mercoledì 16 maggio 2018

Eros Bonaiti

Raffaele sul 1° tiro.
E qui sul 2° tiro.
Sul 2° tiro.
Il chiodo sul 2° tiro.
Sulla placca del 3° tiro.
Raffaele all'imbocco del diedro del 4° tiro.
In vetta!
Tracciato della via.
La relazione originale.
Corna Camozzera
Parete SO


"La relazione dice che è salito di qui, ma... è impossibile..." e poi, di lì a poco: "Un chiodo!!" La voce di Raffaele tradisce emozione ed incredulità mentre raggiunge il primo dei due chiodi che incontreremo lungo la salita. E le emozioni non mancano, come quando alla partenza del terzo tiro si stacca una presa che fa compiere un voletto al socio di cordata: fortunatamente il suo peso-piuma (probabilmente comparabile con quello di Ruchin) consente ad un cordino in una clessidra tanto esile che io non tirerò nemmeno da secondo di cordata di fermarne all'istante la caduta. O come quando scopriremo che la placca del 3° tiro, lo spostamento a sinistra estremamente difficile (VI grado) della relazione originale, è un buon VII-/VII grado protetto da un chiodo appena onesto, ma non certo rassicurante. Ma Raffaele è in gran forma e alla fine ci ritroviamo sulla sommità, a lodare l'intuito e le capacità dei primi salitori.

Il 25 aprile finisce così una storia iniziata molti anni prima, quando nel mio perenne scartabellare tra vecchie guide alpinistiche avevo pescato la relazione di questa via del trio Ruchin-Butta-Neri a p. 25 dell'annuario 1940 del CAI BG (poi pubblicata nella Rivista Mensile 1941, p. 181, ma senza fotografia del tracciato. Una breve menzione si trova anche nel n. 15 del 1° agosto 1940 de Lo scarpone). In giro, nessuna notizia di salite a parte (ci dicono) una ripetizione del lontano 1976. Su Lario Rock una relazione dai gradi assai sospetti. Come non esserne incuriositi? Di lì a poco andai in ricognizione alla base della parete, ne parlai con alcuni amici e poi... silenzio per anni. Fino a quando un messaggio su Whatsapp non riaccende l'entusiasmo.
Accesso: probabilmente l'accesso più comodo è dalla Valle Imagna, da dove si può salire in auto fin nei pressi dell'Ocone e raggiungere la sella (vedi dopo) in breve. Noi, armati della relazione originale, ne abbiamo seguito approssimativamente l'attacco, partendo da Erve. Dalla rotonda a fine paese si prende il sentiero che mena al rif. monzesi, per deviare poco dopo a destra ad un bivio con evidente indicazione Pian Munik. Si sale fino ad un prato con bella vista sulla parete SO della Corna e si continua fino ad incrociare il sentiero che porta alla vetta della Camozzera, in prossimità di una selletta. Si segue il sentiero verso sinistra e lo si abbandona dove questo sale a destra verso la cima (indicazione), proseguendo dritti e poi in leggera discesa, in prossimità delle pareti della Corna. Si attraversa un canalino e si risale brevemente per roccette fino ad un prato. Da qui ancora per pendio erboso e roccette fino a sbucare nei pressi della parete.
La parte sinistra della parete è occupata da una compatta placca nerastra su cui potrebbero svilupparsi vie moderne decisamente impegnative (seppur brevi). Alla sua destra, un pilastro giallastro strapiombante sorretto da un avancorpo di rocce grigiastre: la via sale lungo la fessura alla destra del pilastro. L'attacco è a destra dell'avancorpo, in corrispondenza di una fessura a destra di rocce grigie leggermente strapiombanti.
Relazione: la via risale la parete SO della corna Camozzera lungo una linea logica e molto bella, su roccia quasi sempre ottima, a tratti disturbata da erba. La via è totalmente da attrezzare tranne la seconda sosta, dove abbiamo lasciato un chiodo ed un nut incastrato (sarebbe elegante che nessuno se lo fregasse). Due chiodi originali di Ruchin (uno totalmente inaffidabile) completano la dotazione: portare una serie di friend, nut, martello e chiodi. Tempo impiegato: 4,5 h circa.
La via dice molto sul livello raggiunto dai primi salitori e sul loro coraggio. Sarebbe bello che venisse attrezzata (ad es., con le soste) in modo tradizionale e senza stravolgerne l'impegno. Se la ripetete, confermatemi o meno i gradi proposti; grazie.

1° tiro: salire pochi metri, spostarsi a sinistra a prendere un'esile fessura e seguirla sino ad un diedro appoggiato che porta ad un ripiano erboso. Da qui a sinistra alla sosta da attrezzare. 20 m, V+, VI+, VI-, I.
2° tiro: spostarsi a destra della sosta per salire una bellissima placca fessurata che diviene in breve verticale. Proseguire lungo la fessura fino a superare un breve strapiombo (chiodo) oltre il quale si traversa brevemente a destra a sostare appena sotto un pulpitino, poco a destra dell'imbocco di un camino. 30 m, VI. Sosta su un chiodo e un nut, da rinforzare.
3° tiro: salire sul pulpito e proseguire in obliquo verso destra fino ad una placca giallastra. Superarla verso sinistra (chiodo) e raggiungere un piccolo terrazzo dove si può sostare su spuntone. 15 m, V, VII-.
4° tiro: puntare al diedro un po' erboso e salirlo in verticale fino ad un tetto. Qui traversare a sinistra oltre lo spigolo e continuare la salita per rocce ed erba sino ad un comodo posto di fermata. 35 m, VI-, V.
5° tiro: per facili rocce si raggiunge la vetta. 60 m, III+.
Discesa: dalla vetta si segue l'evidente sentiero che riporta in breve al percorso seguito in salita.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

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