sabato 30 ottobre 2021

Treni 2218 e 2275 (Bergamo-Milano Lambrate): ritardi settembre-ottobre 2021

Fig. 1: distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2218 delle 8:02
nei bimestri settembre-ottobre dal 2015 al 2021.
Fig. 2: Andamento mensile dei ritardi per il treno 2218 (8:02).
Fig. 3: Come in Fig. 1, ma per il treno 2275 delle 17:41.
Fig. 4: Come in Fig. 2, ma per il treno 2275 delle 17:41.
La segnalazione del bimestre è relativa ad un articolo apparso su MilanoToday, Perché così Trenord è un disastro perenne, relativo allo sciopero di domenica 24 ottobre, che ha il solo difetto di avere un titolo fin troppo generoso. Riporto un paio di passi salienti: con la nascita di Trenord il monopolio ferroviario venne soltanto spostato (da nazionale o regionale), e di innovativo c’è solo il fatto che con i soldi dei contribuenti ai lavoratori vennero accordati trattamenti di maggior favore rispetto agli altri ferrovieri italiani, prima ancora di aumentare la produttività di sistema dell’azienda, sempre sotto di 20 punti rispetto a quella di aziende ferroviarie europee. E ancora: Il costo del treno/km lombardo è anche il più alto d’Italia. Da allora, nonostante tutto questo, si contano una decina di scioperi all’anno, e una crescita esponenziale dei disservizi (ritardi e soppressioni dei treni).

Che il servizio sia ben peggio che disastroso lo sanno da sempre i pendolari, e ne ha avuto ulteriore conferma - di cui avrebbero volentieri fatto a meno - chi è salito sui due treni in esame in questo bimestre, il peggiore degli ultimi sette anni! Le cose cominciano male già dalla mattina, come si vede in Fig. 1: puntualità al 7% e al 27% entro 5', ritardo massimo di 23 minuti; di fatto solo nel 2018 (anno dell'incidente di Pioltello) i ritardi erano stati così alti. Anche i ritardi alla partenza (non mostrati) sono aumentati in questo bimestre, a dimostrare che è tutto il servizio che è inqualificabile.
Il dato è evidente anche dallo "storico" di Fig. 2: gli ultimi due mesi vedono un aumento di tutte le metriche, con il 10% peggiore che riesce pure a superare in quarto d'ora di ritardo in entrambi i mesi.

Come se questo non bastasse, passiamo al viaggio di ritorno. Qui ci sarebbe veramente da denunciare qualcuno: treno sempre, perennemente in ritardo; una cosa mai vista. La curva è completamente insensata, assai peggiore del solito, pur penoso, andazzo. Puntualità al 16% e al 51% dopo 5' (era sempre sopra il 70%), con ritardo massimo di 53 (cinquantatré!) minuti. Mai, dico MAI si è visto un disservizio simile tra ritardi, cancellazioni e scioperi, su un treno vetusto che dovrebbe essere dismesso invece di continuare a fare danni. 
L'ultima figura permette di notare come il drastico peggioramento si sia verificato ad ottobre, mese in cui il treno è arrivato puntuale tre, dico TRE volte, collezionando ritardi sopra i 10' per ben DIECI giorni, ovvero praticamente la metà dei 21 giorni lavorativi.

La domanda senza risposta è sempre la stessa: ma per quanto ancora i pendolari dovranno sopportare (e pagare!) un non-servizio come questo?

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 27 ottobre 2021

Vuoto d'aria + Via del rifugio

Sul 1° tiro di Vuoto d'aria
Teo sul 2° tiro
Sul 3° tiro
Sul 2° tiro della Via del rifugio
Teo sul 3° tiro
tracciato delle vie Vuoto d'aria (arancio) e Del rifugio (rosso)
Porte Neigre (Gruppo del Catinaccio)
Parete S

Accesso: fino a poco tempo fa si poteva prendere la navetta per il rif. Gardeccia. Ora che il servizio è sospeso, bisogna salire a piedi, lasciando l'auto a Muncion (pochi parcheggi), oppure utilizzare la seggiovia. In questo caso si prendono i primi due tronchi della seggiovia che da Pera di Fassa porta a Pian Pecei (A/R ben 13€) e da qui si segue il sentiero per il rifugio Gardeccia (non prendere il sentiero panoramico al bivio con l'indicazione, ma tenere la destra). Dal rifugio si prosegue su sterrato verso i rifugi Vaiolet e Preuss. Le due vie si sviluppano sulla parete sottostante i rifugi, a destra, ben evidente dalla strada. Quando iniziano i tornanti, si taglia verso destra e si raggiunge la parete. Vuoto d'aria attacca a destra, dopo aver guadato e risalito brevemente il torrente (ometti). La Via del rifugio attacca invece più a sinistra, in corrispondenza di un marcato diedro.
Relazione (Vuoto d'aria): bella via in stile plaisir, adatta per le giornate di tempo incerto. Chiodatura ottima a fix; portare solo rinvii e cordini per collegare le soste.
1° tiro: salire lungo il diedro e spostarsi verso destra, continuando poi in verticale fino alla sosta. 25 m, 4b, nove fix. Sosta su un fix con anello.
2° tiro: spostarsi a destra e superare un diedrino, proseguire per placca verso destra e salire in direzione dello spigolo dove si sosta. 30 m, 4c, undici fix. Sosta su due fix con anello.
3° tiro: salire lungo la placca puntando alla spaccatura centrale tra due massi strapiombanti. Superarla e sostare sulla sommità del torrione. 30 m, 5a, nove fix. Sosta su due fix con anello.
4 tiro: traversare il "ponte tirolese" su corde statiche e sostare subito dopo.
5° tiro: salire verso destra in direzione di una forcella, proseguire e sostare presso un masso sulla destra. 30 m, II, quattro fix. Sosta su due fix.
Discesa: raggiungere i rifugi ed imboccare il sentiero che riporta al rifugio Gardeccia.
Relazione (Via del rifugio): via di carattere identico alla prima, ma leggermente più difficile.
1° tiro: salire la placca, prima dritto e poi a destra, uscendo poi tramite delle lame (fare attenzione) sul terrazzo di sosta. 30 m, 4c, nove fix. Sosta su due fix e cordone con maglia-rapida.
2° tiro: salire la placca a sinistra della sosta e passare uno spigolino, salire (passo-chiave ben protetto) e continuare sul muro uscendo in cima al pilastro dove si sosta. 25 m, 6a+ (passo), dieci fix. Sosta su due fix con moschettone e maglia-rapida.
3° tiro: salire lungo lo spigolo e superare un camino, uscendo alla sosta sulla sinistra. 25 m, 5a, otto fix. Sosta su due fix e maglia-rapida.
4° tiro: superare la paretina sopra la sosta e proseguire per un canalino erboso, portarsi a sinistra (sosta possibile) e salire una rampa erbosa fino alla sosta. 30 m; 5a, I; quattro fix, una sosta su due fix e cordone. Sosta su due fix e maglia-rapida.
5° tiro: salire lungo la cresta fino all'anticima, abbassarsi e salire alla terrazza erbosa dove si trova la sosta (masso sulla destra). 25 m, II, due fix. Sosta su due fix.
Discesa: come sopra.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

sabato 23 ottobre 2021

Giallo cromo

La prima edizione italiana del 1932
L'edizione Einaudi del 1958
di Aldous Huxley
Monanni, Milano 1932
Traduzione di Cesare Giardini

Si entra nel mondo - continuava Dionigi - pieni di idee preconcette su tutto. Si ha una filosofia e si cerca di adattare ad essa la vita. Non sarebbe meglio vivere prima e adattare poi la filosofia alla vita?... La vita, i fatti, le cose sono tremendamente complicati; le idee, anche le più difficili, ingannevolmente semplici. Nel modo delle idee, tutto è chiaro; nella vita, tutto è oscuro, imbrogliato. C'è dunque da meravigliarsi se una persona è poi infelice, orribilmente triste?
Questo libro è il primo scritto da Huxley, ed ha esattamente un secolo. Non credo che si possa definire un capolavoro, ma contiene diversi spunti interessanti, ed in un certo senso vi si può trovare traccia delle tematiche dell'Huxley più maturo.
La trama in senso stretto è piuttosto semplice, per non dire inconsistente: Dionigi (che manterrà il nome originale Denis nelle edizioni successive alla prima), un poeta combattuto tra l'idea di avere del genio e quella del fallimento, è invitato a trascorrere un periodo di vacanza a Crome, una villa di campagna. Lì vi troverà altri ospiti: il pittore Gombauld, un razionalista cinico che attacca pezze a tutti gli ospiti, un giornalista che scrive banali best-seller, un dongiovanni, e tre donne: una, quasi sorda, fa da apparente spettatrice e registra tutto in un diario (che sarà una rivelazione per Denis); Mary, la caricatura della donna "moderna", con idee conseguenti, ovviamente appassionata solo di arte moderna, che si convince di doversi liberare della propria verginità ma non sa bene con chi farlo, e Anne, una bella fanciulla un po' vanesia che suscita le passioni di Denis e Gombauld. E, naturalmente, i padroni di casa: lui intento a scrivere la storia della villa, lei appassionata di spiritismo che fa oroscopi su calcio e cavalli.
Il libro segue il goffo corteggiamento di Denis per tre settimane, ma in realtà il ruolo principale lo giocano le discussioni tra gli ospiti, ognuno dei quali rappresenta un punto di vista diverso, che spaziano dal futuro dell'umanità alla fine del mondo e al Giudizio universale, l'arte e l'ispirazione, sesso e moralità, fino ai racconti sulla storia della villa propinati dall'anfitrione (che forse si potevano accorciare). In tutto ciò, Huxley si burla delle mode del tempo e della società, ma senza troppa cattiveria, guardando tutto sommato i suoi personaggi con simpatia e istillando arguzia e leggerezza anche nelle conversazioni apparentemente più "pesanti".
Tuttavia, visto in retrospettiva, è facile leggere nelle argomentazioni del razionale Scogan un anticipo della riflessione che Huxley, e non solo lui, svilupperà più avanti sui fallimenti della società (pensate ai sermoni sulla prossima fine del mondo), sul futuro e sul ruolo della scienza (p. 47)
Una generazione impersonale si sostituirà all'orribile sistema della Natura. Entro vaste incubatrici di Stato, file sovrapposte di bottiglie fecondate forniranno al mondo la popolazione di cui ha bisogno. Il sistema familiare sparirà; la società, colpita alle radici, cercherà nuove fondamenta [...]
Così, le vicende di Denis e degli altri protagonisti si possono rivedere in un'ottica pessimistica, dove gli individui che popolano la "società" di Crome restano isolati e incapaci di agire. Paradigma di ciò è ancora Denis, cui ogni iniziativa va irrimediabilmente storta e che si pentirà subito dell'unica, risibile, azione che riuscirà a portare a termine (p. 267):
Egli si abbandonò al proprio destino, irrimediabilmente, fatalisticamente. Ecco il risultato dell'azione, del voler fare qualche cosa di decisivo. Ah! Se egli avesse lasciato andare le cose per la loro china! Se avesse...
Infine, è d'obbligo un richiamo alla realtà: Crome è in effetti la residenza di Garsington, dove la padrona Ottoline Morrell riceveva artisti e letterati dell'epoca, con cui peraltro se la prendeva a morte dopo che questi la trasfiguravano nelle loro opere in termini non proprio edificanti (a parte Priscilla di questo romanzo, l'altro caso notissimo è Hermione in Donne innamorate di Lawrence).
Dimenticavo... e il titolo? Quello originale è Crome yellow, un gioco di parole che in italiano non riesce benissimo tra il nome della residenza ed il colore (chrome yellow), che potrebbe evocare il tono elegiaco della narrazione, indicando il sole che splendeva sulla tenuta in quelle settimane d'estate.

Un recensione ''seria'' del volume si può trovare qui:
Aldous Huxley's 'Crome Yellow' - Pt I
Aldous Huxley's 'Crome Yellow' - Pt II

giovedì 21 ottobre 2021

Dimai

Teo sul 4° tiro.
Sul 6° tiro.
Sull'8° tiro.
Teo sul 9° tiro.
Sull'11° tiro.
Sull'11° tiro.
Punta Grohmann (Gruppo del Sassolungo)
Parete S

Accesso: parcheggiare a Passo Sella e scendere verso la val Gardena (qualche sporadico parcheggio), tenendo una scorciatoia sulla sinistra che conduce verso il rif. Valentini (possibilità di parcheggio a pagamento). Continuare lungo la strada sterrata (sbarra), puntando alla stazione di arrivo della seggiovia. Per via di uno sterrato e una traccia si raggiunge l'evidente crinale, che si segue in direzione della Punta Grohmann. Giunti ad una sella sotto la parete (qui conviene cambiarsi) si seguono gli ometti che portano a risalire il primo tratto, fino ad una terrazza inclinata con una piccola nicchia. Qui si può attrezzare una sosta su friend (se si trova il punto giusto).
Relazione: via storica (del 1908) che sale la parete S della Punta Grohmann scovando un percorso senza particolari difficoltà (agli occhi di oggi). Definito "magnifico itinerario" nella guida del Sassolungo di Tanesini del 1944, è oggi una cavalcata abbastanza lunga ma non difficile. Si tratta comunque di un itinerario da non sottovalutare, sia per la lunghezza di salita e discesa, sia perché è richiesta una minima capacità di orientamento. Il tratto-chiave ormai è protetto a fittoni, ma per il resto la chiodatura è abbastanza essenziale: utili friend per integrare. Il percorso nella prima parte non è obbligato, e ci sono diverse possibilità di sosta. La roccia è ottima, con i soliti tratti in cui è d'uopo fare attenzione.
1° tiro: salire tenendo la sinistra fino alla sosta. 30 m, II. Sosta su anello cementato.
2° tiro: portarsi ancora verso sinistra, superare un colatoio nero e salire alla sosta. 30 m, II. Sosta su anello cementato. Se lo concatenate con il prossimo, fate attenzione agli attriti.
3° tiro: salire brevemente e portarsi alla sosta sulla sinistra. 15 m, II. Sosta su anello cementato.
4° tiro: salire dapprima dritti, per poi portarsi a sinistra verso un vago spigolino. Salirlo e raggiungere la sosta in una nicchia sulla sinistra. 30 m, III+. Sosta su due chiodi.
5° tiro: salire in obliquo a sinistra, puntando ad una nicchia nera soprastante un canale dove si sosta. 45 m, II. Sosta su anello cementato.
6° tiro: salire a destra della sosta lungo una spaccatura e continuare, prima a sinistra e poi a destra, fino alla sosta su una terrazza sulla destra. 40 m; IV-, III+; un chiodo. Sosta su anello cementato. Più a sinistra c'è una nicchia con la sosta su anello cementato della via Harrer.
7° tiro: seguire la vaga cengia verso destra e salire poi in obliquo verso destra fino a raggiungere un evidente colatoio, sostando all'imbocco di un canale nerastro. 45 m; III, IV-; due chiodi (uno con cordone), un cordone in clessidra. Sosta su cordone in clessidra. Se ci si sposta troppo a destra lungo la cengia iniziale si trova una sosta intermedia (chiodo e cordone in clessidra).
8° tiro: salire lungo il canale e portarsi poi sulla sinistra verso un diedro. Salirlo fino ad uno strapiombo, uscirne sulla destra e superare un paio di salti fino alla sosta, sotto uno strapiombo. 45 m; III, IV; un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su cordone in clessidra.
9° tiro: traversare a destra e salire la rampa verso sinistra sino alla sosta nel camino. 20 m; IV, 4a; un chiodo con cordone, tre fittoni. Sosta su due chiodi (uno con anello).
10° tiro: salire il camino che si allarga poi a canale, continuare per un secondo camino ed uscire poi a sinistra alla cengia di sosta. 40 m; IV, III, IV; una sosta intermedia su due chiodi. Sosta su due chiodi e spuntone da attrezzare.
11° tiro: spostarsi a sinistra e salire il pilastro, continuando poi dritti fino ad una parete dove si sosta in una nicchia. Appena prima, sulla sinistra, c'è un terrazzo con ometto. 50 m, III. Sosta su due chiodi.
12° tiro: spostarsi a destra e doppiare lo spigolo, salendo per rocce nere a sinistra di un canale. Ignorare una sosta su clessidra e continuare tenendo un po' a sinistra. In prossimità di un camino spostarsi a sinistra e sostare presso una forcella. 55 m; IV, III, II; un cordone in clessidra. Sosta da attrezzare su clessidra (in basso).
13° tiro: continuare in verticale e poi lungo la cresta fino al suo termine. Salire verso la parete di fronte e sostare. 55 m; III, II, I. Sosta su un fix.
14° tiro: salire a destra della sosta, tenendo a destra. Salire per un camino e proseguire fino ad una terrazza. 35 m, IV-. Sosta su cordone in clessidra.
15° tiro: salire puntando ad una parete nera, salirla e proseguire per rocce rotte. 60 m; III, I, III. Sosta da attrezzare su spuntone.
Discesa: raggiungere la sommità e seguire gli ometti che portano in direzione del Sassolungo. Si scende una paretina (II) e si continua lungo un vago spigolo, traversando poi a destra (tutte le direzioni sono ora riferite alla direzione di discesa, ovvero viso a valle) per un colatoio (ometti). Ci si abbassa alla sosta di calata (cordoni in clessidra e maglia-rapida).
1a calata: 15 m, fino ad una forcella. Salire indi la paretina di fronte (ometti sulla sommità) e scendere brevemente dal lato opposto, traversando poi a destra fino alla sosta (anello cementato).
2a calata: 15 m, fino ad una forcella. Seguire poi una rampa fino ad un intaglio. Da qui è possibile calarsi (sosta sulla sinistra con cordone con maglia-rapida su spuntone) oppure scendere (II) fino alla sosta non evidentissima posta sulla sinistra (anello cementato).
3a calata: 20 m, sulla sinistra, fino alla sosta successiva (due chiodi cementati con anello). Possibile concatenare con la prossima.
4a calata: 25 m, fino ad una terrazza. Da qui, alzarsi leggermente fino ad uno spuntone con la sosta (cordini e maglia-rapida).
5a calata: 25 m, sulla destra, entrando in un camino dove si trova la sosta (cordoni in clessidre con maglia-rapida). Possibile concatenare con la prossima.
6a calata: 20 m, fino ad un terrazzo. Qui si sale verso sinistra e si scende per un canale fino alla sosta (anello cementato).
7a calata: 25 m, lungo il canale. Al termine, seguire gli ometti verso sinistra, scendendo poi fino alla sosta successiva (cordini con maglia-rapida su spuntone).
8a calata: 30 m, lungo il canale di sinistra.
Al termine si segue una cengia in salita e ci si abbassa, sempre seguendo gli ometti, fino a giungere alla forcella tra la punta Grohmann e le Cinque dita. Da qui si scende lungo il canale sulla destra e poi per l'interminabile ghiaione, traversando infine per prati fino al Passo.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

sabato 16 ottobre 2021

Via delle placche nere

Relazione originale (da Pareti)
Sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Sul 4° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Tracciato della via (azzurro). In rosso Delenda Carthago,
in giallo Maze.
Prima Torre del Sella
Parete S

Il punto è questo: gli alpinisti si incazzano (con ragione) quando le vie classiche sono riattrezzate a fix senza il consenso dell'apritore. Ma che dire del contrario? Una via aperta a spit può essere "riattrezzata" in ottica classica, rimuovendo gli spit? A me pare una stupidaggine; eppure, succede anche questo. L'incipit di questa vicenda viene da Matteo, che ritrova in un vecchio numero di Pareti la relazione di una via aperta da Cipriani e Vidali nel 1991. Andiamo quindi a darle un'occhiata, ma sopra la prima sosta non vediamo traccia di spit (quelli a destra sono di un'altra via). Decidiamo allora di seguire l'itinerario indicato come Grande placca (e apritori ignoti) nella guida di Bernardi Arrampicare in Val Gardena e dintorni, vol. 3, p. 154. Salendo, ci rendiamo però conto che le soste sono le stesse, che l'itinerario coincide in diversi tratti, e troviamo pure qualche avanzo di vecchio spit rimosso. Non resta che pensare ad un discutibile restyling, del quale nessuno conosce l'autore, e soprattutto le motivazioni.
Accesso: dal passo Sella si prende il sentiero che parte dietro l'hotel Mariaflora e si sale in direzione della Locomotiva. Prima di raggiungerla si prende a destra e si traversa fin sotto la parete S della prima torre. Qui è possibile giungere anche tenendo a destra sul sentiero iniziale e poi risalendo per traccia verso sinistra. Giunti sotto la parete, si supera l'evidente diedro obliquo della via Trenker e si continua fino ad una targa nerastra. La via attacca poco a sinistra della targa (in realtà, a guardare la relazione originale viene il sospetto che l'attacco sia ancora più a sinistra).
Relazione: bella via che sale la parete della Torre per placche e muretti, sempre su roccia ottima tranne l'ultimo tiro. Le difficoltà non sono elevate ed i tratti più impegnativi sono chiodati; utile comunque qualche friend per integrare. La via originale esce lungo la Trenker; è possibile percorrere una variante di uscita (aperta da Bernardi?) che si sposta sul pilastrino di destra.
1° tiro: salire più o meno dritti per rocce facili fino ad una zona più erbosa. Qui spostarsi a sinistra verso un canalino che si sale fino alla sosta. 55 m; III, IV-, II, III; un fix. Sosta su due chiodi e cordone. Verso destra sale l'untissima via Fiechtl.
2° tiro: rimontare una lama a sinistra della sosta, continuare per una fessura appena a sinistra e portarsi a destra verso la sosta. 20 m; IV, V, IV-; due chiodi. Sosta su due fittoni, vicino alla vecchia sosta su due spit, cordino e maglia-rapida.
3° tiro: salire a destra della sosta seguendo poi una lama. Spostarsi a sinistra (attenzione ad un pilastro dall'aspetto assai instabile) e continuare per una fessura giallastra, uscendo poi a sinistra ad una cengia dove si sosta. 20 m; IV, V+, V; tre chiodi (uno con cordino). Sosta su un fittone, con vecchia sosta su due spit, cordone e maglia-rapida.
4° tiro: salire un diedrino appena a destra della sosta e proseguire fino ad una lama. Continuare per divertente placca a buconi, prima a sinistra e poi a destra, fino alla sosta. 25 m; V+, IV, V-, IV; tre chiodi, tre cordoni in clessidra, un nut incastrato. Sosta su un fittone e cordone in clessidra con vecchio spit.
5° tiro: salire in verticale fino alla cengia, dove si sosta sulla sinistra (in comune con la via Trenker). 30 m; IV, III; due chiodi (uno con anello). Sosta su due chiodi cementati. E' possibile anche salire tenendo la destra e sostare sotto il pilastro su un chiodo e una clessidra.
Variante di uscita (Bernardi?):
6° tiro: traversare a destra lungo la cengia, doppiare lo spigolino e proseguire (facile, ma molto esposto) fino ad una fessura, che si sale raggiungendo la sosta. 35 m; II, VI- (passo), IV; un chiodo con cordino. Allungate eventuali protezioni veloci. Sosta su cordone in clessidra.
7° tiro: salire a destra della nicchia e continuare prima a sinistra e poi a destra, uscendo su facili rocce. 30 m; IV, III+; un chiodo. Sosta su chiodo cementato. Attenzione alla roccia nella prima parte del tiro.
Uscita originale (via Trenker):
6° tiro: traversare brevemente sulla cengia e salire verso destra puntando al diedro, uscendo per facili rocce e raggiungendo la sosta. 40 m; I, IV-; due chiodi. Sosta su chiodo cementato.
Discesa: seguire la traccia a destra (rispetto alla direzione di salita) fino a ritrovarsi sul sentiero che riporta alla base della parete. Un paio di brevi sezioni di II possono essere superate con calate in corda doppia.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

venerdì 15 ottobre 2021

Doctor Scintilla

Alberto sul 1° tiro.
Sul 2° tiro.
Teo sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Teo sul 7° tiro.
Sull'8° tiro.
Piz Ciavazes
Parete NO

Accesso: da passo Sella ci si porta al parcheggio in corrispondenza della prima curva verso la Val Gardena. Lì parte il sentiero per la ferrata delle Mesule. Si supera la quarta torre del Sella e si prosegue fino ad una specie di canale (oltre cui c'è l'attacco della ferrata). Prima di raggiungerlo, si lascia il sentiero e si sale verso la parete, giungendo in breve all'attacco, appena a destra di una fessura obliqua (scritta e chiodo con cordino).
Relazione: via molto bella che sale la parete del Piz Ciavazes per placche lavorate e qualche muretto. La roccia ottima, le difficoltà mai estreme e non continue, accoppiate alla chiodatura ottima nei passi più impegnativi e un po' più lunga nei tratti facili, ne fanno una via piuttosto ripetuta. Tutte le soste sono su due fix, maglia-rapida e cordone tranne ove indicato. Portare eventualmente qualche friend per integrare i tratti più facili. Contare 5h circa. Fare molta attenzione alla discesa (vedi).
1° tiro: salire a destra del pulpito, superare una placca e continuare fino alla sosta sulla sinistra. 30 m, 6a+ (un passo); sei fix, un chiodo con cordone.
2° tiro: salire a sinistra della sosta, superare un diedrino ed un breve strapiombo per salire un bel diedro fessurato e sostare sulla destra. 25 m, 5c, sette fix.
3° tiro: salire dritti fino ad una cengia e spostarsi verso destra per salire un vago diedro fino alla sosta. 40 m; III+, 4a; due fix, un cordone su spuntone.
4° tiro: portarsi sulla parete di sinistra e salire la placca fino ad una cengia, superare un muretto e sostare in una nicchia gialla. 50 m, 5c (passo); nove fix, un chiodo.
5° tiro: superare un breve strapiombo sulla destra e proseguire per muretti. 20 m, 6a, sei fix.
6° tiro: salire la placca sulla sinistra fino ad uno strapiombo giallo. Ignorare il chiodo sulla destra e portarsi ancora a sinistra, salendo fino alla sosta. 35 m, 5c, sette fix.
7° tiro: salire dritti per brevi camini e diedri fino ad una cengia dove si sosta a destra. 25 m; IV; un fix, un cordone in clessidra. Sosta su due spit e un fix con cordoni.
8° tiro: portarsi in obliquo verso destra, doppiare un vago spigolino e salire alla sosta. 15 m, 5a, tre fix. Sosta su due fix e cordone.
9° tiro: salire a destra della sosta superando un muretto, spostarsi ancora a destra e salire lungo una sequenza di fessure che piegano leggermente a sinistra. Seguirle fino all'altezza della sosta, che si raggiunge traversando a destra. 55 m, 6a, sette fix (uno con cordone). Sosta su due fix con cordone.
10° tiro: spostarsi a destra e salire il primo canale che si incontra, sostando al termine, prima di attraversare il ghiaione. 30 m, un fix; IV, III. Se, come noi, sbagliate canale, dovete poi proseguire per un tratto del ghiaione verso sinistra, con molta attenzione, puntando ad una sosta su masso.
Discesa: fare molta attenzione a muoversi sul ghiaione perché si rischia di far precipitare a valle e/o sulle eventuali cordate sottostanti macigni di dimensioni anche ragguardevoli. Meglio non procedere in cordata. Dalla sosta si segue una traccia (ometti e bolli) che sale verso sinistra e si infila in una larga conca, per congiungersi con il sentiero della ferrata delle Mesule. Lo si segue in discesa e si percorre l'infinita ferrata che riporta alla base, poco oltre il punto di attacco (1,5h circa).

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

venerdì 1 ottobre 2021

Cerasuolo di Vittoria Classico DOCG 2013 COS

Era passato decisamente molto tempo dall'ultima volta che avevo bevuto una bottiglia proveniente dalla Sicilia degna di menzione. Non che non ve ne siano - tutt'altro - ma la mia pigrizia mi aveva spesso dirottato altrove. Per rimediare a questa mancanza, e ricordando un piacevole assaggio della cantina Valle dell'Acate, resto in zona e mi rivolgo ad un "classico", ovvero l'azienda COS: nata nel 1980 e battezzata colle iniziali dei cognomi degli allora tre soci, si è da subito indirizzata verso il Cerasuolo di Vittoria, ad oggi unica DOCG della Sicilia. L'azienda lavora in regime biodinamico da tempo, e ha sperimentato anche soluzioni assai originali come l'affinamento in anfore, in omaggio alla tradizione vinicola dell'isola.
Cominciamo con un'ovvietà: il Cerasuolo in questione è un rosso, a differenza di quelli abruzzesi che sono rosati. Il Cerasuolo Classico (dove l'aggettivo indica un maggior affinamento) di COS è un uvaggio di Nero d'Avola (60%) e Frappato (40%), con vinificazione separata in cemento vetrificato ed affinamento di 12 mesi in grandi botti.
Al colore appare di un rosso rubino un po' scuro; il naso è piuttosto contratto e ha bisogno di tempo per rivelarsi. Quando poi si decide, lascia un poco di sorpresa: frutti rossi in sordina (me li aspettavo più evidenti), note di terra e qualcosa di minerale.
L'assaggio dimostra che otto anni sono passati assai bene per questa bottiglia, e che si può puntare tranquillamente al decennio: il vino è ancora morbido e vivace, con un buon supporto alcolico e tannini arrotondati. Buona la persistenza ed il finale. Unico, solito, problema: la bottiglia sparisce in un attimo!

Gradazione: 13°
Prezzo: 19 €