L'interno del locale. |
Il ricco antipasto. |
Fileja con ceci, salsiccia e pomodoro. |
Fileja con ragù di capra. |
Le cazzatelle. |
Mileto (VV)
Mileto è una tranquilla cittadina adagiata su una collina, ormai lontana dagli splendori dell'epoca normanna e della corte di Ruggero I. Ma non erano tanto i reperti storici e archeologici a riportarmi qui, quanto dei molto più prosaici interessi gastronomici: ero stato da Il normanno più di dieci anni fa, e ricordavo distintamente il carattere "popolare" della cucina e l'ottima impressione che ne avevo avuto. Pertanto, dopo una giornata "esplorativa" ad arrampicarmi sugli scogli che contornano le splendide spiagge intorno a Capo Vaticano, e volendo evitare di infilarsi nella troppo nota Tropea, ci siamo tornati. Confermando l'impressione precedente.
Il locale è una piccola trattoria e pizzeria, con due ingressi tra via Duomo e via Real Badia. Per la trattoria si entra da via Duomo, in un ingresso anonimo identificato da un'insegna e una fila lunghissima di vetrofanie con i riconoscimenti di numerose guide. L'interno è semplice e all'antica, con il soffitto coperto da sacchi di juta e numerose fotografie alle pareti. Ci accomodiamo nel piccolo cortile interno, con tavolini e sedie di plastica, forse fin troppo in stile bar di paese. Il pane integrale fatto in casa è ottimo e funge da viatico al resto delle consumazioni. Il menù arriva su un foglio di carta con la scritta: la vera cucina tradizionale, a rimarcare la vocazione del locale.
Iniziamo con un antipasto casereccio con affettati, formaggi, verdure grigliate, legumi, in porzione che in realtà basta per due persone. La qualità della materia prima è ottima, e si sposa magnificamente con la semplicità delle preparazioni.
I primi piatti ruotano attorno alla pasta, con diversi contorni a base di carne e verdure (stona un po' il pesto genovese e gamberetti...): scegliamo entrambi (e come potrebbe essere altrimenti) la fileja, forse il formato di pasta più tipico della Calabria, con due condimenti diversi: ceci, salsiccia e pomodoro, e con ragù di capra. La pasta arriva nella caratteristica pignatta, e ancora una volta le porzioni sono di tutto rispetto (più che un ragù di capra c'erano pezzi interi di carne!). I succulenti condimenti, frutto della cucina di generazioni, si amalgamano alla perfezione: sapori semplici, ma buonissimi.
A questo punto, pur avendo saltato il pranzo, siamo già satolli. Per pura curiosità, ordino un piatto di cazzatelle, ovvero salsicciotti con verdure, ma devo dire che non reggono il confronto con le portate precedenti; la carne non mi è sembrata della stessa qualità.
Si finisce con una torta con cioccolato e ricotta con una punta di liquore, che riconcilia definitivamente con la cucina.
Per quanto riguarda il vino che ha accompagnato la nostra cena, segnalo una lieve incomprensione con la simpatica (nonché bella) cameriera, che mi propone il vino sfuso della casa. Replico che preferirei qualcosa in bottiglia, ovviamente di un produttore locale... e va a finire che mi ritrovo un rosso non etichettato che è sostanzialmente un vino sfuso... ma imbottigliato, della vicina cantina Ciccone. Onesto, ma decisamente non quello che mi aspettavo. A fine cena, rientrando nel locale, ho potuto osservare alcune bottiglie esposte su uno scaffale e rammaricarmi della "non scelta".
Questo dettaglio non modifica il giudizio sul locale: se non vi curate dei fronzoli e volete andare al sodo, se amate la vera cucina casereccia ricca di spezie, di sughi succulenti, di piatti semplici ma generosi, il normanno è un posto da non perdere!
Il conto: 55€ per
1 antipasto
2 primi
1 secondo
2 dolci
2 caffè
1 bottiglia di rosso sfuso
1 bottiglia di acqua
P.S. e poi, volete mettere l'oste che collega il suo cellulare al sistema di diffusione sonora e fa partire Child in time dei Deep Purple?
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