lunedì 29 giugno 2020

Brunello di Montalcino DOCG 2009 Col d'Orcia

Col d'Orcia, una delle aziende storiche della zona di Montalcino, è oggi uno dei maggiori produttori di brunello. Se questo può ingenerare un certo sospetto in chi si affida - anche giustamente - alle produzioni artigianali, è una saggia regola quella di valutare un vino (e non solo quello) senza preconcetti. Anche perché capita, come in questo caso, di scoprire che il risultato è ben positivo, e lo diventa ancora di più se messo in relazione al prezzo.
La filosofia dell'azienda è di tipo tradizionale, con affinamento del vino in grandi botti per tre anni, seguiti da un anno in bottiglia. Quella che apriamo in una cena post-quarantena è un 2009 (quattro stelle la valutazione del Consorzio). Il colore è un rubino tendente al granato; dal bicchiere salgono sapori di frutti rossi con qualche nota speziata e lievemente minerale. Se la loro intensità non mi è parsa memorabile, lasciano comunque intuire che gli undici anni sono trascorsi con serenità. Ancora meglio al palato, dove si scopre un vino ben equilibrato e morbido, e soprattutto di ottima beva (e infatti la bottiglia è sparita in men che non si dica).
Restano assolutamente da provare le annate più recenti della cantina, che dal 2010 ha iniziato un processo di conversione al biologico (prima annata utile: 2013) e soprattutto il brunello Poggio al vento.

Prezzo di acquisto: 20 € (GDO)
Gradazione: 14,5°

giovedì 4 giugno 2020

Orientamento zero

Le vie (oggi schiodate) del Triangolo (da
Arrampicando in bassa valle Camonica, 1987)
Teo all'uscita del 1° tiro.
Sul 4° tiro.
Teo all'uscita del 4° tiro.
Tracciato della via.
Triangolo (Pilastri di Rogno)
Parete SE


Era dal lontanissimo 2014, quando avevo salito Dieci anni dopo, che volevo dare un'occhiata alla zona alla sinistra di quella via. Dal parcheggio si vede bene il famoso "Triangolo" con la madonnina, dove furono tracciate due vie negli anni '80, Cristalli di sabbia (Andreoli, Maranta; 1981) e The teacher (Facchinetti, Conti; 1984), citate dapprima in Arrampicando in bassa valle camonica (Bertocchi, Facchinetti, Andreoli; 1987) e riportate nelle guide successive. Ma non andate a cercarle: le due vie furono schiodate per la scarsa qualità della roccia. Tuttavia, nel 1999 ne vennero chiodate altre tre (e una variante) sulle strutture (senza nome?) a sinistra del Triangolo: il nostro obbiettivo! Dopo un po' di ricerca, abbiamo salito Orientamento zero, una via bella ma purtroppo rovinata in diversi tratti da troppa terra e muschio, e con una discesa non proprio raccomandabile...
Accesso: noi non abbiamo seguito la via più comoda (vedi oltre), ma siamo saliti lungo il sentiero per la Piramide di Cheope (accesso canonico per le vie di Rogno). Prima di giungere alle vie del settore, si nota una vaga (molto vaga...) traccia che si stacca sulla sinistra, in leggera salita. Qui comincia la serie di ravanate che accompagneranno la nostra giornata: ci si sposta sempre verso sinistra, costeggiando il Triangolo e salendo tra terra, rami e fazzoletti di roccia, puntando poi ad una parete che si intravede tra la vegetazione. Si giunge così ad una traccia che sale ad una via (che potrebbe essere Lo zio). Ripercorrendo la traccia verso sinistra si giunge in breve alla "nostra" linea, con una scritta gialla un po' sbiadita alla base.
L'accesso canonico per queste vie dovrebbe essere invece da sinistra, evitando di entrare nella proprietà privata: dal parcheggio del cimitero si prosegue verso sinistra, si supera il ponte e si prende il sentiero a sinistra del torrente, per poi attraversarlo e imboccare la traccia che porta alle vie.
Relazione: la via risale la struttura dove corre il cavo che porta la tensione per l'illuminazione della madonnina del Triangolo. Molto belli il primo e l'ultimo tiro (a parte un po' di muschio sulla placca), molto ravanosi gli altri due, ripuliti appena dal nostro passaggio. La roccia è buona, con qualche blocco a cui fare attenzione, ma il secondo tiro attraversa una zona con grossi massi franati che fanno sorgere qualche dubbio. Protezioni buone (soprattutto rispetto allo standard di Rogno) a fix di fattura artigianale, ma solidi. Le difficoltà dei tiri non sono continue, ma un minimo di decisione è richiesta: un paio di friend BD 0.3/0.4 possono essere utili se si vuole integrare qualche passaggio.
1° tiro: salire brevemente e seguire la linea di fix verso sinistra (a destra si vede un fix della variante Duracell al primo tiro). Superare un paio di muretti e salire dritti. Poco prima di giungere ad una pianta ci si sposta a destra e si sale alla cengia di sosta, vicino al cavo della tensione. 15 m, 6a; otto fix. Sosta su due fix e maglia-rapida piuttosto arrugginito.
2° tiro: salire brevemente ad una zona di massi franati e folta vegetazione. Verso sinistra si intravede la parete dove sale la via ed i relativi fix. Ci si sposta quindi scendendo qualche metro su terra per poi attraversare verso sinistra in prossimità della parete e giungere alla sosta. 15 m, II+. Sosta su un fix. Volendo, dalla cengia si può salire direttamente alla sosta successiva, evitando il prossimo tiro.
3° tiro: salire il muretto sopra la sosta, superando una pancetta e uscendo tra la vegetazione. Spostarsi a destra alla sosta. 15 m, 6a, due fix. Sosta su due fix. Tiro molto sporco di terra, di cui una non trascurabile quantità è finita in testa al povero Teo che stava in sosta.
4° tiro: salire per gradoni e placchetta fino ad una specie di nicchia, spostarsi a sinistra con passo delicato, superare un breve diedro ed uscire in placca muschiosa (pulita con le unghie dal sottoscritto). Un ultimo muretto appena prima dello spigolo porta alla sosta sulla sinistra. 25 m, 6a, sette fix. Sosta su due fix con cordone marcio e maglia-rapida arrugginito. Tiro molto bello. Allungare il rinvio nella nicchia per evitare un eccessivo attrito delle corde.
Discesa: la scelta più comoda sarebbe di calarsi lungo la via. Bisogna però portarsi un paio di maglia-rapida e cordoni da donare alla nobile causa dell'arrampicata, sostituendo il materiale vetusto (avvisatemi se lo fate, che aggiorno la relazione; grazie). In mancanza di ciò, e non volendo noi fare prove di tenuta del materiale con la nostra pelle, siamo usciti sul pianoro soprastante e abbiamo attraversato verso destra in leggera salita fino a portarci all'uscita delle vie della Piramide. Attenzione: il sentiero non è tracciato e la vegetazione (almeno in questa stagione) è molto folta. Risultato: una ravanata pazzesca, anche per via del clima umidissimo!

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.