giovedì 23 aprile 2020

Taurasi DOCG Radici 2006 Mastroberardino

È questo il vino scelto per festeggiare, sia pur con i noti vincoli della quarantena, la Pasqua 2020. Una scelta sicura, senza rischi. Taurasi vuol dire Aglianico, una garanzia dal punto di vista della qualità e delle capacità di invecchiamento, anche se probabilmente questo vino, al di fuori dei circoli di appassionati, non gode della stessa fama dei grandi vini rossi del nord.
Tra le numerose cantine dell'area irpina della valle del Calore, Mastroberardino è certamente una delle più note, forse quella che ha rappresentato più a lungo l'immagine di questo vino. Il Taurasi Radici è il prodotto più noto della cantina, sia nella versione base che in quella Riserva. Aglianico al 100%, vigneti di 20 anni, affinamento di 24 mesi in legno (tra barriques - ahimè - e botti; peccato che il sito del produttore non specifichi le percentuali) seguiti da 24 in bottiglia.
L'invecchiamento di 14 anni non spaventa: il Radici è presenza costante nella mia certo non vasta cantina e ho già avuto modo di saggiare la sua resistenza. Nel bicchiere è di un bel rubino granato che rivela note fruttate, ciliegia, frutti rossi. Arrivano poi dei sentori speziati, tra pepe e caffè.
I tannini dell'Aglianico si fanno sentire all'assaggio, e contribuiscono a "perdonare" il passaggio in barrique (chissà perché non provare un aglianico senza barrique anziché inseguire questa "modernità" come con il Naturalis historia). Il gusto è armonico, con un bel tenore alcolico; il vino è in ottima forma e potrebbe reggere ancora... ma nel dubbio, meglio non esagerare e restare su questi numeri.
Anche stavolta, una certezza.

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