martedì 29 agosto 2023

Via dei proiettili

Daniela sul 1° tiro.
Da qualche parte negli ultimi tiri (ripetizione del 2011).
Tracciato della via.
Piccolo Lagazuoi (gruppo di Fanis)
Parete S

Accesso: guardando la parete sud del Lagazuoi dal piazzale della funivia, si individuano tre settori separati da conoidi detritici (probabile conseguenza della mina italiana e di quelle austriache): quello di destra, dove sale la via Cengia Martini, quello di sinistra, dove salgono la VonbankOrizzonti di gloria e Alice, e quello centrale, dove sale la nostra via. Per arrivarvi, si prende il sentiero che parte dal piazzale e risale la pista da sci, per deviare poco dopo a sinistra lungo il sentiero dei Kaiserjaeger. Seguirlo fino a giungere in corrispondenza della zona di parete dove sale la via, subito a sinistra della funivia. Qui si attraversa un ghiaione e si lascia il sentiero per salire senza traccia obbligata verso il punto più basso della struttura, alla base di un avancorpo.
Relazione: via un po' "di ripiego" tra le tante presenti del Lagazuoi, adatta per le giornate di tempo incerto o quando il tempo a disposizione è limitato. Bello il secondo tiro, un po' noiosa la parte centrale. La roccia è ottima e la via è ben protetta nei tratti più impegnativi; utili un paio di friend per integrare i tratti più facili.
1° tiro: salire lungo il diedrino fino ad un primo ripiano, continuare per il diedro o alla sua sinistra e proseguire per rocce più semplici fino alla sosta. 45 m; IV, III+; un friend incastrato. Sosta su due chiodi con cordone.
2° tiro: salire la placca sopra la sosta fin sotto al tetto, spostarsi verso destra e salire per un diedro, continuando poi fino alla sosta. 40 m, 5a, quattro fix. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
3° tiro: salire per facili rocce fino alla terrazza di sosta. 30 m; IV, III+. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
4° tiro: ancora dritti senza troppe difficoltà fino alla sosta 20 m; IV-, II. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
5° tiro: salire la rampa erbosa verso sinistra e sostare su un pulpitino a destra. Poco oltre, lungo la rampa, è presente un'altra sosta e sale una via a fix. 25 m, III. Sosta su due chiodi con cordone ed anello di calata.
6° tiro: traversare brevemente versa destra (esposto), salire la placca e continuare a destra verso una nicchia. La sosta è sulla parete alla base del camino, appena prima della nicchia. 20 m; V, IV; due chiodi (uno con cordino). Sosta su due chiodi. Nella nicchia è presente un cordone in clessidra dove si può anche sostare.
7° tiro: salire lungo il camino sino ad uscire su un prato. Salire poi verso sinistra fino alla sosta. 50 m; IV, I. Sosta su due fix con cordone.
Discesa: salire e raggiungere la cengia Martini nella sua parte finale, appena prima del tratto devastato dalle mine austriache. Seguirla verso destra sino a congiungersi con il sentiero che riporta al parcheggio della funivia.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 13 agosto 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi maggio-luglio 2023

Fig.1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218
delle 8:02 nei trimestri maggio-luglio dal 2015 al 2023.
Fig. 2: ritardi nel trimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 (17:43).
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 (17:43).
La segnalazione del bimestre non può che essere questo bell'articolo de Il Post che analizza le cause dell'inefficienza di Trenord, cause invero note a tutti tranne - forse - che a Regione Lombardia, che dal lontanissimo 2011 continua a mantenere (a spese nostre) questo carrozzone (che un ormai storico articolo di BI definì una mangiatoia). Evito di addentrarmi nella recente faida interna alla Regione per il controllo di Trenord, una sceneggiata del tutto priva di vantaggi per i pendolari, e passo direttamente ai numeri.

Treno 2218: puntualità al 3%, massimo ritardo pari a ben 65 minuti, per guasto agli impianti a Treviglio il 19 giugno. Come si vede in Fig. 1, la distribuzione si sposta ogni anno sempre più a destra (pare l'Italia...), ovvero verso ritardi maggiori, evidenziando un continuo aumento del ritardo accumulato da questo treno, senza accenno ad alcun miglioramento.
Se guardiamo gli stessi dati in forma sintetica (media, mediana e nono decile) in funzione dell'annata (Fig. 2), il trend è evidente: dopo l'anno del Covid gli indicatori sono aumentati anno dopo anno, con ritardo medio di quasi 10' che sale a 18' al 90% (una volta ogni due settimane).

Treno 2275: disperazione nera! Una baracca che sfigurerebbe anche a confronto della prime locomotive a vapore italiane di fine '800, perennemente guasto, con aria condizionata assente o non funzionante. Puntualità al 9% e massimo ritardo di 47' il 17 luglio, quando il treno è partito in enorme ritardo per problemi (frequenti) di manutenzione e contestualmente Trenord ha deciso di cancellare il treno successivo delle 18.13! Anche in questo caso la distribuzione cumulativa si colloca a destra delle precedenti, ad indicare un peggioramento. Da notare che persiste ancora, da quasi un decennio almeno, l'anomalia del doppio comportamento: una (quasi) linea fino a poco sotto il 50% ed una seconda, con minor pendenza (quindi peggiore!) per la parte alta: è incredibile come tutti questi anni di funzionamento non siano serviti a niente se non a peggiorare la situazione.
L'ultima figura riporta l'andamento storico dei ritardi nel trimestre in esame (se la confrontate con la Fig. 2, fate attenzione alla scala verticale diversa): media e mediana ormai crescono anno dopo anno a partire dal 2018, con un'accelerazione dal 2021. La curva al 90% ha pure sfondato il tetto dei 30' di ritardo. Il motivo principale è il solito: in una decina di casi (circa il 15% delle corse) ci sono guasti, che portano a ritardi fino alla mezz'ora o cancellazioni, ma ovviamente di utilizzare i nuovi treni in questa fascia non se ne parla neanche.
Infine, stando a quanto riportato da Trenord, sul totale delle segnalazioni di guasto, 19 sono da attribuire a Trenord (guasti, manutenzione, ecc. ecc.), 5 a Rfi (guasti all'infrastruttura), e altre sono dubbie (anche se io propenderei per assegnarle a Trenord), tipo le ormai famose esigenze del regolatore (2) o i ritardi dei treni precedenti (4). Da antologia poi la "scusa" per il ritardo di 23' del 2275 il 5/7: ritardo per traffico intenso!


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 9 agosto 2023

Attimi fuggenti

Sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo all'uscita del 3° tiro.
Sul 4° tiro.
Tracciato della via (viola). In rosso L'ira di Milio.
Sono anche indicati gli attacchi di Respiri profondi, Tetide,
Buon compleanno e Refrattari.
Presolana del prato (avancorpo)
Parete S

Accesso: dalla Val Seriana verso il passo della Presolana; parcheggiare sulla destra in un largo spiazzo poco prima di raggiungerlo, appena prima di una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana"), seguire la strada che si stacca di fronte fino al secondo tornante e lasciarla per proseguire lungo il sentiero, raggiungendo la baita Cassinelli o rif. Carlo Medici (indicazioni). In alternativa parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani), oltrepassare il bivacco e la cappella Savina e raggiungere un breve tratto pianeggiante tra roccette, con la parete ben visibile sulla destra. Al termine del tratto pianeggiante, in corrispondenza del limite sinistro della parete, si sale il ghiaione seguendo una vaga traccia, che porta praticamente davanti ad un muro giallo-nero. L'attacco della via è alla sinistra del muro (scritta), alla base di un pilastrino, mentre alla sua destra attacca la via L'ira di Milio.
Relazione: se proprio vogliamo trovare un difetto alle vie dell'avancorpo, a parte la loro brevità, si potrebbe dire che si assomigliano un po' tutte: arrampicata su ottima roccia, ben protette a fix e qualche cordino (inutili i friend), con frequentazione assai minore di quanto meriterebbero. Se quindi volete concedervi qualche oretta di puro plaisir, non esitate!
1° tiro: risalire il pilastrino e attaccare il muretto, spostandosi poi a sinistra su terrazzino. Ora lievemente a destra a superare un secondo muretto con buchi per tornare poi a sinistra lungo lo spigolo fino ad uscire su cengia erbosa. Spostarsi a sinistra (facile, ma delicato!) fino alla sosta. 30 m, 6b; sette fix, un cordone in clessidra, un chiodo con cordone. Sosta su due golfari; a sinistra si nota una sosta a fix (di Hale Boop?).
2° tiro: salire per facili risalti, spostandosi poi a destra a salire una bella placca che porta ad una terrazza dove sarebbe stato logico allestire la sosta, che invece si trova appena sopra. 25 m, 6a; cinque fix, due cordoni in clessidra. Sosta su tre golfari.
3° tiro: spostarsi sulla destra e salire il muretto a buchi, per poi rientrare a sinistra e continuare per placca fino ad uscire su una terrazza erbosa. Ignorare la sosta (di calata) e proseguire per una decina di metri fino alla sosta, in comune con L'ira di Milio. 40 m, 6a; sette fix, due cordoni in clessidra, una sosta intermedia su tre golfari. Sosta su due golfari.
4° tiro: salire puntando al pilastro di sinistra, che si risale con bella e divertente arrampicata. 30 m, 5b; cinque fix, un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su due golfari.
Discesa: in doppia sulla via:
1a calata: 50 m dalla fino alla sosta intermedia del 3° tiro, sul bordo della cengia;
2a calata: 50 m fino alla sosta del 1° tiro;
3a calata: 30 m fino a terra.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 1 agosto 2023

Maze

Bruno sul 3° tiro.
Tracciato della via (giallo). In rosso la via Delenda Carthago,
in azzurro le Placche nere,
Prima Torre del Sella
Parete S

Accesso: da passo Sella si prende il sentiero che sale dietro l'hotel Mariaflora e si tiene la destra, continuando poi in piano e NON salendo verso la parete (dove partono, tra l'altro, Delenda Carthago e Via delle placche nere). Ci si ritrova così ai piedi della paretina dove c'è la via normale di salita alla Torre. Qui si segue la parete verso sinistra, superando l'attacco della via Freccia (probabile ressa di cordate) e sostando appena prima di un canale, dove parte anche la via dei camini.
Relazione: via breve ma abbastanza interessante nella parte alta; ottima alternativa, solo lievemente più impegnativa, alle altre vie assai più frequentate. Protezioni buone a chiodi e cordoni, da integrare con friend medi. La via corre appena a destra della Siena per un tiro nella parte alta, e serve un minimo di attenzione per non confondersi; attenzione che noi ovviamente non abbiamo avuto!
1° tiro: salire lievemente verso sinistra e piegare poi a destra, superando un breve muretto e puntando all'evidente diedro che chiude a destra una terrazza erbosa, dove si trova la sosta. 50 m; II, III, II; un chiodo, una sosta intermedia su fix con anello. Sosta su due chiodi con cordone.
2° tiro: salire i primi metri del vago diedrino a sinistra del camino (relazione originaria, IV+) oppure più facilmente per il camino, lasciandolo poi per continuare per il diedro a sinistra. 25 m; III+, IV; due cordini in clessidra, un chiodo (a destra del camino; serve kevlar sciolto). Sosta su un chiodo e cordino in clessidra.
3° tiro: spostarsi a sinistra e salire ad un terrazzino erboso, continuare verso sinistra, salire un pulpitino e traversare alla sosta. 20 m; V, IV+, V; un cordone in clessidra. Sosta su tre chiodi.
4° tiro: puntare dritti ad un evidente lama e rimontarla (cordone). Qui la via originale sale appena a destra e poi dritta, mentre noi ci siamo lasciati ingannare da un secondo cordone (della via Siena) e ci siamo spostati un poco a sinistra, raggiungendo un alberello e continuando per un bel muretto fino alla sosta su cengia. 30 m; IV+, V, IV, V; quattro cordoni in clessidra. Sosta su anello cementato.
5° tiro: salire un paio di metri a destra della sosta e raggiungere una cengia dove ci si ricongiunge col tracciato originale; proseguire per facili rocce fino alla cima. 35 m; IV+, IV-, III; due cordoni in clessidra. Sosta da allestire su spuntone.
Discesa: seguire la traccia a destra (rispetto alla direzione di salita) segnata da ometti, che si sposta dapprima a sinistra sulla seconda torre, per poi scendere la parete a destra del punto di attacco. Un paio di brevi sezioni di II possono essere superate con calate in corda doppia.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.