La prima edizione italiana del 1932 |
L'edizione Einaudi del 1958 |
Monanni, Milano 1932
Traduzione di Cesare Giardini
Si entra nel mondo - continuava Dionigi - pieni di idee preconcette su tutto. Si ha una filosofia e si cerca di adattare ad essa la vita. Non sarebbe meglio vivere prima e adattare poi la filosofia alla vita?... La vita, i fatti, le cose sono tremendamente complicati; le idee, anche le più difficili, ingannevolmente semplici. Nel modo delle idee, tutto è chiaro; nella vita, tutto è oscuro, imbrogliato. C'è dunque da meravigliarsi se una persona è poi infelice, orribilmente triste?Questo libro è il primo scritto da Huxley, ed ha esattamente un secolo. Non credo che si possa definire un capolavoro, ma contiene diversi spunti interessanti, ed in un certo senso vi si può trovare traccia delle tematiche dell'Huxley più maturo.
La trama in senso stretto è piuttosto semplice, per non dire inconsistente: Dionigi (che manterrà il nome originale Denis nelle edizioni successive alla prima), un poeta combattuto tra l'idea di avere del genio e quella del fallimento, è invitato a trascorrere un periodo di vacanza a Crome, una villa di campagna. Lì vi troverà altri ospiti: il pittore Gombauld, un razionalista cinico che attacca pezze a tutti gli ospiti, un giornalista che scrive banali best-seller, un dongiovanni, e tre donne: una, quasi sorda, fa da apparente spettatrice e registra tutto in un diario (che sarà una rivelazione per Denis); Mary, la caricatura della donna "moderna", con idee conseguenti, ovviamente appassionata solo di arte moderna, che si convince di doversi liberare della propria verginità ma non sa bene con chi farlo, e Anne, una bella fanciulla un po' vanesia che suscita le passioni di Denis e Gombauld. E, naturalmente, i padroni di casa: lui intento a scrivere la storia della villa, lei appassionata di spiritismo che fa oroscopi su calcio e cavalli.
Il libro segue il goffo corteggiamento di Denis per tre settimane, ma in realtà il ruolo principale lo giocano le discussioni tra gli ospiti, ognuno dei quali rappresenta un punto di vista diverso, che spaziano dal futuro dell'umanità alla fine del mondo e al Giudizio universale, l'arte e l'ispirazione, sesso e moralità, fino ai racconti sulla storia della villa propinati dall'anfitrione (che forse si potevano accorciare). In tutto ciò, Huxley si burla delle mode del tempo e della società, ma senza troppa cattiveria, guardando tutto sommato i suoi personaggi con simpatia e istillando arguzia e leggerezza anche nelle conversazioni apparentemente più "pesanti".
Tuttavia, visto in retrospettiva, è facile leggere nelle argomentazioni del razionale Scogan un anticipo della riflessione che Huxley, e non solo lui, svilupperà più avanti sui fallimenti della società (pensate ai sermoni sulla prossima fine del mondo), sul futuro e sul ruolo della scienza (p. 47)
Una generazione impersonale si sostituirà all'orribile sistema della Natura. Entro vaste incubatrici di Stato, file sovrapposte di bottiglie fecondate forniranno al mondo la popolazione di cui ha bisogno. Il sistema familiare sparirà; la società, colpita alle radici, cercherà nuove fondamenta [...]Così, le vicende di Denis e degli altri protagonisti si possono rivedere in un'ottica pessimistica, dove gli individui che popolano la "società" di Crome restano isolati e incapaci di agire. Paradigma di ciò è ancora Denis, cui ogni iniziativa va irrimediabilmente storta e che si pentirà subito dell'unica, risibile, azione che riuscirà a portare a termine (p. 267):
Egli si abbandonò al proprio destino, irrimediabilmente, fatalisticamente. Ecco il risultato dell'azione, del voler fare qualche cosa di decisivo. Ah! Se egli avesse lasciato andare le cose per la loro china! Se avesse...Infine, è d'obbligo un richiamo alla realtà: Crome è in effetti la residenza di Garsington, dove la padrona Ottoline Morrell riceveva artisti e letterati dell'epoca, con cui peraltro se la prendeva a morte dopo che questi la trasfiguravano nelle loro opere in termini non proprio edificanti (a parte Priscilla di questo romanzo, l'altro caso notissimo è Hermione in Donne innamorate di Lawrence).
Dimenticavo... e il titolo? Quello originale è Crome yellow, un gioco di parole che in italiano non riesce benissimo tra il nome della residenza ed il colore (chrome yellow), che potrebbe evocare il tono elegiaco della narrazione, indicando il sole che splendeva sulla tenuta in quelle settimane d'estate.
Un recensione ''seria'' del volume si può trovare qui:
Aldous Huxley's 'Crome Yellow' - Pt I
Aldous Huxley's 'Crome Yellow' - Pt II
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