sabato 17 settembre 2022

Panzeri (o Nino Castelli)

Sul 2° tiro.
Anna sul 3° tiro.
Callisto sul 4° tiro, secoli fa...
La relazione sulla guida di Saglio del 1937.
Torrione Magnaghi Meridionale - Grignetta
Parete O


Nino Castelli, chi era costui? Secondo la guida delle Grigne di Saglio (p. 198) egli fu "campione di sci gloriosamente caduto nella grande guerra", sì da meritarsi la dedica della via dagli apritori. In realtà, come si legge su wikipedia, fu anche un rematore della Canottieri Lecco (come non pensare ad Erminio Dones, con cui infatti partecipò alle olimpiadi di Anversa del 1920?), nato tra il 1897 e il 1899 (i link riportano date diverse) e morto nel 1925 (un ricordo si può leggere sulla RM della SEL 1925, 6, p. 10 e su molti altri numeri successivi).  Anche se la morte fu conseguenza di quanto sofferto in guerra, resta la curiosità su chi abbia raccontato a Saglio della morte durante il conflitto, accorciando al povero Nino la vita di almeno sette anni. L'anno dopo la morte la SEL gli dedicava un rifugio ai piani di Artavaggio, oggi rifugio Sassi-Castelli. 
Accesso: da quando la strada che portava al rif. Porta è chiusa al traffico si parcheggia sul piazzale dei Piani Resinelli e si prende la via Carlo Mauri sulla destra (all'inizio del piazzale per chi sale da Ballabio) per svoltare subito dopo a sinistra. La strada sale ripida e termina in corrispondenza di un piccolo spiazzo. Da qui seguire la traccia che si stacca dalla sinistra della strada e che si unisce poi col sentiero n.7 della cresta Cermenati, che si sale fino a prendere a destra il sentiero n.3 per i Torrioni Magnaghi (indicazioni). Giunti al canalone Porta, al cospetto del gruppo, lo si risale (sentiero n.2), si oltrepassa la fiumana di gente in coda per salire il canalino Albertini e ci si porta alla spaccatura tra il Sigaro Dones ed il 1° Magnaghi. Poco più a sinistra c'è una lapide; appena prima attacca la via (primo fittone evidente; sopra a sinistra c'è un fix della via Anna); un'oretta circa dall'auto.
Relazione: bella via che sale la parete O del primo Magnaghi, con un 2° tiro impegnativo ma chiodatissimo (già Cima nel 1971 scrive  a p. 76: tutti i chiodi necessari sono in parete; forse ce n'è qualcuno d'avanzo, anche se la sua gradazione è un po' sospetta); chiodatura più lunga nei tiri facili, ma alcune clessidre vengono in aiuto. Friend non strettamente necessari, ma se volete andare sul sicuro, male non vi faranno. Roccia ottima, purtroppo unta nel 2° e 3° tiro.
1° tiro: salire al primo fittone, resistere alla tentazione di andare verso il fix e spostarsi invece a destra a prendere una fessura un poco erbosa, che poi si apre ad un accenno di diedro più verticale che conduce in sosta. 30 m; IV, VI; tre fittoni, quattro chiodi. Sosta su due fittoni (vecchi chiodi rimasti in loco). A sinistra c'è la sosta a fix della via Anna.
2° tiro: superare il breve muretto iniziale (unto), proseguire fino ad una nicchia e spostarsi a sinistra per salire alla sosta. 20 m, 6c; tre fix, tre chiodi (uno con cordino). Sosta su due fittoni.
3° tiro: salire e spostarsi a destra puntando alla fessura-camino. Salirla (passo iniziale un po' unto) ed uscire su un terrazzo, da cui si prosegue per un diedro appoggiato fino ad uscire alla sosta sulla destra. 35 m, 6b; IV, III; quattro fix, un cordone marcio in clessidra. Sosta su due fittoni.
4° tiro: salire dritti per una vaga fessura, portarsi a destra a superare un tratto più verticale e raggiungere la sosta. 25 m; V, IV; due fix, due chiodi. Sosta su due fittoni.
5° tiro: salire verso destra in direzione del fittone e proseguire fino alla sosta sulla destra, ben visibile. 25 m, III+, un fittone. Sosta su due fittoni con catena ed anello di calata. Volendo si può evitare la sosta e continuare per la linea di fix adiacente fino alla vetta del torrione, con un passo di 5c, sostando su spuntone (o seguendo la cresta sulla sinistra fino ad una sosta, ma fate attenzione all'attrito).
Discesa: in corda doppia dalla sosta di arrivo. Se volete raggiungere la cima del torrione, proseguite per cresta (facile, ma esposto) e portatevi sul lato ovest. Superare un masso in corrispondenza di una vecchia croce abbattuta e raggiungere la sosta di Nastassia Kinski. Da lì una calata di 60 m (eventualmente spezzate in due) riporta nel canalone.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

venerdì 16 settembre 2022

Diedro obliquo + via del Miro

Callisto sul 5° tiro del Diedro (AD MMIX).
Sul 6° tiro.
La passerella per lo Zucco Teral
La (non) passerella oggi...
Sul 3° tiro del Miro.
Il Diedro obliquo (parte alta)
Dito Dones e Zucco Teral - Grigne
Pareti SE

Dito Dones e Zucco Teral sono lì, appiccicati l'un l'altro. Eppure, sono così lontani: abbordabile e frequentato il primo, ostico e solitario il secondo. E così, a ripercorrere queste due vie oggi, dopo ben più di un decennio, viene naturale riflettere sui due estremi in cui versano diverse zone di arrampicata, afflitte da troppa o da nulla frequentazione. Gli svantaggi del primo caso sono ovvi e sono una nenia costante anche e soprattutto in falesia: le vie diventano unte e lisce come i pavimenti delle chiese calpestati da generazioni di fedeli, anche se il diverso tenore delle conseguenti invocazioni alle potenze celesti non consente di spingere oltre l'analogia. Ma anche l'estremo opposto ha i suoi svantaggi: attrezzatura abbandonata e da verificare, vegetazione lussureggiante da paese tropicale. Che sia proprio vero che in medio stat virtus?
Nota: anni fa, dopo la frana (2007?) c'erano evidenti cartelli sul sentiero con divieto di accesso, arrampicata e quant'altro. Quei cartelli sono spariti, e ne è rimasto uno assai arrugginito nel vicolo, all'inizio del sentiero. Difficile stabilire quale sia la situazione oggi; valutate voi!
Accesso (Diedro obliquo): si raggiunge Ballabio e si prende per i Piani Resinelli. La strada sale più o meno dritta (tenere la sinistra al primo bivio) e costeggia un torrente fino ad un piccolo slargo con parcheggio sulla sinistra, in corrispondenza di una marcata curva a sinistra. Si parcheggia (se non v'è posto, tornare indietro per 400 m circa fino ad un altro parcheggio) e si prende il "Viottolo ai Lavaggioli", di fronte al parcheggio. Il vicolo diviene sentiero e sale fino a delle baite. Si continua per sentiero (appena a destra dello sterrato), che piega verso destra e si dirige verso il Dito Dones. L'attacco è posto in corrispondenza di un grosso ometto lungo il sentiero (scritta Via Lunga e fittone visibile).
Relazione (Diedro obliquo): la via sale un bel diedro sulla parete SE del Dito, a partire dalla 1a cengia, che si raggiunge solitamente percorrendo i primi tiri della Via Lunga. La logicità dell'itinerario, il facile accesso e l'ottima chiodatura han fatto sì che questo percorso (come la vicina Via Lunga) sia stato preso d'assalto da centinaia di cordate: oggi dei tratti sul 5° e 7° tiro sono untissimi e rovinano del tutto il piacere della scalata. Sostanzialmente inutili i friend, ma se volete infilarne uno lungo il 6° tiro, portatelo.
1° tiro (Via Lunga): salire la placca e aggirare il tetto verso destra (alcuni appoggi un po' unti sono l'antipasto di quello che vi aspetta dopo). Continuare ed uscire lungo un muretto sulla sinistra. Ancora a sinistra si trova la sosta. 25 m, 4c, cinque fix/fittoni. Sosta su due fix e catena.
2° tiro (Via Lunga): superare un paio di risalti (fix inutile a sinistra della sosta) fino alla cengia (sosta inutile), dove si segue una traccia che porta alla base della parete. 30 m, 2c; due fix, una sosta intermedia. Sosta su un fittone o da allestire su albero. A destra parte la Via del vento.
3° tiro (Via Lunga): salire il diedro e tenere la destra fino ad un terrazzo dove si vedono i fix della Via del vento che salgono per un muro giallastro. Qui tenere la sinistra e salire in verticale fino alla seconda cengia, proseguendo fino ai cavi metallici sulla parete. 45 m, 5a, sei fix/fittoni. Sosta su cavo metallico.
4° tiro: seguire i cavi metallici verso sinistra fino al loro termine. 50 m, II. Il Diedro obliquo inizia nel diedro (ça va sans dire) a sinistra. Sosta su cavo metallico oppure da allestire su albero.
5° tiro: salire il diedro fino alla sosta sulla sinistra. I primi metri sono orrendamente unti, ma i fittoni sono assai ravvicinati. 25 m, 5c, dieci fix/fittoni.
6° tiro: proseguire lungo il diedro sino al suo termine. Uscire sulla terza cengia e raggiungere i cavi metallici dove si sosta sulla sinistra, oppure proseguire ancora a sinistra sino alla base di un evidente diedro - ebbene sì - obliquo (fittoni visibili) e sostare su albero. 30 m, 5c, nove fittoni.
7° tiro: questo tiro ed il prossimo si possono saltare se volete concatenare le due vie, ma conviene salirli per "completezza". Salire in obliquo verso sinistra fino a giungere sotto un gradino con appoggi untissimi. Superarlo in qualche modo e proseguire fino alla sosta sulla sinistra. 25 m, 6a+ (quando non era unto), sei spit/fittoni.
8° tiro: spostarsi appena a sinistra della sosta e salire brevemente, portandosi poi sulla destra e di nuovo a sinistra per uscire in cima. Sostare poco prima della croce. 20 m, 5a, cinque fix. Sosta su due fix, catena ed anello di calata.
Accesso (Via del Miro): dalla sosta ci si cala in corda doppia fino alla terza cengia, in corrispondenza di una forcella. Guardando verso lo Zucco Teral si segue ora una traccia verso destra fino ad incontrare un cavo metallico e una catena che risalgono una paretina. Qui si giunge anche direttamente proseguendo lungo il sentiero di accesso alla via precedente. Salire, facendo attenzione (il cavo metallico è sfilacciato, forse per effetto della vecchia frana, e vedete di non infilarvelo in un occhio!) fino ad una cengia, dove si seguono i cavi verso sinistra. Una volta bisognava passare per un ponticello di legno dall'aspetto tremulo; di esso ora restano un paio di tronconi ed è necessario traversare usando i cavi (assicuratevi!). Si giunge così su una cengia sotto la parete dello Zucco. La prima sosta che si incontra (due fittoni) marca l'inizio della via.
Relazione (Via del Miro): via interessante che risale la bella parete dello Zucco con difficoltà contenute. La roccia è ottima, ma lo stato di totale abbandono della parete ha fatto sì che alcuni tratti siano da contendere alla vegetazione. Chiodatura buona tranne un tratto del primo tiro (illogicamente) un po' più lungo del resto della via. Friend sostanzialmente inutili per le poche possibilità di utilizzo.
1° tiro: salire a destra della sosta e portarsi verso sinistra fino ad incrociare i fix della via Strateral. Da qui salire dritti e traversare a destra raggiungendo la sosta. 25 m, 6a; tre fittoni, tre fix, un chiodo. Sosta su due fix e cordone.
2° tiro: spostarsi a destra oltre una lama (rovi!) e continuare fin sotto ad un diedro che si sale fino alla sosta. 25 m, 5c; sei fittoni, un chiodo. Sosta su due fittoni con cordone ed anello di calata. 
3° tiro: salire dritti (primi passi un po' ostici) e traversare sotto il tetto, uscendo a sinistra per salire fino alla sosta. 25 m, 6a; sei fix/fittoni, due chiodi.  Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
4° tiro: salire verso sinistra, superare un muretto e continuare per rocce sempre più infestate dall'erba fino alla terrazza di sosta. 25 m, 6a/6a+ (un passo); sei fittoni, un chiodo. Sosta su due fix e cordone.
5° tiro: superare il breve diedro e salire verso sinistra fino alla sosta. 15 m, 5c (un passo), un fittone. Sosta su due fix con catena ed anello di calata.
Discesa: in corda doppia lungo Strateral, con due calate (se avete due mezze corde):
1a calata: 45 m, in verticale. La sosta è appena sulla sinistra (faccia a monte).
2a calata: 45 m, fino alla cengia.
Da qui si ripercorre il tratto di cavi metallici e si segue poi il sentiero a ritroso.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.