lunedì 27 giugno 2022

Riviera del Garda classico DOC Rosa dei frati 2021 Cà dei frati

"Sono capaci tutti di bere rosati quando ci sono 34°C", direte voi!
E quindi? Beveteli pure voi, no? Che poi io me li bevo volentieri tutto l'anno... ma pensa te cosa mi tocca sentire...

Comunque, tra i numerosi ottimi rosati che si producono nel Belpaese bisogna certamente elencare quelli del Garda meridionale... e tra le cantine della zona non si può non citare Cà dei frati, che opera in quel di Sirmione dal 1939. Se il Lugana è il loro marchio di fabbrica, la produzione si è col tempo allargata ad una decina di bottiglie, tra cui un rosé mosso ed il nostro Rosa, che nasce da uve Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera.
Vinificazione in acciaio, affinamento per sei mesi in acciaio e due mesi in bottiglia, niente malolattica, come buona parte dei rosati gardesani. Il risultato è un vino dal colore non troppo intenso, invitante.
Al naso si percepiscono aromi delicati di ciliegia e di fragola, con note floreali e di mela. All'assaggio il vino è gradevole e leggero, fresco e di pronta beva, con tenore alcolico contenuto ed una persistenza interessante.

Dire che è un vino da bersi d'estate è una banalità... la realtà è ancora più semplice: è un rosato da bere... e poi continuare a bere!

Gradazione: 12,5°
Prezzo: 11€

mercoledì 8 giugno 2022

Ristorante Boivin

Sformato di zucca e castagne.
Tortelli di carciofo
Pressknodel di formaggio grigio e verza brasata
Capretto arrosto in fricassea
Bonet
Torta di arance e mandorle
Levico Terme (TN)
via Garibaldi 9

Seconda tappa alla scoperta gastronomica della Valsugana, e che tappa! A Levico Terme, da Boivin, si entra in un mondo sospeso dove gli arredi sono rustici, caldi e accoglienti (c'è anche una terrazza), ma la cucina inserisce nei piatti della tradizione trentina un sapore contemporaneo e, sia da intendersi nella sua migliore accezione, globale. Nato negli anni '60, il ristorante-enoteca privilegia i prodotti locali, meglio se biologici o biodinamici, con attenzione per le erbe di campo, i fiori e i frutti della terra. Sei-sette antipasti, altrettanti primi e quattro secondi compongono il menù. La qualità è ottima (ed il prezzo un po' più alto della media), quindi avviso gl'improbabili lettori che rischio di essere ripetitivo nel seguito.
Abbiamo iniziato con un antipasto di sformato di zucca e castagne, con la zucca presentata a cubetti e accompagnata da foglie di polenta. E da qui abbiamo incominciato a capire che la cena si metteva per il verso giusto...
Interessanti i primi (a parte le tagliatelle alla bolognese), tra tortelli, gnocchi e canederli. Io scelgo senza indugio i tortelli di carciofo, che sono di una delicatezza estrema; ne avrei mangiati altri tre piatti almeno! Mio nipote, che mi accompagna in questa avventura, ordina i pressknodel (ovvero dei canederli pressati e rosolati nel burro prima della canonica cottura in brodo) di formaggio grigio della valle Aurina e verza brasata, un tempo il pasto di pastori e malgari. Non li ho assaggiati, ma la rapidità con cui sono spariti mi ha fatto sospettare che fossero di suo gusto.
Sui secondi il tavolo è unanime: capretto arrosto in fricassea con carciofi e polenta. Ancora i sapori che si amalgamano perfettamente, la carne tenerissima e gustosa. Molto, molto buono.
Ben fornita anche la cantina, con ovvia predilezione per le etichette della zona; e del resto il locale (come si vede sul biglietto da visita) è anche enoiteca, termine che risale a Veronelli e che rimanda ad un concetto di familiarità. Un plauso anche al sommelier per la competenza dimostrata nelle proposte (la cosa dovrebbe essere ovvia, ma purtroppo non è sempre così). Mi oriento (sai che novità...) verso il Pinot noir, rimanendo nella Valsugana. La bottiglia di Terre dei Lagorai è giovane, con i profumi di frutti rossi in evidenza, senza barrique tra le scatole, e accompagna bene la cena.
A questo punto noi saremmo già strapieni, ma fedeli al precetto che ormai si mangia più per golosità che per appetito non rinunciamo al dessert. Tra strudel, cheesecake e semifreddo scelgo... un'insolita torta di arance e mandorle che conclude degnamente la cena, insieme al bonet (o bunnet, com'è chiamato qui). Unico neo dei dolci: il ciuffo di panna montata spruzzato direttamente dalla bomboletta prima di portare il piatto in tavola; veramente una pessima idea da eliminare il prima possibile! A parte questo dettaglio, è un posto dove tornare assolutamente!

Il conto: 130 € per:
1 antipasto
2 primi
2 secondi
2 dessert
1 bottiglia di vino (25 €)
1 bottiglia di acqua
2 bicchieri di vino da dessert (12 €)
2 caffè

domenica 5 giugno 2022

Balicco-Botta

La relazione originale (Annuario CAI BG 1954, pp 49-50)
Sul 1° tiro.
Sul 3° tiro.
Sul 4° tiro: "quelli veri" a sinistra (foto tratta dalla
guida di Tomasi), io a destra.
Tracciato della via
Presolana occidentale
Parete S

Accesso: raggiungere la malga Cassinelli parcheggiando a sinistra poco prima del passo, in corrispondenza di una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana"), seguire la strada che si stacca in salita fino al secondo tornante e lasciarla per proseguire lungo il sentiero. In alternativa, parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani), oltrepassare il bivacco e la cappella Savina e proseguire. Ignorare una traccia che sale al primo ghiaione (porta al torrione Scandella) e risalire il secondo fino alla grotta dei Pagani, dove folte e - ahimè - chiassose comitive si preparano per la salita alla Presolana lungo la via normale. Salire la via normale (bolli rossi) superando l'attacco di Un pensiero per Amos e raggiungere il cengione. Proseguire fino ad un evidente nicchia sotto degli strapiombi giallastri, a destra della quale si nota una fessura con chiodo alla base e fix con anello a sinistra (che pertiene alla via normale).
Relazione: via del lontano 1954 che risale la parete sopra il cengione, con difficoltà contenute e su roccia generalmente buona (ma è d'obbligo fare molta attenzione perché sotto corre la frequentatissima via normale; meglio evitare nei festivi). La via è stata recentemente dotata di soste a fix mentre la chiodatura è rimasta tradizionale; utile qualche friend per integrare. Visto lo sviluppo, non aspettatevi un "vione", ma è certamente un itinerario meritevole di ripetizione. Tutte le soste tranne l'ultima sono su due fix e cordone.
1° tiro: salire i primi metri dell'evidente fessura, continuare superando un muretto e un vago diedro, per spostarsi a destra alla sosta. 30 m; IV+, V-; tre chiodi (uno con fettuccia marcia), un cordone in clessidra.
2° tiro: salire a destra della sosta puntando all'evidente cordone, superare un ultimo risalto e pervenire ad una zona di rocce rotte. Ignorare un cordone nel canale a destra (forse della via Scudeletti) e portarsi verso la parete giallastra alla cui base si sosta. 30 m; IV+, III; un chiodo con cordino, un cordone su spuntone, un cordone in clessidra.
3° tiro: salire a destra per lame e fessure sino ad uscire su una terrazza dove si sosta. 20 m; III, IV+, IV; un cordone in clessidra.
4° tiro: salire l'evidente rampa-diedro e, quando diviene verticale, traversare a destra (esposto). Proseguire in verticale lungo rocce un po' malsicure sino alla sosta alla base di un pilastrino. 30 m; IV, V-, IV, III; un chiodo, un cordone in clessidra.
5° tiro: salire facendo sempre attenzione alla qualità della roccia (e dell'erba...) fino a raggiungere una crestina dove si sosta. 50 m, II. Sosta da attrezzare su spuntone.
Discesa: procedere brevemente verso destra (rispetto alla direzione di salita) fino ad incontrare una traccia che mena in vetta alla Presolana Occidentale. Da qui si scende lungo la via normale.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

giovedì 2 giugno 2022

Genepì

Sul 1° tiro
Anna sul 2° tiro
Sul 3° tiro
Anna sul 6° tiro
Tracciato della via (arancio). In rosso
la via Monzesi.
Zucco Barbisino (Gruppo dei Campelli)
Parete N


C'è un periodo magico nel gruppo dei Campelli, e coincide con il breve intervallo in cui è chiusa la funivia da Barzio. Allora, solo pochi orobici che risalgono le aride piste da sci di Valtorta si affacciano sui sentieri e le cime, e praticamente nessuno si palesa sotto la parete N del Barbisino. L'ambiente sembra selvaggio ed isolato, e scalare pare quasi un lusso. Ma bisogna approfittarne subito, perché, come tutte le magie, si dissolve presto lasciando solo un piacevole ricordo...
Accesso: da Barzio si prende la funivia dei piani di Bobbio e si segue lo sterrato (non prendere la prima deviazione a destra) fino a giungere in vista dello spigolo della parete N del Barbisino, e per prati si raggiunge una costruzione con indicazione per il sentiero n. 101. A questo stesso punto si giunge da Ceresole di Valtorta risalendo le piste da sci (la costruzione è al termine dell'ultima salita). Si segue quindi il segnavia 101, si passa sotto l'avancorpo e la falesia dell'era glaciale e si prosegue fino alla parete vera e propria. Si sale verso la parete per una vaga traccia in corrispondenza di una zona di sfasciumi e si punta all'evidente grossa nicchia, più o meno alla base del pendio erboso che delimita la parete. Pochi metri alla destra della nicchia sale una larga fessura obliqua. La via attacca alla base della fessura (fix con cordino visibile poco più in alto). A destra, oltre lo spigolo, attacca la Monzesi. Appena a sinistra si vede un fix di Verde valle natia.
Relazione: bella via che risale la parete N del Barbisino sul suo lato destro. Protezioni buone a fix, anche se un paio di friend possono essere utili per accorciare qualche tratto (ma non è sempre possibile integrare con facilità). Passi obbligati intorno al 5c/6a.
1° tiro: salire i primi metri nella spaccatura e abbandonarla, proseguendo dritto e uscendo poi a sinistra alla sosta. 35 m; 5c (forse un passo di 6a); sei fix (uno con cordino), due chiodi. Sosta su due fix, cordino e maglia-rapida.
2° tiro: salire in obliquo verso destra fino ad uscire sulla cengia. 15 m, 4a; un fix, un chiodo. Sosta su due fix, cordino e maglia-rapida.
3° tiro: salire per placca a sinistra della sosta, superare un muretto e continuare per un diedro ed una lama che porta alla sosta sulla sinistra. 15 m; 6b (i primi metri), sei fix. Sosta su due fix.
4° tiro: salire prima verso sinistra, poi a destra fino a superare il corto muretto finale che porta alla sosta. 15 m, 5b (passo), tre fix. Sosta su due fix, cordino e maglia-rapida.
5° tiro: procedere per sfasciumi puntando allo spigolo, salirlo inizialmente sul lato destro fino a rimontare il pulpito. 25 m, 5a; due fix, due chiodi. Sosta su due fix, cordino e maglia-rapida.
6° tiro: salire dritti, portandosi sulla parete a sinistra dello spigolo 25 m, 6a+; sette fix. Sosta su due fix, cordino e maglia-rapida. Il tiro mi è sembrato meno difficile del 3°, ma è più continuo e le protezioni sono un poco più distanziate. Calatevi da questa sosta se volete scendere in doppia.
7° tiro: la relazione indica un tiro che piega verso destra, ma me ne sono accorto solo dopo. Io sono invece salito lievemente verso sinistra, su roccia ed erba, fino a trovare un masso sufficientemente affidabile su cui sostare. 35 m, II. Sosta da allestire su spuntone.
Discesa: se scendete in doppia (dalla sesta sosta) e usate due mezze corde, ve la cavate con tre calate: la prima fino alla quarta sosta, poi alla prima e indi a terra. Se invece optate come noi per un giro più lungo, percorrete il settimo tiro e salite per erba tenendo verso destra fino a giungere ai prati sommitali. Da lì verso destra a prendere il sentiero che porta al vallone dei camosci o quello sulla destra che riporta sul sentiero di arrivo.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.