Kailua-Kona, Hawaii, 96740, USA
Negli ultimi mesi la mia frequentazione del mondo virtuale è calata assai sensibilmente: i post in questo spazio si sono ridotti, G+ è dormiente insieme ai rapporti con le persone che vi avevo conosciuto e così via. Tra i vari i motivi che mi hanno portato a ridurre il tempo dedicato a questo spazio possiamo annoverare la rottura del'hard disk e qualche problema con la connessione internet casalinga, ma non è tutto e non è rilevante; fatto sta che così facendo ho accumulato un'infinità di argomenti su cui dispensare sproloqui e consigli non richiesti che ha del sorprendente. E quale miglior occasione per calcare di nuovo questo terreno del recente - e purtroppo breve - viaggio a Big Island, Hawaii?
Tralasciando gli aspetti turistici (di cui ho goduto assai meno di quel che avrei voluto) e limitandomi all'etichetta di questo post, ci sono almeno un paio di locali che vale la pena visitare nella cittadina di Kailua-Kona: la Kona brewing company (75-5629 Kuakini Hwy), dove producono - tra l'altro - un paio di Ale interessanti, la Lava man e la Fire rock, che potrete gustare nell'annesso pub insieme a dei fish tacos e - udite udite - persino ad una pizza ben più che decente, e il Fish hopper. Posizionato sul lungomare di Kona dove sfilano uno dopo l'altro pub, ristoranti e steakhouse, questo posto si distingue per un menù e una cura nella preparazione dei piatti un po' superiori. Seduti al primo piano con bella vista sulla baia (e un po' meno bella sui piatti finti, in stile ristorante cinese di pessima categoria), saltando antipasti e clam chowder, ho scelto un piatto con Mahi-mahi (ovvero lampuga; un ottimo pesce, come recita il significato del nome in dialetto hawaiano) e noci Macadamia (altra peculiarità hawaiana, anche se originarie dell'Australia), accompagnati da purè di patate dolci Molokai (simili - o uguali? - alle patate dolci di Okinawa, che poi non sono originarie di Okinawa...) e salse al mango e papaya. Veramente ottimo e ottimamente presentato! Un assaggio al piatto con Ono (altro pesce dei mari tropicali simile alla palamita) dei miei commensali mi ha ulteriormente convinto riguardo al locale. La lista dei vini è in prevalenza californiana, ma potete anche trovare un Pinot grigio Santa Margherita al modico prezzo di 50$ (!!); noi abbiamo insistito con la Lava man.
Con sorpresa, il dessert è senza infamia e senza lode: sia la mia torta alle carote che quelle al cioccolato o al lime non hanno riscosso particolare entusiasmo. La cosa più simpatica è il cameriere che vi porterà il vassoio dei dessert in modo che possiate scegliere... anche con gli occhi!
Da registrare il "siparietto" finale al momento del conto: chiediamo al cameriere di dividere il totale per cinque; lui si confonde, prima moltiplica per cinque le portate e poi divide per venticinque il prezzo di ognuna... così ci presenta cinque scontrini chilometrici (vedi foto) imprecando contro gli "errori del computer" tra le nostre irrefrenabili, anche se forse non del tutto educate, risate.
Tralasciando gli aspetti turistici (di cui ho goduto assai meno di quel che avrei voluto) e limitandomi all'etichetta di questo post, ci sono almeno un paio di locali che vale la pena visitare nella cittadina di Kailua-Kona: la Kona brewing company (75-5629 Kuakini Hwy), dove producono - tra l'altro - un paio di Ale interessanti, la Lava man e la Fire rock, che potrete gustare nell'annesso pub insieme a dei fish tacos e - udite udite - persino ad una pizza ben più che decente, e il Fish hopper. Posizionato sul lungomare di Kona dove sfilano uno dopo l'altro pub, ristoranti e steakhouse, questo posto si distingue per un menù e una cura nella preparazione dei piatti un po' superiori. Seduti al primo piano con bella vista sulla baia (e un po' meno bella sui piatti finti, in stile ristorante cinese di pessima categoria), saltando antipasti e clam chowder, ho scelto un piatto con Mahi-mahi (ovvero lampuga; un ottimo pesce, come recita il significato del nome in dialetto hawaiano) e noci Macadamia (altra peculiarità hawaiana, anche se originarie dell'Australia), accompagnati da purè di patate dolci Molokai (simili - o uguali? - alle patate dolci di Okinawa, che poi non sono originarie di Okinawa...) e salse al mango e papaya. Veramente ottimo e ottimamente presentato! Un assaggio al piatto con Ono (altro pesce dei mari tropicali simile alla palamita) dei miei commensali mi ha ulteriormente convinto riguardo al locale. La lista dei vini è in prevalenza californiana, ma potete anche trovare un Pinot grigio Santa Margherita al modico prezzo di 50$ (!!); noi abbiamo insistito con la Lava man.
Con sorpresa, il dessert è senza infamia e senza lode: sia la mia torta alle carote che quelle al cioccolato o al lime non hanno riscosso particolare entusiasmo. La cosa più simpatica è il cameriere che vi porterà il vassoio dei dessert in modo che possiate scegliere... anche con gli occhi!
Da registrare il "siparietto" finale al momento del conto: chiediamo al cameriere di dividere il totale per cinque; lui si confonde, prima moltiplica per cinque le portate e poi divide per venticinque il prezzo di ognuna... così ci presenta cinque scontrini chilometrici (vedi foto) imprecando contro gli "errori del computer" tra le nostre irrefrenabili, anche se forse non del tutto educate, risate.
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