L'interno del locale. |
Il vassoio del pane. |
I paccheri con le sarde (agoni). |
Lo stufato di pecora con polenta. |
La torta di mele e cannella. |
Adrara S. Martino (BG)
Le mie visite alla zona del lago d'Iseo si svolgono perlopiù di giorno e si limitano alle falesie della zona... o forse no. Se la passione per il pesce di lago mi aveva già condotto presso l'ottimo ristorante Zü, oggi è la volta di spostarsi leggermente nell'entroterra, via dalle zone più frequentate, tra le belle colline che fiancheggiano il Sebino. Il ristorante ai burattini è ubicato in un vecchio edificio ristrutturato, dove il rassicurante spessore dei muri vi proteggerà da internet, whatsapp e simili amenità per permettervi di dedicarvi ai piaceri del palato. Due sale arredate in stile moderno (con i soliti deprecabili quadri astratti) con qualche avanzo di decorazioni natalizie. Cucina bergamasca, quindi prevalentemente di terra, con qualche attenta rivisitazione e un'attenzione costante e lodevole all'indicazione della provenienza delle materie prime, quasi tutte della zona (fanno ovvia eccezione il riso - dal pavese - e il manzo piemontese - dal cuneese).
Il cesto del pane - fatto in casa - costituisce la prima piacevole sorpresa, grazie a dei buonissimi grissini e ad una strepitosa focaccia di cui riusciremo anche a strappare un bis. Saltiamo - a malincuore - gli antipasti, limitandoci ad osservare i vassoi di salumi che si indirizzano verso i tavoli vicini, per pescare dalla lista dei primi i paccheri di semola di grano duro con pomodorini, pesto di basilico fatto in casa e sarde essiccate del lago d'Iseo (che in realtà sono agoni, pesci d'acqua dolce simili alle sarde). Piatto molto saporito con l'unico rimpianto dato dall'esiguità (sei) dei paccheri presenti sul piatto...
Per il secondo ci allontaniamo dalla sponda del lago: scelgo uno stufato di pecora gigante bergamasca (una razza autoctona; leggete qui) con polenta di mais rostrato rosso di Rovetta (qualche informazione qui). La carne è decisamente magra e delicata e la polenta saporita, ruvida; da provare. La stessa polenta accompagna uno stracotto di cervo con carne altrettanto morbida e gustosa. Chiudono la cena un'onesta torta di mele e cannella e una buona (relata refero) crostata ai frutti di bosco (o erano lamponi?).
Una nota finale sulla cantina: la lista dei vini è sostituita genialmente da una piccola saletta adibita a cantina, dove i clienti possono scegliersi la bottiglia (con etichetta col prezzo ben evidente). Selezione di bottiglie della zona, tra bergamasca e bresciano, ma spazio anche al resto della penisola. Sempre allergico alla barrique, alla fine si finisce su un Dolcetto d'Alba Lodoli 2017 di Cà del Baio che ha il solo difetto di un tenore alcolico un po' troppo elevato (problema ormai comune a tantissimi vini).
Il cesto del pane - fatto in casa - costituisce la prima piacevole sorpresa, grazie a dei buonissimi grissini e ad una strepitosa focaccia di cui riusciremo anche a strappare un bis. Saltiamo - a malincuore - gli antipasti, limitandoci ad osservare i vassoi di salumi che si indirizzano verso i tavoli vicini, per pescare dalla lista dei primi i paccheri di semola di grano duro con pomodorini, pesto di basilico fatto in casa e sarde essiccate del lago d'Iseo (che in realtà sono agoni, pesci d'acqua dolce simili alle sarde). Piatto molto saporito con l'unico rimpianto dato dall'esiguità (sei) dei paccheri presenti sul piatto...
Per il secondo ci allontaniamo dalla sponda del lago: scelgo uno stufato di pecora gigante bergamasca (una razza autoctona; leggete qui) con polenta di mais rostrato rosso di Rovetta (qualche informazione qui). La carne è decisamente magra e delicata e la polenta saporita, ruvida; da provare. La stessa polenta accompagna uno stracotto di cervo con carne altrettanto morbida e gustosa. Chiudono la cena un'onesta torta di mele e cannella e una buona (relata refero) crostata ai frutti di bosco (o erano lamponi?).
Una nota finale sulla cantina: la lista dei vini è sostituita genialmente da una piccola saletta adibita a cantina, dove i clienti possono scegliersi la bottiglia (con etichetta col prezzo ben evidente). Selezione di bottiglie della zona, tra bergamasca e bresciano, ma spazio anche al resto della penisola. Sempre allergico alla barrique, alla fine si finisce su un Dolcetto d'Alba Lodoli 2017 di Cà del Baio che ha il solo difetto di un tenore alcolico un po' troppo elevato (problema ormai comune a tantissimi vini).