Vercelli
Che si fa quando il fine-settimana non consente di andare a scalare e non si vuole andare in palestra? Ovvio, si va in cerca di vecchie guide di montagna! La peregrinazione ci conduce stavolta a Vercelli, in una nota libreria antiquaria da cui usciamo più leggeri nel portafoglio ma più ricchi di... cultura alpinistica. E per celebrare l'arricchimento spirituale, cosa meglio di un bel ristorante? Se poi pensiamo che le brente erano i vecchi recipienti usati per trasportare il vino, come non entrare?
Il primo impatto non è dei migliori: la sala del ristorante colle pareti lilla e le sedie foderate non si intona troppo colle vecchie colonne e con la predilezione di noi tre per gli ambienti rustici, i bicchieri per l'acqua sono piuttosto terribili; insomma, ci sediamo un po' diffidenti. Menù interessante di stampo tipicamente piemontese. La mia scelta cade sul menu degustazione e, dopo un micro-antipasto, del colore delle pareti non ci importerà più nulla: l'immancabile nonché ottima panissa (riso con fagioli, salame, lardo,...) compare in una padella degna più di una trattoria di paese che di un ristorante di città (è un complimento!) e le porzioni risultanti sono assai generose (anche perché Simone mi cede il suo terzo giro di cucchiaio...). Va da sé che i classici e buoni agnolotti al plin che seguono non ci vengano portati in padella delle stesse dimensioni (nonostante la mia richiesta), ma in un'onesta pirofila.
Arrivano le salse e subito dopo un bollito misto, uno dei miei (tanti) piatti preferiti che non mi deluderà neppure stavolta. Simone opterà invece per il fritto misto alla piemontese. Ormai soddisfatti e ripieni non ci resta che la tartufata, una torta tipica di Vercelli con crema Chantilly ricoperta di sfoglie di cioccolato.
Non ricchissima la cantina, ma con diverse etichette piemontesi. Accompagniamo il lauto pranzo con uno Spanna (nebbiolo delle colline novaresi), La luna nera di Guidetti, un nebbiolo fresco che si sposa egregiamente con i nostri piatti.
Il primo impatto non è dei migliori: la sala del ristorante colle pareti lilla e le sedie foderate non si intona troppo colle vecchie colonne e con la predilezione di noi tre per gli ambienti rustici, i bicchieri per l'acqua sono piuttosto terribili; insomma, ci sediamo un po' diffidenti. Menù interessante di stampo tipicamente piemontese. La mia scelta cade sul menu degustazione e, dopo un micro-antipasto, del colore delle pareti non ci importerà più nulla: l'immancabile nonché ottima panissa (riso con fagioli, salame, lardo,...) compare in una padella degna più di una trattoria di paese che di un ristorante di città (è un complimento!) e le porzioni risultanti sono assai generose (anche perché Simone mi cede il suo terzo giro di cucchiaio...). Va da sé che i classici e buoni agnolotti al plin che seguono non ci vengano portati in padella delle stesse dimensioni (nonostante la mia richiesta), ma in un'onesta pirofila.
Arrivano le salse e subito dopo un bollito misto, uno dei miei (tanti) piatti preferiti che non mi deluderà neppure stavolta. Simone opterà invece per il fritto misto alla piemontese. Ormai soddisfatti e ripieni non ci resta che la tartufata, una torta tipica di Vercelli con crema Chantilly ricoperta di sfoglie di cioccolato.
Non ricchissima la cantina, ma con diverse etichette piemontesi. Accompagniamo il lauto pranzo con uno Spanna (nebbiolo delle colline novaresi), La luna nera di Guidetti, un nebbiolo fresco che si sposa egregiamente con i nostri piatti.