domenica 21 luglio 2024

Seppellite il mio cuore a Wounded Knee

Sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Sul 3° tiro.
Sul 6° tiro.
Teo sul 7° tiro.
Tracciato della via.
Parete orientale del Pisciadù (Gruppo di Sella)
Parete NE

Accesso: dal parcheggio per la ferrata Tridentina, attualmente chiuso per lavori dopo la frana di luglio 2023, si sale a prendere uno sterrato verso sinistra, che si lascia poco dopo per salire lungo il segnavia 666 verso il rif. Pisciadù. All'imbocco della morena della Val Setus si prende a sinistra il segnavia 29A (indicazioni per la ferrata), per continuare poi lungo il segnavia 29 ad un bivio (il 29A porta all'attacco della ferrata), costeggiando tutta la parete del Pisciadù fin quasi alla Val de Mesdì. Ad un bivio successivo si segue il segnavia 29B fino ad un evidente canale, che si risale fino alla parete. Qui risalire verso destra (neve a inizio stagione - si trova un fix con cordone per facilitare il passaggio sulle rocce bagnate) fino alla sosta di partenza (due fix).

Relazione: bella via che regala soddisfazione per l'arrampicata di movimento su roccia buona (assai migliore di come sembri a volte), con solo qualche punto in cui fare attenzione. Le protezioni a fix sono vicine sui tratti di 5c/6a, e in generale nei passi più impegnativi, ma più distanziate sui tiri di difficoltà inferiore (seppur sempre piazzate in maniera logicamente ineccepibile): è comunque necessario sapersi muovere con un minimo di sicurezza, visto anche lo sviluppo non trascurabile della via. Utile un cordino per rinviare una clessidra sul secondo tiro, dove c'è una piastrina senza fix. Friend non necessari, ma volendo si riescono ad utilizzare qua e là (valutate voi). Le soste fino alla quinta sono tutte attrezzate con due fix, cordone e maglia-rapida, mentre la sesta e la settima non hanno il maglia-rapida.
1° tiro: dritto sopra la sosta fino alla sosta. 40 m, 5a; tre fix (due con cordino), due chiodi con cordino, due cordoni in clessidra.
2° tiro: aggirare un pilastrino sulla destra, salire e traversare a destra lungo una colata nera per raggiungere la sosta. 50 m, 5a, sei fix.
3° tiro: salire per placca, spostarsi a destra e superare un muretto, uscendo alla sosta a sinistra. 45 m, 6a, nove fix.
4° tiro: continuare lungo la parete, piegando poi verso destra fino alla sosta. 45 m, 4b; cinque fix, un chiodo.
5° tiro: tiro un po' zigzagante: si parte a destra della sosta, ci si sposta a sinistra e si sale, poi ancora uno spostamento a destra e rientro, per salire alla sosta. 45 m, 5b, otto fix.
6° tiro: si parte a sinistra della sosta, si continua dritto e si attraversa (passo delicato) alla sosta in una nicchia. 33 m, 6a (per me anche un passo di 6a+); otto fix, un cordino in clessidra.
7° tiro: salire per placca e poi per diedro, spostarsi a sinistra e salire alla sosta. 45 m, 5c, dieci fix.
8° tiro: salire per il facile camino fino alla sosta. 30 m, 4a; un fix, un cordino in clessidra. Sosta su fix e cordone in clessidra.
9° tiro: percorrere il breve tratto finale del camino, salire lungo la placca a destra fino ad una terrazza (cordino su spuntone); proseguire ancora per rocce facili fino ad uno spuntone dove si trova la sosta. 55 m, 4a, due fix. Sosta 
10° tiro: traversare a destra e continuare per facili rocce fino alla sosta. 50 m, III+. Sosta su due fix.

Discesa: proseguire brevemente e salire verso sinistra, tagliando poi per prati fino ad incrociare il sentiero che sale dalla Val de Mesdì al rif. Pisciadù. Seguirlo verso sinistra (discesa) fino circa all'altezza dell'attacco della via. Qui portarsi verso sinistra a riprendere il segnavia 29B per ripercorrere il tragitto seguito all'andata. Prima dell'ultima salita che riporta sul 666 si può deviare a destra e scendere lungo il primo tratto della ferrata. Contare un'ora e mezza circa. In alternativa (non verificata) dall'uscita della via si piega a destra e si risale verso il rif. Pisciadù per discendere dalla Val Setus.


Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

giovedì 4 luglio 2024

Normance

di Louis-Ferdinand Céline
Einaudi, Torino, 1988
Traduzione di Giuseppe Guglielmi

e le bombe tombolano ancora a grappoli! risprizzano verde! blu! geyser attraverso le nuvole!... ah è del terribile fantastico! fantasmagorie così spinte di colore che anche no artista come io sono mi dico: accidenti madonna! è un abbagliamento che non ha prezzo! frangenti di bellezze così scrollano l'universo! altre generazioni vedranno forse qualcosa di più e di meglio... ancora?... ancora?
Di Céline tutti conoscono il capolavoro, il Viaggio al termine della notte del 1932, romanzo d'esordio anticipato dalla tesi di laurea sul dottor Semmelweiss che già prefigurava le doti narrative dell'autore. Poi il suo stupido delirio antisemita e filonazista (con tutti i distinguo del caso, che racchiudo in questo intervento) ne ha oscurato la produzione post-bellica che, pur non essendo comparabile con i primi due romanzi (e come potrebbe?), diviene quasi una ricerca di stile, che dilata la trama vera e propria nel racconto affannoso e concitato delle esperienze di guerra ed esilio. Normance è scritto nel 1954 come seguito di Pantomima per un'altra volta (il titolo originale è Pantomima per un'altra volta II: Normance), ed è il racconto in prima persona - in presa diretta si potrebbe dire - del bombardamento di Parigi della notte tra il 20 ed il 21 aprile 1944 da parte degli Alleati (nel risguardo del volume si dice erroneamente agosto '44, data della liberazione di Parigi). Céline abita al 6° piano in Rue Girardon 4, a Montmartre, e da lì descrive con la sua prosa ossessiva la distruzione della città (p. 101):
l'edificio anche di fronte il «16» si china... china col suo balcone... il balcone del «4°» spenzola... ad amaca... a vetrina! e che cos'è che ci si becca ancora come risucchi, noi! di ste cariche d'aerei a scappa-e-fuggi!... [...] questo però è meglio che la lingua, la gigantesca slinguata di fuoco del cielo!... le bombe, si sa, la lingua no!... ma i risucchi d'aria forse poi... sono i peggio! [...] che ci sbattono nel corridoio, scontrano come arieti!... brram! frammezzo intanto pieno di scheggiaglia, pieno di ardesie!... pioggia di mattoni!... che tu, carne al muro rispiaccicata, urli di dolore!
La "trama" è veramente l'ultima cosa a cui prestare attenzione, ma tentiamo: per effetto del bombardamento l'ascensore precipita al piano-terra scavando una voragine, le scale vanno a pezzi, i mobili si spostano e finiscono di sotto, e Ferdinand e la moglie Lilì si decidono a scendere, ritrovandosi con il resto del condominio nella loggia della portineria, tra un'orda di inquilini ammucchiati sotto una tavola. Tra essi ci sono i Normance (André e Delphine), lui un mastodonte di 160 kg, distributore di carta assai ricercata dall'autore, che brama di finire (p. 64) tre capolavori, lirici, ironici, là su di sopra!... «Leggende e pensieri», il «Re Krogold»... «Casse-pipe»... «Guignol's»... in secca!... più carta!
Non azzardandosi a raggiungere il metrò (sia per le bombe, sia perché Céline teme il linciaggio come collaborazionista), la comitiva resta intrappolata ed i comportamenti degenerano. Delphine sviene e prima Raymond e poi Normance, nella frenesia di sollecitare un impossibile intervento di Céline (che, ricordiamo, era dottore), lo "incoraggiano" ripetutamente a modo loro (p. 133):
e là subito: prang! mi attacca a pugni nella schiena!... Mi volto!... due pugni nella pancia! lui sa, come mi si incentiva!... mi strangolava prima, adesso mi sfonda! mi urla in questo mezzo...
— Dottore! Dottore!
La ricerca di un cordiale da somministrare alla malata si indirizza verso l'appartamento di un'inquilina assente da tempo. Per sfondare la porta la folla utilizza lo stordito Normance come ariete (non senza incitare il dottore a spingerlo, viziosi cagoni marpioni brutta razza! se ci spacca la testa al grosso chi è che è poi l'assassino?, p. 144), lasciandolo poi con la testa mezza fracassata per saccheggiare il ben fornito appartamento. Qui la cronaca continua con tutti i dettagli, perché (p. 70) faccio mica l'artista, il pressapochista! «io ero lì, la tal cosa mi capitò» ecco la mia legge!, fino al termine del bombardamento, quando la gente riemerge dal metrò ed inizia a litigare. Così il loro comportamento, ammantato finora di un minimo rispetto o ambiguità (perché c'è niente nel fondo delle crape solo che il contraccolpo delle grandi notizie, p. 108), si tramuta in odio verso il traditore (p. 195):
uno che era l'amico assoluto, tutto cuore, si caccia nell'odio!... lo ritrovi terribile nemico, ti diffama, denunzia, baldracca!... ti mangerebbe vivo! [...] dal momento che gli inquilini, tranquillo! mi detestavano!... Erano forse i più terribili, gli inquilini!... che mi vedono, mi massacrano! [...] Oh, sento le loro parole... gracchiano là sotto!... e di me!... e mica in modo piacevole! sto fiele! io li interesso... dicono solo che del male...
Ferdinand è salvato dal robusto amico Octave che, fatto buttare nel buco dell'ascensore il corpo dell'ormai dissanguato Normance (che prima di morire ha comunque trovato modo di rifilare altre legnate a Ferdinand), riporta Céline in spalla fino al suo appartamento, sbagliando però piano. Attraverso un foro nella parete, ai tre (c'è anche Lilì) si para davanti una scena paradossale: l'appartamento adiacente è intatto nonostante i bombardamenti e vi si trova Norbert, un attore ormai demodé, con una tavola apparecchiata in attesa di ospiti. Norbert, impazzito forse per via del bombardamento, sta aspettando il Papa, Churchill e Roosevelt a cena, e fa da contrasto alla lucida follia di Céline, a cui infatti ricorda che (p. 231)
Ma amici voi siete pazzi! [...]
Non è successo niente!... confondete tutto! ecco! confondete tutto!...
non è successo niente! sta per succedere! sì! certo! sta! sta per succedere!
Una simile simmetria si instaura tra gli insulti di Céline a Jules e gli "inviti" a saltare dal mulino su cui è prigioniero e gli stessi insulti ed inviti che gli inquilini rivolgono al dottore affinché salti il precipizio scavato dall'ascensore per soccorrere Delphine (p. 161). I tre ridiscendono in strada e si avviano verso il metrò insieme alla bidella faccia di frittata, che ha raccolto le carte di Céline che infine si sparpagliano (p. 269): l'aria era intasata di carte, ecco!... a vortici! carte mie! e altre! che si vedeva più il marciapiede di fronte!

La trama pressoché inconsistente e la dedica del libro a Plinio il Vecchio rivelano l'intento cronachistico, dove però il resoconto ossessivo degli eventi è la filigrana attraverso cui si osservano amaramente gli uomini e il loro comportamento. Impossibile seguire il flusso ininterrotto e vorticoso di insulti, bestemmie, ricordi della prima guerra mondiale, rancori personali (con Jules, ma invero con tutti per via della prigionia, pp. 178-179), odio per aria come sotto terra (p. 95), invettive proto-salvin-meloniane (p. 102) o contro tutti coloro che parlano senza sapere (p. 104; anche qui si può cogliere un riferimento alla propria storia personale):
Più che sicuro le persone del metrò hanno visto niente! [...] ma loro andranno ste persone a tutta faccia tosta a confutare! pretendere!... che niente di niente ha scossato!... schizzato! alzato polvere! che il firmamento era sereno, che, ho tutto, io, immaginato!
Oltre che contro coloro che preferiscono così che saperne di più!... l'avarizia di sé che hanno... ciò che sanno gli basta (p. 122) è da segnalare la gustosissima polemica (anche questa interessata) contro i libri presi in prestito, troppo lunga per essere riportata per intero (pp. 128-129):
Accetto le vostre critiche, i vostri insulti, ma alla precisa condizione che siate mica di quella gente che prende a prestito, scroccano, sparpagliano i libri! peste della specie! se l'avete sgraffignato col «prestamelo-che-poi-te-lo-rendo» sarebbe meglio che stiate zitti... [...] si può affermare tranquillamente, che un libro ecco si compra più, si ruba... c'è persino una sorta di «punto d'onore» a più mai comprare un libro. Non uno su venti che ti ha letto ti ha pagato! non è triste? andate a chiedere capitolo prosciutto se una fetta può fare venti persone? se una poltrona al cinema tiene quaranta chiappe? [...] vi rifilo sta digressione per niente! pura filosofia!... ve la regalo! Musa sprecona porcona, basta!
Sarebbe anche da riportare, ma la cito solamente, la sua prosecuzione ideale, sullo scrittore che vuole vendere ricordi in un mondo ormai irrimediabilmente materiale (pp. 178-179), ma chiudo questa lettura ricordando un altro tratto caratteristico di Céline, ovvero l'autocommiserazione e il vittimismo che spuntano periodicamente tra le pagine: così, come Plinio paga con la vita il suo interesse per lo studio dei fenomeni naturali, anch'io ho pagato un poco (p. 254) perché ci ho solo che l'ostilità del mondo e la catastrofe (p. 83), e (p. 237):
c'è da rendermi una vera giustizia, bisogna dirlo di passata, sono ben stato a fare il cazzone in tanti di quei posti i più malsani... per orgoglio e amor proprio e grottesca stronzeria, pura e semplice... la prova, come sono ridotto!...
La scrittura è un miscuglio di perle nascoste e merda, di intuizioni geniali e pagine noiose, un tira-e-molla continuo che avvince e (soprattutto) sfinisce, apparentemente improvvisata ma in realtà assai ricercata, e che è - scaramanticamente - destinata all'insuccesso (p. 73):
mi rileggo a sto punto, sono niente orgoglioso... ho paura che la gente si incazzi così nero! [...] e che tutto vada a finire!... oh! là! così male! [...] discredito totale! raca! scarto! sulle bancarelle, cento soldi nickel [...] Ah, il portentoso furfante! si va a insegnarci il pro del contro!... le tempeste cosmomedianiche! le bombe a pioggia, il mulino che gira, il Jules che non brucia! Ah, tromba, no tromba! disonesto strambo, imbroglione calunniatore scroccone!...
Mi aspetto il peggio!

lunedì 1 luglio 2024

Virna e Cinzia

Ramon sul 1° tiro.
Teo sul 2° tiro.
Ramon sul 6° tiro.
Tracciato della via (azzurro); in rosso la Via dei cugini.
Pizzo Arera
Parete NO

Accesso: si sale a Zambla e si prende la via Plassa (indicazione Arera), continuando fino ad un ecomostro residenziale ove si può parcheggiare gratuitamente. Lì si trova anche l'emettitrice per il biglietto d'ingresso alla strada asfaltata sulla destra che in 3 km circa conduce ad uno spiazzo dove si parcheggia (4 € giornalieri in monetine o carte). Prendere il sentiero alla sinistra del parcheggio o continuare sulla strada che in poco più di mezz'oretta porta al rifugio Capanna 2000. Guardando la parete, si nota il sentiero 244 che la costeggia verso sinistra. Salire quindi per il sentiero che mena alla vetta dell'Arera (con bella vista su rudere di pilastro di seggiovia, altra dimostrazione di scempio delle nostre montagne e di insipienza politica) e prendere poco dopo a sinistra detto sentiero, che si segue fino alla vista della parete NO dell'Arera. Si scende leggermente, si supera il primo tratto di parete, strapiombante e repulsiva, e si giunge in vista della parete NO vera e propria. Al centro sale la Via dei cugini, a destra si nota un evidente pilastro: raggiungerne la base e identificare la targhetta che indica la partenza.

Relazione: bella via che risale la parete dell'Arera per placche e un breve diedro, aperta nel 1994 con spit e chiodi e riattrezzata nel 2021 a fix. Fatte salve le vie più recenti che non conosco, dovrebbe essere quella più facile dopo i Cugini, con un grado obbligato intorno al 6a+. La chiodatura è buona, ma non troppo ravvicinata; eventualmente possono essere utili un paio di friend. Tutte le soste sono su fix con anello e secondo fix (che sembra quasi artigianale). Roccia ottima. Nota: nel seguito non indico i numerosi chiodi che sono stati "doppiati" dai fix, ma lascio quelli isolati.
1° tiro: si parte con un passo delicato lungo una fessura (possibile friend #1BD), per proseguire su placca e superare un breve muretto, portandosi poi a sinistra e salendo alla sosta. 20 m, 6a+; quattro fix.
2° tiro: si traversa a sinistra per placca e si sale lungo un esposto spigolo fino alla sosta. 15 m, 6b, sei fix.
3° tiro: salire appena a destra della sosta e superare un breve strapiombo, per spostarsi a sinistra e salire alla sosta. 15 m, 6b (passo), quattro fix.
4° tiro: salire lungo la direttrice di uno spigolino fino alla sosta. 30 m, III+, tre fix.
5° tiro: spostarsi a sinistra, doppiare uno spigolino e salire fino ad una cengia, che si segue verso sinistra fino alla sosta. 33 m, III+, due fix con cordino.
6° tiro: salire dritto in placca fino alla sosta. 30 m, 6a; tre chiodi, tre fix.
7° tiro: salire il primo tratto in placca fino ad una zona con delle rigole che si risalgono sfruttando una fessura, raggiungendo la cengia di sosta. 30 m, 5c; un chiodo, cinque fix. Tiro molto bello.
8° tiro: spostarsi a sinistra della sosta e salire un diedrino, per proseguire poi verso sinistra. Un passo delicato in placca porta alla sosta. 40 m, 6a (passo); un chiodo, sette fix.
9° tiro: salire la placca stupenda e non banale fino alla sosta. 40 m, 6b/+; tredici-quattordici fix.

Discesa: in corda doppia dalla via con sei calate:
1a calata: 35 m, in verticale fino alla sosta del 8° tiro. Attenzione: questa sosta è purtroppo sistemata male, perché l'anello è nel fix in alto, ed il secondo fix è in basso sulla verticale (anziché il contrario), col risultato che le corde non scorrono. Noi abbiamo lasciato un moschettone a ghiera nel fix; verificate che ci sia ancora!
2a calata: 40 m, verso destra (viso a monte) fino alla sosta del 7° tiro. Utili un paio di rinvii per mantenere la direzione.
3a calata: 55 m, in verticale fino alla sosta del 5° tiro.
4a calata: 25 m, verso destra (viso a monte) fino alla sosta del 4° tiro. Usare una corda singola per facilitare il recupero. Utili un paio di rinvii.
5a calata: 30 m, fino alla sosta del 3° tiro. Usare una corda singola.
6a calata: 45-50 m, fino a terra.
In alternativa (ma non abbiamo verificato) ci si può spostare a sinistra (viso a monte) fino all'uscita della via dei cugini e scendere in doppia o lungo il canale.


Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.