martedì 26 dicembre 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi novembre-dicembre 2023 e riassunto annuale

Fig. 1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218
delle 8:02 nei trimestri novembre-dicembre dal 2015 al 2023.
Fig. 2: andamento mensile dei ritardi per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 delle 17:41.
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 delle 17:41.
Le notizie del bimestre sono un paio: la prima è che, dopo la decisione di Regione Lombardia del maggio 2023 di rinnovare il contratto di (dis)servizio con Trenord per dieci anni, si è finalmente passati alle vie di fatto. Come mai tutti questi mesi? A parte la cronica lentezza di un ente elefantiaco e pressoché inutile come questa Regione, i maligni possono sempre pensare (male, ricordando zu' Giulio) che si volesse guadagnare tempo, arrivando a ridosso della scadenza ultima di fine 2023, oltre la quale l'affidamento diretto non sarà più possibile (viva l'Europa!). Ma ovviamente è solo un'illazione...
La seconda notizia riguarda i lavori che interessano la stazione di Bergamo. Il progetto di Cino Zucchi è accattivante, ma non mi è chiaro se alla fine si interverrà anche sulla sostanza, ovvero sui binari veri e propri: è previsto un allargamento delle piattaforme, strettissime ed insufficienti, dove si accalcano i pendolari e dove per puro miracolo non è ancora successa qualche tragedia? E un allargamento del sottopasso, almeno in corrispondenza degli ascensori? La creazione di un secondo sottopasso? Almeno dei corsi accelerati di geometria per capitreno, che insegnino loro a fermare i treni a cavallo del sottopasso e non completamente oltre, li vogliamo fare? Insomma, c'è qualcosa che possa veramente trasformare una stazione ottocentesca in un hub (oggi si dice così) appena-appena moderno, o dobbiamo accontentarci (cito dall'articolo) della riqualificazione funzionale, con un focus sulla sostenibilità ambientale e sull’intermodalità?? Intanto, dei lavori non c'è ancora traccia, ma un bel po' di treni sono già stati cancellati!

Bimestre novembre-dicembre 2023:
A fronte di queste delizie, vediamo i dati dell'ultimo bimestre del 2023. Per il 2218 la puntualità e... zero! Mai arrivato in orario! Entro 5' di ritardo si sale al 20%, con un massimo ritardo di 34' il 29/11 per guasto all'infrastruttura e arrivo a Lambrate con il treno successivo. La distribuzione cumulativa (solita scala lognormale) in Fig. 1 è spostata verso destra rispetto al gruppo, ad indicare come anche in questo bimestre i ritardi siano stati peggiori del solito (ma tutti gli ultimi anni sono finiti in quella zona). Lo "storico" dei ritardi è in forma sintetica in Fig. 2: volendo trovare un lato positivo, vediamo che c'è stata una riduzione della coda al 90% (ovvero dei casi più sfigati) rispetto all'analogo bimestre del 2022, anche se la media non è cambiata.

Commenti analoghi valgono per il 2275: puntualità al 6% e al 43% entro 5'; massimo ritardo di 30' il 20/11 per sostituzione del treno (oppure per cambio turno del personale; le motivazioni indicate cambiano da un minuto all'altro). Curva in Fig. 3 appiattita a destra, quindi male-male. E, anche in questo caso, la Fig. 4 evidenzia che i ritardi sono sempre mostruosi, ma c'è almeno un miglioramento in tutti gli indicatori rispetto allo stesso bimestre del 2022. Speriamo in bene...

Veniamo alle cause dei ritardi: su 26 segnalazioni, 12 sono relative a problemi al treno (guasti, controlli, manutenzione), altre 5 a ritardi di altri treni, tipicamente quello di arrivo al mattino, e 2 alle mitiche "esigenze del regolatore"... facciamo che queste ultime due voci le dividiamo metà e metà tra Trenord e Rfi, e otteniamo a spanne 15,5/26 = 60% di responsabilità di Trenord. Poi ci sono 5 segnalazioni di guasti (linea, passaggi a livello, ecc. ecc.), ovvero il 8,5/26 = 33% per Rfi. E infine, un intervento delle forze dell'ordine e una voce da commedia all'italiana: ritardo per traffico intenso!

Fig. 5: Come Fig. 1, ma per tutti gli 11 mesi del 2023 (no agosto).
Fig. 6: Come Fig. 2, ma per tutti gli 11 mesi del 2023 (no agosto).
Fig. 7: ore di ritardo annue.
Riassunto annuale:
Concludiamo con i dati complessivi di tutto il 2023 (agosto escluso). La distribuzione cumulativa per il treno 2218 è in Fig. 5: puntualità al 3% e al 40% entro 5', ritardo massimo di 65' il 19/6 per guasto degli impianti. Come al solito, curva allineata verso destra, e simile al dato del 2022 (cioè, male!). Rispetto agli anni precedenti, la distribuzione non pare seguire un andamento lognormale (ovvero una retta su questa scala), ma c'è un aumento dei treni in arrivo tra circa 3 e 5' (cambio di pendenza)... peccato che poi la pendenza (parente della varianza) torni a peggiorare!

Se guardiamo il 2275 (Fig. 6) vediamo qualcosa di non troppo diverso: una puntualità al 5% e al 44% entro 5', massimo ritardo di 54' il 20/1 per problemi al treno. Anche qui la curva sta dalla parte "sbagliata" e non pare discostarsi molto rispetto a quella del 2022. Inoltre, se guardiamo al ritardo accumulato all'arrivo del treno a Lambrate (qui non mostrato), notiamo che è persino superiore del 10% di quanto registrato all'arrivo a Bergamo! Cioè, questo treno accumula sempre un'enorme ritardo alla partenza o nel tratto tra Porta Garibaldi e Lambrate, e ne recupera una piccola parte nel tratto verso Bergamo. Ora, gli studenti bergamaschi che frequentano ad es. il Politecnico a Bovisa sono probabilmente contenti di avere un treno diretto verso Bergamo, ma non è possibile che le condizioni siano queste!

E per finire, vediamo il dato più importante, ovvero le ore di ritardo sopportate dai pendolari nel 2023 (Fig. 7). Dopo che l'anno scorso si era registrato un aumento di ben 20 (venti!) ore di ritardo, da sommare alle 10 del 2021, sarebbe stato ben difficile fare di peggio. Eppure, per poco non ci siamo (anzi, ci sono) riusciti! Il ritardo totale del 2023 è di ben 68,9 ore, a fronte di 69,3 ore nel 2022: un miglioramento dello 0,58%, dove tra l'altro si vede che il 2275 è pure lievemente peggiorato!! A fronte di ciò, mi chiedo nuovamente come si giustifichi l'aumento di stipendio di 60000 € di Piuri. Io glielo avrei aumentato dello 0,58%... dopo avergli tolto il 20% l'anno scorso ed il 10% quello prima.

Buon 2024 a tutti!

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita spesso Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 6 dicembre 2023

Champagne AOC demi-sec Mosaique Jacquart

Diciamo che lo Champagne non è proprio un vino quotidiano: complici i costi dei terreni (o delle uve per chi le acquista) e quelli della cantina in cui il vino affina, a cui si sommano i costi di spedizione, dogana e ricarico per l'importatore, diventa difficile trovare qualcosa sotto i 35-40 € (escluse le private labels della GDO, che hanno alcune bottiglie intorno ai 20 € che non mi è ancora capitato di assaggiare). Intorno a questa cifra, però, ci sono parecchi produttori che vale la pena di considerare, visto che le feste si avvicinano e anche un sostenitore delle bollicine nostrane come me si concede qualche gallica diversione di quando in quando.
Lo champagne in questione viene da una maison del 1964 (proprietà di Alliance Champagne), con la linea Mosaique che deve il suo nome al fatto che i vigneti coltivati coprono ben 60 diversi cru. Le uve sono le classiche Chardonnay, Pinot noir e Pinot Meunier, vinificato in acciaio e con maturazione di tre anni sui lieviti. La bottiglia in questione è un demi-sec, ovvero la versione più dolce, con liqueur de dosage intorno ai 38 g/l.
Di colore giallo dorato, bollicine fini e abbastanza persistenti, forse non numerosissime. Aromi di frutta, pesche, albicocche, accompagnate da mandorle e note di pane e brioche. Molto morbido all'assaggio, ancora giocato tra la frutta e qualche nota vegetale, e con un bel finale. Da assaggiare quanto prima la versione brut.

Gradazione: 12,5°
Prezzo: 40 €

martedì 7 novembre 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi settembre-ottobre 2023

Fig.1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218
delle 8:02 nei trimestri settembre-ottobre dal 2015 al 2023.
Fig. 2: ritardi nel bimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 (17:41).
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 (17:41).
La notizia vergognosa del bimestre la potete leggere qui: poiché il prezzo dei biglietti aumenta, poiché i ritardi aumentano, qualcuno a Trenord ha pensato bene di aumentarsi anche lo stipendio! E non di poco, ma di ben 60000 (sessantamila!) €, arrivando a più di 600000 (seicentomila!) € di stipendio annuo. Domanda per i lettori: quanti anni di lavoro vi servono per avere un aumento di stipendio di 60000 €? Regione Lombardia come al solito tace, anzi acconsente (leggete ad esempio qui le pietose giustificazioni), che tanto le elezioni sono passate e i lombardi non hanno memoria, come la (non) gestione del COVID ha insegnato. Siamo di fronte all'ennesima dimostrazione che in Italia più si fanno danni e più si viene premiati!

A proposito di danni, vediamo quelli dell'ultimo bimestre: il 2218 ha una puntualità del 7% e un massimo ritardo di ben 32', il giorno 28/9, per un guasto al treno. Curva sempre allineata a destra (quindi peggiore) rispetto a quelle degli anni precedenti.

Detto confronto, sempre relativamente al bimestre in esame, è riportato in Fig. 2 per i soliti indicatori (media, mediana e nono decile). Per capire l'andazzo al di là di alcune oscillazioni da un anno all'altro, immaginate di tirare una retta a partire dai punti del 2015-2016 a quelli del 2022-2023: si vede subito che i ritardi sono aumentati anno dopo anno, e che ora ci ritroviamo dai 5 ai 10' in più di ritardo ogni giorno, ovvero dai 100 ai 200 minuti al mese di ritardo, solo per il viaggio di andata. 60000 € di aumento di stipendio, grazie!

Veniamo al 2275: puntualità al 4% e massimo ritardo di 38', sempre il 28/9 (giorno da incorniciare), per "controlli tecnici al treno". Anche qui, curva spostata a destra, quindi peggiore di quella degli anni precedenti. Meglio ricordare sempre che i ritardi qui indicati sono relativi all'orario di arrivo a Bergamo (o a Milano la mattina) di un povero pendolare che prende i treni in esame: ad esempio, se il 2275 non arriva, si sale sul treno successivo (2237) mezz'ora dopo ed il ritardo sarà di circa mezz'ora, ma il vero ritardo del treno 2275 è spesso molto superiore! Questo spiega perché la curva in Fig. 3 si impenna dopo circa mezz'ora di ritardo: spesso sono i casi in cui si sale sul 2237, strapieno! Idem per la mattina: l'unico caso in cui si è avuto un anticipo di 3' è perché alle 8:02 è partito il 7:02 in ritardo di un'ora!

L'ultima figura indica in maniera sintetica il comportamento anno dopo anno. Vale quanto detto sopra: a partire dal 2019 c'è stato un costante aumento di tutti gli indicatori, stavolta assolutamente scandaloso per il dato al 90%, che sale a mezz'ora di ritardo, e senza alcun accenno di diminuzione. Altri 60000 € di aumento di stipendio, grazie!

Siamo infine alle cause dei ritardi: su 26 segnalazioni tramite app, 15 sono riconducibili a Trenord, ovvero controlli tecnici, guasti, manutenzione, preparazione del treno (ma lo fanno al momento??), 3 sono le ormai famose "esigenze del regolatore", 5 i problemi all'infrastruttura (ergo, riconducibile a Rfi), per finire con uno sciopero (che sempre Trenord riguarda), un intervento delle forze dell'ordine, e un "ritardo per servizio viaggiatori" del 2/10; non manca certo la fantasia! E a proposito di annunci, ricordiamo cosa succede al treno delle 7:35 il 30/10: prima si annuncia il ritardo perché si è in attesa del treno da Brescia, dopo congruo intervallo di tempo la causa del ritardo si trasforma nella attesa del treno da Milano, ed infine, il treno è cancellato per un guasto! Con questi risultati, non sono ben meritati seicentomila euro di stipendio annui?


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

domenica 22 ottobre 2023

Trattoria Isetta

Tortelli ripieni di faraona.
Tagliata di bistecca alla fiorentina.
Strudel di pesche e amaretti.
Via Pederiva 96
Val Liona, fraz. Grancona (VI)

Agli arrampicatori i colli Berici sono noti soprattutto per la falesia di Lumignano, forse quella più famosa del vicentino. Ma nella non troppo lontana val Liona c'è un altro posto che merita di essere conosciuto, anche se per ben altri motivi: la trattoria Isetta! Nata nel 1950 accanto ad un'attività di macelleria, fa della carne la propria specialità, e si vede letteralmente: la carne è mostrata al cliente prima della cottura, ed il fuoco su cui sarà cucinata è ben visibile dalla sala. E non è solo immagine: i piatti hanno sostanza e sapore, ed il menù cambia con le stagioni. Prezzi non proprio da "osteria", a dire il vero, ma ottima qualità.

Locale e tavoli più in stile ristorante che trattoria, a ricordarci che le vacanze sono finite e non si mangia più nei rifugi (siamo a fine agosto). Pane e grissini fatti in casa, molto buoni. Saltiamo gli antipasti (tranne Alberto che opta per una battuta di manzo in sostituzione del primo) e passiamo ai primi piatti: sei-otto scelte tra gnocchi, fettuccine, bigoli, pasta e fagioli, risotto ai tartufi rendono la scelta un po' difficile, ma alla fine mi decido per i tortelli ripieni di faraona, con porro e datterino, ovviamente con pasta fatta in casa. Gustosissimi e con un ripieno molto delicato; veramente un ottimo inizio.

I secondi piatti si dividono in due categorie: un gruppo di sei-sette opzioni tra cui faraona, coniglio, fegato alla veneziana, arrosto ed un non troppo locale salmone in crosta, ed altrettante scelte di carne alla griglia, la specialità della casa: bistecca e tagliata di fiorentina, filetto, braciola di maiale, agnello. La scelta cade su una tagliata di bistecca alla fiorentina, che arriva su un piatto di forma un po' singolare, ma che ha un sapore ed una tenerezza davvero esemplari; la dimostrazione che alla fin fine i cibi migliori sono quelli semplici, se ottimamente cucinati (e con ottimi ingredienti)!

Nella lista dei dessert troviamo gelati e sorbetti, mousse, zuppa inglese e altre delizie. Scelgo uno strudel di pesche e amaretti con fondente di cioccolato che arriva in porzione un po' minimale, ma dello stesso livello degli altri piatti.

La lista dei vini è davvero molto ben assortita (purtroppo non abbiamo avuto modo di visitare la cantina, che pare sia memorabile), con buona selezione dal Veneto e qualche ricarico in più (ma pare che ormai sia la norma, quindi sarò io a sbagliare...). Dopo la solita discussione con il sommelier per scegliere qualcosa di non barricato, assaggiamo il Due di Gianni Tessari, una cuvée di Merlot e Cabernet Franc con invecchiamento in botte grande e tasso alcolico di 13°. Morbido e vellutato (forse un pochino troppo per i miei gusti), accompagna il pranzo con discrezione. Forse si poteva osare qualcosa di più per la fiorentina, ma siamo ancora ad agosto e fuori ci sono temperature africane; sarà per la prossima volta!

Il conto: 210 € (tre persone) per:
1 antipasto
2 primi
3 secondi
3 dessert
2 caffè
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (o erano due?)
3 bicchieri di vino da dessert

venerdì 6 ottobre 2023

Pellicioli-Spiranelli

Sul 2° tiro.
Bruno e Jacopo sul 2° tiro.
Bruno sul 3° tiro.
E qui all'inizio del 4° tiro.
Tracciato della via.
La relazione originale
(Annuario 1954 CAI Bergamo, 71-72)
Presolana orientale
Parete S

Il tiro in traverso più bello di tutta la Presolana! Vale la pena di ripetere la via solo per fare il secondo tiro (non fate leggere questo al vostro compagno/a di cordata e fatelo/a partire sul 1° tiro). Aggiungete un ambiente decisamente isolato, lontano dalle cordate che si assiepano sulle solite tre-quattro vie della Presolana, un avvicinamento appena un poco più lungo di quello per le vie Longo o Bramani, una discesa a piedi che richiede un po' di tempo ed avrete un'idea di cosa vi aspetta. Peccato solo che la via si esaurisca in quattro tiri, di cui uno e mezzo non proprio memorabili, anche se a questo si può rimediare percorrendo il primo tiro di Makumba e/o salendo anche un'altra via come la Asti-Ajolfi o la Cesareni-Berizzi-Pansera.

Accesso: dalla Val Seriana verso il passo della Presolana; parcheggiare sulla destra in un largo spiazzo poco prima di raggiungerlo, appena prima di una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana"), seguire la strada che si stacca di fronte fino al secondo tornante e lasciarla per proseguire lungo il sentiero, raggiungendo la baita Cassinelli o rif. Carlo Medici (indicazioni). In alternativa parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani), fino a giungere all'altezza della parete dello Spigolo Longo. Qui salire per una delle tracce sulla destra, raggiungendo l'attacco di Echi verticali. Proseguire in salita, superando l'attacco di Spigolando e il cordino di Emmentalstrasse, e continuare fino ad un tratto attrezzato che supera il canale Bendotti. Poco dopo si giunge davanti alla parete della Presolana orientale, con l'evidente grotta ad arco alla base, ed un canale alla sua destra. Si sale un ghiaione e ci si infila nel canalino, uscendone a sinistra per raggiungere la base dell'arco dove parte la via. Attenzione: se volete iniziare dal primo tiro di Makumba (6b), fermatevi ad una sosta sulla sinistra (cordone visibile) prima di raggiungere la base dell'arco.

Relazione: via molto bella su roccia ottima, che taglia la parete con un bellissimo traverso per proseguire poi lungo un'evidente fenditura. Il tiro in traverso è chiodato in maniera quasi esagerata e non richiede integrazioni, ma il resto della via è più parco di protezioni e un paio di friend sono comunque utili.
1° tiro: salire per rocce appoggiate (primi metri dall'aspetto un po' aleatorio, poi meglio) fino al pilastro, dove si sosta. 40 m; II, III, I. Sosta su due golfari. Questo tiro è in realtà la variante Caccia-Piccardi alla via Cesareni.
2° tiro: rimontare un pilastrino e portarsi a sinistra, salendo per un corto diedro. Poi, appena a destra e ancora dritto, fino ad un chiodo sporgente. Qui inizia il traverso che si segue fino ad un terrazzino da cui si sviluppa la fenditura. Salire poi facilmente all'evidente sosta. 50 m; IV+, V, un passo VI- alla fine del traverso, III; nove chiodi, due cordoni in clessidra. Sosta su due golfari. Il percorso è un po' contorto e conviene allungare bene le protezioni prima del traverso. Possibile anche sostare a metà traverso, su cordone in (due) clessidre e altro cordone (sfilacciato) poco più in alto. Seguite i numerosi chiodi ignorando gli spit per non sbagliare percorso.
3° tiro: seguire la larga fessura, superare un breve muretto uscendo sulla destra e continuare per un diedro. Dopo un breve tratto su facili rocce si arriva alla sosta sulla destra. 40 m; IV, un passo V+/VI-, IV+, IV-; un chiodo, un cordone in clessidra, una sosta della via Hard Rock (spit e cordone in clessidra). Sosta su spit e chiodo con cordone.
4° tiro: seguire la fessura verso sinistra e proseguire poi per facili rocce fino ad identificare uno spuntone su cui attrezzare la sosta. 50-60 m (a seconda di dove vi fermate);  IV, III; un chiodo.

Discesa: proseguire lungo la parete fino all'anticima con difficoltà di II (restate legati per maggiore sicurezza; altrimenti, fate attenzione!). Da qui si guadagna la cima di fronte e si seguono i bolli rossi verso destra (passi di II) fino alla bocchetta del Visolo. Da qui si può scendere a destra, ritornando sul sentiero percorso in salita, oppure salire al Visolo e scendere dall'altro versante, giungendo direttamente nei pressi della baita Cassinelli.


Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

mercoledì 27 settembre 2023

Dorotei-Cipriani-Vidali (spigolo sud-ovest)

Stefano sul 2° tiro.
E qui sul 4° tiro.
Sul 6° tiro.
Tracciato della via.
Schizzo della via
(dal libro di Dorotei).
Schizzo tratto dalla guida di Santomaso (2011)
con mie correzioni in rosso.
Pala della Gigia (Moiazza)
Parete SE


Accesso: da Passo Duran si prende il sentiero che sale verso il rifugio Carestiato. Appena ci si raccorda con uno sterrato, se ne percorre una decina di metri e si prende una deviazione a destra (ometto e scritta Jol sbiaditissima in basso). Il sentiero sale per bosco e mughi ed esce su un ghiaione che si taglia verso destra fino ad un canalone (ometto). NON salire per il canalone di sinistra, ma attraversarlo e continuare per il piccolo canale di fronte (scritta sbiadita Jol), raggiungendo così la base dell'avancorpo della Pala. Qui si sale il ghiaione di sinistra (il sentiero davanti è quello della Normale, che si percorrerà in discesa) e si continua poi per il canale di destra, salendo per roccette fino ad una cengia. All'estremo sinistro della cengia parte la via (sosta su due fix con catena e maglia-rapida).
Relazione: via piacevole e consigliata, anche se oggi ben poco frequentata (forse per via di alcune incongruenze nelle guide cartacee; vedi sotto), che sale lungo lo spigolo senza particolari difficoltà, tranne un tiro in strapiombo ottimamente protetto a fix. Chiodatura buona nei tratti più impegnativi, più rarefatta altrove: utile eventualmente qualche friend per maggiore tranquillità.
1° tiro: superare la pancetta e proseguire per rocce più facili fino alla cima di un pilastro. 30 m; V, IV; due chiodi. Sosta su un fix.
2° tiro: salire per pochi metri la placca verticale e spostarsi subito a sinistra, continuando poi su rocce più appoggiate. Non fermarsi ad una sosta intermedia (chiodo e cordone in clessidra; probabilmente della via Decima), ma continuare fino ad una terrazza. 35 m; VI, V; un chiodo, due cordoni in clessidra, una sosta intermedia (chiodo e cordone in clessidra). Sosta su due fix.
3° tiro: salire appena a sinistra della sosta, spostarsi a destra e continuare fino ad una larga cengia. 20 m, IV, un chiodo con cordone. Sosta su due fix.
4° tiro: se ci si sposta a destra sulla cengia, si vede un chiodo che segna forse il percorso originario. Io sono invece salito per pochi metri direttamente sopra la sosta (la roccia gialla è meglio di come sembra) per spostarmi poi a destra e continuare dritto fino in cima al pilastro. Fate voi! 25 m; V+, IV; un fix schiacciato ma ancora utilizzabile - se vi fidate - appena sopra la sosta. Sosta su due fix.
5° tiro: salire in spaccata, portarsi sulla parete, traversare a sinistra e superare lo strapiombo ben protetto, per continuare su facili rocce fino alla sosta. 20 m; 6a+, IV; tre fix (più uno poco utile sopra il secondo). Sosta su due fix con cordone marcio.
6° tiro: salire la facile placca e sostare in corrispondenza di una nicchia. 55 m, III+. Sosta su chiodo e clessidra con cordone.
7° tiro: Raggiungere la vetta e sostare sulla sinistra. 10 m, II. Sosta su fix e chiodo con cordone.
Discesa: dalla vetta si seguono gli ometti, prima in direzione della Torre Jolanda e poi in discesa su un ghiaione. Si traversa quindi verso destra, si sale brevemente ad una forcella e si scende in un canale, raggiungendo il sentiero di accesso.

Piccola nota bibliografica: la Pala della Gigia è una struttura secondaria rispetto alle elevazioni del gruppo della Moiazza, e come tale è stata lasciata tranquilla nei primi decenni di esplorazione: in Salite in Moiazza di Angelini (1950) non se ne trova cenno, e bisogna aspettare il 1961 per vedere la prima salita, su quella che oggi è praticamente l'unica via frequentata della parete, la Benvegnù. Le nuove realizzazioni (due vie dei fratelli Bonetti) sono raccolte da Dal Bianco e Angelini in Civetta - Moiazza (Tamari, 1970; poi riapparsa nel 1984 come seconda edizione, ma in realtà una ristampa identica alla prima, pure più brutta dal punto di vista editoriale), nel totale oblio da parte delle guide CAI-TCI.
Nel 1993 esce Arrampicate scelte sul versante meridionale della Moiazza di Dorotei, che riporta tra l'altro parecchie realizzazioni degli anni '80, e dove fa capolino questa via. Il tracciato e le lunghezze dei tiri corrispondono a quanto abbiamo trovato (anche se oggi si attacca dal terzo tiro), e questo schizzo è il più corretto tra quelli pubblicati. La relazione specifica che la via corre su tracciato in buona parte già percorso da F. Todesco e A. Decima, ma Dorotei non include questa via di Luigi (e non A.) Decima nella sua raccolta, e per capire dove salga dobbiamo attendere le guide di Santomaso (Moiazza: 150 arrampicate scelte) del 2001 e 2003: ma purtroppo qui le lunghezze dei tiri non tornano più, e lo schizzo con le due vie si presta un poco ad essere confuso. Qualche svista perdura ancora in Moiazza - roccia tra luce e mistero (2011), sempre di Santomaso (le vie sono alle pp. 297 e 299), per quanto riguarda le lunghezze dei tiri e il tiro-chiave che parte dalla cima del pilastro del 4° tiro, mentre prima si dipartirebbe una variante a fix: in realtà i fix partono dalla cima, e sembrano proprio seguire il tiro-chiave! Tra l'altro, lo stesso Cipriani in Oltre la folla Vol. 1 (2000), nel descrivere la via scrive (p. 90 - grazie a Matteo per la segnalazione) che esiste oggi, più a destra dei tiri centrali della via originaria [...], una variante a spit, attrezzata da Dorotei, che permette di evitare i primi tiri dello spigolo salendo per placche compatte (due lunghezze, difficoltà fino al 6a con qualche spit). Noi non l'abbiamo notata, ma è vero che non l'abbiamo nemmeno cercata, ignorandone l'esistenza. Il chiodo del 4° tiro appartiene quindi a questa variante? Sarà stato ancora Dorotei ad attrezzare a fix il tiro-chiave? Oppure c'è davvero un tiro "classico" più a destra di questo a spit, come suggerisce Santomaso? Io ho guardato, ma non mi pareva che ci fosse un altro punto dove le difficoltà potessero essere quelle dichiarate dai salitori.
Per il momento, ho segnato le mie correzioni allo schizzo di Santomaso in rosso (senza toccare i gradi, per semplicità); segnalatemi eventuali errori. Non resta quindi che tornare, magari a percorrere la Decima (credo che le "vie moderne" indicate da Santomaso a destra del tiro-chiave di questa potrebbero essere semplicemente i fix di uscita dello Spigolo)!

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 19 settembre 2023

Nikibi

Stefano sul 1° tiro.
Stefano sul 6° tiro.
Stefano e Alberto sul 7° tiro.
Alberto alla 9a sosta.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la via
Paolo Amedeo.
Torrione Marcella - Lastoi di Formin
Parete O


Accesso: da Cortina d'Ampezzo si prende la strada che porta a passo Giau fino all'indicazione d'inizio del comune di S. Vito di Cadore, accompagnata da un cartello giallo "Muraglia di Giau. 1 luglio - 30 settembre 1753", ovvero un muro a secco che stabiliva il confine tra i pascoli sanvitesi e ampezzani prima, e tra impero asburgico e repubblica di Venezia (o regno d'Italia) poi. Poco dopo si parcheggia in uno slargo sulla sinistra (cartello chilometrico km 6). Si scende per prati tenendo la destra, andando a prendere un sentiero che attraversa alcuni torrentelli (ometti). Più avanti, in corrispondenza di un corso d'acqua, si prende una deviazione sulla sinistra che porta in direzione dell'evidente torrione dove corre la via, seguendo sempre i numerosi ometti (ben più evidenti che qualche anno fa). Si giunge così alla base del ghiaione terminale e alla parete. La via attacca nel punto più basso (scritta). Un'oretta circa.
Relazione: bella via su ottima roccia, più impegnativa della vicina Paolo Amedeo, ma ben protetta a fix. Friend non necessari, tranne forse uno per l'ultimo tiro (facile ma sprotetto) e comunque utili se non vi sentite del tutto sicuri sulle difficoltà (il primo tiro è facile, ma chiodato - un po' inspiegabilmente - ben più lungo rispetto agli altri). La via è piuttosto continua ed omogenea nelle difficoltà, tranne che per il sesto tiro, molto bello ma decisamente "fuori scala" rispetto agli altri (anche se parzialmente azzerabile): peccato che non si sia trovata una soluzione più uniforme.
1° tiro: salire dritti superando un paio di muretti sempre ben appigliati fino al terrazzo di sosta. 35 m, 4c; quattro fix, un chiodo. Sosta su due fix con cordone e gancio meccanico (!).
2° tiro: salire per facili rocce e portarsi sotto la parete di sinistra. 25 m, II. Sosta su due fix con catena ed anello.
3° tiro: salire dritti, superare un breve strapiombo e continuare fino alla sosta su terrazza. 30 m, 6a (un passo), otto fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
4° tiro: superare lo strapiombino iniziale e continuare lungo la parete, per portarsi verso destra quando le difficoltà calano per raggiungere la sosta. 30 m, 6a, quattro fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
5° tiro: salire la bella placca verso destra e continuare dritti fino a portarsi nei pressi dell'evidente fessura obliqua. 25 m, 5c, cinque fix. Sosta su un fix e chiodo con cordone.
6° tiro: traversare la fessura verso destra e salire la parete gialla, uscendo ancora verso destra. Non fermarsi subito al termine delle difficoltà, ma continuare brevemente per facile placca fino alla sosta. 25 m, 6b+ (duro!), dieci fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
7° tiro: salire dritti lungo la parete verticale con alcuni corti strapiombi, restando a sinistra di un evidente tetto. 35 m, 6a, dodici fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
8° tiro: partenza cattivella su diedro un po' aperto, poi spostamento a destra e dritti per muretti e brevi strapiombi fino alla sommità di un pilastro. 30 m, 6a+, dieci fix. Sosta su due fix con catena.
9° tiro: portarsi sul corpo principale e salire le facili rocce sulla destra. 25 m; IV-, II. Sosta su un fix. Attenzione alla roccia: è meglio di come sembra, ma non è certo della stessa qualità di quella lungo i tiri precedenti.
Discesa: si prosegue lungo la cresta per scendere sui bei prati sommitali. Qui si seguono gli ometti che conducono  ad una traccia che scende e porta all'imbocco del canale a sinistra del torrione, che riporta alla base.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 4 settembre 2023

Maurizio Speciale

Daniela sul 2° tiro.
Sul 3° tiro, nel 2011.
Alberto sul 3° tiro (nel 2023).
Alberto sul 9° tiro.
All'uscita del 9° tiro.
La relazione originale
(LAV 1, 1987, pp. 99-100)
La relazione originale
(LAV 1, 1987, pp. 99-100)
Piccolo Lagazuoi (Gruppo di Fanis)
Parete O

Accesso: dal parcheggio in prossimità del forte Tre Sassi si vede distintamente la parete O del piccolo Lagazuoi: sopra il punto più basso è evidente un grande arco strapiombante (è la torre 'Ntra i Sass), alla destra del quale si nota una larga colata nera, che parte in corrispondenza dell'ingresso di una galleria di guerra. Lì attacca la via. Per giungervi, si segue il sentiero dei Kaiserjaeger che sale verso la parete, per lasciarlo prima di un ghiaione e raggiungere la parete in corrispondenza dell'arco, salendo poi a destra fino al diedro di attacco (cordino in clessidra).
Relazione: è la via più famosa e frequentata di tutto il Piccolo Lagazuoi, grazie al bellissimo terzo tiro che da solo vale la ripetizione. Belli anche i due ultimi tiri, mentre la parte centrale, interrotta da due cenge, è più anonima. La numerosa frequentazione ha fatto sì che la via sia ben protetta (molto più che nel 2010, alla mia prima ripetizione); portate comunque un paio di friend se volete integrare i tratti più facili. Roccia ottima con qualche presa negli ultimi tiri ormai unta dalle ripetizioni, per non parlare dei tristissimi segni di magnesite che hanno marcato le prese della placca del nono tiro, manco fossimo in falesia su un 8a!
1° tiro: salire per il diedro iniziale e tenere poi la destra, rimontando un pilastrino dove si sosta. 30 m, IV-, IV, III; un cordino in clessidra. Sosta su due chiodi.
2° tiro: traversare qualche metro a sinistra e salire in verticale puntando alla nicchia sotto la colata nera dov'era la vecchia sosta (cordone). Sostare pochi metri prima di raggiungerla. 20 m, IV; un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su due chiodi.
3° tiro: proseguire dritti sulla linea della colata nera sempre molto verticale sino alla sosta. 40 m; V-, V, IV+; undici (circa) cordoni in clessidra. Sosta su cordoni in clessidra con anello di calata.
4° tiro: continuare per la colata nera fino a che si abbatte. Salire ora verso destra seguendo una rampa con una fessura sino alla sosta. 45 m; IV+, III; tre cordoni in clessidra. Sosta su cordino in clessidra.
5° tiro: salire la terrazza detritica puntando alla larga colata nera a destra di un arco. Alla base dell'arco di roccia (a sinistra della colata) si rimonta un breve muretto e si sosta. 45 m; I, III; un cordino in clessidra. Sosta su cordino in clessidra.
6° tiro: salire la placca appena a destra del diedro e continuare verso destra seguendo il profilo dell'arco, fino a giungere ad una fessura che si risale fino ad uscire su una cengia all'altezza della sosta. 50 m; IV-, IV; un cordone in clessidra, un friend incastrato. Sosta su anello cementato. Nota: la versione pubblicata sulla guida di Bernardi e seguita praticamente da tutti i ripetitori manda a sinistra dopo i primi metri nel diedro, per proseguire in placca (quattro cordoni in clessidra); tuttavia i primi salitori hanno seguito la placca verso destra, anche se sono saliti prima di giungere alla fessura (vedi nota finale). Da questo punto è anche possibile abbandonare la via, seguendo la cengia verso destra.
7° tiro: superare il muretto dritto sopra la sosta (non nel diedro marcio a sinistra) e continuare per facili rocce tenendo la sinistra, fino ad un evidente spuntone dove si sosta. 60 m; IV-, II; un chiodo con cordino. Sosta da attrezzare su spuntone, poco sotto il quale è presente un ometto.
8° tiro: proseguire verso sinistra fino all'inizio di una rampa inclinata a destra che corre sotto gli strapiombi. Seguirla (ometto) fino al culmine, da dove si sale facilmente alla sosta. 25 m, III. Sosta su cordone in clessidra. Nota: anche questa probabilmente è una variante; vedi sotto.
9° tiro: salire in obliquo a sinistra e superare un muretto, continuando per placca inclinata. Salire un secondo muretto lievemente aggettante e la successiva placca (molto bella) fino alla cengia. Qui spostarsi a sinistra fino alla sosta sotto un'evidente fessura. 35 m; IV, V+, V, I; quattro chiodi, due cordini in clessidra. Sosta su due chiodi e cordoni.
10° tiro: salire la fessura un po' aggettante e continuare per un diedro sulla sinistra fino alla cengia dove si sosta. 30 m; V+, IV; tre cordoni in clessidra. Sosta su cordone in clessidra.
Discesa: Seguire la traccia verso destra (ometti) con qualche tratto esposto. In corrispondenza di un canale è possibile scendere (ometti), oppure continuare a traversare (altri ometti) fino a congiungersi con il sentiero dei Kaiserjaeger che si segue in discesa fino al parcheggio.

Relazione originale: la relazione dei primi salitori è stata pubblicata su Le Alpi Venete, primavera-estate 1987, pp. 99-100, con schizzo del tracciato (dove la via è erroneamente indicata come Mirko Speciale), mentre la Rivista Mensile del CAI ne darà solo la notizia nel numero di settembre-ottobre 1988, p. 78. Leggendo la relazione e osservando la fotografia, si notano però alcune piccole discrepanze con il percorso solitamente seguito: la colata nera è percorsa in diagonale verso sinistra e poi in verticale, l'arco del sesto tiro si segue verso destra fino ad un diedrino (che a me non era sembrato proprio affidabile come roccia, ma posso sbagliarmi), ed infine il giro capzioso della rampa dell'ottavo tiro è evitato salendo direttamente per la parete. Piccole variazioni da provare alla prossima ripetizione!

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 29 agosto 2023

Via dei proiettili

Daniela sul 1° tiro.
Da qualche parte negli ultimi tiri (ripetizione del 2011).
Tracciato della via.
Piccolo Lagazuoi (Gruppo di Fanis)
Parete S

Accesso: guardando la parete sud del Lagazuoi dal piazzale della funivia, si individuano tre settori separati da conoidi detritici (probabile conseguenza della mina italiana e di quelle austriache): quello di destra, dove sale la via Cengia Martini, quello di sinistra, dove salgono la VonbankOrizzonti di gloria e Alice, e quello centrale, dove sale la nostra via. Per arrivarvi, si prende il sentiero che parte dal piazzale e risale la pista da sci, per deviare poco dopo a sinistra lungo il sentiero dei Kaiserjaeger. Seguirlo fino a giungere in corrispondenza della zona di parete dove sale la via, subito a sinistra della funivia. Qui si attraversa un ghiaione e si lascia il sentiero per salire senza traccia obbligata verso il punto più basso della struttura, alla base di un avancorpo.
Relazione: via un po' "di ripiego" tra le tante presenti del Lagazuoi, adatta per le giornate di tempo incerto o quando il tempo a disposizione è limitato. Bello il secondo tiro, un po' noiosa la parte centrale. La roccia è ottima e la via è ben protetta nei tratti più impegnativi; utili un paio di friend per integrare i tratti più facili.
1° tiro: salire lungo il diedrino fino ad un primo ripiano, continuare per il diedro o alla sua sinistra e proseguire per rocce più semplici fino alla sosta. 45 m; IV, III+; un friend incastrato. Sosta su due chiodi con cordone.
2° tiro: salire la placca sopra la sosta fin sotto al tetto, spostarsi verso destra e salire per un diedro, continuando poi fino alla sosta. 40 m, 5a, quattro fix. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
3° tiro: salire per facili rocce fino alla terrazza di sosta. 30 m; IV, III+. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
4° tiro: ancora dritti senza troppe difficoltà fino alla sosta 20 m; IV-, II. Sosta su due fix con cordone ed anello di calata.
5° tiro: salire la rampa erbosa verso sinistra e sostare su un pulpitino a destra. Poco oltre, lungo la rampa, è presente un'altra sosta e sale una via a fix. 25 m, III. Sosta su due chiodi con cordone ed anello di calata.
6° tiro: traversare brevemente versa destra (esposto), salire la placca e continuare a destra verso una nicchia. La sosta è sulla parete alla base del camino, appena prima della nicchia. 20 m; V, IV; due chiodi (uno con cordino). Sosta su due chiodi. Nella nicchia è presente un cordone in clessidra dove si può anche sostare.
7° tiro: salire lungo il camino sino ad uscire su un prato. Salire poi verso sinistra fino alla sosta. 50 m; IV, I. Sosta su due fix con cordone.
Discesa: salire e raggiungere la cengia Martini nella sua parte finale, appena prima del tratto devastato dalle mine austriache. Seguirla verso destra sino a congiungersi con il sentiero che riporta al parcheggio della funivia.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 13 agosto 2023

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi maggio-luglio 2023

Fig.1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218
delle 8:02 nei trimestri maggio-luglio dal 2015 al 2023.
Fig. 2: ritardi nel trimestre in esame per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: come in Fig. 1, ma per il treno 2275 (17:43).
Fig. 4: come in Fig. 2, ma per il treno 2275 (17:43).
La segnalazione del bimestre non può che essere questo bell'articolo de Il Post che analizza le cause dell'inefficienza di Trenord, cause invero note a tutti tranne - forse - che a Regione Lombardia, che dal lontanissimo 2011 continua a mantenere (a spese nostre) questo carrozzone (che un ormai storico articolo di BI definì una mangiatoia). Evito di addentrarmi nella recente faida interna alla Regione per il controllo di Trenord, una sceneggiata del tutto priva di vantaggi per i pendolari, e passo direttamente ai numeri.

Treno 2218: puntualità al 3%, massimo ritardo pari a ben 65 minuti, per guasto agli impianti a Treviglio il 19 giugno. Come si vede in Fig. 1, la distribuzione si sposta ogni anno sempre più a destra (pare l'Italia...), ovvero verso ritardi maggiori, evidenziando un continuo aumento del ritardo accumulato da questo treno, senza accenno ad alcun miglioramento.
Se guardiamo gli stessi dati in forma sintetica (media, mediana e nono decile) in funzione dell'annata (Fig. 2), il trend è evidente: dopo l'anno del Covid gli indicatori sono aumentati anno dopo anno, con ritardo medio di quasi 10' che sale a 18' al 90% (una volta ogni due settimane).

Treno 2275: disperazione nera! Una baracca che sfigurerebbe anche a confronto della prime locomotive a vapore italiane di fine '800, perennemente guasto, con aria condizionata assente o non funzionante. Puntualità al 9% e massimo ritardo di 47' il 17 luglio, quando il treno è partito in enorme ritardo per problemi (frequenti) di manutenzione e contestualmente Trenord ha deciso di cancellare il treno successivo delle 18.13! Anche in questo caso la distribuzione cumulativa si colloca a destra delle precedenti, ad indicare un peggioramento. Da notare che persiste ancora, da quasi un decennio almeno, l'anomalia del doppio comportamento: una (quasi) linea fino a poco sotto il 50% ed una seconda, con minor pendenza (quindi peggiore!) per la parte alta: è incredibile come tutti questi anni di funzionamento non siano serviti a niente se non a peggiorare la situazione.
L'ultima figura riporta l'andamento storico dei ritardi nel trimestre in esame (se la confrontate con la Fig. 2, fate attenzione alla scala verticale diversa): media e mediana ormai crescono anno dopo anno a partire dal 2018, con un'accelerazione dal 2021. La curva al 90% ha pure sfondato il tetto dei 30' di ritardo. Il motivo principale è il solito: in una decina di casi (circa il 15% delle corse) ci sono guasti, che portano a ritardi fino alla mezz'ora o cancellazioni, ma ovviamente di utilizzare i nuovi treni in questa fascia non se ne parla neanche.
Infine, stando a quanto riportato da Trenord, sul totale delle segnalazioni di guasto, 19 sono da attribuire a Trenord (guasti, manutenzione, ecc. ecc.), 5 a Rfi (guasti all'infrastruttura), e altre sono dubbie (anche se io propenderei per assegnarle a Trenord), tipo le ormai famose esigenze del regolatore (2) o i ritardi dei treni precedenti (4). Da antologia poi la "scusa" per il ritardo di 23' del 2275 il 5/7: ritardo per traffico intenso!


Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 9 agosto 2023

Attimi fuggenti

Sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo all'uscita del 3° tiro.
Sul 4° tiro.
Tracciato della via (viola). In rosso L'ira di Milio.
Sono anche indicati gli attacchi di Respiri profondi, Tetide,
Buon compleanno e Refrattari.
Presolana del prato (avancorpo)
Parete S

Accesso: dalla Val Seriana verso il passo della Presolana; parcheggiare sulla destra in un largo spiazzo poco prima di raggiungerlo, appena prima di una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana"), seguire la strada che si stacca di fronte fino al secondo tornante e lasciarla per proseguire lungo il sentiero, raggiungendo la baita Cassinelli o rif. Carlo Medici (indicazioni). In alternativa parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani), oltrepassare il bivacco e la cappella Savina e raggiungere un breve tratto pianeggiante tra roccette, con la parete ben visibile sulla destra. Al termine del tratto pianeggiante, in corrispondenza del limite sinistro della parete, si sale il ghiaione seguendo una vaga traccia, che porta praticamente davanti ad un muro giallo-nero. L'attacco della via è alla sinistra del muro (scritta), alla base di un pilastrino, mentre alla sua destra attacca la via L'ira di Milio.
Relazione: se proprio vogliamo trovare un difetto alle vie dell'avancorpo, a parte la loro brevità, si potrebbe dire che si assomigliano un po' tutte: arrampicata su ottima roccia, ben protette a fix e qualche cordino (inutili i friend), con frequentazione assai minore di quanto meriterebbero. Se quindi volete concedervi qualche oretta di puro plaisir, non esitate!
1° tiro: risalire il pilastrino e attaccare il muretto, spostandosi poi a sinistra su terrazzino. Ora lievemente a destra a superare un secondo muretto con buchi per tornare poi a sinistra lungo lo spigolo fino ad uscire su cengia erbosa. Spostarsi a sinistra (facile, ma delicato!) fino alla sosta. 30 m, 6b; sette fix, un cordone in clessidra, un chiodo con cordone. Sosta su due golfari; a sinistra si nota una sosta a fix (di Hale Boop?).
2° tiro: salire per facili risalti, spostandosi poi a destra a salire una bella placca che porta ad una terrazza dove sarebbe stato logico allestire la sosta, che invece si trova appena sopra. 25 m, 6a; cinque fix, due cordoni in clessidra. Sosta su tre golfari.
3° tiro: spostarsi sulla destra e salire il muretto a buchi, per poi rientrare a sinistra e continuare per placca fino ad uscire su una terrazza erbosa. Ignorare la sosta (di calata) e proseguire per una decina di metri fino alla sosta, in comune con L'ira di Milio. 40 m, 6a; sette fix, due cordoni in clessidra, una sosta intermedia su tre golfari. Sosta su due golfari.
4° tiro: salire puntando al pilastro di sinistra, che si risale con bella e divertente arrampicata. 30 m, 5b; cinque fix, un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su due golfari.
Discesa: in doppia sulla via:
1a calata: 50 m dalla fino alla sosta intermedia del 3° tiro, sul bordo della cengia;
2a calata: 50 m fino alla sosta del 1° tiro;
3a calata: 30 m fino a terra.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.