Junior, Azzano S. Paolo (BG), 1986
Do anch'io il mio piccolo contributo (tardivo) di letture per il centocinquantenario dell'unità d'Italia con questo libretto (in verità una ristampa della prima edizione del 1969) in cui si racconta un triangolo amoroso il cui più noto protagonista è l'eroe dei due mondi e "l'altro" un giovane di Stezzano (un paesino a pochi km da Bergamo in cui si può vedere ancora la villa di famiglia). La storia è sostanzialmente nota, anche se rimangono alcuni punti oscuri che difficilmente potranno essere chiariti, vista la scomparsa di alcuni archivi. Ma veniamo ai fatti: nel 1859 Garibaldi (allora 52enne) entra a Como con i Cacciatori delle Alpi e conosce Giuseppina Raimondi (18enne), figlia del marchese Giorgio Raimondi, e se ne invaghisce (l'uomo aveva un certo debole per le fanciulle...). Lei inizialmente resiste, ma infine acconsente al matrimonio, forse per il fascino di Garibaldi, forse per le insistenze paterne; il Generale passa alcune settimane nella villa Raimondi, dove "conosce" la futura moglie.
Chi non si rassegna è Caroli, amante "da sempre" della fanciulla, che sul finire del 1859 fa di tutto per riaverla: i due amanti si vedono e passano insieme alcune notti, ma questo non fa cambiare idea a Giuseppina. Il matrimonio si celebra il 24 gennaio 1860 a Fino Mornasco. All'uscita dalla chiesa, un militare porge una lettera a Garibaldi che la legge e si apparta colla moglie chiedendo se quanto scritto sia vero. Segue un galante apprezzamento: "puttana", e una fuga a cavallo con l'abbandono della moglie, che non rivedrà mai più. Ad agosto-settembre 1860 Giuseppina partorirà un figlio morto, mai registrato allo stato civile, di cui negherà sempre l'esistenza.
Garibaldi torna... a fare Garibaldi; c'è la spedizione dei Mille e tutto il resto; le vite dei due giovani, invece, sono schiacciate dagli eventi. Caroli, patriota che ha già combattuto, vorrebbe arruolarsi nei Mille, ma Garibaldi in persona non lo vuole (come dargli torto...). Nel 1863 si unisce al concittadino Francesco Nullo nella sfortunata spedizione in sostegno dell'insurrezione polacca contro i russi: l'improvvisato esercito polacco si squaglia alla prima battaglia lasciando la pattuglia di bergamaschi e qualche francese a combattere coi Cosacchi. Nullo è colpito a morte e gli altri sono catturati, con l'onore delle armi. La condanna a morte iniziale è commutata ai lavori forzati in Siberia, dove il povero Caroli muore due anni dopo.
Giuseppina rifiuterà sempre di sposare Caroli (con cui trascorre qualche mese dopo il matrimonio, a Friburgo, nell'attesa che le acque si calmino e che le protesterà sempre il suo amore) e si ritirerà nella casa paterna. Nel 1880 acconsentirà all'annullamento del matrimonio con Garibaldi (che vuole sposare Francesca Armosino per dare il nome ai figli) sulla base del fatto che lo stesso "non è stato consumato" (!), sposerà Ludovico Mancini e si rinchiuderà nel silenzio, portando letteralmente alcuni documenti nella bara (nel 1918) e ordinando alla nipote di distruggerne altri alla sua morte.
Il libro racconta questa vicenda alla luce dei documenti emersi più di 40 anni fa, e chiarendo diversi fatti sulla base di varie lettere conservate nelle biblioteche di Bergamo e Como. Alcuni dubbi, come si diceva, restano: chi scrisse la lettera fatale? Probabilmente Caroli stesso, in uno scrupolo di onestà e nella speranza di far saltare il matrimonio (i ritardi delle poste causano danni non da oggi). Di chi era il figlio di Giuseppina, di Garibaldi o di Caroli? Perché Garibaldi attese 15 anni per chiedere l'annullamento del matrimonio? Nel libro si accenna anche ad alcune lettere di Giuseppina che avrebbero dovute essere depositate in biblioteca e di cui se ne è persa traccia; sarebbe interessante capire se in quasi mezzo secolo sono emersi nuovi documenti o se le bellissime ville neoclassiche di Stezzano e di Fino custodiscono ancora gelosamente i particolari di questa sfortunata vicenda.
Chi non si rassegna è Caroli, amante "da sempre" della fanciulla, che sul finire del 1859 fa di tutto per riaverla: i due amanti si vedono e passano insieme alcune notti, ma questo non fa cambiare idea a Giuseppina. Il matrimonio si celebra il 24 gennaio 1860 a Fino Mornasco. All'uscita dalla chiesa, un militare porge una lettera a Garibaldi che la legge e si apparta colla moglie chiedendo se quanto scritto sia vero. Segue un galante apprezzamento: "puttana", e una fuga a cavallo con l'abbandono della moglie, che non rivedrà mai più. Ad agosto-settembre 1860 Giuseppina partorirà un figlio morto, mai registrato allo stato civile, di cui negherà sempre l'esistenza.
Garibaldi torna... a fare Garibaldi; c'è la spedizione dei Mille e tutto il resto; le vite dei due giovani, invece, sono schiacciate dagli eventi. Caroli, patriota che ha già combattuto, vorrebbe arruolarsi nei Mille, ma Garibaldi in persona non lo vuole (come dargli torto...). Nel 1863 si unisce al concittadino Francesco Nullo nella sfortunata spedizione in sostegno dell'insurrezione polacca contro i russi: l'improvvisato esercito polacco si squaglia alla prima battaglia lasciando la pattuglia di bergamaschi e qualche francese a combattere coi Cosacchi. Nullo è colpito a morte e gli altri sono catturati, con l'onore delle armi. La condanna a morte iniziale è commutata ai lavori forzati in Siberia, dove il povero Caroli muore due anni dopo.
La villa Caroli-Zanchi a Stezzano |
Il libro racconta questa vicenda alla luce dei documenti emersi più di 40 anni fa, e chiarendo diversi fatti sulla base di varie lettere conservate nelle biblioteche di Bergamo e Como. Alcuni dubbi, come si diceva, restano: chi scrisse la lettera fatale? Probabilmente Caroli stesso, in uno scrupolo di onestà e nella speranza di far saltare il matrimonio (i ritardi delle poste causano danni non da oggi). Di chi era il figlio di Giuseppina, di Garibaldi o di Caroli? Perché Garibaldi attese 15 anni per chiedere l'annullamento del matrimonio? Nel libro si accenna anche ad alcune lettere di Giuseppina che avrebbero dovute essere depositate in biblioteca e di cui se ne è persa traccia; sarebbe interessante capire se in quasi mezzo secolo sono emersi nuovi documenti o se le bellissime ville neoclassiche di Stezzano e di Fino custodiscono ancora gelosamente i particolari di questa sfortunata vicenda.
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