Tipografia Editrice Lombarda, Milano, 1879
Non giunsi mai a comprendere come i miei genitori abbiano potuto gettarmi in tal modo in sì triste posizione; né come, dopo il nostro arrivo a Londra, fossi sceso a poco a poco ad una vita tanto servile e materiale, senza che nessuno avesse mai avuto abbastanza compassione di me, fanciullo d'ingegno pronto, intelligente, avido di studiare [...]. Il magazzino [...] era una vecchia e diroccata casa, [...] propriamente invasa dai topi. Le camere a tavolati, i pavimenti e le scale logori, i ratti grigi che brulicavano nelle cantine ed il suono acuto dei loro stridi che ci giungeva continuamente dalle scale (il tutto coronato da un immenso sudiciume) si presentano ancora visibilmente 'a miei occhi.
Mi sbaglierò, ma temo che Dickens non goda di particolar fama alle nostre latitudini, essendo considerato a metà tra uno scrittore di "romanzi per bambini" e di racconti di Natale: se vi trovate a Londra, provate infatti a dire che andate a visitare la casa-museo Dickens e sarete guardati dai nostri connazionali peggio che se proponeste il museo del calzino maleolente! Eppure lo scrittore è importantissimo, forse il maggiore dell'epoca vittoriana; il primo ad affrontare apertamente temi sociali e ad evidenziare le condizioni disumane di vita delle classi più povere del tempo.
John Forster fu grandissimo amico dello scrittore e la sua biografia - la prima su Dickens, pubblicata pochissimi anni dopo la sua morte nel 1870 - si basa sulla conoscenza diretta e sulle molte lettere della loro fitta corrispondenza. I brani di queste lettere sono forse la parte più interessante del libro, anche se a volte Forster pare riportarle con qualche "filtro": in esse Dickens rivela le sue opinioni su persone, paesi visitati, sui suoi romanzi ancora da scrivere e su quelli pubblicati, sulle relazioni cogli editori e col pubblico, chiedendo e tenendo in alta considerazione i pareri di Forster. Assai curiosa ad esempio la "passione" di Dickens per visitare le carceri dei numerosi paesi in cui si trovava, mentre costante è la preoccupazione "sociale" dello scrittore, legata in maniera piuttosto probabile all'esperienza diretta del lavoro minorile in una fabbrica di lucido da scarpe, fatto che fu rivelato da questa biografia per la prima volta. Certo, Forster scrive del suo grandissimo amico (e un po' anche di se stesso) con ammirevole dedizione, evidenziando sempre e soltanto le qualità artistiche e morali che lo avrebbero portato ad emergere come grande scrittore e uomo probo e sottacendo alcuni "particolari" non secondari della sua vita (la crisi del matrimonio, le relazioni extra-coniugali,...); ciononostante, molti sono gli spunti di riflessione che si possono trarre da questa lettura, dal ruolo del caso e delle virtù nel determinare il destino delle persone al rapporto di uno scrittore famosissimo con il pubblico dell'Ottocento.
La prima edizione italiana è basata sull'edizione inglese del 1875, con i capitoli raggruppati diversamente e mancante dell'Appendice contenente l'elenco degli scritti di Dickens, il suo testamento (curato dallo stesso avvocato Forster) e una lunga serie di note. La biografia è stata ristampata nel 2007 da REA (ove "Carlo" è ridiventato "Charles"); chi volesse invece cimentarsi con l'edizione inglese la può trovare ad es. qui.
John Forster fu grandissimo amico dello scrittore e la sua biografia - la prima su Dickens, pubblicata pochissimi anni dopo la sua morte nel 1870 - si basa sulla conoscenza diretta e sulle molte lettere della loro fitta corrispondenza. I brani di queste lettere sono forse la parte più interessante del libro, anche se a volte Forster pare riportarle con qualche "filtro": in esse Dickens rivela le sue opinioni su persone, paesi visitati, sui suoi romanzi ancora da scrivere e su quelli pubblicati, sulle relazioni cogli editori e col pubblico, chiedendo e tenendo in alta considerazione i pareri di Forster. Assai curiosa ad esempio la "passione" di Dickens per visitare le carceri dei numerosi paesi in cui si trovava, mentre costante è la preoccupazione "sociale" dello scrittore, legata in maniera piuttosto probabile all'esperienza diretta del lavoro minorile in una fabbrica di lucido da scarpe, fatto che fu rivelato da questa biografia per la prima volta. Certo, Forster scrive del suo grandissimo amico (e un po' anche di se stesso) con ammirevole dedizione, evidenziando sempre e soltanto le qualità artistiche e morali che lo avrebbero portato ad emergere come grande scrittore e uomo probo e sottacendo alcuni "particolari" non secondari della sua vita (la crisi del matrimonio, le relazioni extra-coniugali,...); ciononostante, molti sono gli spunti di riflessione che si possono trarre da questa lettura, dal ruolo del caso e delle virtù nel determinare il destino delle persone al rapporto di uno scrittore famosissimo con il pubblico dell'Ottocento.
La prima edizione italiana è basata sull'edizione inglese del 1875, con i capitoli raggruppati diversamente e mancante dell'Appendice contenente l'elenco degli scritti di Dickens, il suo testamento (curato dallo stesso avvocato Forster) e una lunga serie di note. La biografia è stata ristampata nel 2007 da REA (ove "Carlo" è ridiventato "Charles"); chi volesse invece cimentarsi con l'edizione inglese la può trovare ad es. qui.
Nessun commento:
Posta un commento