Va bene, lo devo confessare: ho in cantina anche qualche bottiglia che è transitata nei dintorni delle barriques, residuo di acquisti che ormai non faccio più! Non sono le mie preferite, ma devo dire che, mentre non riesco a sopportarne l'effetto su nebbiolo e sangiovese, riconosco che alcune "realizzazioni" (adesso si dice così?) su altri vitigni possono avere degli aspetti non disdicevoli.
Il sagrantino di Còlpetrone non arriva ai 22 mesi in barrique (un'eternità) del Collepiano, e per fortuna! Si ferma a 12 mesi tra barrique e tonneaux per poi passare in bottiglia per 6 mesi. Vino da invecchiamento, si dice, e io l'ho messo alla prova stappando un 2000 la settimana scorsa, a cena da un amico che non vedevo da anni, ponendolo di fronte ad un ottimo risotto ai funghi mentre si riesumavano ricordi di Politecnico, lavoro e montagna.
Vino curioso, il sagrantino, difficile da domare; i tannini, l'alcool... ma forse è proprio questa sua spigolosità che me lo fa apprezzare. Qui partiamo da un colore veramente impenetrabile, appena appena orlato da sfumature granate ai bordi. Il tempo di aprirsi un po' (c'è anche un Aglianico della Cantina del Notaio con cui ingannare il tempo...) e arrivano le note di frutta e un po' di spezie... poi all'assaggio emerge l'alcool e - purtroppo - un po' di concentrazione di troppo per i miei gusti, mentre i tannini paiono ammorbiditi dall'invecchiamento. Tutto sommato, una "realizzazione" non male di un vino non facile.
Dopo aver scolato le bottiglie (anche quella di aglianico subì medesima sorte) lessi la leggenda di Eracle ad una delle figlie di Tecla e Lorenzo, ma non sono sicuro di essere stato nelle migliori condizioni per adempiere al mio dovere di didatta...
Il sagrantino di Còlpetrone non arriva ai 22 mesi in barrique (un'eternità) del Collepiano, e per fortuna! Si ferma a 12 mesi tra barrique e tonneaux per poi passare in bottiglia per 6 mesi. Vino da invecchiamento, si dice, e io l'ho messo alla prova stappando un 2000 la settimana scorsa, a cena da un amico che non vedevo da anni, ponendolo di fronte ad un ottimo risotto ai funghi mentre si riesumavano ricordi di Politecnico, lavoro e montagna.
Vino curioso, il sagrantino, difficile da domare; i tannini, l'alcool... ma forse è proprio questa sua spigolosità che me lo fa apprezzare. Qui partiamo da un colore veramente impenetrabile, appena appena orlato da sfumature granate ai bordi. Il tempo di aprirsi un po' (c'è anche un Aglianico della Cantina del Notaio con cui ingannare il tempo...) e arrivano le note di frutta e un po' di spezie... poi all'assaggio emerge l'alcool e - purtroppo - un po' di concentrazione di troppo per i miei gusti, mentre i tannini paiono ammorbiditi dall'invecchiamento. Tutto sommato, una "realizzazione" non male di un vino non facile.
Dopo aver scolato le bottiglie (anche quella di aglianico subì medesima sorte) lessi la leggenda di Eracle ad una delle figlie di Tecla e Lorenzo, ma non sono sicuro di essere stato nelle migliori condizioni per adempiere al mio dovere di didatta...
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