Ci risiamo con l'Umbria, ci risiamo col Sagrantino! Dopo l'assaggio del Colpetrone, eccomi ritornato a gusti che mi sono più congeniali, a vini che nascono da piccole produzioni e che, per esempio, riposano in botti grandi da 25 ettolitri dopo una vinificazione in acciaio. Vini classici; o tradizionali, se preferite. Vini ottimi da abbinare ad una faraona superbamente cucinata da Amedeo, ormai uno dei miei compagni inseparabili di assaggi. Come mia abitudine, mi presento con una bottiglia ormai démodé, con ben tredici anni di invecchiamento (pardon: affinamento), acquistata in un'enoteca perugina qualche secolo fa. Stappo, un po' di ossigenazione - ma non troppo - e via.
Il colore è quello che ci si aspetta dal sagrantino, rosso cupo piuttosto impenetrabile. Quando si apre, il vino regala larghi aromi fruttati su cui si sovrappongono note floreali e un po' di spezie. Al gusto, si apprezza una longevità decisamente buona (per quanto qualche anno in meno gli avrebbe fatto bene) e una morbidezza, una rotondità intrigante, anche per merito degli anni. Buona la concentrazione e l'equilibrio tra i sapori; persistenza interessante. Se questo è il risultato dell'annata 2003, che non pare sia stata eccezionale, viene davvero voglia di assaggiare qualche bottiglia di anni ancora migliori!
Il colore è quello che ci si aspetta dal sagrantino, rosso cupo piuttosto impenetrabile. Quando si apre, il vino regala larghi aromi fruttati su cui si sovrappongono note floreali e un po' di spezie. Al gusto, si apprezza una longevità decisamente buona (per quanto qualche anno in meno gli avrebbe fatto bene) e una morbidezza, una rotondità intrigante, anche per merito degli anni. Buona la concentrazione e l'equilibrio tra i sapori; persistenza interessante. Se questo è il risultato dell'annata 2003, che non pare sia stata eccezionale, viene davvero voglia di assaggiare qualche bottiglia di anni ancora migliori!
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