di Giovanni Arduino e Loredana Lipperini
Corbaccio, Milano, 2013
Non si tratta "solo" dell'annosa (ma fondamentale) questione della privacy e dei dati che cediamo gratis et amore Dei: novella land of opportunities, la Rete amplifica il nostro "bisogno" di considerazione sociale, lo espande all'interno di una... "rete" di relazioni più o meno virtuali, offrendo a tutti la possibilità (meglio: l'illusione) di diventare famosi (microfamosi, dicono argutamente gli autori): pensate a certi canali di YouTube, profili di social network, blog che possono "vantare" migliaia o milioni di fan/follower (no, non questo...), ai prodotti che vengono reclamizzati o alla pubblicità. Chi ci guadagna? Chi inserisce i (sic) "contenuti"? O chi possiede il "mezzo di produzione"? C'è chi cerca una fama (o più prosaicamente: la gloria ed il soldo) andando al Grande Fratello o amenità simili e chi tenta di costruirsi quella fama aggregando follower che a loro volta ambiscono a fare altrettanto. I primi sono quattro sfigati, i secondi milioni: tutti artisti, musicisti, scrittori, esperti delle più grandi minchiate, tutti ad autopromuoversi, tutti dall'altra parte della vetrina, tutti... microfamosi. È uno degli aspetti della "mezza cultura", che garantisce a chiunque il diritto alla creatività e alla fama, purché effimeri e giocati al ribasso. Ma chi guadagna su queste velleità?
Un aspetto interessante del libro è che le considerazioni di cui sopra - e altre - sono stemperate in una serie di casi reali raccolti dagli autori (alcuni noti, altri meno - parlo per me, ça va sans dire), col duplice scopo di "alleggerire" la trattazione - una preoccupazione costante - e di fornire una specie di percorso per i profani che si volessero addentrare in questi meandri. Particolare attenzione è dedicata al mondo della letteratura e agli ebook, ai meccanismi di auto-pubblicazione e di auto-promozione del microfamoso, con relative società di consulenza e guadagni (loro). Uno sguardo su un mondo che si vuole troppo spesso ignorare o circoscrivere ad una frangia di adolescenti immaturi, ma che ci tocca molto più da vicino. Terribile? Forse no, forse non così tanto: a patto di riconoscerlo e di non pensarsi immuni dalla morte per fama.
Corbaccio, Milano, 2013
La microfama è un'altra cosa. È un diritto, non un sogno, non un traguardo a cui tendere, non una meta. È una pretesa, qualcosa che si riceve dalla nascita e che qualcuno, semmai, ha ostacolato con il proprio successo. [...]Lo confesso: non mi sarebbe mai passato per la testa di leggere questo libro. Non per snobismo o altri motivi particolari; semplicemente ci sono secoli di letteratura e montagne di libri in "lista d'attesa" a maggior priorità. Fatto sta che, avendolo ricevuto in regalo, mi ci sono dedicato - come si suol dire - di buona lena. Tale buona lena è necessaria soprattutto per superare l'introduzione, quel "libro che si accende senza bisogno di pile ricaricabili", "cibo per la mente" che "non abbiamo idea di come si spenga" che spinge irresistibilmente al lancio del suddetto (ecco come si spegne!), più alcuni passaggi nei capitoli interni dove la "modestia" degli autori si colora di linguaggio finto-giovanile a metà tra la tenerezza e l'aver perso il treno. Ma resistete e tenete duro: troverete un libro che cerca di spiegare con un linguaggio semplice (a volte fin troppo, ma non è un male) cosa si nasconde "dietro" Internet, dietro la retorica della Rete come liberazione e come quintessenza della democrazia, quali sono le strategie dei cosiddetti "colossi" di Internet per monetizzare le interazioni che avvengono attraverso la rete e come queste stesse interazioni siano plasmate più o meno... a nostra insaputa (direbbe qualcuno).
Non si tratta "solo" dell'annosa (ma fondamentale) questione della privacy e dei dati che cediamo gratis et amore Dei: novella land of opportunities, la Rete amplifica il nostro "bisogno" di considerazione sociale, lo espande all'interno di una... "rete" di relazioni più o meno virtuali, offrendo a tutti la possibilità (meglio: l'illusione) di diventare famosi (microfamosi, dicono argutamente gli autori): pensate a certi canali di YouTube, profili di social network, blog che possono "vantare" migliaia o milioni di fan/follower (no, non questo...), ai prodotti che vengono reclamizzati o alla pubblicità. Chi ci guadagna? Chi inserisce i (sic) "contenuti"? O chi possiede il "mezzo di produzione"? C'è chi cerca una fama (o più prosaicamente: la gloria ed il soldo) andando al Grande Fratello o amenità simili e chi tenta di costruirsi quella fama aggregando follower che a loro volta ambiscono a fare altrettanto. I primi sono quattro sfigati, i secondi milioni: tutti artisti, musicisti, scrittori, esperti delle più grandi minchiate, tutti ad autopromuoversi, tutti dall'altra parte della vetrina, tutti... microfamosi. È uno degli aspetti della "mezza cultura", che garantisce a chiunque il diritto alla creatività e alla fama, purché effimeri e giocati al ribasso. Ma chi guadagna su queste velleità?
Un aspetto interessante del libro è che le considerazioni di cui sopra - e altre - sono stemperate in una serie di casi reali raccolti dagli autori (alcuni noti, altri meno - parlo per me, ça va sans dire), col duplice scopo di "alleggerire" la trattazione - una preoccupazione costante - e di fornire una specie di percorso per i profani che si volessero addentrare in questi meandri. Particolare attenzione è dedicata al mondo della letteratura e agli ebook, ai meccanismi di auto-pubblicazione e di auto-promozione del microfamoso, con relative società di consulenza e guadagni (loro). Uno sguardo su un mondo che si vuole troppo spesso ignorare o circoscrivere ad una frangia di adolescenti immaturi, ma che ci tocca molto più da vicino. Terribile? Forse no, forse non così tanto: a patto di riconoscerlo e di non pensarsi immuni dalla morte per fama.
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