Sformato di zucca e castagne. |
Tortelli di carciofo |
Pressknodel di formaggio grigio e verza brasata |
Capretto arrosto in fricassea |
Bonet |
Torta di arance e mandorle |
via Garibaldi 9
Seconda tappa alla scoperta gastronomica della Valsugana, e che tappa! A Levico Terme, da Boivin, si entra in un mondo sospeso dove gli arredi sono rustici, caldi e accoglienti (c'è anche una terrazza), ma la cucina inserisce nei piatti della tradizione trentina un sapore contemporaneo e, sia da intendersi nella sua migliore accezione, globale. Nato negli anni '60, il ristorante-enoteca privilegia i prodotti locali, meglio se biologici o biodinamici, con attenzione per le erbe di campo, i fiori e i frutti della terra. Sei-sette antipasti, altrettanti primi e quattro secondi compongono il menù. La qualità è ottima (ed il prezzo un po' più alto della media), quindi avviso gl'improbabili lettori che rischio di essere ripetitivo nel seguito.
Abbiamo iniziato con un antipasto di sformato di zucca e castagne, con la zucca presentata a cubetti e accompagnata da foglie di polenta. E da qui abbiamo incominciato a capire che la cena si metteva per il verso giusto...
Interessanti i primi (a parte le tagliatelle alla bolognese), tra tortelli, gnocchi e canederli. Io scelgo senza indugio i tortelli di carciofo, che sono di una delicatezza estrema; ne avrei mangiati altri tre piatti almeno! Mio nipote, che mi accompagna in questa avventura, ordina i pressknodel (ovvero dei canederli pressati e rosolati nel burro prima della canonica cottura in brodo) di formaggio grigio della valle Aurina e verza brasata, un tempo il pasto di pastori e malgari. Non li ho assaggiati, ma la rapidità con cui sono spariti mi ha fatto sospettare che fossero di suo gusto.
Sui secondi il tavolo è unanime: capretto arrosto in fricassea con carciofi e polenta. Ancora i sapori che si amalgamano perfettamente, la carne tenerissima e gustosa. Molto, molto buono.
Ben fornita anche la cantina, con ovvia predilezione per le etichette della zona; e del resto il locale (come si vede sul biglietto da visita) è anche enoiteca, termine che risale a Veronelli e che rimanda ad un concetto di familiarità. Un plauso anche al sommelier per la competenza dimostrata nelle proposte (la cosa dovrebbe essere ovvia, ma purtroppo non è sempre così). Mi oriento (sai che novità...) verso il Pinot noir, rimanendo nella Valsugana. La bottiglia di Terre dei Lagorai è giovane, con i profumi di frutti rossi in evidenza, senza barrique tra le scatole, e accompagna bene la cena.
A questo punto noi saremmo già strapieni, ma fedeli al precetto che ormai si mangia più per golosità che per appetito non rinunciamo al dessert. Tra strudel, cheesecake e semifreddo scelgo... un'insolita torta di arance e mandorle che conclude degnamente la cena, insieme al bonet (o bunnet, com'è chiamato qui). Unico neo dei dolci: il ciuffo di panna montata spruzzato direttamente dalla bomboletta prima di portare il piatto in tavola; veramente una pessima idea da eliminare il prima possibile! A parte questo dettaglio, è un posto dove tornare assolutamente!
Il conto: 130 € per:
1 antipasto
2 primi
2 secondi
2 dessert
1 bottiglia di vino (25 €)
1 bottiglia di acqua
2 bicchieri di vino da dessert (12 €)
2 caffè
Nessun commento:
Posta un commento