giovedì 28 marzo 2019

Via del Gino + Torretta-Schaffer

Sul 2° tiro della Via del Gino.
Teo sul 2° tiro.
Sul 4° tiro.
Sulla cresta finale.
Tracciati della Via del Gino (rosso) e
Torretta-Schaffer (azzurro).
Le relazioni originali.
Torre di Pietramurata - Valle del Sarca
Parete E e spigolo SE


Se ogni tanto volete riscoprire qualche angolo della Valle del Sarca "di una volta", potete dare un'occhiata a Vie di roccia e grotte dell'alto Garda, dell'ormai remoto 1983. Alle pagine 178-179 compare la Torre di Pietramurata con queste due vie. Recentemente la Torre è stata riscoperta, ma vale la pena di percorrerne le vie storiche, anche se una di esse è stata spittata (probabilmente senza chiedere permesso agli apritori, come va di moda fare oggi). Un angolo insolito di Sarca, lontano dalle vie più frequentate.
Accesso: si percorre la strada che da Arco mena a Sarche, giungendo a Pietramurata. Qui si parcheggia presso il bar New entry, in corrispondenza di una blanda curva a destra della strada, e si segue il sentiero che parte appena dietro il bar. Si giunge in breve ad una sterrata che si segue verso sinistra, superando una sbarra. Poco dopo, prendere a destra (ometto) e seguire la traccia, superando un canalone ed ignorando una prima deviazione in piano verso destra. Più avanti si prende una traccia verso sinistra, che risale il canalone fino alla falesia del cubo. Ora a destra, su terreno a tratti un po' esposto, a risalire il canalone che separa la falesia dalla torre fino ad una traccia sulla destra che, seguita, porta allo spigolo dove attacca la Torretta-Schaffer (cordone visibile). Ancora a destra si arriva ad una placca dove attacca la via del Gino (cordone).
Relazione (via del Gino): via breve ma molto logica e con un bellissimo secondo tiro, salita la prima volta senza uso di chiodi. Recentemente qualcuno ha aggiunto un paio di fix a tiro che hanno sensibilmente ridotto l'impegno (e anche modificato il carattere!) della via. Ora basta qualche friend medio per integrare. Roccia buona con qualche tratto a cui prestare attenzione.
1° tiro: salire la placca verso destra, superare alcuni salti ed una zona di roccia malsicura e raggiungere il terrazzo di sosta. 30m, III; tre fix, due cordoni in clessidra. Sosta su cordone su albero.
2° tiro: salire il diedro fessurato con uscita lievemente aggettante, raggiungendo una forcella dove si sosta. 35m; V, V+; due fix, tre chiodi. Sosta su due fix e cordone. Tiro molto bello.
3° tiro: salire la fessura fino ad una terrazza e spostarsi verso l'albero sulla destra. 25m; V+, V, IV; due fix, due chiodi, un cordone su sasso incastrato. Sosta su cordone su albero. Altra sosta presente a sinistra del diedro.
4° tiro: salire il diedro erboso e spostarsi a sinistra per uscire sulla cresta. Continuare verso destra fino alla sosta. 25m; II, IV, IV+; due chiodi, un fix, un cordino in clessidra, un cordino su pianta. Sosta su due chiodi e albero con cordone.
5° tiro: proseguire lungo la cresta fino al termine della via. 35m; I, II. Sosta su cordone su albero.
Discesa: seguire la cengia fino ad un canale con corde fisse che riporta allo spigolo dove attacca la Torretta.
Relazione (via Torretta-Schaffer): meno impegnativa (e anche meno bella) della precedente; utili anche qui un paio di friend medi. Roccia a tratti da verificare.
1° tiro: salire lungo lo spigolo senza particolari difficoltà. 30m; II, III; un cordone su pianta, un cordone in clessidra. Sosta su cordone su pianta.
2° tiro: salire a sinistra della fessura per spostarsi poco oltre sulla destra e proseguire lungo lo spigolo fino alla sosta. 40m; IV, V; tre chiodi (uno con cordino), due cordoni su albero. Sosta su tre chiodi con cordone.
3° tiro: spostarsi a destra e salire in corrispondenza di un arbusto. Piegare poi lievemente a sinistra in direzione di una pianta, a puntare una bella fessura che si risale per proseguire poi per rocce più facili fino allo spigolo dove ci si congiunge con la via precedente, e da qui alla sosta. 35m; IV+, V, III, II; un chiodo, un cordone su pianta. Sosta su due chiodi e albero con cordone. Possibile fare sosta sullo spigolo se le corde fanno troppo attrito.
4° tiro: proseguire lungo la cresta fino al termine della via. 35m; I, II. Sosta su cordone su albero.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 18 marzo 2019

Osteria L'anfora


L'interno del locale.
I tagliolini ai carciofi.
La faraona con polenta.
La torta di mele e cannella.
Via del Soncin 13
Padova


Sono una persona romantica: dei matrimoni apprezzo... l'aspetto gastronomico! Non tanto quello ufficiale, spesso banale e ripetitivo, ma quei casi in cui ci si sposta extra moenia e si può cogliere l'occasione per "esplorare". E così, complice l'accasarsi del buon Carlo, ci ritroviamo a vagare per Padova e finiamo per pranzare  all'anfora. L'ingresso del locale resta un poco defilato, senza insegne evidenti. Dentro, il cliché di una discreta e studiata confusione appesa alle pareti, tra barche, cartelli e quant'altro. Nota di merito per un piccolo spazio dedicato al book crossing. Tavolini in legno piuttosto costretti, tovaglie di carta.
Il menù è centrato sui piatti della cucina veneta, con poche divagazioni. Il servizio è cortese, ma - complice forse un certo affollamento - fa un po' di confusione e l'antipasto arriva praticamente insieme ai primi. Risolto senza danni il piccolo problema, mi posso dedicare a dei gustosi tagliolini ai carciofi, che si presentano ottimamente. La pasta fatta in casa non smentisce le apparenze ed il piatto sparisce assai velocemente.
Per il secondo scelgo una faraona con polenta, che arriva in porzione decisamente abbondante anche se un po' troppo affogata nell'intingolo per i miei gusti. A parte questo, la presentazione del piatto è accattivante, la carne ottima, la cottura giusta; dispiace solo di non aver abbandonato quelle poche remore che mi sono rimaste e non aver finito di spolpare la carne facendo a meno delle posate. Polenta buona, ma un po' troppo liquida per i miei gusti.
Esito sul dolce, sia perché sono ormai prossimo all'impossibilità di ingerire altro, sia perché la breve lista non mi convince appieno; alla fine però la golosità la vince su tutto e mi cimento con una torta di mele e cannella. Peccato per la panna montata: un'osteria che propone del cibo genuino e propina poi palline di panna montata spruzzate dalla bomboletta fa decisamente un autogol!
Lista dei vini non molto ampia e centrata sul territorio. Noi scegliamo un Colli Berici DOC Tai rosso 2017 di Piovene Porto Godi che accompagna onestamente il pranzo. Prezzo finale forse non del tutto da osteria, ma compensato da un'ottima qualità e porzioni abbondanti.

Il conto: 95€ per
1 antipasto
2 primi
2 secondi
2 dessert
2 caffè
1 bottiglia di vino (16€, se ricordo bene)
2 bottiglie di acqua

mercoledì 13 marzo 2019

Bergamo-Milano Lambrate: ritardi gennaio-febbraio 2019 (2608/10809)

Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei bimestri gennaio-febbraio dal 2015 al 2019.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Andamento mensile dei ritardi per il treno 2608 (8:02).
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Ed eccoci al consueto, veloce riepilogo delle vessazioni subite nel primo bimestre 2019 ad opera del solito gestore ferroviario. Dopo un 2018 da incubo, era legittimo attendersi un rientro alle condizioni degli anni precedenti, che però non si verifica appieno.
I ritardi del 2608 (curva arancio) sono - Deo gratias - minori rispetto al 2018, ma restano i peggiori di tutti e tre gli anni precedenti! Puntualità a zero (0%), ritardo entro 5' per un misero 44% dei treni (ma dovrebbe essere al 90% per un servizio decente). Massimo ritardo registrato: 19' su un tempo nominale di percorrenza di 37' (!!).
Le cose... no, pardon, volevo dire... alcune cose vanno meglio per il 10809, che si riporta più o meno in linea con gli anni precedenti: puntualità al 10%, ritardo entro 5' per l'82% dei treni. Quello che continua a non funzionare con questo treno è la frequenza di eventi che dovrebbero essere rari (guasti, soppressioni, ecc. ecc.) e che invece sono assai probabili. Massimo ritardo registrato: 31', per soppressione del treno e conseguente attesa del successivo.

Queste considerazioni si possono leggere anche nei grafici dei ritardi mensili: nel caso del 2608 si nota il brusco aumento dei ritardi nel 2018 e la loro tragica impennata nella seconda parte dell'anno. I primi due mesi del 2019 registrano un calo dei ritardi, ma siamo ancora ben lontani dal riportare tutte e tre le curve entro la fascia gialla dei 5' di ritardo!
Il 10809 si comporta meglio, ma date un'occhiata alla curva verde (quella del peggiore 10% dei treni): è completamente imprevedibile, staziona sempre su valori molto alti e non è per niente correlata alle altre: ecco, agire su questi casi sarebbe una piccola cosa che ridurrebbe i ritardi totali in maniera sensibile. Ma è inutile sperarci...

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.