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Tagliatelle con porcini e speck. |
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Carpaccio di cervo con finferli. |
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Strudel di mele. |
Loc. Pezzei 66
Arabba (BL)
Chiunque abbia frequentato le Dolomiti, d'estate o d'inverno, per arrampicare, sciare, camminare o immergersi negli ormai ubiqui centri benessere non può non essersi imbattuto nella Grande Guerra: cimiteri, sacrari, trincee, gallerie, forti ne costellano il paesaggio, a ricordare una storia e una geografia di più di un secolo fa. Nell'alta val Cordevole o valle di Fodóm, alle pendici del Col di Lana, fu costruita a fine '800 dagli austroungarici la Tagliata di Ruaz, gravemente danneggiata durante il conflitto. Nel 1972 il forte è stato restaurato dagli attuali proprietari per adibirlo a ristorante e hotel. Superfluo quindi dire che l'ambiente è molto suggestivo, senza grandi stanzoni ricolmi di tavoli, e coniuga una piccola e parziale visita al forte con i piaceri della tavola.
La cucina ruota attorno ai piatti tipici ladini rivisitati con cura, con qualche incursione all'esterno ed una fattura sempre di ottima qualità. Scorriamo il menù: gli antipasti sono decisamente interessanti, tanto che decidiamo di sostituirli ai secondi, ed iniziamo quindi dai primi: a parte un'esotica lasagna alla bolognese si registrano minestra d'orzo, casunziei, canederli, ma le scelte del tavolo cadono sulle pappardelle alla cacciatora con ragù di cervo e, per quanto mi riguarda, su delle tagliatelle integrali con porcini, speck e crumble di noci: un piatto decisamente gustoso, con il condimento che si amalgama perfettamente alla pasta fatta in casa.
I secondi, a parte le ormai onnipresenti (ahimé) insalatone e un filetto di angus che fa il paio con le lasagne precedenti, includono un piatto ladino con polenta, funghi e pastin (carne tritata e speziata, tipica del bellunese), e un goulash di capriolo. Invitanti, ma non quanto gli antipasti, tra cui spiccano un carpaccio di manzo, un filetto di maiale affumicato con porcini, e soprattutto un carpaccio di cervo con finferli e balsamico ai lamponi che conquista entrambi. Il sapore appena selvatico del carpaccio si sposa magnificamente con l'acidulo del lampone e le note appena dolci dei finferli: da mangiarne a sazietà! Ai due carpacci abbiamo accompagnato un piatto di polenta e porcini, tanto per non farci mancare nulla.
Siamo giunti così al momento del dessert, meno ispirato dei piatti precedenti: semifreddi, sorbetti e gelati, tra i quali spiccano però due classici: la torta Linzer e lo strudel. Dopo un po' di esitazione, e dopo aver sbirciato a lungo le torte come un bambino davanti alla vetrina della pasticceria, decido per quest'ultimo. Delicatissimo e saporito, degno coronamento alla fine delle brevi vacanze dolomitiche!
La carta dei vini è piuttosto interessante ed include soprattutto etichette del Triveneto. Scegliamo un Pinot noir di Salatin che affina in acciaio, con gradazione di 12,5° che si beve finalmente con piacere (qualche giorno prima, in altro luogo, un vino con la stessa gradazione sulla carta si era rivelato di ben 14° in realtà, compromettendo la cena), anche se forse si poteva osare qualcosina di più.
Una nota finale è dovuta alla gentilezza e cordialità del personale, nonché dei proprietari. Un posto dove tornare assolutamente.
Il conto: 129 € per
2 primi
3 antipasti
2 dessert
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (25 €)
2 amari
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