giovedì 13 settembre 2018

Ristorante Foresta

Carne salata con fragole e olive taggiasche.
Gnocchi di patate e ortica con ragù di verdure.
Filetto di cervo al ribes rosso.
Cioccolato e gelato al mango.
Strada della Comunità de Fiem, 42
Moena (TN)


E anche stavolta, il weekend dolomitico si dimostra occasione di allargare il perimetro per godere non solo delle montagne, ma anche di altri piaceri locali, quali saune e cucine. Siamo in Val di Fassa, tra Predazzo e Moena, in un hotel che risale all'800, di mole anche troppo grande per i miei gusti. All'interno il ristorante, in una sala non troppo capiente, con quell'arredamento in stile alpino che trabocca di rovere sbiancato da tutte le parti.
Noi però non ci facciamo intimidire e puntiamo dritti sul menù. Cucina di territorio rivisitata, che usa ottimi ingredienti e materie prime. La cena si srotola sull'abbinamento tra carni e frutti di bosco, che nella mia mente è indissolubilmente legato alla cucina di origine germanica. Iniziamo pertanto da una prelibatissima carne salata con fragole e olive taggiasche che ci dividiamo a mo' di antipasto e che immediatamente ci riconcilia col mondo.
Per il primo, cedo alla mia passione (beh, ad una delle tante...) e ordino un risotto ai funghi di gran soddisfazione, mentre Teo "indovina" un gustosissimo e assai delicato piatto di gnocchi di patate e ortica con ragù di verdure.
Siamo al secondo, e la mia scelta non può cadere che su un filetto di cervo al ribes rosso, magrissimo e assolutamente consigliabile. Teo ripiegherà invece su un filetto di tonno al pistacchio, nonostante il mio disappunto per la scelta assai poco "locale". Infine, c'è ancora tempo di stupirci con un veramente ottimo cioccolato con gelato al mango prima di accomiatarci chiacchierando davanti ad una grappa.
Un'ulteriore nota di merito va alla cantina, soprattutto per la completezza sul Trentino Alto-Adige. Durante la cena non ci facciamo mancare nemmeno la solita chiacchierata con l'assai cortese sommelier del locale sui meriti (e demeriti!!) dei vini in barrique.

lunedì 10 settembre 2018

Messner

Teo sul 1° tiro.
Teo sul 3° tiro.
Sul 4° tiro.
Sul 7° tiro.
Sull'8° tiro.
Teo lungo la cresta verso la prima sosta di calata.
Tracciato della via.
Anticima del Dente del Sassolungo
Parete E


Accesso: parcheggiare a Passo Sella e scendere verso la val Gardena (qualche sporadico parcheggio), per prendere poco dopo a sinistra verso il rif. Valentini (possibilità di parcheggio a pagamento). Continuare lungo la strada sterrata (sbarra) in direzione del Col Rodella per abbandonarla poco dopo e salire verso destra lungo i prati delle piste da sci, puntanto alla stazione di arrivo della seggiovia. Per via di uno sterrato e una traccia si raggiunge l'evidente crinale, che si segue in direzione  della Punta Grohmann. Poco prima di raggiungere le rocce traversare verso sinistra (ovest) lungo una traccia evidente, costeggiare la Punta Grohmann e la successiva Torre Innerkofler sino a raggiungere il canalone che scende dalla Forcella del Dente. Risalirlo brevemente portandosi verso la parete di sinistra (traccia) dove campeggia l'evidente scritta Canalone Moppo. Una quindicina di metri più in alto si stacca una cengia. Percorrerla per pochi metri fino ad un piccolo ripiano dove attacca la via (chiodo con cordone).
Relazione: via di carattere "esplorativo", che risale la parete E senza particolari difficoltà. La via deve gran parte della sua (non esorbitante) fama al nome del suo apritore e all'essere stata aperta senza uso di chiodi, ma a costo di dire un'eresia mi sentirei di affermare che è senza infamia e senza lode, certamente non memorabile. Merita comunque una visita per l'ambiente piuttosto isolato. Chiodatura essenziale; portare friend piccoli e medi. Roccia discreta che migliora nella seconda parte (con l'eccezione dell'ultimo tiro). Per ironia della sorte, la via aperta in puro stile "trad" ora si ritrova con le soste indicate da bolli di vernice rossa!
1° tiro: percorrere la cengia verso sinistra sino al suo termine. Superare un diedrino e spostarsi per pochi metri a sinistra sin sotto la verticale di un muro giallo dove si sosta. Qui attrezzare la sosta. 40 m; I, II, III, II, III+; due clessidre. Sosta su clessidra.
2° tiro: alzarsi leggermente e traversare a sinistra, abbassarsi e raggiungere un camino. Salirlo sino a quando è possibile spostarsi a sinistra su comoda cengia, continuare per pochi metri e sostare. 30 m; IV-, IV, IV+, III; una clessidra con cordone, una sosta intermedia (due clessidre con cordone e maglia-rapida) posta a circa metà camino. Sosta su quattro clessidre con cordoni.
3° tiro: salire il camino superando diversi massi incastrati. Prima di raggiungerne la fine (visibile un masso incastrato in alto) uscire a sinistra e superare rocce articolate sino alla sosta. 50 m; IV, IV+; una clessidra con cordone, un chiodo. Sosta su tre clessidre con cordone.
4° tiro: salire le facili rocce sopra la sosta e continuare lungo la spaccatura grigio/gialla, per spostarsi poi a sinistra e salire indi verso destra lungo la facile rampa sino alla sosta, posta sotto la verticale di un'ampia fessura. 35 m; III, IV-, II, III+, II; una clessidra con cordone. Sosta su tre clessidre con cordino.
5° tiro: superare la fessura appena sopra la sosta (o aggirare il pulpitino) e successivamente salire verso sinistra attraverso facili rocce fino alla sosta. 35 m; IV+, IV-, III, II; una clessidra con cordone. Sosta su due clessidre.
6° tiro: continuare sempre in obliquo verso sinistra sino ad una vaga cengetta alla base di un muro giallo dove si trova la sosta. 30 m; IV-, III; una clessidra con cordone. Sosta su due chiodi.
7° tiro: sempre in obliquo verso sinistra sino a raggiungere lo spigolo in corrispondenza di un piccolo pulpito. 30 m; IV-, III, IV-; un cordone in clessidra. Sosta su due clessidre con cordone.
8° tiro: salire lungo il fianco sinistro della sosta e proseguire lungo l'evidente diedro sulla destra che permette di raggiungere la vetta. 25 m; IV+, III+, IV, I. Sosta su due chiodi con cordone.
Discesa: Continuare lungo la cresta in direzione nord (vetta del Dente del Sassolungo) rimanendo sul fianco ovest (II, III, passi di IV-; un chiodo). In corrispondenza della quarta forcelletta, dopo circa 40 m, ci si porta sul fianco est, dove è presente al prima sosta di calata (tre chiodi con cordoni, maglia-rapida e moschettone).
1a calata: 25 m, in verticale, sino a raggiungere la successiva sosta di calata (anello cementato e clessidra).
2a calata: 45 m, in direzione del canale, fno ad una sosta sulla destra, faccia a monte (clessidra con cordoni e maglia-rapida). Da qui si può scendere lungo il canale con passi di III+ evitando le due prossime calate.
3a calata: 45 m, lungo il canale sino a quando questo piega a destra (faccia a monte). Qui una freccia rossa aiuta ad identificare una sosta di calata (clessidra con cordone e maglia-rapida). A circa metà calata, sulla destra (viso a monte) è presente una sosta intermedia (clessidra con cordone e maglia-rapida).
4a calata: 20 m, lungo il canale fino al camino del 3° tiro; portarsi qui sul suo fianco destro (viso a monte) in corrispondenza di una piccola forcella (freccia rossa) dove si nota la sosta di calata (anello cementato).
5a calata: 25 m, un poco a sinistra (viso a monte) sino alla sosta di calata (anello cementato).
6a calata: 50 m, in verticale sino all'ancoraggio successivo (anello cementato). A metà è presente una sosta intermedia su anello cementato.
7a calata: 50 m, sino a raggiungere il canalone. A metà è presente una sosta intermedia (anello cementato). Da qui rientrare percorrendo a ritroso i sentieri di avvicinamento.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 20 agosto 2018

Ristorante Camoretti

Via Camoretti 2
Almenno S. Bartolomeo (BG)


Giornata afosissima di inizio agosto, ora di cena. In cerca di un minimo refrigerio, ci dirigiamo verso le pendici dell'Albenza e, dopo aver girovagato un po', ci infiliamo in questo ristorante. Il posto (oggi si direbbe: la location) è decisamente bello, con vista sulla pianura e possibilità di cenare ai bei tavoli all'aperto (l'interno non mi è parso particolarmente interessante), al fresco e col solo svantaggio della compagnia di una singolare specie di insetti che tendevano con troppa insistenza ad infilarsi nei calici di vino.
Menù centrato sulla cucina di territorio, ma con rivisitazioni ed escursioni anche ampie. Non vastissimo, ma questo non è necessariamente un male. Per iniziare, evito i casoncelli, che sto già assaporando abbondantemente nelle varie sagre dei dintorni, per restare su un classico della zona: le foiade (ritagli di pasta tagliati a quadretti o corte striscioline; l'accento va sulla "a"!) di pasta fresca ai funghi porcini; piatto semplice ma ben cucinato. La mia commensale sceglierà invece dei tagliolini integrali con verdure saltate e crema di stracchino che "divorerà" con gusto, dopo averne apprezzato la presentazione e la croccantezza delle verdure saltate.
Secondi piatti a tema maiale, declinato come filetto ai funghi o maialino iberico alla griglia, piatto semplice ma gustosissimo. Interessante la lista dei vini.
Nella zona, sempre più interessante da questo punto di vista, si trovano anche l'Osteria Burligo e il Ristorante Collina.

venerdì 17 agosto 2018

Bergamo-Milano Lambrate: ritardi maggio-luglio 2018 (2608/10809)

Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei trimestri maggio-luglio dal 2015 al 2018.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei periodi gennaio-luglio dal 2015 al 2018.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Ritardi mensili per il treno 2608 (8:02).
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Tardivo e sintetico resoconto dei ritardi nel trimestre maggio-luglio 2018, dove in realtà non c'è molto di nuovo da evidenziare rispetto ai mesi precedenti. Il 2608 continua ad essere sistematicamente in ritardo di circa 4-5 minuti rispetto allo scorso anno, non disdegnando di superare la mezz'ora di ritardo come il 25 maggio. Puntualità ridotta allo 0%, con solo un misero 53% dei treni che giungono a Lambrate entro 5' di ritardo. Notizie un poco migliori giungono dal 10809, che è ormai tornato ai livelli dello scorso anno. A ben vedere, però, è lecito dubitare che questo sia un fatto di cui rallegrarsi: la puntualità è al 36%, con l'84% dei treni in arrivo entro 5' e ritardi che superano reiteratamente la mezz'ora, spesso per soppressione del treno. Sempre presente in questi casi la famigerata "coda" ad alta varianza, responsabile dei comportamenti per così dire "anomali".

Se aggiungiamo questo trimestre ai precedenti, otteniamo la visione complessiva del 2018 fino ad oggi. Non c'è da sorprendersi se questo è l'anno peggiore degli ultimi quattro (almeno).

Le ultime due figure, con i soliti andamenti mensili dei ritardi (valore medio, al 50% ed al 90% di probabilità) testimoniano della difficoltà di Trenord/Rfi in questo 2018. In particolare, si nota come tutte le curve del 2608 siano sistematicamente più alte delle analoghe del 2017, mentre il 10809 si sta lentamente normalizzando (a parte il valore al 90%). Le curve riportano anche la fascia (giallastra) corrispondente a 5' di ritardo: la curva verde (90% dei treni) dovrebbe essere compresa in questa fascia! I pendolari che viaggiano su questi due treni avrebbero diritto al famigerato rimborso ogni mese!

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

domenica 8 luglio 2018

Stella nascente

Teo sul 1° tiro.
Sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Alla partenza del 5° tiro.
Teo sul 6° tiro.
Vallone di Bourcet - Val Chisone
Parete E


Accesso: si raggiunge Torino e Pinerolo e si sale lungo la strada provinciale della val Chisone (quella che porta al bellissimo forte di Fenestrelle e all'assai meno bello abitato di Sestriere). Si supera Perosa Argentina e si giunge a Roreto, frazione del "comune sparso" di Roure. Poco dopo uno spiazzo con parcheggio sulla sinistra si prende una stretta stradina sulla sinistra (appena prima di una curva a sinistra con bar) che supera il fiume. Si parcheggia subito dopo il ponte a destra e si segue la sterrata che in breve porta alle pareti e ad una piccola falesia sulla destra. Si prosegue ancora fino all'evidente struttura dello spigolo grigio dove parte l'omonima via (scritta). Poco a destra si trova l'attacco (scritta).
Relazione: bella via che risale la parete appena a destra dello spigolo grigio, con cui si congiunge per gli ultimi due tiri. Roccia ottima, percorso sempre ovvio e protezioni buone; inutili le protezioni veloci: portare solo rinvii.
1° tiro: salire verso destra fino all'altezza di un alberello dove si piega a sinistra e si sale alla sosta. 25m; 5a; cinque fix. Sosta su due fix con catena e maglia-rapida.
2° tiro: spostarsi a destra della sosta e salire ad un tettino; superarlo (più facile sulla destra) e proseguire per un diedro con fessura che diviene evanescente fino ad un terrazzo. Da qui un diedro conduce alla sosta sulla destra. 25m; 6a, 6c; otto fix (uno con cordone, strategicamente posto sul passo-chiave). Sosta su un golfaro e un fix con cordone e maglia-rapida.
3° tiro: salire il diedro ed uscire sullo spigolo a destra; indi continuare per una fessura fino ad una cengia. Qui si risale la breve placca fino alla sosta. 20m; 6a; cinque fix, due chiodi. Sosta su due fix con moschettone e cordone; vecchio chiodo nelle vicinanze.
4° tiro: salire un muretto con lame rovesce e continuare verso sinistra fino alla sosta. 10m; 5a; due fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
5° tiro: salire l'evidente diedro fin sotto ad un tetto, uscire a destra su buone prese e continuare piegando verso sinistra fino ad uscire sul terrazzo di sosta. 25m; 5c; sei fix. Sosta su due fix con catena ed anello (altra sosta appena a sinistra; qui arriva anche la via normale di salita).
6° tiro: spostarsi a sinistra a salire una placca fessurata ed un diedro, proseguendo poi per rocce più facili fino alla sosta. 25m; 4c; cinque fix, due chiodi. Sosta su due fix con catena ed anello.
7° tiro: salire la placca fino alla sommità. 25m; 5b (passo iniziale); otto spit. Sosta su albero.
Discesa: seguire il sentiero attrezzato verso destra che in breve riporta alla base della parete.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 19 giugno 2018

Via del 70°

Fabio sul 1° tiro.
e qui all'erbosa partenza del 2° tiro.
Anna sul 5° tiro...
e all'uscita del 6° tiro.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la via Lecciomania.
Parete S. Paolo - Valle del Sarca
Parete E


Accesso: da Arco si prende la via che costeggia il castello ed i Colodri (via Paolina Caproni Maini, poi via dei legionari cecoslovacchi), si superano il secondo campeggio ed i vigneti sulla sinistra e si parcheggia poco dopo in un piccolo spazio sulla destra, in corrispondenza di un sentiero che scende al fiume e di un evidente sentiero che sale nel bosco a sinistra. Si sale prendendo poi il ramo di sinistra e si continua, avvicinandosi alla parete. Dopo un'evidente rampa che sale a destra si nota l'attacco della cengia rossa (scritta e probabile coda di cordate). Si continua lungo la parete giungendo in breve all'attacco della via (scritta).
Relazione: via probabilmente tra le meno frequentate della parete, che si riscatta nella seconda parte dopo tre tiri anonimi in cui vi è solo qualche passo interessante e troppa terra. Dal quarto tiro l'arrampicata è invece decisamente bella e su ottima roccia. Le protezioni sono buone; portare solo rinvii ed eventualmente un friend medio per il sesto tiro.
1° tiro: salire lungo la fessura fino ad una cengia, traversare a destra tra roccia e terra fino alla base di un diedrino (albero con cordone; possibile sosta) e salirlo fino alla sosta. 40m, IV+, V+, IV+; quattro cordoni, due chiodi. Sosta su chiodo e clessidra con cordini e maglia-rapida.
2° tiro: attraversare a destra a salire lungo un pilastrino, proseguire per un bel muretto e per il successivo diedro fino ad una cengia. Continuare brevemente fino alla parete successiva. 45m; I, IV+, V+, V; quattro chiodi, tre cordoni, due fix. Sosta su albero.
3° tiro: salire la breve fessura e spostarsi a sinistra tra erba e roccia. 20m; 5b, I; un fix, un chiodo. Sosta su cordone in clessidra oppure poco oltre, sul primo fix del prossimo tiro.
4° tiro: da qui in poi la via cambia carattere e diventa davvero meritevole. Si sale verso sinistra e si supera un primo breve strapiombo, si continua poi per un muro di roccia rossastra da cui si esce verso destra. 30m; 5c, 6a; sette fix, due chiodi. Sosta su due fittoni con cordone.
5° tiro: si sale brevemente il muretto e ci si sposta verso sinistra per un bellissimo traverso fino alla sosta. 15m; 6c (forse anche qualcosa di meno...); sette fix (se ricordo bene c'è anche un chiodo abbastanza superfluo...). Sosta su un fix ed un chiodo con cordone. Si può collegare il tiro con il successivo, ma attenzione all'attrito delle corde!
6° tiro: salire verso destra per placca e seguire quindi una fessura fino alla cengia di sosta. 25m; 5c; V+; quattro cordoni, due fix.
7° tiro: salire a superare un paio di muretti e proseguire per rocce più facili fino alla cima. 25m; 5c, IV. Sosta su albero.
Discesa: seguire la traccia verso sinistra che - con l'ausilio di corde fisse - riporta in breve alla base della parete e al punto di partenza.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 4 giugno 2018

Bergamo-Milano Lambrate: ritardi marzo-aprile 2018 (2608/10809)

Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei bimestri marzo-aprile dal 2015 al 2018.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei periodi gennaio-aprile dal 2015 al 2018.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Ritardi mensili per il treno 2608 (8:02).
Ritardi mensili per il treno 10809 (17:43).
L'unico lato positivo di questo secondo bimestre del 2018 è che il 2 marzo abbiamo stabilito un nuovo record: 216 minuti di ritardo!! Sono certo che i pendolari inviano vivissime congratulazioni a Trenord/Rfi per questo importante traguardo.
A parte questa lunga serata fermi nella stazione di Pioltello, con i dipendenti di Trenord asserragliati per paura dei pendolari, il resto del bimestre è business as usual: i ritardi e le cancellazioni continuano ad essere vergognosi, i peggiori degli ultimi quattro anni: puntualità al 3% per il 2608 ed al 14% per il 10809, treni che arrivano entro il ritardo di 5' pari al 36% e 53%, lontani anni-luce dal livello del 90%, buono solo come presa in giro (i ritardi al 90% di probabilità cumulativa sono infatti di 12' e 33' rispettivamente). Rispetto allo scorso anno, c'è praticamente un ritardo netto di 5' in più ogni santo giorno per il 2608, mentre ricompare la famigerata curva bimodale nei ritardi del 10809 che era quasi sparita, ad indicare che per metà dei treni proprio non ci siamo!
I dati cumulati nel quadrimestre non sono tanto diversi, anche se ovviamente risentono dell'incidente di Pioltello. A guardare l'andamento mensile (ultime due figure) si vede distintamente il peggioramento nel ritardo quotidiano del 2608 rispetto allo scorso anno, mentre il 10809 sta, forse, lentamente tornando alla "normalità".

Naturalmente, qualunque società in regime di concorrenza potrebbe avere qualche problema, ma chi può aggiudicarsi il servizio regionale senza gara alcuna e può permettersi di buttare un milione di euro come buonuscita al suo manager a fronte di un servizio che lascio a voi giudicare non si deve evidentemente preoccupare delle perdite  (immaginate chi le ripiana...). Forse le forze politiche che da decenni controllano la regione e che sproloquiano su efficienza ed eccellenza dovrebbero occuparsi di questo, invece di limitarsi ai proclami.

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

sabato 26 maggio 2018

Supernova

Alberto all'attacco della via. In basso si intravede
la corda fissa divelta dalla frana...
Qui sul 2° tiro...
Sul 4° tiro...
e sul traverso del 6° tiro.
Sull'ultimo tiro.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la via Kimera, in verde
Prenotazione obbligatoria.
La foto originale della parete è © Google.
Parete striata (Muzzerone)
Parete S


Accesso: da La Spezia verso Portovenere si giunge alla frazione Le Grazie, dove si prende via Canedoli a destra (indicazione palestra rocciatori). Si tiene la sinistra ad un paio di bivi e si parcheggia all'ultimo tornante prima del forte. Qui inizia un sentiero, dapprima pianeggiante fino ad un piccolo spiazzo e poi in discesa, che si segue fino ad una cabina elettrica ormai fuori uso sulla sinistra (casotto a pianta quadrata). Poco dopo si segue una traccia a destra (ometto), che in breve scende verso il mare con corde fisse e una scaletta fino alla cima del pilastro della discordia. Ancora a destra a recuperare delle corde fisse un po' datate, che si seguono fino alla base della parete striata. Si prosegue in piano verso sinistra (faccia a monte) fino all'attacco della via, poco prima dell'attacco di Kimera. Mezz'oretta circa.
Attenzione: una frana ha recentemente (aprile 2018) portato via l'ultimo tratto del sentiero, proprio in prossimità dell'attacco, divellendo la corda fissa. Lascio ad ognuno il valutare se ci siano o meno le condizioni per ripetere questa o le altre vie della parte sinistra della parete.
Relazione: via molto bella e su ottima roccia, simile alla vicina Kimera. Difficoltà omogenee a parte il 5° tiro, decisamente più duro degli altri e che "stona" un po'. Percorso sempre ovvio, facendo un poco attenzione alla partenza del 5° tiro. Tutte le soste tranne l'ultima sono su due fix con catena. Contare 3,5 h circa.
1° tiro: salire la placca articolata fino alla sosta. 35m, 5b; nove fix.
2° tiro: muretto verticale, cengia e secondo muretto con passo iniziale impegnativo che conduce ad un terrazzo dove si sosta. 20m, 6a+; dieci fix.
3° tiro: salire il breve diedro e proseguire per rocce più facili. 30m, 6a (un passo); dieci fix.
4° tiro: superare il muretto appena a destra della sosta e proseguire per belle placche. 25m, 6a (un passo); nove fix.
5° tiro: non andare verso destra né a sinistra, ma proseguire dritti a superare un muretto per spostarsi poi a sinistra ed ancora in verticale su un difficile pilastro. 25m, 6c; undici fix.
6° tiro: passo delicato in partenza, poi traverso a destra ed in verticale su facili rocce fino alla sosta. 25m, 6a (un passo); sette fix.
7° tiro: salire dritti fino ad uscire sulla terrazza di sosta. 35m, 5b; otto fix, uno spit. Sosta su catenone dell'anteguerra.
Rientro: salire le facili roccette verso sinistra e proseguire fino ad incontrare una traccia sulla destra che sale ed aggira il ripetitore, riportando sul sentiero di partenza.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

mercoledì 16 maggio 2018

Eros Bonaiti

Raffaele sul 1° tiro.
E qui sul 2° tiro.
Sul 2° tiro.
Il chiodo sul 2° tiro.
Sulla placca del 3° tiro.
Raffaele all'imbocco del diedro del 4° tiro.
In vetta!
Tracciato della via.
La relazione originale.
Corna Camozzera
Parete SO


"La relazione dice che è salito di qui, ma... è impossibile..." e poi, di lì a poco: "Un chiodo!!" La voce di Raffaele tradisce emozione ed incredulità mentre raggiunge il primo dei due chiodi che incontreremo lungo la salita. E le emozioni non mancano, come quando alla partenza del terzo tiro si stacca una presa che fa compiere un voletto al socio di cordata: fortunatamente il suo peso-piuma (probabilmente comparabile con quello di Ruchin) consente ad un cordino in una clessidra tanto esile che io non tirerò nemmeno da secondo di cordata di fermarne all'istante la caduta. O come quando scopriremo che la placca del 3° tiro, lo spostamento a sinistra estremamente difficile (VI grado) della relazione originale, è un buon VII-/VII grado protetto da un chiodo appena onesto, ma non certo rassicurante. Ma Raffaele è in gran forma e alla fine ci ritroviamo sulla sommità, a lodare l'intuito e le capacità dei primi salitori.

Il 25 aprile finisce così una storia iniziata molti anni prima, quando nel mio perenne scartabellare tra vecchie guide alpinistiche avevo pescato la relazione di questa via del trio Ruchin-Butta-Neri a p. 25 dell'annuario 1940 del CAI BG (poi pubblicata nella Rivista Mensile 1941, p. 181, ma senza fotografia del tracciato. Una breve menzione si trova anche nel n. 15 del 1° agosto 1940 de Lo scarpone). In giro, nessuna notizia di salite a parte (ci dicono) una ripetizione del lontano 1976. Su Lario Rock una relazione dai gradi assai sospetti. Come non esserne incuriositi? Di lì a poco andai in ricognizione alla base della parete, ne parlai con alcuni amici e poi... silenzio per anni. Fino a quando un messaggio su Whatsapp non riaccende l'entusiasmo.
Accesso: probabilmente l'accesso più comodo è dalla Valle Imagna, da dove si può salire in auto fin nei pressi dell'Ocone e raggiungere la sella (vedi dopo) in breve. Noi, armati della relazione originale, ne abbiamo seguito approssimativamente l'attacco, partendo da Erve. Dalla rotonda a fine paese si prende il sentiero che mena al rif. monzesi, per deviare poco dopo a destra ad un bivio con evidente indicazione Pian Munik. Si sale fino ad un prato con bella vista sulla parete SO della Corna e si continua fino ad incrociare il sentiero che porta alla vetta della Camozzera, in prossimità di una selletta. Si segue il sentiero verso sinistra e lo si abbandona dove questo sale a destra verso la cima (indicazione), proseguendo dritti e poi in leggera discesa, in prossimità delle pareti della Corna. Si attraversa un canalino e si risale brevemente per roccette fino ad un prato. Da qui ancora per pendio erboso e roccette fino a sbucare nei pressi della parete.
La parte sinistra della parete è occupata da una compatta placca nerastra su cui potrebbero svilupparsi vie moderne decisamente impegnative (seppur brevi). Alla sua destra, un pilastro giallastro strapiombante sorretto da un avancorpo di rocce grigiastre: la via sale lungo la fessura alla destra del pilastro. L'attacco è a destra dell'avancorpo, in corrispondenza di una fessura a destra di rocce grigie leggermente strapiombanti.
Relazione: la via risale la parete SO della corna Camozzera lungo una linea logica e molto bella, su roccia quasi sempre ottima, a tratti disturbata da erba. La via è totalmente da attrezzare tranne la seconda sosta, dove abbiamo lasciato un chiodo ed un nut incastrato (sarebbe elegante che nessuno se lo fregasse). Due chiodi originali di Ruchin (uno totalmente inaffidabile) completano la dotazione: portare una serie di friend, nut, martello e chiodi. Tempo impiegato: 4,5 h circa.
La via dice molto sul livello raggiunto dai primi salitori e sul loro coraggio. Sarebbe bello che venisse attrezzata (ad es., con le soste) in modo tradizionale e senza stravolgerne l'impegno. Se la ripetete, confermatemi o meno i gradi proposti; grazie.

1° tiro: salire pochi metri, spostarsi a sinistra a prendere un'esile fessura e seguirla sino ad un diedro appoggiato che porta ad un ripiano erboso. Da qui a sinistra alla sosta da attrezzare. 20 m, V+, VI+, VI-, I.
2° tiro: spostarsi a destra della sosta per salire una bellissima placca fessurata che diviene in breve verticale. Proseguire lungo la fessura fino a superare un breve strapiombo (chiodo) oltre il quale si traversa brevemente a destra a sostare appena sotto un pulpitino, poco a destra dell'imbocco di un camino. 30 m, VI. Sosta su un chiodo e un nut, da rinforzare.
3° tiro: salire sul pulpito e proseguire in obliquo verso destra fino ad una placca giallastra. Superarla verso sinistra (chiodo) e raggiungere un piccolo terrazzo dove si può sostare su spuntone. 15 m, V, VII-.
4° tiro: puntare al diedro un po' erboso e salirlo in verticale fino ad un tetto. Qui traversare a sinistra oltre lo spigolo e continuare la salita per rocce ed erba sino ad un comodo posto di fermata. 35 m, VI-, V.
5° tiro: per facili rocce si raggiunge la vetta. 60 m, III+.
Discesa: dalla vetta si segue l'evidente sentiero che riporta in breve al percorso seguito in salita.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.