Bergamo: via Nullo verso via Mazzini |
Bergamo: via Diaz all'incrocio con via Nullo |
Un noto cantante che si crede un intellettuale, ma che ogni tanto - come si dice - ci prende, diceva anni fa in una peraltro antipatica canzone: "gli architetti son dei cani, concepiscono mostruosità". Più seriamente, si potrebbe discutere del ruolo dell'architettura oggi, dei famigerati archistar (povera lingua italiana!), del rapporto tra edificio e ambiente in cui viene costruito e della tendenza a dimenticarsene, o a tradurre tale rapporto nella mera costruzione di edifici "esemplari" che non hanno però fruizione. Oppure, più semplicemente, si potrebbe proporre l'ennesima parafrasi della storica battuta di Clemenceau: "L'architettura è cosa troppo importante per farla fare agli architetti".
Gli scempi architettonici a Bergamo non si contano; il di lor principe - per restare nell'ultimo mezzo secolo circa - resta l'orrendo seminario in Città Alta, che ne ha irrimediabilmente devastato il profilo e che già Borgese condannava negli scritti ripubblicati nel bel libro L'Italia rovinata dagli italiani. Gli epigoni in costruzione e/o quasi terminati sono invece molti: lo sciagurato complesso di via Autostrada, le torri della SACE, l'hotel sulla Briantea ed il complesso in zona ex-ENEL (e ne sto certamente dimenticando parecchi).
Parliamo di quest'ultimo, premettendo che non abito nelle vicinanze delle vie interessate. C'era una volta - racconta Amedeo - il cimitero napoleonico, che poi divenne un orto privato che occupava l'area dell'attuale parco Locatelli (a proposito, la ludoteca al suo interno si piazza illico immantinente sotto l'etichetta del post) e quella su cui fu costruita la sede ENEL, con l'edificio principale opera dell'architetto Alziro Bergonzo, 1910-1912, poi modificato negli anni '20.
Nel 2010 la vecchia sede è demolita, salvo l'edificio principale che sarà fagocitato nel nuovo complesso. Ricorsi, malcontento dei residenti, tutto ignorato. Ragioni più importanti prevalgono: che diamine, l'anima storica di Bergamo e la sua propensione al futuro si incontrano nel progetto residenziale recita il sito della società cui luccicano gli occhi. Il prestigioso studio, ecc. ecc., presente e passato si fondono, ecc. ecc., e soprattutto, i milioni di euro nelle casse del Comune per gli oneri sono argomenti che vincono ogni resistenza (questo ed altri scempi furono poi una causa non secondaria della disfatta della giunta di allora alle ultime elezioni, ma questo non ci riguarda).
Al di là delle linde simulazioni dei palazzinari, dove il verde che si vede è quello del parco già esistente, la realtà parla da sé, con queste fotografie prese dal quinto piano di un edificio in via Nullo: il complesso pensato con la testa e con il cuore (rivolti al portafoglio, aggiungo io) sopravanza di gran lunga le case adiacenti, innalzandosi ben al di sopra del precedente ed oscurando completamente la visuale su Città Alta; la cancellata liberty che circondava l'edificio è sparita - forse non era ecosostenibile o in classe A, oppure finirà ad adornare qualche casa privata; gli alberi secolari sono stati salvati per miracolo, ma nessuno crede che resisteranno a lungo.
Bergamo, o forse l'Italia intera, ha esaurito da più di 50 anni ogni spinta propulsiva accompagnata anche solo da barlumi di lungimiranza ed intelligenza. Resta la miopia politica, culturale ed artistica che produce la deriva di una città che aveva saputo preservare il suo patrimonio fino al dopoguerra. Qui non ci sono stati terremoti, ma le risate notturne al telefono imperversano come non mai.
Gli scempi architettonici a Bergamo non si contano; il di lor principe - per restare nell'ultimo mezzo secolo circa - resta l'orrendo seminario in Città Alta, che ne ha irrimediabilmente devastato il profilo e che già Borgese condannava negli scritti ripubblicati nel bel libro L'Italia rovinata dagli italiani. Gli epigoni in costruzione e/o quasi terminati sono invece molti: lo sciagurato complesso di via Autostrada, le torri della SACE, l'hotel sulla Briantea ed il complesso in zona ex-ENEL (e ne sto certamente dimenticando parecchi).
Parliamo di quest'ultimo, premettendo che non abito nelle vicinanze delle vie interessate. C'era una volta - racconta Amedeo - il cimitero napoleonico, che poi divenne un orto privato che occupava l'area dell'attuale parco Locatelli (a proposito, la ludoteca al suo interno si piazza illico immantinente sotto l'etichetta del post) e quella su cui fu costruita la sede ENEL, con l'edificio principale opera dell'architetto Alziro Bergonzo, 1910-1912, poi modificato negli anni '20.
Nel 2010 la vecchia sede è demolita, salvo l'edificio principale che sarà fagocitato nel nuovo complesso. Ricorsi, malcontento dei residenti, tutto ignorato. Ragioni più importanti prevalgono: che diamine, l'anima storica di Bergamo e la sua propensione al futuro si incontrano nel progetto residenziale recita il sito della società cui luccicano gli occhi. Il prestigioso studio, ecc. ecc., presente e passato si fondono, ecc. ecc., e soprattutto, i milioni di euro nelle casse del Comune per gli oneri sono argomenti che vincono ogni resistenza (questo ed altri scempi furono poi una causa non secondaria della disfatta della giunta di allora alle ultime elezioni, ma questo non ci riguarda).
Al di là delle linde simulazioni dei palazzinari, dove il verde che si vede è quello del parco già esistente, la realtà parla da sé, con queste fotografie prese dal quinto piano di un edificio in via Nullo: il complesso pensato con la testa e con il cuore (rivolti al portafoglio, aggiungo io) sopravanza di gran lunga le case adiacenti, innalzandosi ben al di sopra del precedente ed oscurando completamente la visuale su Città Alta; la cancellata liberty che circondava l'edificio è sparita - forse non era ecosostenibile o in classe A, oppure finirà ad adornare qualche casa privata; gli alberi secolari sono stati salvati per miracolo, ma nessuno crede che resisteranno a lungo.
Bergamo, o forse l'Italia intera, ha esaurito da più di 50 anni ogni spinta propulsiva accompagnata anche solo da barlumi di lungimiranza ed intelligenza. Resta la miopia politica, culturale ed artistica che produce la deriva di una città che aveva saputo preservare il suo patrimonio fino al dopoguerra. Qui non ci sono stati terremoti, ma le risate notturne al telefono imperversano come non mai.
Nessun commento:
Posta un commento