martedì 21 aprile 2015

Marzemino Trentino DOC 2011 Letrari

Qualche settimana fa Salvatore, mio sodale in svariate degustazioni (meglio note come vagabondaggi etilici), lamentava come la sezione gozzoviglie di questo ricettacolo di amenità stesse abbandonando gli aspetti enologici per accogliere solamente torte. Premesso che c'è un "esperimento" di Sachertorte su cui mi devo decidere a scrivere qualche riga, raccolgo la sollecitazione e rispondo con una segnalazione recente, frutto degli ultimi acquisti in Trentino, figli a loro volta delle visite dovute alla stagione di arrampicate in Valle del Sarca. Certo, i vini in questione sono ben difficilmente reperibili a Glasgow, Scozia, lasciando il mio interlocutore... a bocca asciutta, ma li terrò da parte per il nostro prossimo incontro.
Siamo quindi in Trentino. E in questa terra bellissima, a parte i Trento DOCG, cosa si può bere di meglio del Marzemino? Lasciamo stare Mozart e quel simpatico libertino che fu Lorenzo da Ponte e ammiriamo le morbide colline della Vallagarina, dallo sbocco nella pianura padana fino a Rovereto, dalle pareti del Monte Cimo su, su fino alle Piccole Dolomiti. E un po' ovunque i vigneti, compagni inseparabili. Il vino che nasce da questi terreni non può non portarne le caratteristiche, un gusto armonico, delicato ma austero allo stesso tempo, morbido ma non sdolcinato. Bel colore rubino, sapori di viola e frutti rossi, da bere giovane, a differenza di quello che faccio di solito.
Della stessa cantina ho assaggiato il Maso Lodron, un taglio bordolese che passa per piccole botti di rovere e che non riesce ad appassionarmi: per carità, il legno non si sente troppo, ma il vino è decisamente meno interessante del Marzemino, che si limita a vasche di acciaio e bottiglia. Questione di gusti...

venerdì 17 aprile 2015

Ego trip (o l'importanza di un paio di scarpette)

Matteo sul 1° tiro.
Sul 4° tiro.
Matteo sul 5° tiro.
Sul 6° tiro.
Sul 9° tiro.
Matteo sul 9° tiro.
Sul 10° tiro.
Mandrea - Valle del Sarca
Parete E


Da qualche settimana avevo notato che le mie fide five-ten, acquistate solo un annetto fa, cominciavano a denotare tracce non trascurabili di usura. Così sabato decido di utilizzare il paio "di riserva", quelle usate per gli allenamenti sulla plastica, ragionevolmente convinto che la marca delle scarpette non fosse un fattore così importante. Errore fondamentale! Perdo sensibilità nei passi di aderenza, arrampico malissimo, scaricando tutto sulle braccia come se fossi tornato indietro di dieci anni. Sul passo-chiave faccio un paio di voletti - per fortuna brevi e senza conseguenze - prima di trovare la soluzione; metà del piacere di percorrere i bei tiri di questa via se ne va. Morale: le scarpette contano eccome, e se ripetete questa bella via non dimenticatelo!
Accesso: da Arco di Trento seguire le indicazioni per Laghel. La strada sale seguendo le pareti della Rupe Secca e giunge ad un bivio con una chiesetta bianca. Da qui si prende la strada che sale ripida a sinistra che diviene sterrata, si supera una prima curva ad angolo retto sulla destra e poco dopo, in corrispondenza di una seconda, si notano sulla sinistra un crocefisso ed una fontana. Si lascia l'auto sulla curva o pochi metri prima e si prende la stradina sulla sinistra, seguendola fin sotto la parete. Si prosegue poi per sentiero costeggiando la parete verso destra, si superano gli attacchi di Romantica e Sudomagodo (scritte) fino alla scritta che marca gli attacchi de Le fiabe di Laghel e Ego trip.
Relazione: via che alterna placche e brevi tratti verticali, regalando un'arrampicata sempre divertente e di soddisfazione. Protezioni sicure a fix, ottime nei tratti più impegnativi (ma con un passo obbligato nel 7° tiro) e più distanti nei tratti più facili; inutili friend e altri parafernalia. Roccia ottima; grado obbligato 6a+ (un passo).
1° tiro: salire i primi gradoni e spostarsi verso destra lungo la placca, 40m, 5b; sette fix. Sosta su due fix.
2° tiro: appena a destra della sosta a risalire per rocce facili fino ad un muretto che mena ad una cengia. Si attraversa poi verso destra fino alla sosta; 30m, 5b; otto fix. Sosta su due fix.
3° tiro: salire il diedro fessurato e spostarsi verso sinistra; superare poi un breve strapiombo e per rocce ed erba raggiungere la sosta; 30m, 5c, 6a+; dieci fix con tre cordoni. Sosta su due fix.
4° tiro: salire a sinistra per un muretto fessurato a prendere una bella placca in aderenza che porta ad un muretto verticale più impegnativo. Quando la pendenza diminuisce si trova la sosta sulla destra; 30m, 5b, poi 6a (forse passo di 6a+); nove fix. Sosta su due fix con cordino.
5° tiro: salire per placca appoggiata fino ad un muretto finale che porta alla sosta; 35m, 5a, 6b; dodici fix. Sosta su due fix con cordino.
6° tiro: a sinistra della sosta con un passo delicato, poi in verticale e in obliquo verso sinistra seguendo un sistema di fessure; 20m, 6b+, 6a; otto fix.
7° tiro: si sale facilmente verso sinistra sino ad un passo obbligato in traverso (nell'esile fessura orizzontale entra uno 0.4BD ma con scarsa tenuta - parlo per esperienza!) oltre il quale si prosegue in verticale fino alla sosta sulla destra; 30m, passo di 6b+; nove fix. Sosta su due fix. Per facilitare il passo-chiave ci si può alzare sopra la fessurina orizzontale fino a prendere una buona presa nascosta nell'erba, per poi rinviare bilanciandosi sul piede destro. Resta comunque un passo tutt'altro che banale. Sosta su due fix.
8° tiro: a sinistra della sosta con passo in placca a prendere una buona presa per poi proseguire con l'aiuto di alcune fessure fino ad un terrazzo. Qui si sale verso destra per rocce facili fino alla sosta; 35m, 6a, 4a; nove fix. Sosta su due fix.
9° tiro: si prosegue per una bella placconata attraversando poi verso destra fino alla sosta; 35m, 5c, 6a; dodici fix. Sosta su due fix con cordino.
10° tiro: a destra della sosta a risalire una placchetta e un muretto per poi uscire su rocce rotte; 40m, 5c, 5a; dodici fix. Sosta su albero con vecchio cordone (da non usare).
Discesa: seguire la traccia fino ad incontrare una strada che si segue verso sinistra (sud, direzione Laghel) e prendere ancora a sinistra ad un bivio più avanti (bolli bianchi e rossi su albero). Il sentiero si riporta sul versante di partenza e scende verso la strada. Tenendo ancora la sinistra ad un bivio in corrispondenza di un pilone ENEL ci si ritrova sullo sterrato ed in breve al parcheggio. 1h circa.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 7 aprile 2015

Patata bollente

Simone sul 3° tiro.
Alberto e Daniela su Topo bianco.
Tracciato della via (verde). In rosso la via Nulla al caso,
in azzurro la Bega.
Corma di Machaby
Parete S


Se un po' di anni fa mi avessero parlato de La patata bollente il mio immaginario sarebbe subito andato al "mitico" film di Steno del '79 con un Pozzetto compagno "duro e puro" e una bellissima Edvige Fenech. Oggi, dopo l'uscita di sabato alla Rocca di Baiedo, dove mi sono finalmente deciso a calcare le placche di Solitudine, mi ritrovo invece non con Edvige, ma con la più algida roccia di Arnad, mezzo addormentato per il furto di sonno dell'ora legale. Il numeroso manipolo di lombardi si disperde tra Bucce d'arancia e Topo bianco mentre io e il prode compagno di cordata proseguiamo qualche metro a dare un'occhiata a questa Patata bollente, tanto per restare in contatto visivo con gli altri. Via piacevole caratterizzata da un bel terzo tiro in fessura (portare eventualmente un paio di friend medi) con chiodatura tipica di questa parete, ottima ma che costringe a passi obbligati di 6a. Buona alternativa alle molto più frequentate vie dei dintorni. Certo, la Fenech del '79 era tutta un'altra cosa...
Accesso: uscita Pont-San Martin dell'autostrada TO-AO, poi a sinistra verso il forte di Bard, superato il quale appare la Corma di Machaby. Parcheggiare nell'apposito spazio al cospetto della Corma in corrispondenza di una lieve curva a sinistra della strada. Salire il bel sentiero, attrezzato con corde fisse in alcuni tratti (meno che nell'unico punto dove sarebbero veramente utili, una placchetta spesso bagnata), fino alla parete in corrispondenza della targhetta della via Bucce d'arancia. Proseguire verso destra, superare l'attacco di Topo bianco (scritta e cordate presenti alla base) e raggiungere subito dopo un terrazzino dove partono il Diedro Jaccod e la via in questione.
Relazione: c'è chi dice che le vie del Paretone sono tutte uguali. Seppure un po' esagerata, l'affermazione ha una sua validità, ma qui è almeno necessario eccepire che il terzo tiro in fessura è decisamente bello e non comune su questa parete, aggiungendo che anche il muretto del sesto tiro presenta un passo interessante. La linea segue la direttiva di una strisciata nerastra nella parte bassa mentre la parte alta, come spesso avviene, è un po' più amorfa e perde individualità, ma bisogna sapersi accontentare. Soste attrezzate (due fix con catena ed anello di calata) e fix presenti ai tiri; chiodatura buona, ma con passi obbligati. Possibile utilizzare uno o due friend medi per la fessura del terzo tiro.
1° tiro: si sale la placca con un passo delicato e si raggiunge la sosta dove la via incrocia il Diedro Jaccod. 20m, 5c (passo), sette fix.
2° tiro: si sale appena a sinistra della sosta per poi rientrare e proseguire in verticale lungo la striscia nerastra, spostandosi lievemente a destra prima della sosta. 25m, 6a, otto fix.
3° tiro: a destra a risalire una fessura, spostarsi a sinistra (delicato) quando questa diviene sfuggente a prendere una seconda lama che si risale brevemente per traversare ancora a sinistra verso la sosta. 20m, 6a+, otto fix. Tiro-chiave della via.
4° tiro: dritti per placca lavorata con buone prese e traversino finale prima della sosta. 30m, 5b, otto fix.
5° tiro: ancora dritti lungo placche lavorate, facendo attenzione ad una lama che "suona" in maniera sospetta e rischia di cadere dritta sulla sosta. Nei pressi della cengia NON andare a sinistra verso un'evidente sosta (di Topo bianco), ma proseguire dritto (stando a destra della vegetazione) fino a raggiungere una sosta; continuare indi per placchetta fino alla cengia che conduce alla sosta. 55m, 5a, nove fix + una sosta intermedia dopo 35m.
6° tiro: a destra si vedono i fix di Topo bianco; la linea sale invece il muro verticale con un paio di passi delicati su esili tacchette (ben protetti) per poi proseguire su terreno più facile fino alla sosta. 35m, 6a+ (un paio di passi), dieci fix.
7° tiro: superare un muretto ben appigliato e proseguire su placche. 40m, 5a, nove fix.
8° tiro: ancora per placche fino a che la pendenza non diminuisce. 35m, 4c, cinque fix.
9° tiro: proseguire dritti ignorando l'uscita di Topo bianco sulla destra, superare una paretina in corrispondenza di una fessura ben appigliata e per facili placche raggiungere la sosta. 45m, 4c, tre fix.
Discesa: evitare la calata in corda doppia e seguire il sentiero che piega a destra e porta verso il borgo di Machaby. Attraversare il borgo e tenere la destra fino ad andare a prendere un sentiero che si dirige ancora verso destra in direzione della Corma. Qui parte un sentiero attrezzato che si ricongiunge a quello utilizzato nella salita. In alternativa si prende a sinistra giunti al borgo, si supera il Santuario e si scende su comoda mulattiera contornando la parete della Corma fino al parcheggio di partenza.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.