Pisa
Il dovere questa volta mi chiama a Pisa, a far parte della commissione di Dottorato; un'opportunità che avrei gradito maggiormente se non avessi ancora la caviglia dolente a distanza di due mesi dal mio infortunio. Per fortuna, anche se le mie possibilità di visitare la città si sono drasticamente ridotte, lo stesso non si può dire per la visita gastronomica: il local Giuseppe (ma lui ci tiene alla sua "livornesità") ci conduce in questo ristorante/osteria del centro, in una via poco lontano dall'Arno, dove ci accomodiamo in un bel dehor con pochi tavoli, attraversando un paio di salette (poco attraenti visto il clima) arredate (forse un po' troppo) in stile "una volta".
Lista non molto ampia e prevalentemente "di terra", ma con qualche incursione verso il vicino Tirreno. L'antipasto con finocchiona e fichi apre decisamente bene la serata, che si stabilizza poi su piatti buoni anche se non memorabili; diciamo delle oneste interpretazioni. La mia scelta per il primo cade su dei maltagliati al guanciale e pecorino seguiti da un agnello al forno. Niente da dire sugli ingredienti e sulla cottura, ma diciamo che mancava un pizzico di fantasia, che dovrebbe essere invece una caratteristica del locale. Anche il dolce, un flan al cioccolato bianco, è passato via più o meno senza infamia e senza lodo (i pisani mi perdoneranno la citazione fiorentina).
Manca una carta dei vini, il che è un fatto piuttosto strano. Vero è che il proprietario conosce a memoria la sua cantina e dopo un primo scambio di idee ne emerge con 4 o 5 bottiglie tra cui si consuma la selezione finale. Nel nostro caso avevo ovviamente chiesto qualcosa della zona, meglio se niente barrique, e mi sono poi fatto tentare da un buon Colorino in purezza (quando mai lo trovo dalle mie parti?) - abbinamento soddisfacente per il cibo.
Dopo cena la serata prosegue con una passeggiata (io cammino come il gobbo di Notre Dame, ma resisto) nel centro, tra turisti e studenti in odor di vacanza. Un vero peccato chiudersi in un'aula a fare esami...
Lista non molto ampia e prevalentemente "di terra", ma con qualche incursione verso il vicino Tirreno. L'antipasto con finocchiona e fichi apre decisamente bene la serata, che si stabilizza poi su piatti buoni anche se non memorabili; diciamo delle oneste interpretazioni. La mia scelta per il primo cade su dei maltagliati al guanciale e pecorino seguiti da un agnello al forno. Niente da dire sugli ingredienti e sulla cottura, ma diciamo che mancava un pizzico di fantasia, che dovrebbe essere invece una caratteristica del locale. Anche il dolce, un flan al cioccolato bianco, è passato via più o meno senza infamia e senza lodo (i pisani mi perdoneranno la citazione fiorentina).
Manca una carta dei vini, il che è un fatto piuttosto strano. Vero è che il proprietario conosce a memoria la sua cantina e dopo un primo scambio di idee ne emerge con 4 o 5 bottiglie tra cui si consuma la selezione finale. Nel nostro caso avevo ovviamente chiesto qualcosa della zona, meglio se niente barrique, e mi sono poi fatto tentare da un buon Colorino in purezza (quando mai lo trovo dalle mie parti?) - abbinamento soddisfacente per il cibo.
Dopo cena la serata prosegue con una passeggiata (io cammino come il gobbo di Notre Dame, ma resisto) nel centro, tra turisti e studenti in odor di vacanza. Un vero peccato chiudersi in un'aula a fare esami...
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