Il mio incontro con questo vino risale ad una vacanza itinerante in Calabria nel 2008, una sera a cena da U nozzularu a Sellia Marina: mi faccio consigliare un Cirò "tradizionale" e mi viene portato questo Tenuta del Conte, che sparisce velocemente insieme alla gustosa cena. Ne nasce una simpatica chiacchierata durante la quale chiedo informazioni su come raggiungere la cantina per comprare qualche bottiglia e, visto che le indicazioni invero non erano proprio lapalissiane, il gentilissimo titolare mi "passa" - con mia grande soddisfazione - un cartone da sei bottiglie a prezzo di costo; ricordo ancora che accompagnò l'offerta dicendomi in continuazione tra serio e faceto: "Ma dimmi tu, a Milano, a Bergamo, te l'avrebbero fatta una cosa simile? Quanto ti avrebbero fatto pagare, eh?".
Ho centellinato le bottiglie poiché non è facilissimo recuperarle da queste parti e le mie incursioni in sud Italia si sono fatte - purtroppo - più rare (sì lo so che esiste Interdet, ma a me non piace acquistare vino in quel modo...), così ogni volta che ne apro una non posso non ricordare la persona ed il simpatico aneddoto. L'ultima volta è successa qualche settimana fa, ma la lunga serie di post arretrati e il minor tempo che sto dedicando al "virtuale" han fatto sì che le poche righe subissero un certo ritardo; ma infine eccoci qui.
Veniamo al dunque: parliamo di Cirò prodotto con uve Gaglioppo al 100%, che Parrilla (il titolare) produce senza chimica e vinifica in acciaio; non so se si tratti di "vino biologico" certificato, ma certamente di qualcosa di molto simile, prodotto nel rispetto della tradizione. Bel colore rubino con buoni tannini e struttura; frutti rossi e neri e note terrose. Da bere subito o dopo qualche annetto (del resto devo avere in giro dei Cirò degli anni '90...). Un ottimo vino "conviviale" da dividere con amici, una dimostrazione di come si possano fare prodotti eccellenti senza inseguire tendenze opinabili.
Un altro tassello della continua crescita dei vini del Sud.
Ho centellinato le bottiglie poiché non è facilissimo recuperarle da queste parti e le mie incursioni in sud Italia si sono fatte - purtroppo - più rare (sì lo so che esiste Interdet, ma a me non piace acquistare vino in quel modo...), così ogni volta che ne apro una non posso non ricordare la persona ed il simpatico aneddoto. L'ultima volta è successa qualche settimana fa, ma la lunga serie di post arretrati e il minor tempo che sto dedicando al "virtuale" han fatto sì che le poche righe subissero un certo ritardo; ma infine eccoci qui.
Veniamo al dunque: parliamo di Cirò prodotto con uve Gaglioppo al 100%, che Parrilla (il titolare) produce senza chimica e vinifica in acciaio; non so se si tratti di "vino biologico" certificato, ma certamente di qualcosa di molto simile, prodotto nel rispetto della tradizione. Bel colore rubino con buoni tannini e struttura; frutti rossi e neri e note terrose. Da bere subito o dopo qualche annetto (del resto devo avere in giro dei Cirò degli anni '90...). Un ottimo vino "conviviale" da dividere con amici, una dimostrazione di come si possano fare prodotti eccellenti senza inseguire tendenze opinabili.
Un altro tassello della continua crescita dei vini del Sud.