La mia frequentazione del Lambrusco, ancorché certamente non assidua, deve molto alle bellissime giornate (e serate) passate a Bismantova e dintorni, dapprima sempre e rigorosamente presso il ginepro quando vi regnava Roberto, ora in luoghi un po' più sparpagliati. L'incontro con la realizzazione di Caprari lo devo invece ad un ristorante di Reggio Emilia dove ci fermammo una sera a cena in attesa che si esaurisse una coda infinita nell'autostrada verso Milano. Nome ben impresso nella memoria, bottiglia non più ritrovata dalle mie parti (sì, lo so che esiste il commercio online; grazie...) fino a poco fa.
Bottiglia ed etichetta da... "bollicine", con la dizione "metodo Charmat" (i.e., rifermentazione in autoclave) in evidenza, insieme all'anno (1924) di fondazione della cantina, a Montalto (sulla strada per Bismantova...). Nel bicchiere, un bel rosso rubino con qualche riflesso violaceo e una spuma rosata che svanisce rapidamente.
Avviciniamo il bicchiere: frutta rossa, lamponi, ciliegie in evidenza. All'assaggio, ancora frutta, fragole in particolare, e una curiosa nota finale di banana. Un vino fresco che accompagna alla perfezione la cucina tipica emiliana, ma che sarei ben curioso di assaggiare come abbinamento ad una... pizza!
Avviciniamo il bicchiere: frutta rossa, lamponi, ciliegie in evidenza. All'assaggio, ancora frutta, fragole in particolare, e una curiosa nota finale di banana. Un vino fresco che accompagna alla perfezione la cucina tipica emiliana, ma che sarei ben curioso di assaggiare come abbinamento ad una... pizza!
Nessun commento:
Posta un commento