sabato 11 aprile 2020

Cirò superiore DOC Riserva Ripe del falco 1992 (e 1993) Ippolito 1845

"Se me lo dicevi prima" cantava il grande Enzo Jannacci più o meno negli anni di questo vino. Se me lo bevevo prima, potrei parafrasare, senza mancare di rispetto. Fine del post; o quasi.

La prima cosa che colpisce di questo vino è la confezione in cui arrivò, complice un amico, qualche decennio fa: una scatola con riproduzioni di guerrieri greci (vi si legge il nome di Akastos, uno degli argonauti). Bottiglia ed etichetta piacevolmente all'antica, purtroppo caduta poi vittima della "modernità", almeno a giudicare dal sito internet del produttore. Il Ripe del falco nasce da uve Gaglioppo in purezza, da vecchi vigneti. Si presenta già come vino da lungo invecchiamento; basti pensare che si affina per otto anni in acciaio seguiti da un paio in grandi botti di legno prima di essere commercializzato. Acquistato una quindicina di anni fa, insieme ad una bottiglia dell'annata 1993, è rimasto lì come tanti suoi fratelli, dapprima in attesa dell'occasione giusta, e poi per timore di aprire una bottiglia ormai andata. Questo periodo di degustazioni solitarie è però l'ideale per fare giustizia di tutte queste bottiglie... e quindi procedo.

La rimozione del tappo è delicata, ma si svolge senza intoppi; lo stesso è in buone condizioni e fa ben sperare. Verso il vino: un po' di deposito mi ricorda, prima ancora del colore, un granato con dei riflessi aranciati che segnano il passar degli anni, che sto per bere un vino con quasi trent'anni di vita.
Al naso sento l'alcool piuttosto distintamente. Le note di frutti rossi sono un po' appannate, e più evidenti appaiono quelle di cuoio, tabacco... assaggio: ancora una bella struttura alcoolica e un'acidità che resiste, anche se ovviamente non stiamo parlando di un vino giovane e "scattante". Conviene far aprire il vino e lasciar sparire alcune note un po' stonate che rovinano il piacere del gusto... e rieccomi: le spezie sono lì, i frutti pure... e la struttura tiene... insomma, un vino certo non in perfetto equilibrio, ma assolutamente bevibile; un vino che ha i suoi anni e sa di averli, ma che sa sfruttare la sua forza ed il suo carattere fino in fondo.

Purtoppo il 1993 non mi ha riservato la stessa sorpresa... per carità, siamo sempre ben al di sopra delle mie aspettative iniziali, che erano colpevolmente nulle, ma la bottiglia ha retto meno gli anni e ha perso un po' in bevibilità.

Resta il rimpianto per non aver aperto almeno una di queste bottiglie una decina di anni fa... comunque ultimamente sto recuperando il tempo perso!

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