Via Monferrato, 6
Torino
Le Commissioni di concorso sono una sonora rottura di scatole: la (giustificata) paura di arbitrii e l'amore (un po' meno giustificato) per i barocchismi formali hanno fatto sì che ora si passi gran parte del tempo a fare dell'aritmetica sul numero delle pubblicazioni e su indici vari ed eventuali di "produttività"; operazioni che hanno il merito di tentare di introdurre criteri più oggettivi di valutazione, ma che sono discretamente noiose. Ci sono poi i lati positivi, per cui io partecipo sempre piuttosto volentieri a dette commissioni: innanzitutto sono occasioni ideali per conoscere colleghi di altre sedi, e poi si vedono città, si conoscono luoghi. Così qualche giorno fa ero a Torino e la sera mi sono lasciato condurre al Ristorante Monferrato per un convincente excursus nella cucina piemontese. Locale raffinato ma non troppo, servizio discreto e menu decisamente orientato verso i sapori locali, che cambia a seconda delle stagioni. Siamo seduti nell'angolo, vicino ad un'invitante colonna di bottiglie di grappa...
Dopo un rapido assaggio di salumi (ottimo il lardo), gli antipasti prendono la forma di un tortino ai funghi e un flan di spinaci; interessanti ma non memorabili. La situazione migliora assai con il primo piatto, degli gnocchi di sairass alla fonduta (e un po' di tartufo, ça va sans dire). Tanto per capirci posso dire che il sairass è un tipo di formaggio simile alla ricotta, e che io in genere non vado matto per i formaggi: ciononostante ho divorato il piatto con mirevole dedizione! Siamo così al secondo, che non può che essere di carne fassona. Devo rinunciare alla costata - piatto per due - deplorando di non trovare "sponda" nei compagni di gozzoviglie e ripiego su un controfiletto al pepe. La carne è ottima, nulla da dire, ma la salsa di accompagnamento copre un po' troppo il sapore. Siamo così al dolce, che ci viene presentato da una graziosa cameriera su un pantagruelico carrello dal quale è difficile scegliere. Per restare in tradizione prendo un bunet, una specie di budino al cioccolato... e a questo punto temo di non farcela davvero più da tanto ho mangiato!
Nota finale sui vini: veramente ottima la carta, con particolare e meritata attenzione ai vini piemontesi. Alla fine seguiamo il suggerimento di Ivo di assaggiare un Ruché di Castagnole Monferrato 'Na vota delle Cantine Sant'Agata, vino che non conoscevo. Piuttosto interessante e da tener presente, ma forse si sarebbe potuto osare qualcosa di più...
Unico difetto di questa trasferta torinese è di non aver potuto fermarmi uno o due giorni a visitare la città; quel poco che ho visto è decisamente stimolante.
Torino
Le Commissioni di concorso sono una sonora rottura di scatole: la (giustificata) paura di arbitrii e l'amore (un po' meno giustificato) per i barocchismi formali hanno fatto sì che ora si passi gran parte del tempo a fare dell'aritmetica sul numero delle pubblicazioni e su indici vari ed eventuali di "produttività"; operazioni che hanno il merito di tentare di introdurre criteri più oggettivi di valutazione, ma che sono discretamente noiose. Ci sono poi i lati positivi, per cui io partecipo sempre piuttosto volentieri a dette commissioni: innanzitutto sono occasioni ideali per conoscere colleghi di altre sedi, e poi si vedono città, si conoscono luoghi. Così qualche giorno fa ero a Torino e la sera mi sono lasciato condurre al Ristorante Monferrato per un convincente excursus nella cucina piemontese. Locale raffinato ma non troppo, servizio discreto e menu decisamente orientato verso i sapori locali, che cambia a seconda delle stagioni. Siamo seduti nell'angolo, vicino ad un'invitante colonna di bottiglie di grappa...
Dopo un rapido assaggio di salumi (ottimo il lardo), gli antipasti prendono la forma di un tortino ai funghi e un flan di spinaci; interessanti ma non memorabili. La situazione migliora assai con il primo piatto, degli gnocchi di sairass alla fonduta (e un po' di tartufo, ça va sans dire). Tanto per capirci posso dire che il sairass è un tipo di formaggio simile alla ricotta, e che io in genere non vado matto per i formaggi: ciononostante ho divorato il piatto con mirevole dedizione! Siamo così al secondo, che non può che essere di carne fassona. Devo rinunciare alla costata - piatto per due - deplorando di non trovare "sponda" nei compagni di gozzoviglie e ripiego su un controfiletto al pepe. La carne è ottima, nulla da dire, ma la salsa di accompagnamento copre un po' troppo il sapore. Siamo così al dolce, che ci viene presentato da una graziosa cameriera su un pantagruelico carrello dal quale è difficile scegliere. Per restare in tradizione prendo un bunet, una specie di budino al cioccolato... e a questo punto temo di non farcela davvero più da tanto ho mangiato!
Nota finale sui vini: veramente ottima la carta, con particolare e meritata attenzione ai vini piemontesi. Alla fine seguiamo il suggerimento di Ivo di assaggiare un Ruché di Castagnole Monferrato 'Na vota delle Cantine Sant'Agata, vino che non conoscevo. Piuttosto interessante e da tener presente, ma forse si sarebbe potuto osare qualcosa di più...
Unico difetto di questa trasferta torinese è di non aver potuto fermarmi uno o due giorni a visitare la città; quel poco che ho visto è decisamente stimolante.
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