Ci sono bottiglie che restano in cantina, anno dopo anno. Non parlo necessariamente di barolo o brunello, Amarone o Taurasi, di bottiglie cosiddette "importanti", e nemmeno di bottiglie guardate con diffidenza, ma di bottiglie che semplicemente se ne restano lì, senza essere portate in tavola: è troppo giovane, non si abbina, volevo bere altro... insomma, restano preservate da una serie fortuita di eventi. Poi, ad un certo punto, l'occhio le nota in maniera diversa, si fanno due calcoli, si pensa: "Mi sa che questa ormai è andata", si tergiversa ancora un po', fino a quando non si trae il dado.
Recentemente ho ripescato due di queste bottiglie, identiche tranne l'anno, 1999 e 2000. Ricordavo benissimo dove le avevo comprate, le circostanze, i piccoli significati che si attribuiscono a certi oggetti, le memorie che si depositano con gli anni sui fondi delle bottiglie, ma tutto ormai visto da lontano, senza particolare nostalgia. Ho quindi deciso che me le sarei bevute in beata solitudine, come vecchi amici.
La bottiglia del 1999 è stata una mezza delusione, col vino ormai sfinito dal lungo invecchiamento e io che mi davo del fesso per non averla aperta prima. Dopo poche settimane, senza alcuna attesa, ho aperto il 2000 e... sorpresa! Una bottiglia ancora incredibilmente viva, che certo porta i suoi annetti e non è al massimo della forma, ma che ancora dispensa nobili aromi e gusto.
Dal sito del produttore (molto dettagliato, con le informazioni sulle diverse annate) si legge che l'Occhetti 2000 invecchia per dieci mesi in grandi botti e tonneaux, più quattro mesi in bottiglia. Il colore è granato, non trasparente. Frutti rossi e qualche leggera nota floreale salgono dal bicchiere, buoni l'acidità e il tenore alcolico, che accompagnano l'assaggio insieme ad una buona persistenza. Certo, il vino ha perso un po' di freschezza con gli anni ma si è arrotondato e mostra un buon equilibrio complessivo.
Una vera, gradevole, sorpresa.
Recentemente ho ripescato due di queste bottiglie, identiche tranne l'anno, 1999 e 2000. Ricordavo benissimo dove le avevo comprate, le circostanze, i piccoli significati che si attribuiscono a certi oggetti, le memorie che si depositano con gli anni sui fondi delle bottiglie, ma tutto ormai visto da lontano, senza particolare nostalgia. Ho quindi deciso che me le sarei bevute in beata solitudine, come vecchi amici.
La bottiglia del 1999 è stata una mezza delusione, col vino ormai sfinito dal lungo invecchiamento e io che mi davo del fesso per non averla aperta prima. Dopo poche settimane, senza alcuna attesa, ho aperto il 2000 e... sorpresa! Una bottiglia ancora incredibilmente viva, che certo porta i suoi annetti e non è al massimo della forma, ma che ancora dispensa nobili aromi e gusto.
Dal sito del produttore (molto dettagliato, con le informazioni sulle diverse annate) si legge che l'Occhetti 2000 invecchia per dieci mesi in grandi botti e tonneaux, più quattro mesi in bottiglia. Il colore è granato, non trasparente. Frutti rossi e qualche leggera nota floreale salgono dal bicchiere, buoni l'acidità e il tenore alcolico, che accompagnano l'assaggio insieme ad una buona persistenza. Certo, il vino ha perso un po' di freschezza con gli anni ma si è arrotondato e mostra un buon equilibrio complessivo.
Una vera, gradevole, sorpresa.
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