Lo stambecco a guardia del 1° tiro |
Luca sul 3° tiro |
Nel diedro del 3° tiro |
Luca sul 5° tiro |
Sul 6° tiro |
Sul 7° tiro sotto il diluvio |
Foto di vetta |
Tracciato della via (rosso). In azzurro la via Orobica. |
Parete S
"Ma secondo te va a piovere o no?"
"Mah... smette e ricomincia ogni minuto..."
"Già. Quindi attacchiamo? O torniamo indietro?"
"Non so... tu cosa dici?"
"...boh; non saprei"
Amletici discorsi di questo tenore ci hanno tenuti fermi per quasi un'oretta alla base della parete, nell'attesa che il tempo migliorasse ("Non siamo più quelli di una volta", faccio notare al mio socio di cordata). Alla fine si decide di attaccare, e ovviamente poco dopo metà via siamo investiti da un violento acquazzone che complica non poco la situazione. Un paio di tiri assai precari, poi si aprono radi squarci di azzurro che ci accompagnano in vetta. Ma la tarda partenza, il lungo avvicinamento, il tempo perso alla base e lungo i tiri bagnati si fanno sentire, regalandoci un ritorno con il Pizzo illuminato dalla luce del tramonto. Un bel coronamento di questa giornata nelle Orobie.
Accesso: noi siamo saliti da Roncobello, con il vantaggio di minimizzare il dislivello rispetto alla salita da Carona, ma pagandolo con una lunga scarpinata dal Passo di Mezzeno al lago Colombo; non son sicuro che sia stata la scelta più veloce, ma la "passeggiata" è gratificante.
Da Roncobello si prosegue per la frazione Capovalle e per le baite di Mezzeno (strada a pedaggio: 2€), parcheggiando al termine della strada. Si sale per il bel sentiero (segnavia 215 e 217 per rif. laghi gemelli) fino al passo di Mezzeno, si scende verso il rifugio, si attraversa la diga e si prende a sinistra raggiungendo il lago Colombo. Ancora un attraversamento della relativa diga oltre cui si segue il sentiero a sinistra (indicazioni pizzo del becco). Giunti ad una pietraia con grossi massi sotto la parete S del Pizzo ci si porta verso sinistra, oltre il caratteristico torrione quadrato che marca il percorso della ferrata, puntando a due evidenti pilastri. La via attacca alla base di quello di sinistra (ometto appoggiato alla base, chiodo con cordone visibile); poco più di 2h dall'auto. Nel nostro caso c'era anche uno stambecco ad indicare l'attacco, ma non sono sicuro che possa essere un riferimento molto utile...
Relazione: sarà che non mi aspettavo nulla di buono, ma ho trovato interessante la via, che risale la parete S del Pizzo del Becco lungo paretine, diedri e un bel camino finale. Roccia buona anche se disturbata da un po' di erba nei primi 4 tiri. Le difficoltà non sono elevate, ma le protezioni non sono generose: portare friend fino al 2-3BD.
1° tiro: salire il muretto gradinato fino ad un ripiano; 35m, III+, un chiodo con cordino. Sosta su cordone su masso incastrato.
2° tiro: salire un vago caminetto a sinistra della sosta, portarsi a destra e risalire il diedro erboso o la bella placca alla sua destra; 30m, IV+, un chiodo. Sosta su due chiodi con cordone.
3° tiro: salire per rocce rotte sopra la sosta e spostarsi verso sinistra a prendere un impegnativo diedro obliquo verso destra, al cui termine si sosta; 20m, VI. Sosta su un chiodo.
4° tiro: proseguire per rocce più o meno erbose fino a sbucare su un terrazzo. Raggiungere la parete di fronte dove si sosta; 45m, III+. Sosta su cordone su massi incastrati alla base di due evidenti diedri.
5° tiro: salire il bel diedro di sinistra e proseguire su muretto un poco a destra; 45m; V-, V (passo evitabile passando a destra in corrispondenza del 2° chiodo); tre chiodi. Sosta su due chiodi. Tiro molto bello.
6° tiro: salire lungo lo spigolo fino all'altezza di una zona giallastra, attraversare a destra (chiodo visibile) superando un masso fino all'altezza di un tratto erboso discendente. Da qui si può salire direttamente per rocce rotte oppure attraversare ancora un paio di metri a destra (passo delicato) e risalire per facili rocce fino all'intaglio; 30m, IV+, V, III+; un chiodo con cordino. Sosta su fettuccia su spuntone.
7° tiro: si raggiunge la parete di fronte, la si attraversa a sinistra fino ad un canale che porta alla sosta; 45m, tre chiodi (due con cordino). Sosta su due chiodi con cordino. Il tiro è valutato V nella relazione originale; noi l'abbiamo percorso sotto un diluvio torrenziale ed è difficile confermare o meno la valutazione.
8° tiro: la via sale sul vago diedro a sinistra del canale; noi - sotto il diluvio - siamo saliti un po' più a destra, tra rocce ed erba, fino all'altezza di un chiodo sulla sinistra. Lì si attraversa, si esce a sinistra e si risale ancora per rocce erbose, si supera un breve diedro e si sosta sotto delle rocce giallastre; 45m, IV (da relaz. originale), un chiodo. Sosta da allestire su spuntone.
9° tiro: si sale il diedro sopra la sosta giungendo nei pressi della cima di un campanile, si traversa a destra e si scende fino all'intaglio dove si sosta; 30m, V+ (da relaz. originale; per noi A0 su roccia fradicia). Sosta su cordone su spuntone.
10° tiro: si sale la paretina sopra la sosta, ci si sposta a destra a prendere un camino che si risale fino a sbucare nei pressi dell'anticima dove si sosta; 50m, IV+, un chiodo con cordino. Sosta da allestire su spuntone. Da qui si procede facilmente fino alla vetta. Questo tiro è probabilmente il tiro di uscita della via Orobica.
Discesa: si seguono le tracce della via normale scendendo fino ad un colletto dove si vede un cavo metallico che scende sulla destra. Lo si segue percorrendo in discesa la ferrata del Pizzo del Becco che riporta sugli sfasciumi non lontano dall'attacco della via. In alternativa si può seguire la traccia sulla sinistra (via normale di salita).
Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.