La mia esposizione alla pubblicità televisiva è tutto sommato limitata, per il semplice motivo che l'elettrodomestico in questione si accende per il TG delle 20 e si spegne subito dopo la sua fine, salvo rare eccezioni. Non sono però riuscito ad evitare il martellamento dell'accoppiata Fiorello-Wind, e in particolare l'ultima trovata che vuole l'ormai insopportabile personaggio "sposare" la compagnia telefonica. Il messaggio è chiaro: anche per l'italiano più impenitente, il matrimonio è sinonimo (formale o sostanziale) di fedeltà; prendetevi Wind per la vita e non se ne parli più!
Secondo me, però, lo spot rischia seriamente di generare un effetto boomerang, veicolando il messaggio opposto. Non è l'unico caso e, in linea generale, direi che si possono annoverare almeno un paio di motivi per un potenziale insuccesso di una campagna pubblicitaria: le sensazioni generate dalle immagini e la storia raccontata. Sul primo punto, le tensioni, i rilassamenti, gli spazi chiusi e aperti, ecc. ecc., ne so poco. Il secondo punto, invece, mi pare più elementare, più logico: la "storia" raccontata deve essere coerente con il messaggio, altrimenti non funziona. Ricordo una vecchia pubblicità della RAI (forse erano gli anni '90) che parodiava la scena iniziale dei Promessi Sposi (tratta dallo sceneggiato in B/N trasmesso a puntate negli anni '60), quella in cui i bravi intimano il famoso "questo matrimonio non s'ha da fare" allo spaurito don Abbondio. In quella versione, i bravi intimavano il pagamento del canone; quando la vidi mi parve decisamente ridicolo e controproducente che mamma RAI si servisse dei bravi per promuovere il pagamento di una tassa!
Lo stesso fenomeno si verifica qui: Fiorello "sposa" la compagnia, ma quando si "alza il velo" il sogno si trasforma in incubo, e il matrimonio non è per nulla quello che avrebbe desiderato. Forse, prima di firmare questo contratto, anche se non è per la vita, sarà meglio togliergli il velo e dargli un'occhiata per bene.
Secondo me, però, lo spot rischia seriamente di generare un effetto boomerang, veicolando il messaggio opposto. Non è l'unico caso e, in linea generale, direi che si possono annoverare almeno un paio di motivi per un potenziale insuccesso di una campagna pubblicitaria: le sensazioni generate dalle immagini e la storia raccontata. Sul primo punto, le tensioni, i rilassamenti, gli spazi chiusi e aperti, ecc. ecc., ne so poco. Il secondo punto, invece, mi pare più elementare, più logico: la "storia" raccontata deve essere coerente con il messaggio, altrimenti non funziona. Ricordo una vecchia pubblicità della RAI (forse erano gli anni '90) che parodiava la scena iniziale dei Promessi Sposi (tratta dallo sceneggiato in B/N trasmesso a puntate negli anni '60), quella in cui i bravi intimano il famoso "questo matrimonio non s'ha da fare" allo spaurito don Abbondio. In quella versione, i bravi intimavano il pagamento del canone; quando la vidi mi parve decisamente ridicolo e controproducente che mamma RAI si servisse dei bravi per promuovere il pagamento di una tassa!
Lo stesso fenomeno si verifica qui: Fiorello "sposa" la compagnia, ma quando si "alza il velo" il sogno si trasforma in incubo, e il matrimonio non è per nulla quello che avrebbe desiderato. Forse, prima di firmare questo contratto, anche se non è per la vita, sarà meglio togliergli il velo e dargli un'occhiata per bene.