe scrivere (più di) un libro; qui si trova una breve panoramica, un invito a spingersi oltre.
Corriamo quindi a conoscere la storia della BN, con il contributo di Alessandra Ravelli, che ripercorre le vicende a partire dalla prima assemblea dei soci del 23/10/1863, dove si indica l'attività editoriale e la conservazione di libri come essenziale per il CAI, e quella del 30/10, dove si alloca una somma per l'acquisto di libri. Da ammirare la lungimiranza dei padri fondatori, che rinunciano all'affitto di un locale per non dilapidare risorse utili all'accrescimento della biblioteca, e l'opera del bibliotecario durante la seconda guerra mondiale, che rese disponibili le carte geografiche ai partigiani e nascose i libri preziosi dalla ricerca dei nazisti: questa è una vicenda che avrebbe meritato uno spazio ben maggiore delle poche righe a p. 42!
Salto ora al Volume 2 a leggere la nota di Angelo Recalcati sulle guide alpinistiche, il cui interesse non è tanto nella parte che tratta la celeberrima collana della Guida dei Monti d'Italia, ma laddove si ricordano le primissime guide, e dove forse avrebbero meritato una parola i fascicoletti della SUCAI degli anni '20.
Altro scaffale, altro articolo, sempre nel Volume 2, in fondo: Eugenio Pesci ci racconta la storiografia delle Alpi nei secoli. Di questo intervento, la parte (per me) più rilevante è quella finale, dove Pesci, sotto un titolone iper-erudito che - non me ne voglia - farà fuggire più di un lettore, rivisita la storia dell'alpinismo, non dal punto di vista delle prestazioni e delle salite, ma del suo "svolgersi", quasi una "storia sociale". Per l'autore l'alpinismo è (p. 153) oggettivamente una forma interna alle logiche del capitalismo maturo e, oggi, del turbocapitalismo (ovvero il capitalismo senza limiti dei nostri giorni). Se Pesci vede nell'alpinismo la "volontà di potenza" della tecnica, il dominio sopra la Natura, basta partire dal rapporto cliente-guida dei primordi dell'alpinismo per giungere alle salite agli 8000 di oggi, passando per chi produce i materiali e le agenzie commerciali per essere simpatetici con questa osservazione.
Siamo alla fine! E, come dalla cima di una montagna, torniamo indietro: ancora nel Volume 2, leggiamo il contributo di Riccardo Decarli sulle biblioteche italiane ed europee di montagna e scopriamo, tra l'altro, l'immensità del patrimonio della biblioteca di Monaco del DAV, per tornare al primo Volume e seguire Linda Cottino nel racconto sull'alpinismo femminile, interessante anche perché si focalizza sulle origini. Dal discorso di Carolina Palazzi su Le donne alpiniste del 14/4/1882 alle onnipresenti inglesi, compaiono nomi a me perfettamente sconosciuti (ad ulteriore testimonianza dell'utilità delle biblioteche...) come Fanny Bullock Workman, Elizabeth Hawkins-Whitshed, prima presidente del Ladies Alpine Club, Miriam O'Brien Underhill, che pubblica l'articolo dal titolo emblematico Manless Alpine Climbing nel 1934, fino a Loulou Boulaz.
L'articolo precedente, di Valter de Santis, ci porta lontano dalle Alpi, sul Gran Sasso. Anche qui si ripercorrono le pubblicazioni "storiche" di Abbate e Sivitilli per giungere ai giorni nostri, non senza lanciare un preoccupante segnale di allarme per la crescente incuria degli enti pubblici verso la cultura.
Siamo tornati così, un po' frettolosamente, all'inizio. Prendiamoci una pausa per ammirare le belle tavole a colori e le schede bibliografiche in fondo ai due volumi, e ricominciamo! Altri scaffali, altri racconti, altre scoperte ci attendono: carteggi (ad esempio Rey-Gaillard e Bobba-Thérisod), Balmat e la salita al Bianco, letteratura di montagna per ragazzi, cori, sci, cartografia tra il XVI e il XIX secolo, aspetti medici e scientifici della montagna, glaciologia, geologia, botanica e meteorologia, e ovviamente le problematiche di una biblioteca, come conservazione e digitalizzazione. Buona lettura!
CAI, Milano, 2021
Per quella sottocategoria di alpinisti che amano le montagne di carta come quelle di roccia, quelle persone che s'inebriano di fronte ad una vecchia guida alpinistica ormai sgualcita come davanti ad una parete, sì da trovarsi a ripercorrerne gli itinerari al solo sfogliar le pagine ingiallite, al respirare l'odore della lenta decomposizione delle sostanze organiche della carta, come il Des Esseintes di Huysmans vagheggiava gli oceani dall'odore di uno spezzone di gomena nella sua vasca da bagno, ebbene, per costoro le biblioteche di montagna sono uno dei (per fortuna numerosi) paradisi presenti sulla terra. Ed il paradiso dei paradisi, la biblioteca delle biblioteche, almeno per chi abbraccia le Alpi guardandole da mezzogiorno, non può essere altro che la Biblioteca Nazionale del CAI, a Torino. Nata con il CAI, con la raccolta di libri e documenti conservati nella storica sede di allora, è oggi la casa di più di 40000 volumi e 1600 testate di periodici, in costante aumento.
Se tutti - o quasi - sanno dell'esistenza della BN, pochissimi hanno una minima contezza della vastità del suo patrimonio. Per ovviare a questa lacuna, per fornire un compendio dei tesori nascosti, perché ognuno possa - metaforicamente! - portarne a casa un pezzo, nascono questi volumi, che raccontano storia e patrimonio della biblioteca. E, così come la biblioteca è la quintessenza del lavoro collettivo, così diversi autori contribuiscono ai due volumi, che hanno una struttura simile: tre-quattro interventi sulla BN (la storia, la conservazione, le altre biblioteche di montagna), seguiti da scritti che raccontano un aspetto della sterminata collezione: carteggi storici, collezione geografica e cartografica, geologia, glaciologia, botanica, clima, letteratura per ragazzi, guide alpinistiche. C'è di che perdersi!
Quando si entra in una biblioteca, non si scorrono mai gli scaffali in ordine: si salta da un argomento all'altro, da un piano all'altro, e ognuno segue un proprio percorso. Così, secondo me, dovrebbero essere letti questi libri, e quanto di seguito è il mio percorso personale alla scoperta della BN.
Non si può non iniziare dall'introduzione di Vincenzo Torti, non fosse altro che per la dotta e bellissima citazione del titolo: il superfluo indispensabile. In un carosello di citazioni (forse troppe), Torti ci ricorda come le biblioteche siano da sempre fonte di nutrimento spirituale oltre che di arricchimento della conoscenza, e indica lo scopo dei volumi: condurre i lettori (p. 7) alla scoperta dei tanti tesori nascosti tra gli scaffali [...] in modo semplice e chiaro, ma non per questo meno ricco di [...] particolari e [...] curiosità". La precisazione non è secondaria: per ognuno degli argomenti trattati si potrebbe scrivere (più di) un libro; qui si trova una breve panoramica, un invito a spingersi oltre.
Corriamo quindi a conoscere la storia della BN, con il contributo di Alessandra Ravelli, che ripercorre le vicende a partire dalla prima assemblea dei soci del 23/10/1863, dove si indica l'attività editoriale e la conservazione di libri come essenziale per il CAI, e quella del 30/10, dove si alloca una somma per l'acquisto di libri. Da ammirare la lungimiranza dei padri fondatori, che rinunciano all'affitto di un locale per non dilapidare risorse utili all'accrescimento della biblioteca, e l'opera del bibliotecario durante la seconda guerra mondiale, che rese disponibili le carte geografiche ai partigiani e nascose i libri preziosi dalla ricerca dei nazisti: questa è una vicenda che avrebbe meritato uno spazio ben maggiore delle poche righe a p. 42!
Salto ora al Volume 2 a leggere la nota di Angelo Recalcati sulle guide alpinistiche, il cui interesse non è tanto nella parte che tratta la celeberrima collana della Guida dei Monti d'Italia, ma laddove si ricordano le primissime guide, e dove forse avrebbero meritato una parola i fascicoletti della SUCAI degli anni '20.
Altro scaffale, altro articolo, sempre nel Volume 2, in fondo: Eugenio Pesci ci racconta la storiografia delle Alpi nei secoli. Di questo intervento, la parte (per me) più rilevante è quella finale, dove Pesci, sotto un titolone iper-erudito che - non me ne voglia - farà fuggire più di un lettore, rivisita la storia dell'alpinismo, non dal punto di vista delle prestazioni e delle salite, ma del suo "svolgersi", quasi una "storia sociale". Per l'autore l'alpinismo è (p. 153) oggettivamente una forma interna alle logiche del capitalismo maturo e, oggi, del turbocapitalismo (ovvero il capitalismo senza limiti dei nostri giorni). Se Pesci vede nell'alpinismo la "volontà di potenza" della tecnica, il dominio sopra la Natura, basta partire dal rapporto cliente-guida dei primordi dell'alpinismo per giungere alle salite agli 8000 di oggi, passando per chi produce i materiali e le agenzie commerciali per essere simpatetici con questa osservazione.
Siamo alla fine! E, come dalla cima di una montagna, torniamo indietro: ancora nel Volume 2, leggiamo il contributo di Riccardo Decarli sulle biblioteche italiane ed europee di montagna e scopriamo, tra l'altro, l'immensità del patrimonio della biblioteca di Monaco del DAV, per tornare al primo Volume e seguire Linda Cottino nel racconto sull'alpinismo femminile, interessante anche perché si focalizza sulle origini. Dal discorso di Carolina Palazzi su Le donne alpiniste del 14/4/1882 alle onnipresenti inglesi, compaiono nomi a me perfettamente sconosciuti (ad ulteriore testimonianza dell'utilità delle biblioteche...) come Fanny Bullock Workman, Elizabeth Hawkins-Whitshed, prima presidente del Ladies Alpine Club, Miriam O'Brien Underhill, che pubblica l'articolo dal titolo emblematico Manless Alpine Climbing nel 1934, fino a Loulou Boulaz.
L'articolo precedente, di Valter de Santis, ci porta lontano dalle Alpi, sul Gran Sasso. Anche qui si ripercorrono le pubblicazioni "storiche" di Abbate e Sivitilli per giungere ai giorni nostri, non senza lanciare un preoccupante segnale di allarme per la crescente incuria degli enti pubblici verso la cultura.
Siamo tornati così, un po' frettolosamente, all'inizio. Prendiamoci una pausa per ammirare le belle tavole a colori e le schede bibliografiche in fondo ai due volumi, e ricominciamo! Altri scaffali, altri racconti, altre scoperte ci attendono: carteggi (ad esempio Rey-Gaillard e Bobba-Thérisod), Balmat e la salita al Bianco, letteratura di montagna per ragazzi, cori, sci, cartografia tra il XVI e il XIX secolo, aspetti medici e scientifici della montagna, glaciologia, geologia, botanica e meteorologia, e ovviamente le problematiche di una biblioteca, come conservazione e digitalizzazione. Buona lettura!
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