Sono ormai tre settimane che si prolunga questo secondo periodo in gabbia. Così, visto che l'unica attività rimasta è qualche giretto nei dintorni, non resta che consolarsi altrimenti... ad esempio, dando fondo alla cantina. Dopo un pinot nero non troppo esaltante su cui non tedierò nessuno, torno a casa, in Lombardia, e per la precisione laddove si producono i migliori vini rossi della regione: la Valtellina.
Non mi metterò ancora a raccontarvi il territorio, gli splendidi terrazzamenti dove i vigneti si aggrappano alle pendici delle montagne, i colori, i profumi, la buonissima cucina di Altavilla (e non solo quella); tutte cose che ora si possono solo rimpiangere. O assaporare in una bottiglia.
Rainoldi è una cantina di Chiuro, dove c'è una certa densità di produttori, attiva dal 1925. Se ci limitiamo ai Valtellina Superiore troviamo i classici Sassella, Grumello e Inferno, e ovviamente lo Sfursat. Di tutti questi esiste una linea base con invecchiamento in botti grandi per venti mesi, seguiti da due mesi in acciaio e sei in bottiglia. La riserva (con l'eccezione del Sassella) invece fa uso di barrique, e me ne sono tenuto lontano.
Il Grumello si riferisce alla produzione della sottozona tra Sondrio e Montagna. Quello di Rainoldi è un nebbiolo al 100% (ma qui la vite si chiama chiavennasca) che apro con fiducia dopo dieci anni di invecchiamento. Il vino si presenta con un bel colore rosso granato. I profumi sono molto delicati, tra frutti di bosco e qualche accenno speziato. All'assaggio... mettiamola così: potremmo disquisire a lungo delle differenze tra il nebbiolo delle langhe e quello del "resto del mondo", ovvero (con un po' d'esagerazione) l'alto Piemonte con gli splendidi Carema e Gattinara, e la Valtellina. Le escursioni termiche maggiori, il clima più rigido, ecc. ecc. Fatto sta che, se le langhe sono inarrivabili a certi livelli, ogni volta che assaggio un nebbiolo di Valtellina io sento... la Valle: sono trasportato lì, e più su, per la Val Masino e la Val di Mello, su su fino alle Retiche, colle loro splendide pareti da salire.
Non mi metterò ancora a raccontarvi il territorio, gli splendidi terrazzamenti dove i vigneti si aggrappano alle pendici delle montagne, i colori, i profumi, la buonissima cucina di Altavilla (e non solo quella); tutte cose che ora si possono solo rimpiangere. O assaporare in una bottiglia.
Rainoldi è una cantina di Chiuro, dove c'è una certa densità di produttori, attiva dal 1925. Se ci limitiamo ai Valtellina Superiore troviamo i classici Sassella, Grumello e Inferno, e ovviamente lo Sfursat. Di tutti questi esiste una linea base con invecchiamento in botti grandi per venti mesi, seguiti da due mesi in acciaio e sei in bottiglia. La riserva (con l'eccezione del Sassella) invece fa uso di barrique, e me ne sono tenuto lontano.
Il Grumello si riferisce alla produzione della sottozona tra Sondrio e Montagna. Quello di Rainoldi è un nebbiolo al 100% (ma qui la vite si chiama chiavennasca) che apro con fiducia dopo dieci anni di invecchiamento. Il vino si presenta con un bel colore rosso granato. I profumi sono molto delicati, tra frutti di bosco e qualche accenno speziato. All'assaggio... mettiamola così: potremmo disquisire a lungo delle differenze tra il nebbiolo delle langhe e quello del "resto del mondo", ovvero (con un po' d'esagerazione) l'alto Piemonte con gli splendidi Carema e Gattinara, e la Valtellina. Le escursioni termiche maggiori, il clima più rigido, ecc. ecc. Fatto sta che, se le langhe sono inarrivabili a certi livelli, ogni volta che assaggio un nebbiolo di Valtellina io sento... la Valle: sono trasportato lì, e più su, per la Val Masino e la Val di Mello, su su fino alle Retiche, colle loro splendide pareti da salire.
Al ritorno da questa sensazione c'è un vino in ottima forma, con dei tannini un po' ammorbiditi dagli anni, di buon corpo e persistenza. Assolutamente piacevole nel bicchiere, dove scompare rapidamente.
Prezzo di acquisto: 14 €
Gradazione: 13°