lunedì 15 settembre 2025

Arichi

Michele sul 1° tiro.
E sul 3° tiro.
Tracciato della via. La foto della parete è
estratta da Google Earth.
Parete di Sanico (Monte Pizzocolo)
Parete SE

Accesso: raggiungere Toscolano Maderno e salire alla soprastante frazione di Sanico (seguire inizialmente le indicazioni per Maclino). Alla frazione, dove la strada compie una svolta ad angolo retto verso sinistra e inizia a salire, proseguire dritti (indicazione Parete di Sanico) su stradina pianeggiante fino ad un bivio dove si ignora una strada con indicazione "strada privata" sulla sinistra, parcheggiando subito dopo il bivio, a destra o sinistra. Proseguire un poco lungo la strada fino ad un altro cartello di strada privata. Qui prendere il largo sentiero che sale a sinistra. Dopo pochi metri si vede a destra un cancello di legno ed una staccionata con filo spinato che difendono un capanno di caccia, che va aggirato. Proseguite quindi per poche decine di metri e scendete per traccia verso destra (ometti lungo la traccia, ma non sul sentiero) fino ad un altro largo sentiero che proviene dal cancello, che si segue verso sinistra fino alla parete, in corrispondenza dell'attacco di Melissa slimoncella. Appena prima di raggiungere la parete, salire per un canale sulla sinistra, seguendo una corda fissa dopo qualche metro. Portarsi poi verso sinistra fino a reperire le corde fisse ed i bolli arancio che conducono all'attacco delle vie Chela de Biass e Steno. Appena più a monte attacca la Via del ritorno (targhetta), e appena sopra attacca Arichi (scritta "A" visibile). Quaranta minuti circa.
In alternativa, poco dopo l'aggiramento del capanno, lungo il sentiero, bisogna identificare una traccia con corse fisse sulla sinistra. Seguendole, si giunge direttamente agli attacchi (soluzione comoda anche per la discesa).

Relazione: via breve ma molto piacevole che risale la parete per bellissime placche di calcare a buchi. La via è interamente attrezzata in stile classico (tranne l'ultima sosta), con protezioni su cordoni (non sempre nuovissimi...) in clessidre, sempre piuttosto ravvicinate, tanto che i friend restano sempre attaccati all'imbragatura; portatene comunque un paio per ogni evenienza.

1° tiro: salire dritti per muretto iniziale e placca, seguendo la lingua di roccia tra la vegetazione. 35 m; V, V+ (forse passo di VI-), V-; dieci cordoni in clessidra. Sosta su due cordoni in clessidre e maglia-rapida. Appena sopra a sinistra c'è una sosta più comoda su due cordoni in clessidre.
2° tiro: portarsi verso sinistra e continuare dritto lungo la placca a lame e buchi, uscendo su terra per rimontare un masso oltre cui vi è la sosta sulla sinistra. 35 m; V+, IV; sette cordoni in clessidra, una sosta. Sosta su cordoni in clessidre.
3° tiro: risalire la costola verso sinistra, superare un passo delicato (stare a sinistra rispetto al cordone) e continuare verso sinistra fino alla sosta. 20 m; IV, V+ (un passo), V; cinque cordoni in clessidra. Sosta su due cordoni in clessidre e maglia-rapida.
4° tiro: salire lungo una fessura e continuare verso sinistra e poi dritto su rocce più facili. Ignorare una sosta su cordoni, continuare e poco dopo portarsi a destra per risalire una facile placca che porta alla sosta. 35 m; V, IV, III+; quattro cordoni in clessidra, una sosta (due cordoni in clessidra). Sosta su due fix con cordoni e maglia-rapida.

Discesa: seguire la corda fissa verso destra fino ad un ancoraggio di calata (due fix, catena ed anello). Da qui si scende con tre calate da 25 m e l'ultima da 30 m. Basta una corda singola, ma fate attenzione all'ultima calata. Dalla base si seguono le corde fisse fino ad un sentiero pianeggiante, che si segue verso destra per trovare poco dopo altre corde fisse che riportano nei pressi del capanno di caccia.


Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

sabato 13 settembre 2025

Chianti Classico DOCG 2018 Castello di Verrazzano

Chi è stato a New York non può non aver visto il ponte di Verrazzano, che collega Brooklyn a Staten Island ed è dedicato all'esploratore Giovanni, nativo di Greve in Chianti (quindi provincia di FI) dove si trova ancora l'omonimo castello. Non sappiamo se il navigatore portasse seco alcune bottiglie di vino nei suoi viaggi perigliosi, ma sappiamo per certo che nella tenuta si coltiva vino dal 1170! L'azienda vitivinicola com'è oggi nasce però negli anni '60, e può contare su 52 ettari di vigneto, coltivati in regime biologico. Tra i vini prodotti, oltre a tre Chianti Classico (base, riserva e gran selezione, quest'ultima tipologia nata nel 2014), vi sono due Toscana Igt, un rosato ed un paio di bianchi, a cui aggiungere il canonico Vin Santo.

Stiamo sul Chianti e lasciamo, come spesso conviene, le riserve e le selezioni con i loro passaggi in barrique. Il Chianti Classico "base" è un vino tradizionale, che nasce dal 95% di Sangiovese ed un restante 5% non bene identificato (nella tenuta si coltivano anche Merlot, Cabernet, Canaiolo e Colorino; a voi la scelta), ed affina per (almeno) 18 mesi in botti da 33 hl, seguiti da 6 mesi in bottiglia.

Il vino si presenta di un bel colore rubino, con decisi aromi di frutti rossi, ciliegia su tutti, che si accompagnano a delle note speziate. Molto piacevole ed equilibrato al palato, con una componente alcolica che sostiene la struttura senza essere invadente. Finale un po' speziato che completa l'assaggio.

Di certo, l'avo esploratore avrebbe apprezzato! Ma noi non siamo da meno...

Gradazione: 14°
Prezzo di acquisto: 17 €

martedì 9 settembre 2025

Guffanti

Stefano sul 2° tiro.
Tracciato della via.
Torre conica del Barbisino (Gruppo dei Campelli)
Parete SO

Accesso: raggiungere i pressi del rif. Lecco dalla funivia dei Piani di Bobbio (alla modica cifra di ben 18 € A/R!) o da Ceresole di Valtorta e da qui risalire il lato sinistro del Vallone dei Camosci lungo la pista da sci, superando il capanno dove termina lo skilift e la parete S del Barbisino, dove salgono Gli antichi futuri e Avenida miraflores. Continuare fino ad un enorme ometto, dove si sale a sinistra per una vaga traccia fino a raggiungere un sentiero che si segue verso destra e che in breve conduce alla base della Torre. La via attacca subito dove giunge il sentiero, in corrispondenza di un fix per assicurazione. Proseguendo si trovano i fix delle altre vie che salgono sulla parete.

Relazione: breve via del 1971 (definita scalata da palestra sulla RM del 1972) che sale l'evidente fessura-camino della Torre, tutta concentrata nel bel secondo tiro, ottimamente chiodato a fix. Gli altri tiri, ben più facili, sono chiodati più distanziati. La roccia è ottima tranne che in alcuni punti del primo tiro dove è saggio fare attenzione. Tutte le soste sono su due fix con catena ed anello.

1° tiro: salire per erba ripida e rocce superando un paio di brevi diedrini più verticali. 25 m, IV, due fix.
2° tiro: salire tenendo verso destra fino a doppiare lo spigolino e proseguire in verticale lungo la fessura. 25 m, 6b (un passo), otto fix.
3° tiro: salire a destra del masso incastrato e continuare lungo la fessura o la placca a destra, raggiungere una cengia dove si ignora una sosta sulla sinistra (della via normale) per proseguire superando il muretto finale. 25 m, IV+, due fix.

Discesa: Spostarsi di pochi metri a destra ad una sosta su due fix con anelli. Con mezze corde, basta una calata singola da 55 m per giungere alla base. Altrimenti, è possibile fermarsi ad una sosta (due fix con maglia-rapida) dopo 35 m (attenzione se usate una corda singola da 70 m; si arriva alla sosta visto l'allungamento, ma fate i nodi alla fine!). Da qui si giunge alla base con una calata di 20 m circa.


Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 2 settembre 2025

Al forte

Tagliatelle con porcini e speck.
Carpaccio di cervo con finferli.
Strudel di mele.

Loc. Pezzei 66
Arabba (BL)

Chiunque abbia frequentato le Dolomiti, d'estate o d'inverno, per arrampicare, sciare, camminare o immergersi negli ormai ubiqui centri benessere non può non essersi imbattuto nella Grande Guerra: cimiteri, sacrari, trincee, gallerie, forti ne costellano il paesaggio, a ricordare una storia e una geografia di più di un secolo fa. Nell'alta val Cordevole o valle di Fodóm, alle pendici del Col di Lana, fu costruita a fine '800 dagli austroungarici la Tagliata di Ruaz, gravemente danneggiata durante il conflitto. Nel 1972 il forte è stato restaurato dagli attuali proprietari per adibirlo a ristorante e hotel. Superfluo quindi dire che l'ambiente è molto suggestivo, senza grandi stanzoni ricolmi di tavoli, e coniuga una piccola e parziale visita al forte con i piaceri della tavola.

La cucina ruota attorno ai piatti tipici ladini rivisitati con cura, con qualche incursione all'esterno ed una fattura sempre di ottima qualità. Scorriamo il menù: gli antipasti sono decisamente interessanti, tanto che decidiamo di sostituirli ai secondi, ed iniziamo quindi dai primi: a parte un'esotica lasagna alla bolognese si registrano minestra d'orzo, casunziei, canederli, ma le scelte del tavolo cadono sulle pappardelle alla cacciatora con ragù di cervo e, per quanto mi riguarda, su delle tagliatelle integrali con porcini, speck e crumble di noci: un piatto decisamente gustoso, con il condimento che si amalgama perfettamente alla pasta fatta in casa.

I secondi, a parte le ormai onnipresenti (ahimé) insalatone e un filetto di angus che fa il paio con le lasagne precedenti, includono un piatto ladino con polenta, funghi e pastin (carne tritata e speziata, tipica del bellunese), e un goulash di capriolo. Invitanti, ma non quanto gli antipasti, tra cui spiccano un carpaccio di manzo, un filetto di maiale affumicato con porcini, e soprattutto un carpaccio di cervo con finferli e balsamico ai lamponi che conquista entrambi. Il sapore appena selvatico del carpaccio si sposa magnificamente con l'acidulo del lampone e le note appena dolci dei finferli: da mangiarne a sazietà! Ai due carpacci abbiamo accompagnato un piatto di polenta e porcini, tanto per non farci mancare nulla.

Siamo giunti così al momento del dessert, meno ispirato dei piatti precedenti: semifreddi, sorbetti e gelati, tra i quali spiccano però due classici: la torta Linzer e lo strudel. Dopo un po' di esitazione, e dopo aver sbirciato a lungo le torte come un bambino davanti alla vetrina della pasticceria, decido per quest'ultimo. Delicatissimo e saporito, degno coronamento alla fine delle brevi vacanze dolomitiche! 

La carta dei vini è piuttosto interessante ed include soprattutto etichette del Triveneto. Scegliamo un Pinot noir di Salatin che affina in acciaio, con gradazione di 12,5° che si beve finalmente con piacere (qualche giorno prima, in altro luogo, un vino con la stessa gradazione sulla carta si era rivelato di ben 14° nella realtà, compromettendo la cena), anche se forse si poteva osare qualcosina di più.

Una nota finale è dovuta alla gentilezza e cordialità del personale, nonché dei proprietari. Un posto dove tornare assolutamente.

Il conto: 129 € per
2 primi
3 antipasti
2 dessert
1 bottiglia di acqua
1 bottiglia di vino (25 €)
2 amari