Giovanni e Giancarlo sul 1° tiro |
Sul 2° tiro |
Alla seconda sosta |
Al termine della fessura del 3° tiro |
Tracciato della via |
Parete S
Avevo un "conto aperto" con questa via. Era il 4 maggio, al secondo tiro, quando una presa si staccava regalandomi un voletto con annesso trauma alla caviglia che mi obbligava ad una pausa forzata di quattro mesi. Alla ripresa, tutto era più difficile. Non solo per l'ovvia mancanza di allenamento; era il mio atteggiamento mentale ad essere mutato: ogni presa mi appariva instabile, ogni passo sopra la protezione sorgente di una potenziale caduta che avrebbe determinato ulteriori e ancora maggiori mesi di inattività. In poche parole: molta più paura e insicurezza di prima.
Per esorcizzare il tutto, ieri sono tornato sul luogo del misfatto, non senza apprensione, e ho finito la via. Ne sono contento, ma non bariamo: è stata una sofferenza, ho arrampicato veramente da cane due tiri su tre, ossessionato dall'idea della caduta, esitando infinite volte quando la roccia non sembrava ottima (e nei primi due tiri questa sensazione la proverete parecchie volte) o quando mi trovavo a tu per tu con i passi obbligati. Quello che a maggio avevo salito senza problemi era diventato più duro, richiedeva un friend in più di assicurazione, mi gettava nello sconforto. Alla fine ho vinto i miei fantasmi, ma per quanto?
Accesso: dalla chiesetta dei Piani Resinelli si prende a destra restando bassi e si segue la strada costeggiando un serie infinita di villette (la domanda sorge spontanea ogni volta: solo il simbolo di speculazione edilizia o anche in odore d'abusivismo di decenni fa?) fino a prendere la Via alle Foppe. Si prosegue fino ad uno slargo dove si parcheggia e si segue il sentiero per il rifugio Rosalba. Si supera il bivio per la Punta Giulia, quello del sentiero dei morti, fino ad un altro bivio dove si sale verso destra (indicazioni). Aggirato un torrione e passato l'ultimo bivio per il Torrione Ratti si è in breve alla base della parete. Vicino allo spigolo di destra sale una traccia che porta all'attacco dello Spigolo MIR (scritta); proseguendo pochi metri a sinistra si giunge all'attacco della via. Chiodo con cordone visibile.
Relazione: via che sale a sinistra dello spigolo MIR, un po' ricercata in alcuni passaggi e con roccia non proprio ottima nei primi due tiri. Chiodatura a spit nei punti più impegnativi, ma con diversi passaggi obbligati; utili friend piccoli e medi per integrare. Tutte le soste sono su due fittoni con catena ed anello di calata; la relazione originale degli apritori si trova qui. Come in altri casi, uso la scala francese per i tratti ben protetti a spit e quella UIAA per quelli più "alpinistici", anche se il risultato può essere un po' caotico.
1° tiro: la relazione originale suggerisce di spostarsi a destra in placca all'altezza del chiodo; soluzione ricercata e poco logica, a mio parere. Salire invece il diedrino a sinistra della placca (utile BD0.75 o BD1) per poi spostarsi a destra e salire per roccia più facile, ma dubbia, fino alla sosta; 25m, V+, IV, 1 spit, 1 chiodo.
2° tiro: salire la placchetta sopra la sosta e spostarsi sul pilastro di sinistra che si risale fino ad un piccolo tetto fessurato. Lo si vince e si attraversa una fascia di rocce malsicure (qui il punto che mi tradì) puntando ad una bella placca che si segue fino alla sosta; 40m, V, VI-, V, 5c, 5 spit, 4 chiodi. Non usate il chiodo dopo il tetto, ma passate più a destra sulla linea dello spit... fidatevi dell'esperienza personale.
3° tiro: salire una fessurina obliqua e raggiungere lo spit, attraversare a destra fino allo spigolino e risalirlo sfruttando la fessura (c'è anche una fessura sul suo lato destro che aiuta la progressione); spostarsi poi lievemente a sinistra e salire le placche lavorate di un pilastrino fino a congiungersi cogli ultimi metri del MIR; non fermarsi alla sosta appena sotto la vetta ma proseguire qualche metro fino alla cima; 55m, IV+, 6a (passo), V+, 5c, III+, 4 spit, 2 chiodi, 1 cordone in clessidra, 1 sosta intermedia. Tiro molto bello.
Discesa: possibile la calata in doppia sulla via, ma meglio proseguire per la cresta fino ad una roccia con buco; sulla destra si nota una traccia che scende ripida e riporta in breve al sentiero di partenza.
Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.
Per esorcizzare il tutto, ieri sono tornato sul luogo del misfatto, non senza apprensione, e ho finito la via. Ne sono contento, ma non bariamo: è stata una sofferenza, ho arrampicato veramente da cane due tiri su tre, ossessionato dall'idea della caduta, esitando infinite volte quando la roccia non sembrava ottima (e nei primi due tiri questa sensazione la proverete parecchie volte) o quando mi trovavo a tu per tu con i passi obbligati. Quello che a maggio avevo salito senza problemi era diventato più duro, richiedeva un friend in più di assicurazione, mi gettava nello sconforto. Alla fine ho vinto i miei fantasmi, ma per quanto?
Accesso: dalla chiesetta dei Piani Resinelli si prende a destra restando bassi e si segue la strada costeggiando un serie infinita di villette (la domanda sorge spontanea ogni volta: solo il simbolo di speculazione edilizia o anche in odore d'abusivismo di decenni fa?) fino a prendere la Via alle Foppe. Si prosegue fino ad uno slargo dove si parcheggia e si segue il sentiero per il rifugio Rosalba. Si supera il bivio per la Punta Giulia, quello del sentiero dei morti, fino ad un altro bivio dove si sale verso destra (indicazioni). Aggirato un torrione e passato l'ultimo bivio per il Torrione Ratti si è in breve alla base della parete. Vicino allo spigolo di destra sale una traccia che porta all'attacco dello Spigolo MIR (scritta); proseguendo pochi metri a sinistra si giunge all'attacco della via. Chiodo con cordone visibile.
Relazione: via che sale a sinistra dello spigolo MIR, un po' ricercata in alcuni passaggi e con roccia non proprio ottima nei primi due tiri. Chiodatura a spit nei punti più impegnativi, ma con diversi passaggi obbligati; utili friend piccoli e medi per integrare. Tutte le soste sono su due fittoni con catena ed anello di calata; la relazione originale degli apritori si trova qui. Come in altri casi, uso la scala francese per i tratti ben protetti a spit e quella UIAA per quelli più "alpinistici", anche se il risultato può essere un po' caotico.
1° tiro: la relazione originale suggerisce di spostarsi a destra in placca all'altezza del chiodo; soluzione ricercata e poco logica, a mio parere. Salire invece il diedrino a sinistra della placca (utile BD0.75 o BD1) per poi spostarsi a destra e salire per roccia più facile, ma dubbia, fino alla sosta; 25m, V+, IV, 1 spit, 1 chiodo.
2° tiro: salire la placchetta sopra la sosta e spostarsi sul pilastro di sinistra che si risale fino ad un piccolo tetto fessurato. Lo si vince e si attraversa una fascia di rocce malsicure (qui il punto che mi tradì) puntando ad una bella placca che si segue fino alla sosta; 40m, V, VI-, V, 5c, 5 spit, 4 chiodi. Non usate il chiodo dopo il tetto, ma passate più a destra sulla linea dello spit... fidatevi dell'esperienza personale.
3° tiro: salire una fessurina obliqua e raggiungere lo spit, attraversare a destra fino allo spigolino e risalirlo sfruttando la fessura (c'è anche una fessura sul suo lato destro che aiuta la progressione); spostarsi poi lievemente a sinistra e salire le placche lavorate di un pilastrino fino a congiungersi cogli ultimi metri del MIR; non fermarsi alla sosta appena sotto la vetta ma proseguire qualche metro fino alla cima; 55m, IV+, 6a (passo), V+, 5c, III+, 4 spit, 2 chiodi, 1 cordone in clessidra, 1 sosta intermedia. Tiro molto bello.
Discesa: possibile la calata in doppia sulla via, ma meglio proseguire per la cresta fino ad una roccia con buco; sulla destra si nota una traccia che scende ripida e riporta in breve al sentiero di partenza.
Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.
Grazie all'ennesima minchiata di G+ mi è sparita una nota di uno degli apritori della via (Michele Mandelli) che riporto per completezza con la mia risposta, ringraziandolo nuovamente.
RispondiEliminaMichele Mandelli:
Ciao mi dispiace molto che ti sia fatto male sulla via che abbiamo aperto. Speriamo che con le ripetizioni(numerose ultimamente) la roccia si "ripulisca".in effetti il primo tiro, fatto stando a sinistra e non a destra in placca come da noi salito risulta friabile e lo sconsiglio. Affrontare la placca, anche se piu' difficile (VI + obbligato) e' molto meglio.
Risposta: Ciao Michele; grazie del commento e della "solidarietà". Ora tutto è passato e posso dire di aver contribuito a "ripulire" un pezzo della vostra via. Sono stato contento di averla ripetuta e portata a termine.
Sì, a sinistra il diedrino ha un aspetto poco rassicurante... ma non è stato lui a tradirmi. Complimenti per l'apertura!