Panorama sul lago |
Giancarlo alla 1a sosta |
Sulla fessura del 4° tiro |
Il socio si mette "in posa" sul 4° tiro... |
Arte moderna con le corde sul 5° tiro |
Al rif. Piazza |
Tracciato della via (rosso). In azzurro la via delle poiane. |
Parete O
Mettiamo che un giorno vi venga voglia di andare a fare una vietta un po' "esplorativa", lontana dai conforti e dalle certezze di vie chiodate in stile falesia e su roccia perfetta, ma - siccome siete un po' conigli come il sottoscritto - vogliate propendere per gradi assolutamente non difficili. Bene: una possibilità è dare un'occhiata alla parete O del Monte S. Martino, appena dietro la città di Lecco, nella zona dei Pizzetti. Qui corrono alcune vie più o meno dimenticate, tra cui la nostra destinazione. Se sono dimenticate ci sarà un motivo, direte voi. E infatti c'è, e più d'uno: la via alterna tratti su roccia ottima ad altri immersi nei rovi, con l'aggiunta di alcuni passaggi su roccia friabile, soprattutto nei primi tiri che corrono appena sopra il sentiero. Noi abbiamo - a volte volontariamente, a volte... un po' meno - "ripulito" qualcosa, ma temo che volendo completare l'opera sarebbe necessario asportare buona parte della montagna. Meglio la seconda parte della via, anche se non mancano austeri e precari macigni che ammiccano da distanza ravvicinata. Insomma, una via che richiede un minimo di esperienza su terreno. Bellissimo il panorama lungo tutto il percorso.
Accesso: a Lecco percorrere tutto viale Turati; in fondo (chiesa) girare e destra e subito a sinistra in via S. Stefano. Proseguire fino ad una curva ad angolo retto a sinistra dove si può parcheggiare sotto un segnavia CAI che indica il sentiero che ci interessa. Dopo 40m si supera un cancello a destra e si segue il sentiero n.53 verso il Rif. Piazza. Il bel sentiero aggira un primo sperone salendo alla sua destra, supera un punto panoramico e continua a salire con bellissima vista sul lago fino ad un bivio. Seguire a sinistra (tratti con catene) fino ad un'evidente panchina. Qui parte la via delle poiane, dalle caratteristiche simili, ma forse più frequentata, visto che vi sono pure - incredibile!! - degli spit). Appena più avanti c'è una leggera discesa al termine della quale si risale per rovi fino ad un albero dove parte la via (chiodo rosso ben evidente); circa 30'.
Relazione: la via supera un primo salto di rocce rotte sotto cui passa il sentiero (attenzione!!), si sposta a sinistra e risale uno sperone con roccia migliore. Pochi chiodi sui tiri, ma posizionati in modo logico sui passaggi più impegnativi; utili friend (tra cui il famoso 3,5, che la BD non fabbrica più da tempo, per la fessura del 4° tiro, che in realtà è un passo che si protegge con un BD1 o 2 appena sotto). Tutte le soste tranne una sono su albero: portarsi i cordini necessari. Qui trovate la relazione degli apritori.
1° tiro: salire in corrispondenza del chiodo, poi a sinistra fino ad un saltino finale su roccia malsicura (ch.); 10m, passo iniziale di V- (più facile se siete alti); due chiodi. Nell'uscire dal tiro un macigno dall'aspetto solidissimo mi è rimasto tra le braccia manco fosse un'avvenente fanciulla e ho dovuto fare miracoli per non rotolarci a valle insieme e sistemarlo poi fuori pericolo (anche per chi dovesse ripetere).
2° tiro: a destra per una placchetta, poi salire 1m fino ad un chiodo in un diedro. Non salire l'invitante diedro ma spostarsi ancora a destra fino ad un chiodo poco prima di un alberello, dove si sale e si prosegue per rovi fino ad un albero di sosta. Attenzione ai sassi mobili; 20m, IV+, tre chiodi.
3° tiro: salire le rocce rotte sopra la sosta, fare molta attenzione quando si esce dal vago diedrino e proseguire fino ad un albero dove ricomincia la parete rocciosa; 20m, III+. Durante il tiro, Giancarlo ha appoggiato un piede su un blocco di dimensioni preoccupanti che ha colto l'occasione per farmi una visita, passandomi ad un metro, per fortuna senza far danni a persone o cose.
Dalla sosta, portarsi nel canale friabile a sinistra procedendo tra rovi e raggiungere un albero in corrispondenza di uno sperone roccioso dopo circa 20m; in alto si vede il (breve) passaggio della fessura.
4 tiro: salire lo sperone, superare la breve fessura oltre il quale le difficoltà calano e raggiungere un albero con cordino (poco utilizzabile). Da qui portarsi sul lato destro del canale di rocce rotte e salire la bella placca fino ad un albero di sosta; 40m, IV+, III, IV-. Roccia buona, ma attenzione ai sassi mobili ai lati della via e vicino alla sosta.
5° tiro: portarsi verso la parete a sinistra dove si vede una fessura con sassi (mobili!), risalirla e uscire su bella placca (forse sarebbe meglio salire direttamente sulle placche) fino ad un ripiano (vecchio cordone su spuntone). Salire ancora la bella placca fessurata fino ad un cordino in clessidra dove si sosta (nelle vicinanze due altre clessidre per rinforzare la sosta); 35m, IV; un cordone su spuntone.
6° tiro: dritti sopra la sosta (passo di V fino al ch.), poi le difficoltà scemano e si prosegue salendo una breve paretina oltre cui c'è un albero per la sosta; 30m, V, IV, III; due chiodi.
A questo punto si può salire per il canale "ravanoso" sulla destra come da relazione originale oppure salire l'ultima paretina una ventina di metri davanti a voi. In questo caso raggiungetela spostandovi un poco a sinistra fino ad identificare un vecchio chiodo rossastro a 3m da terra sotto ad un diedrino obliquo verso sinistra (altro ch. d'anteguerra visibile). Chi avesse notizia degli apritori mi faccia sapere...
7° tiro: salire al chiodo e puntare al diedrino. Per il secondo chiodo serve un cordino (meglio kevlar) singolo da annodare, perché l'occhiello è troppo piccolo per i cordini doppi (o almeno, per quelli che avevo io). Dopo un po' di tentativi con annessa lunga serie di improperi, ho rinunciato (la roccia nel diedrino non appare così ottima da uscire senza protezioni), mi sono abbassato di qualche metro spostandomi poi a destra fino ad una lama da dove si sale agevolmente fino all'ennesima, ultima pianta; 25m, V, IV; un chiodo (due se salite nel diedrino; da verificare la tenuta del secondo...).
Discesa: risalire il canale friabile finché si incrocia un sentiero che si segue verso sinistra giungendo al rif. Piazza. Da qui si riprende il n.53 che riporta alla partenza e poi a Lecco.
Via non difficile, ma che richiede un minimo di esperienza su terreno non ideale (per quanto, visti i macigni che abbiamo sganciato noi, ci sarebbe da dubitare della nostra "esperienza"...). Dimenticato questo, e i passaggi nei rovi (ve ne ricorderete alla fine...), la via offre dei bei tratti e può essere un diversivo per una giornata un po' diversa dalle solite vie invernali in Antimedale o dintorni. Sconsiglierei le stagioni più calde per il banale motivo legato alla frequentazione del sentiero sottostante.
Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.
Accesso: a Lecco percorrere tutto viale Turati; in fondo (chiesa) girare e destra e subito a sinistra in via S. Stefano. Proseguire fino ad una curva ad angolo retto a sinistra dove si può parcheggiare sotto un segnavia CAI che indica il sentiero che ci interessa. Dopo 40m si supera un cancello a destra e si segue il sentiero n.53 verso il Rif. Piazza. Il bel sentiero aggira un primo sperone salendo alla sua destra, supera un punto panoramico e continua a salire con bellissima vista sul lago fino ad un bivio. Seguire a sinistra (tratti con catene) fino ad un'evidente panchina. Qui parte la via delle poiane, dalle caratteristiche simili, ma forse più frequentata, visto che vi sono pure - incredibile!! - degli spit). Appena più avanti c'è una leggera discesa al termine della quale si risale per rovi fino ad un albero dove parte la via (chiodo rosso ben evidente); circa 30'.
Relazione: la via supera un primo salto di rocce rotte sotto cui passa il sentiero (attenzione!!), si sposta a sinistra e risale uno sperone con roccia migliore. Pochi chiodi sui tiri, ma posizionati in modo logico sui passaggi più impegnativi; utili friend (tra cui il famoso 3,5, che la BD non fabbrica più da tempo, per la fessura del 4° tiro, che in realtà è un passo che si protegge con un BD1 o 2 appena sotto). Tutte le soste tranne una sono su albero: portarsi i cordini necessari. Qui trovate la relazione degli apritori.
1° tiro: salire in corrispondenza del chiodo, poi a sinistra fino ad un saltino finale su roccia malsicura (ch.); 10m, passo iniziale di V- (più facile se siete alti); due chiodi. Nell'uscire dal tiro un macigno dall'aspetto solidissimo mi è rimasto tra le braccia manco fosse un'avvenente fanciulla e ho dovuto fare miracoli per non rotolarci a valle insieme e sistemarlo poi fuori pericolo (anche per chi dovesse ripetere).
2° tiro: a destra per una placchetta, poi salire 1m fino ad un chiodo in un diedro. Non salire l'invitante diedro ma spostarsi ancora a destra fino ad un chiodo poco prima di un alberello, dove si sale e si prosegue per rovi fino ad un albero di sosta. Attenzione ai sassi mobili; 20m, IV+, tre chiodi.
3° tiro: salire le rocce rotte sopra la sosta, fare molta attenzione quando si esce dal vago diedrino e proseguire fino ad un albero dove ricomincia la parete rocciosa; 20m, III+. Durante il tiro, Giancarlo ha appoggiato un piede su un blocco di dimensioni preoccupanti che ha colto l'occasione per farmi una visita, passandomi ad un metro, per fortuna senza far danni a persone o cose.
Dalla sosta, portarsi nel canale friabile a sinistra procedendo tra rovi e raggiungere un albero in corrispondenza di uno sperone roccioso dopo circa 20m; in alto si vede il (breve) passaggio della fessura.
4 tiro: salire lo sperone, superare la breve fessura oltre il quale le difficoltà calano e raggiungere un albero con cordino (poco utilizzabile). Da qui portarsi sul lato destro del canale di rocce rotte e salire la bella placca fino ad un albero di sosta; 40m, IV+, III, IV-. Roccia buona, ma attenzione ai sassi mobili ai lati della via e vicino alla sosta.
5° tiro: portarsi verso la parete a sinistra dove si vede una fessura con sassi (mobili!), risalirla e uscire su bella placca (forse sarebbe meglio salire direttamente sulle placche) fino ad un ripiano (vecchio cordone su spuntone). Salire ancora la bella placca fessurata fino ad un cordino in clessidra dove si sosta (nelle vicinanze due altre clessidre per rinforzare la sosta); 35m, IV; un cordone su spuntone.
6° tiro: dritti sopra la sosta (passo di V fino al ch.), poi le difficoltà scemano e si prosegue salendo una breve paretina oltre cui c'è un albero per la sosta; 30m, V, IV, III; due chiodi.
A questo punto si può salire per il canale "ravanoso" sulla destra come da relazione originale oppure salire l'ultima paretina una ventina di metri davanti a voi. In questo caso raggiungetela spostandovi un poco a sinistra fino ad identificare un vecchio chiodo rossastro a 3m da terra sotto ad un diedrino obliquo verso sinistra (altro ch. d'anteguerra visibile). Chi avesse notizia degli apritori mi faccia sapere...
7° tiro: salire al chiodo e puntare al diedrino. Per il secondo chiodo serve un cordino (meglio kevlar) singolo da annodare, perché l'occhiello è troppo piccolo per i cordini doppi (o almeno, per quelli che avevo io). Dopo un po' di tentativi con annessa lunga serie di improperi, ho rinunciato (la roccia nel diedrino non appare così ottima da uscire senza protezioni), mi sono abbassato di qualche metro spostandomi poi a destra fino ad una lama da dove si sale agevolmente fino all'ennesima, ultima pianta; 25m, V, IV; un chiodo (due se salite nel diedrino; da verificare la tenuta del secondo...).
Discesa: risalire il canale friabile finché si incrocia un sentiero che si segue verso sinistra giungendo al rif. Piazza. Da qui si riprende il n.53 che riporta alla partenza e poi a Lecco.
Via non difficile, ma che richiede un minimo di esperienza su terreno non ideale (per quanto, visti i macigni che abbiamo sganciato noi, ci sarebbe da dubitare della nostra "esperienza"...). Dimenticato questo, e i passaggi nei rovi (ve ne ricorderete alla fine...), la via offre dei bei tratti e può essere un diversivo per una giornata un po' diversa dalle solite vie invernali in Antimedale o dintorni. Sconsiglierei le stagioni più calde per il banale motivo legato alla frequentazione del sentiero sottostante.
Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.
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