mercoledì 27 settembre 2023

Dorotei-Cipriani-Vidali (spigolo sud-ovest)

Stefano sul 2° tiro.
E qui sul 4° tiro.
Sul 6° tiro.
Tracciato della via.
Schizzo della via
(dal libro di Dorotei).
Schizzo tratto dalla guida di Santomaso (2011)
con mie correzioni in rosso.
Pala della Gigia (Moiazza)
Parete SE


Accesso: da Passo Duran si prende il sentiero che sale verso il rifugio Carestiato. Appena ci si raccorda con uno sterrato, se ne percorre una decina di metri e si prende una deviazione a destra (ometto e scritta Jol sbiaditissima in basso). Il sentiero sale per bosco e mughi ed esce su un ghiaione che si taglia verso destra fino ad un canalone (ometto). NON salire per il canalone di sinistra, ma attraversarlo e continuare per il piccolo canale di fronte (scritta sbiadita Jol), raggiungendo così la base dell'avancorpo della Pala. Qui si sale il ghiaione di sinistra (il sentiero davanti è quello della Normale, che si percorrerà in discesa) e si continua poi per il canale di destra, salendo per roccette fino ad una cengia. All'estremo sinistro della cengia parte la via (sosta su due fix con catena e maglia-rapida).
Relazione: via piacevole e consigliata, anche se oggi ben poco frequentata (forse per via di alcune incongruenze nelle guide cartacee; vedi sotto), che sale lungo lo spigolo senza particolari difficoltà, tranne un tiro in strapiombo ottimamente protetto a fix. Chiodatura buona nei tratti più impegnativi, più rarefatta altrove: utile eventualmente qualche friend per maggiore tranquillità.
1° tiro: superare la pancetta e proseguire per rocce più facili fino alla cima di un pilastro. 30 m; V, IV; due chiodi. Sosta su un fix.
2° tiro: salire per pochi metri la placca verticale e spostarsi subito a sinistra, continuando poi su rocce più appoggiate. Non fermarsi ad una sosta intermedia (chiodo e cordone in clessidra; probabilmente della via Decima), ma continuare fino ad una terrazza. 35 m; VI, V; un chiodo, due cordoni in clessidra, una sosta intermedia (chiodo e cordone in clessidra). Sosta su due fix.
3° tiro: salire appena a sinistra della sosta, spostarsi a destra e continuare fino ad una larga cengia. 20 m, IV, un chiodo con cordone. Sosta su due fix.
4° tiro: se ci si sposta a destra sulla cengia, si vede un chiodo che segna forse il percorso originario. Io sono invece salito per pochi metri direttamente sopra la sosta (la roccia gialla è meglio di come sembra) per spostarmi poi a destra e continuare dritto fino in cima al pilastro. Fate voi! 25 m; V+, IV; un fix schiacciato ma ancora utilizzabile - se vi fidate - appena sopra la sosta. Sosta su due fix.
5° tiro: salire in spaccata, portarsi sulla parete, traversare a sinistra e superare lo strapiombo ben protetto, per continuare su facili rocce fino alla sosta. 20 m; 6a+, IV; tre fix (più uno poco utile sopra il secondo). Sosta su due fix con cordone marcio.
6° tiro: salire la facile placca e sostare in corrispondenza di una nicchia. 55 m, III+. Sosta su chiodo e clessidra con cordone.
7° tiro: Raggiungere la vetta e sostare sulla sinistra. 10 m, II. Sosta su fix e chiodo con cordone.
Discesa: dalla vetta si seguono gli ometti, prima in direzione della Torre Jolanda e poi in discesa su un ghiaione. Si traversa quindi verso destra, si sale brevemente ad una forcella e si scende in un canale, raggiungendo il sentiero di accesso.

Piccola nota bibliografica: la Pala della Gigia è una struttura secondaria rispetto alle elevazioni del gruppo della Moiazza, e come tale è stata lasciata tranquilla nei primi decenni di esplorazione: in Salite in Moiazza di Angelini (1950) non se ne trova cenno, e bisogna aspettare il 1961 per vedere la prima salita, su quella che oggi è praticamente l'unica via frequentata della parete, la Benvegnù. Le nuove realizzazioni (due vie dei fratelli Bonetti) sono raccolte da Dal Bianco e Angelini in Civetta - Moiazza (Tamari, 1970; poi riapparsa nel 1984 come seconda edizione, ma in realtà una ristampa identica alla prima, pure più brutta dal punto di vista editoriale), nel totale oblio da parte delle guide CAI-TCI.
Nel 1993 esce Arrampicate scelte sul versante meridionale della Moiazza di Dorotei, che riporta tra l'altro parecchie realizzazioni degli anni '80, e dove fa capolino questa via. Il tracciato e le lunghezze dei tiri corrispondono a quanto abbiamo trovato (anche se oggi si attacca dal terzo tiro), e questo schizzo è il più corretto tra quelli pubblicati. La relazione specifica che la via corre su tracciato in buona parte già percorso da F. Todesco e A. Decima, ma Dorotei non include questa via di Luigi (e non A.) Decima nella sua raccolta, e per capire dove salga dobbiamo attendere le guide di Santomaso (Moiazza: 150 arrampicate scelte) del 2001 e 2003: ma purtroppo qui le lunghezze dei tiri non tornano più, e lo schizzo con le due vie si presta un poco ad essere confuso. Qualche svista perdura ancora in Moiazza - roccia tra luce e mistero (2011), sempre di Santomaso (le vie sono alle pp. 297 e 299), per quanto riguarda le lunghezze dei tiri e il tiro-chiave che parte dalla cima del pilastro del 4° tiro, mentre prima si dipartirebbe una variante a fix: in realtà i fix partono dalla cima, e sembrano proprio seguire il tiro-chiave! Tra l'altro, lo stesso Cipriani in Oltre la folla Vol. 1 (2000), nel descrivere la via scrive (p. 90 - grazie a Matteo per la segnalazione) che esiste oggi, più a destra dei tiri centrali della via originaria [...], una variante a spit, attrezzata da Dorotei, che permette di evitare i primi tiri dello spigolo salendo per placche compatte (due lunghezze, difficoltà fino al 6a con qualche spit). Noi non l'abbiamo notata, ma è vero che non l'abbiamo nemmeno cercata, ignorandone l'esistenza. Il chiodo del 4° tiro appartiene quindi a questa variante? Sarà stato ancora Dorotei ad attrezzare a fix il tiro-chiave? Oppure c'è davvero un tiro "classico" più a destra di questo a spit, come suggerisce Santomaso? Io ho guardato, ma non mi pareva che ci fosse un altro punto dove le difficoltà potessero essere quelle dichiarate dai salitori.
Per il momento, ho segnato le mie correzioni allo schizzo di Santomaso in rosso (senza toccare i gradi, per semplicità); segnalatemi eventuali errori. Non resta quindi che tornare, magari a percorrere la Decima (credo che le "vie moderne" indicate da Santomaso a destra del tiro-chiave di questa potrebbero essere semplicemente i fix di uscita dello Spigolo)!

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 19 settembre 2023

Nikibi

Stefano sul 1° tiro.
Stefano sul 6° tiro.
Stefano e Alberto sul 7° tiro.
Alberto alla 9a sosta.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la via
Paolo Amedeo.
Torrione Marcella - Lastoi di Formin
Parete O


Accesso: da Cortina d'Ampezzo si prende la strada che porta a passo Giau fino all'indicazione d'inizio del comune di S. Vito di Cadore, accompagnata da un cartello giallo "Muraglia di Giau. 1 luglio - 30 settembre 1753", ovvero un muro a secco che stabiliva il confine tra i pascoli sanvitesi e ampezzani prima, e tra impero asburgico e repubblica di Venezia (o regno d'Italia) poi. Poco dopo si parcheggia in uno slargo sulla sinistra (cartello chilometrico km 6). Si scende per prati tenendo la destra, andando a prendere un sentiero che attraversa alcuni torrentelli (ometti). Più avanti, in corrispondenza di un corso d'acqua, si prende una deviazione sulla sinistra che porta in direzione dell'evidente torrione dove corre la via, seguendo sempre i numerosi ometti (ben più evidenti che qualche anno fa). Si giunge così alla base del ghiaione terminale e alla parete. La via attacca nel punto più basso (scritta). Un'oretta circa.
Relazione: bella via su ottima roccia, più impegnativa della vicina Paolo Amedeo, ma ben protetta a fix. Friend non necessari, tranne forse uno per l'ultimo tiro (facile ma sprotetto) e comunque utili se non vi sentite del tutto sicuri sulle difficoltà (il primo tiro è facile, ma chiodato - un po' inspiegabilmente - ben più lungo rispetto agli altri). La via è piuttosto continua ed omogenea nelle difficoltà, tranne che per il sesto tiro, molto bello ma decisamente "fuori scala" rispetto agli altri (anche se parzialmente azzerabile): peccato che non si sia trovata una soluzione più uniforme.
1° tiro: salire dritti superando un paio di muretti sempre ben appigliati fino al terrazzo di sosta. 35 m, 4c; quattro fix, un chiodo. Sosta su due fix con cordone e gancio meccanico (!).
2° tiro: salire per facili rocce e portarsi sotto la parete di sinistra. 25 m, II. Sosta su due fix con catena ed anello.
3° tiro: salire dritti, superare un breve strapiombo e continuare fino alla sosta su terrazza. 30 m, 6a (un passo), otto fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
4° tiro: superare lo strapiombino iniziale e continuare lungo la parete, per portarsi verso destra quando le difficoltà calano per raggiungere la sosta. 30 m, 6a, quattro fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
5° tiro: salire la bella placca verso destra e continuare dritti fino a portarsi nei pressi dell'evidente fessura obliqua. 25 m, 5c, cinque fix. Sosta su un fix e chiodo con cordone.
6° tiro: traversare la fessura verso destra e salire la parete gialla, uscendo ancora verso destra. Non fermarsi subito al termine delle difficoltà, ma continuare brevemente per facile placca fino alla sosta. 25 m, 6b+ (duro!), dieci fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
7° tiro: salire dritti lungo la parete verticale con alcuni corti strapiombi, restando a sinistra di un evidente tetto. 35 m, 6a, dodici fix. Sosta su due fix con catena ed anello.
8° tiro: partenza cattivella su diedro un po' aperto, poi spostamento a destra e dritti per muretti e brevi strapiombi fino alla sommità di un pilastro. 30 m, 6a+, dieci fix. Sosta su due fix con catena.
9° tiro: portarsi sul corpo principale e salire le facili rocce sulla destra. 25 m; IV-, II. Sosta su un fix. Attenzione alla roccia: è meglio di come sembra, ma non è certo della stessa qualità di quella lungo i tiri precedenti.
Discesa: si prosegue lungo la cresta per scendere sui bei prati sommitali. Qui si seguono gli ometti che conducono  ad una traccia che scende e porta all'imbocco del canale a sinistra del torrione, che riporta alla base.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 4 settembre 2023

Maurizio Speciale

Daniela sul 2° tiro.
Sul 3° tiro, nel 2011.
Alberto sul 3° tiro (nel 2023).
Alberto sul 9° tiro.
All'uscita del 9° tiro.
La relazione originale
(LAV 1, 1987, pp. 99-100)
La relazione originale
(LAV 1, 1987, pp. 99-100)
Piccolo Lagazuoi (Gruppo di Fanis)
Parete O

Accesso: dal parcheggio in prossimità del forte Tre Sassi si vede distintamente la parete O del piccolo Lagazuoi: sopra il punto più basso è evidente un grande arco strapiombante (è la torre 'Ntra i Sass), alla destra del quale si nota una larga colata nera, che parte in corrispondenza dell'ingresso di una galleria di guerra. Lì attacca la via. Per giungervi, si segue il sentiero dei Kaiserjaeger che sale verso la parete, per lasciarlo prima di un ghiaione e raggiungere la parete in corrispondenza dell'arco, salendo poi a destra fino al diedro di attacco (cordino in clessidra).
Relazione: è la via più famosa e frequentata di tutto il Piccolo Lagazuoi, grazie al bellissimo terzo tiro che da solo vale la ripetizione. Belli anche i due ultimi tiri, mentre la parte centrale, interrotta da due cenge, è più anonima. La numerosa frequentazione ha fatto sì che la via sia ben protetta (molto più che nel 2010, alla mia prima ripetizione); portate comunque un paio di friend se volete integrare i tratti più facili. Roccia ottima con qualche presa negli ultimi tiri ormai unta dalle ripetizioni, per non parlare dei tristissimi segni di magnesite che hanno marcato le prese della placca del nono tiro, manco fossimo in falesia su un 8a!
1° tiro: salire per il diedro iniziale e tenere poi la destra, rimontando un pilastrino dove si sosta. 30 m, IV-, IV, III; un cordino in clessidra. Sosta su due chiodi.
2° tiro: traversare qualche metro a sinistra e salire in verticale puntando alla nicchia sotto la colata nera dov'era la vecchia sosta (cordone). Sostare pochi metri prima di raggiungerla. 20 m, IV; un chiodo, un cordone in clessidra. Sosta su due chiodi.
3° tiro: proseguire dritti sulla linea della colata nera sempre molto verticale sino alla sosta. 40 m; V-, V, IV+; undici (circa) cordoni in clessidra. Sosta su cordoni in clessidra con anello di calata.
4° tiro: continuare per la colata nera fino a che si abbatte. Salire ora verso destra seguendo una rampa con una fessura sino alla sosta. 45 m; IV+, III; tre cordoni in clessidra. Sosta su cordino in clessidra.
5° tiro: salire la terrazza detritica puntando alla larga colata nera a destra di un arco. Alla base dell'arco di roccia (a sinistra della colata) si rimonta un breve muretto e si sosta. 45 m; I, III; un cordino in clessidra. Sosta su cordino in clessidra.
6° tiro: salire la placca appena a destra del diedro e continuare verso destra seguendo il profilo dell'arco, fino a giungere ad una fessura che si risale fino ad uscire su una cengia all'altezza della sosta. 50 m; IV-, IV; un cordone in clessidra, un friend incastrato. Sosta su anello cementato. Nota: la versione pubblicata sulla guida di Bernardi e seguita praticamente da tutti i ripetitori manda a sinistra dopo i primi metri nel diedro, per proseguire in placca (quattro cordoni in clessidra); tuttavia i primi salitori hanno seguito la placca verso destra, anche se sono saliti prima di giungere alla fessura (vedi nota finale). Da questo punto è anche possibile abbandonare la via, seguendo la cengia verso destra.
7° tiro: superare il muretto dritto sopra la sosta (non nel diedro marcio a sinistra) e continuare per facili rocce tenendo la sinistra, fino ad un evidente spuntone dove si sosta. 60 m; IV-, II; un chiodo con cordino. Sosta da attrezzare su spuntone, poco sotto il quale è presente un ometto.
8° tiro: proseguire verso sinistra fino all'inizio di una rampa inclinata a destra che corre sotto gli strapiombi. Seguirla (ometto) fino al culmine, da dove si sale facilmente alla sosta. 25 m, III. Sosta su cordone in clessidra. Nota: anche questa probabilmente è una variante; vedi sotto.
9° tiro: salire in obliquo a sinistra e superare un muretto, continuando per placca inclinata. Salire un secondo muretto lievemente aggettante e la successiva placca (molto bella) fino alla cengia. Qui spostarsi a sinistra fino alla sosta sotto un'evidente fessura. 35 m; IV, V+, V, I; quattro chiodi, due cordini in clessidra. Sosta su due chiodi e cordoni.
10° tiro: salire la fessura un po' aggettante e continuare per un diedro sulla sinistra fino alla cengia dove si sosta. 30 m; V+, IV; tre cordoni in clessidra. Sosta su cordone in clessidra.
Discesa: Seguire la traccia verso destra (ometti) con qualche tratto esposto. In corrispondenza di un canale è possibile scendere (ometti), oppure continuare a traversare (altri ometti) fino a congiungersi con il sentiero dei Kaiserjaeger che si segue in discesa fino al parcheggio.

Relazione originale: la relazione dei primi salitori è stata pubblicata su Le Alpi Venete, primavera-estate 1987, pp. 99-100, con schizzo del tracciato (dove la via è erroneamente indicata come Mirko Speciale), mentre la Rivista Mensile del CAI ne darà solo la notizia nel numero di settembre-ottobre 1988, p. 78. Leggendo la relazione e osservando la fotografia, si notano però alcune piccole discrepanze con il percorso solitamente seguito: la colata nera è percorsa in diagonale verso sinistra e poi in verticale, l'arco del sesto tiro si segue verso destra fino ad un diedrino (che a me non era sembrato proprio affidabile come roccia, ma posso sbagliarmi), ed infine il giro capzioso della rampa dell'ottavo tiro è evitato salendo direttamente per la parete. Piccole variazioni da provare alla prossima ripetizione!

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.