lunedì 28 settembre 2020

Solo per Bruna

Gianni sul 1° tiro.
Anna sul 3° tiro.
Sul 6° tiro.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la via King line.
Rocca Castello - Castello-Provenzale
Parete E


Accesso: si risale la val Maira fino a Chiappera (fraz. di Acceglio), si superano le case e si prosegue fino al bivio successivo dove si sale verso destra. La strada sale per circa 4,5 km con tratti asfaltati e sterrati, ma ben percorribili, fino ad un parcheggio (Grange Collet; cartello di divieto di accesso). Qui si prende il sentiero che mena al Colle Greguri (poco dopo la partenza, tenere la destra e passare il torrente su un ponte; non puntare alle baite), con bella vista sulle pareti ovest di Rocca e Torre Castello. Dal Colle, ove si può notare un bunker della seconda guerra mondiale, a ricordare l'idiozia di chi voleva alcune migliaia di morti per sedersi al tavolo del vincitore, si scende leggermente e ci si porta verso la parete, costeggiandola verso sinistra. La via è la prima che si incontra, appena a sinistra di una fessura obliqua e prima di una sporgenza giallastra con chiodo e cordino (via Rinaudo). Fix e cordino visibili.
Relazione: via abbastanza bella che sale la parete E della Rocca con difficoltà piuttosto contenute e arrampicata sempre piacevole e divertente, anche per l'ottima roccia. Le protezioni sono buone a fix; i friend sono poco utili, ma - volendo - qualcuno si riesce a piazzare.
1° tiro: salire il muro portandosi prima a sinistra e poi a destra, continuando in verticale fino alla sosta sulla destra dietro uno spigolino. 50 m, 5c; dieci fix (tre con cordino), un chiodo. Sosta su due fix con catena e maglia-rapida. Bel tiro continuo.
2° tiro: salire appena sopra la sosta fino alla cresta e raggiungere la cengia; portarsi verso sinistra fino alla sosta. 25 m; III+, II; un fix. Sosta su due fix con cordone e maglia-rapida.
3° tiro: salire a destra della sosta per placca fino a raggiungere un diedro, superarlo e proseguire per un muretto fino alla sosta. 40 m, 5c (uno o due passi); sei fix, un chiodo. Sosta su due fix con catena.
4° tiro: continuare per muretti e placca, lievemente verso sinistra, fino alla sosta. 30 m, 4b; quattro fix, due chiodi. Sosta su tre fix con catena e maglia-rapida.
5° tiro: salire verso sinistra e superare lo spigolo. Continuare a salire verso sinistra (ma non troppo) per un muretto e raggiungere la sosta. 40 m, 5a; quattro fix, due cordoni su sasso incastrato, tre chiodi. Sosta su due fix con catena e maglia-rapida.
6° tiro: continuare per placca ed uscire a destra alla sosta. 15 m, 4a, quattro fix. Sosta su due vecchi spit con catena e maglia-rapida.
Discesa: si contorna la croce di vetta in senso antiorario: salire su un largo terrazzo a sinistra e continuare fino alla croce di vetta. Da lì portarsi sul lato E (verso la parete dove si è saliti) e seguire una breve cengia fino a tre soste di calata. La migliore, su fix, è la terza.
1a calata: 30 m fino ad una sosta a fix vicino ad una vecchia sosta a chiodi;
2a calata: 30 m fino ad un terrazzino con tre soste; conviene prendere la più bassa;
3a calata: 60 m fino alla cengia dove c'è la seconda sosta di salita. Qui conviene spostarsi ad una sosta sulla destra (faccia a monte); se ci si cala dalla seconda sosta della via si deve aggiungere una fermata intermedia;
4a calata: 60 m fino alla base.

Avvertenza: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

mercoledì 23 settembre 2020

Via dei cugini

Alberto sul 1° tiro.
E sul 2°...
Qui sul 4° tiro.
Fabio sul 5° tiro.
Tracciato della via.
Pizzo Arera
Parete NO


Accesso: si sale a Zambla e si prende la via Plassa (indicazione Arera per chi arriva dalla val Brembana), continuando fino ad un ecomostro residenziale ove si può parcheggiare gratuitamente. Lì si trova anche l'emettitrice per il biglietto d'ingresso alla strada asfaltata sulla destra che in 3 km circa conduce ad uno spiazzo dove si parcheggia (4€ giornalieri in monetine o carte). Prendere il sentiero alla sinistra del parcheggio o continuare sulla strada che in poco più di mezz'oretta porta al rifugio Capanna 2000. Guardando la parete, si nota il sentiero 244 che la costeggia verso sinistra. Salire quindi per il sentiero che mena alla vetta dell'Arera (con bella vista su rudere di pilastro di seggiovia, ennesima dimostrazione di scempio delle nostre montagne e di insipienza politica) e prendere poco dopo a sinistra detto sentiero, che si segue fino alla vista della parete NO dell'Arera. Si scende leggermente, si superano alcuni ometti e si continua fino ad un bivio, quasi al limitare sinistro della parete. Al bivio, salire verso la parete per una traccia, che in breve conduce all'attacco (scritta rossa).
Relazione: bella via che risale la parete dell'Arera per placche, fessure e un camino finale. Aperta in stile classico nel 1990, è stata recentemente riattrezzata dagli stessi apritori in puro stile plaisir, modificando lievemente il tracciato in un paio di tiri dove la roccia non era delle migliori. La via è ora super-chiodata (forse un po' troppo) e permette di arrampicare senza la minima preoccupazione (nel seguito indico solo i fix, anche se qualche vecchio chiodo è rimasto qua e là). Portare solo rinvii (ne bastano 12 anche se il 2° tiro ne ha 15-16, ma sono talmente vicini che si possono togliere e rimettere). Roccia buona, con qualche punto in cui fare attenzione. Contare tre orette circa.
1° tiro: seguire un diedro-fessura, inizialmente dritto e poi verso destra, fino alla sosta su una cengia. 30 m, 4a; sette fix. Sosta su due fix con anello e maglia-rapida.
2° tiro: dritti sopra la sosta ad aggirare un tratto un po' aggettante, spostandosi prima a destra, salendo per pochi metri e rientrando poi a sinistra. Si raggiunge un terrazzino erboso e si segue una fessura obliqua verso sinistra, salendo poi per un breve diedrino fino alla sosta. 30 m, 5c; quindici-sedici fix. Sosta su due fix con anelli.
3° tiro: salire spostandosi verso sinistra per placche. 35 m, 4b; dodici fix. Sosta su due fix con anelli.
4° tiro: salire a sinistra della sosta, tra una striscia un po' erbosa sulla sinistra e una roccia lavorata sulla destra. Per bellissime placche Presolana-like si arriva poi alla sosta. 30 m, 4c; dodici fix. Sosta su due fix con anello.
5° tiro: salire a sinistra della sosta fino ad un passo lievemente aggettante, dove si prende una fessura obliqua verso destra che si allarga sul finale a camino e conduce alla sosta su una cengia. 20 m, 5c; undici fix. Sosta su due fix con anello e catena.
6° tiro: salire dapprima in verticale per poi piegare verso sinistra fino alla sosta. 30 m, 5b; dieci-undici fix. Sosta su due fix con anello e catena.
7° tiro: salire lungo il camino, spostandosi sulla placca alla sua sinistra quando si incontrano rocce di dubbia tenuta, fino ad un terrazzino di sosta. 20 m, 5c; dieci fix. Sosta su due fix con anello e catena.
8° tiro: rimontare le rocce del canale a destra della sosta per una decina di metri, raggiungendo una sosta dove fermarsi in caso di rientro in corda doppia. Proseguire su facile terreno fino alla sosta finale. 30 m; 4c, II; quattro fix, una sosta dopo circa 10 m. Sosta su due fix.
Discesa: seguire una labile traccia che sale verso sinistra (rispetto alla direzione di salita) fino ad un grosso ometto. Qui salire a destra lungo la cresta, raggiungere la sommità e scendere per pochi metri sul versante opposto, sempre seguendo il filo di cresta. Qui si trova un ometto e una sosta di calata sulla sinistra. Scendere in corda doppia (o in arrampicata) fino al canale di sfasciumi friabile, lungo cui si rotola fino al suo termine. Si segue ora una traccia con ometti verso sinistra che in breve riporta sul sentiero di partenza. In alternativa, è possibile calarsi in doppia sulla via.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 13 settembre 2020

La grande ombra

di Filippo Tuena
Fazi, Roma, 2001


Lui non è mai più venuto a Firenze. E così non ha visto né la Scala né la Biblioteca né le Sepolture: niente. Lui non ha visto più niente.
Forse non ne aveva bisogno e tutto aveva nella mente e ogni cosa ammirava, perfetta e compiuta come avrebbe voluto che fosse stata. Forse la Firenze che lui amava era quella che visitava ogni notte prima dei brevi sonni che il suo corpo infaticabile si concedeva.
La grande ombra è quella di Michelangelo. Il sommo artista è il protagonista, il perno attorno a cui ruota il libro, senza che tuttavia egli ne prenda parte direttamente: il dialogo che apre il libro si colloca infatti nel 1570, quando il maestro, morto il 18 febbraio 1564, appartiene già al regno delle ombre.
In questo dialogo, il narratore-cronista pone al Granduca di Firenze, Cosimo I de' Medici, una domanda: "Perché non siete stato capace di [ri]portare Michelangelo a Firenze"? La domanda ha senso: Michelangelo aveva trascorso gli ultimi trent'anni di vita a Roma, incurante dei continui inviti di Cosimo a rientrare in patria. Alla ricerca di una risposta, il narratore interroga più di una trentina di persone legate a vario titolo al Maestro, ognuna delle quali racconta il "suo" Michelangelo. L'ombra si delinea quindi attraverso i ricordi di amici, colleghi, committenti, amanti. Tuena trae vantaggio dalla sua formazione di storico dell'arte e dalla curatela di un volume di lettere di Michelangelo per delineare un ritratto corale di un carattere spigoloso e tormentato, circondato da ammirazione e invidia, da affetti sinceri e interessi. Le testimonianze si infittiscono avvicinandosi all'ora della morte e a quello che ne segue: gli interessi per la "roba", il trasporto della salma a Firenze e le esequie solenni.
E la risposta? La risposta non c'è, o meglio: ognuno la desuma dalle testimonianze. Io ero e resto orientato ad una motivazione "politica", alle passioni repubblicane e ad una insofferenza per il Duca Alessandro e per i Medici, ma forse alla fin fine la domanda è poco più di un pretesto per indagare la figura del grande Maestro. Eppure, ad essere pignoli una soluzione ci sarebbe: alcune delle testimonianze, infatti, sono antecedenti al 1564, mentre altre sono raccolte "in assenza di tempo e di spazio", ovvero da persone già defunte. L'espediente è ovviamente necessario per far parlare coloro che ci hanno lasciato prima di Michelangelo, ma genera un'ovvia domanda: se il narratore ha facoltà di accedere al regno delle ombre, perché non interpellare direttamente Michelangelo? Certo, forse il Maestro non avrebbe risposto, o avrebbe rimarcato che a Firenze ci sarebbe tornato volentieri da morto, ma probabilmente Tuena non ha osato disturbarlo!

Degni di nota, infine, il lavoro non privo di interesse sulla lingua dei personaggi, e l'inclusione di brevi biografie degli stessi, che aiutano a collocare i meno noti. Nella riedizione del 2008 sono stati aggiunti tre monologhi, che si potrebbero anche leggere come un omaggio ad una certa tentazione di Michelangelo a lasciare incompiuti i capolavori che creava. Uno scrittore su cui ritornare.

lunedì 7 settembre 2020

Via dei finanzieri

Anna sul 1° tiro.
Sul 2° tiro.
Anna sul 3° tiro.
Sul 5° tiro.
Tracciato della via.
Rocca la Meja
Parete S


Accesso: si percorre la Val Maira per salire a sinistra alla frazione Marmora, superando il bivio per Canosio e continuando lungo la SP113. La stretta strada sale al colle d'Esischie poi al Colle Fauniera/Colle dei morti (monumento a Pantani). Si passa sull'altro versante e si prosegue fino ad un bivio (colle Valcavera). Qui si sale a destra per una strada che diviene in breve sterrata e porta a delle casermette abbandonate dove si parcheggia. Si segue quindi la vecchia strada militare fino ad un colle (colle d'Ancoccia; visibile un bunker dell'ultimo conflitto mondiale), oltre il quale compare la sagoma della parete. Si continua e si punta poi per pietraia al lato destro della parete, dove si nota in basso un avancorpo staccato. All'altezza del pilastro attacca Rolling stone; pochi metri a sinistra c'è l'attacco della via (fix visibile).
Attenzione: la strada di accesso non è molto comoda, né lo è il tratto sterrato. Se vi trovate con un'auto dal fondo troppo basso e/o troppo carica (come noi), valutate di lasciarla al colle Valcavera.
Relazione: via molto bella aperta nel 1995 e richiodata nel 2013, che sale la parte orientale della Rocca per placche lavorate. I tiri sono molto belli e continui, a parte un paio di tratti di collegamento sulle cenge. La chiodatura è sicura, ma non manca qualche breve tratto in cui serve un poco di decisione. Utile qualche friend medio-piccolo, anche se non sempre è possibile integrare. Roccia buona, con qualche tratto da verificare.
1° tiro: salire un corto caminetto, proseguire per una fessura e una cornice che piega verso destra per poi rientrare a sinistra e raggiungere la sosta (passo di uscita non banale). 25 m, 5c (anche 6a il passo finale); sette fix, un chiodo. Sosta su due fix con cordone e anello di calata.
2° tiro: salire per placca (un passo delicato) a raggiungere una sosta, proseguire per placca più facile fino ad un tettino con buone prese, salirlo ed uscire a sinistra su rocce rotte (attenzione!) fino alla sosta su un terrazzo a destra. 30 m, 6a/6a+ (un passo); otto fix, una sosta intermedia. Sosta su due fix con cordone e anelli di calata.
3° tiro: salire per una specie di vago diedro-camino e, per facili rocce, puntare al bordo sinistro della placca grigia soprastante, che si sale fino alla sosta. 50 m, 5c; quattro fix. Sosta su due fix con cordone e anelli di calata.
4° tiro: salire alla cengia e portarsi verso la parete, spostandosi poi a sinistra, puntando all'evidente placca bianca. 40 m, II. Sosta su due fix alla base di una fessura. A destra si nota un fix della variante.
5° tiro: salire la bella fessura fino ad un terrazzino. 30 m, 5c (un passo); sei fix, un chiodo. Sosta su due fix con cordone e anelli di calata.
6° tiro: salire un muretto a destra della sosta e portarsi presso una spaccatura a destra. Salire per placche e muretti (attenzione a qualche blocco instabile) ancora verso destra fino alla sosta. 35 m, 5a; cinque fix, un chiodo. Sosta su due fix con cordone e anelli di calata.
Discesa: dalla sosta finale ci si cala in corda doppia per poco meno di 60 m, fino alla cengia intermedia. Qui si segue la traccia in discesa (destra, faccia a valle) fino all'ultimo tratto, dove si piega a sinistra arrivando alla pietraia basale e in breve all'attacco della via.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.