Reduce da un paio di delusioni enologiche intorno a Capodanno – un rosato di Pratello e un Barolo 2005 di Giovanni Rosso rovinato da un tappo sciagurato – mi rifaccio (parzialmente) rifugiandomi in Val d'Aosta. Grosjean è un'azienda che fa viticoltura "di montagna", attiva da tre generazioni e che da tempo ha attuato una politica di riduzione di pesticidi in vigna, giungendo ad ottenere la certificazione biologica nel 2011. Non tutta la produzione gode però di questo privilegio: Fumin, Torrette e Pinot nero, per citare alcuni vitigni della Vallée, sono disponibili in entrambe le sfumature.
È proprio il Pinot nero, il mio vino preferito dopo l'irraggiungibile Barolo, che scelgo per il primo approccio a questa cantina. Ma qui nasce subito un problema: il Pinot noir bio, ovvero il vigne Tzeriat, affina per ben 18 mesi in barrique, cosa che al mio gusto equivale a rovinare il tutto. Non resta quindi che rivolgersi senza indugio al vino senza certificazione (ma la cui scheda parla di tecniche consentite esclusivamente in agricoltura biologica), con affinamento in botte. Nove anni per un Pinot nero possono sembrare un po' troppi, ma apro questo 2011 con un ottimismo che sarà ripagato.
Il colore è un bel rubino un po' scarico, con riflessi granati. Al naso salgono subito le note di frutti rossi, fragola su tutto, cui fanno seguito leggere note speziate.
All'assaggio è molto piacevole, anche se forse qualche annetto in meno non avrebbe nuociuto: ancora la materia fruttata, poi qualche sentore vegetale e un finale lievemente amarognolo. Tannini morbidi e buona persistenza accompagnano il tutto. Chi ha detto che in Italia i Pinot noir sono esclusiva dell'Alto Adige?
Gradazione: 13°
Prezzo: 10€
È proprio il Pinot nero, il mio vino preferito dopo l'irraggiungibile Barolo, che scelgo per il primo approccio a questa cantina. Ma qui nasce subito un problema: il Pinot noir bio, ovvero il vigne Tzeriat, affina per ben 18 mesi in barrique, cosa che al mio gusto equivale a rovinare il tutto. Non resta quindi che rivolgersi senza indugio al vino senza certificazione (ma la cui scheda parla di tecniche consentite esclusivamente in agricoltura biologica), con affinamento in botte. Nove anni per un Pinot nero possono sembrare un po' troppi, ma apro questo 2011 con un ottimismo che sarà ripagato.
Il colore è un bel rubino un po' scarico, con riflessi granati. Al naso salgono subito le note di frutti rossi, fragola su tutto, cui fanno seguito leggere note speziate.
All'assaggio è molto piacevole, anche se forse qualche annetto in meno non avrebbe nuociuto: ancora la materia fruttata, poi qualche sentore vegetale e un finale lievemente amarognolo. Tannini morbidi e buona persistenza accompagnano il tutto. Chi ha detto che in Italia i Pinot noir sono esclusiva dell'Alto Adige?
Gradazione: 13°
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