martedì 27 ottobre 2020

Locanda Ca' bianca


Il locale.
Acciughe con salse.
Flan di zucchine.
Supa mitonà.
Doba con polenta e ratatuia.
Il bonet.
Strada Paulin 53
Roccabruna (CN)


Tra una scalata e l'altra per le pareti della bellissima Val Maira non può ovviamente mancare lo spazio per rifocillarsi. Un paio di posti eccellenti e molto diversi tra loro si trovano all'imbocco della valle, in prossimità di Dronero (assolutamente da visitare, con la bellissima chiesa romanica di S. Costanzo al monte): il primo è a Roccabruna, sulla strada che mena alla bella falesia, ed accoglie gli ospiti sotto l'insegna di locanda occitana, annessa al ristorante.
L'interno mette subito a proprio agio: stile rustico, tavoli con tovaglie a quadri, e - una volta tanto - niente orribili quadracci contemporanei che rovinan l'appetito al solo guardarli. La cucina è intonata al resto: specialità occitane con verdure e carni di produzione locale.
La fame si fa sentire questa volta, e ci godiamo il pranzo completo, dall'antipasto al dolce. Si inizia con della acciunghe con salse rossa e verde e con un flan di zucchine: molto buono e delicato il secondo, solo un po' troppo salate le acciughe.
Il primo piatto non può che essere un classico della tradizione piemontese: la supa mitonà, ovvero una zuppa di pane raffermo con cipolle, uova e formaggio. Mitonà deriva dal francese mitonner, ovvero cuocere a fuoco lento, secondo una ricetta tipica della cucina popolare che non sprecava nulla ed utilizzava ogni ingrediente possibile. Piatto servito in porzione generosa in una padella di terracotta, molto saporito e gustosissimo, a dimostrare ancora una volta la bontà di queste ricette popolari, frutto dell'elaborazione di generazioni.
Dopo un primo piatto così gustoso sono un po' dubbioso sul secondo: sarà all'altezza? Ma ancora una volta la proposta "locale" si rivela strepitosa: Doba con polenta e ratauia. In entrambi i nomi risuona nuovamente la cucina francese: doba è Daube, ovvero uno stufato di manzo tipico della zona provenzale, cotto nel vino con bacche, chiodi di garofano e scorze d'arancia (che si sentono distintamente). Anche qui la terracotta la fa da padrone nella presentazione del piatto, assolutamente delizioso e da non perdere.
Concludiamo ancora una volta con la tradizione: il classico bonet, che è buono, ma non memorabile: si può migliorare!
Essendo come spesso accade l'unico avvinazzato del tavolo, mi devo accontentare di un onesto quarto di litro di vino sfuso della casa, senza nemmeno informarmi sulla lista dei vini. Peccato.
Un posto dove tornare assolutamente, anche per il conto finale più che ragionevole; anzi, ottimo!

Il conto: 51€ per
2 antipasti
2 primi
2 secondi
2 dolci
1/4 di vino sfuso
acqua
2 caffè

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