giovedì 27 febbraio 2020

Chianti classico DOCG Riserva 2010 Castellinuzza e Piuca

Torno dopo lungo tempo a dedicare un post ad un "consiglio" enologico. Non che nel frattempo abbia centellinato le mie degustazioni, non che nel frattempo non vi sia stata, tra di esse, qualche bottiglia degna di menzione; semplicemente, le tracce si sono perse qua e là. Questo "ritorno", però, è davvero notevole: l'azienda agricola (e agriturismo) Castellinuzza e Piuca è tra le poche della zona del Chianti che produce ancora il vino "di una volta", nel senso migliore del termine, senza aggiunte varietali bizzarre. Anche perché qui, nei colli fiorentini, nella zona di Lamole, non se ne dovrebbe sentire il bisogno.
Era il lontano 2014 quando, nel corso di un breve tour toscano insieme a Salvo, alla caccia del Chianti "vero", prendemmo la stradina che porta a questa azienda agricola, per assaggiare (e acquistare) i loro prodotti e, perché no, far due piacevoli chiacchiere. Qui la vinificazione è tradizionale; il loro Chianti classico affina in vasche di cemento, il Riserva vi fa la vinificazione, per poi passare in barriques per fortuna usate (vabbè, nessuno è perfetto...) e finire l'affinamento in bottiglia.
Come tanti altri suoi fratelli, questo Chianti è rimasto lì ad aspettare l'occasione "buona", sfiorendo un po'. Aperto dopo troppi anni e lasciatogli il tempo di prendere aria, si osserva un colore che ormai tende al granato del rimpianto e si avvertono ancora le note di frutti rossi, ciliegia, ribes.
Al gusto, la prima sensazione positiva è l'assenza del legno. Gli anni ci sono, ma il vino tiene! Note minerali accanto ai frutti, purtroppo un po' appassite per l'età. Ancora buona la struttura, ammorbiditi i tannini, e tanto rimpianto per non averlo bevuto prima. In cantina c'è anche un 2011 che a questo punto sarà bene stappare al più presto...

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