Biglietto da visita: giratelo e guardatelo dall'alto in basso! |
Esine (BS)
Risalendo la Valcamonica verso l'Adamello avevo spesso notato l'indicazione Monumento Nazionale passando presso il paesino di Esine. L'indicazione si riferisce alla chiesa di S. Maria Assunta e ai suoi mosaici, che ovviamente non sono mai riuscito a vedere, dovendomi accontentare del portone d'ingresso chiuso. Così qualche settimana fa scorso sono tornato al paese in questione per omaggiare la "cultura materiale" anziché quella artistica, sperando in miglior fortuna: destinazione la trattoria La cantina per una cena con prodotti "del territorio", a festeggiare la conclusione positiva di una faccenda antipatica. Il locale è all'interno di una vecchia e bella dimora in pietra e mattoni accanto alla piazza nel centro del paese, ma è arredato in pseudo-stile "trattoria di una volta" in modo fin troppo kitsch: vecchi attrezzi da lavoro, utensili da cucina, orpelli vari ed improbabili pendono da ogni dove e fanno da contrappunto alla musica, anch'essa d'anteguerra.
Fin qui niente di male; per fortuna l'abito non fa il monaco nemmeno in tema di osteria. Le cose si fanno più interessanti quando si passa al concreto: cucina rigorosamente camuna con ingredienti locali, la cui provenienza è indicata in una lista presente su ogni tavolo. I piatti disponibili (non molti, ma ciò non è necessariamente un male) sono elencati dall'oste, mentre manca un menù vero e proprio; è questo un punto debole del locale: dover decidere di fretta ricordando a memoria l'elenco dei piatti sarà utile per allenare la memoria ma è sempre un po' fastidioso; basterebbe una lista giornaliera su un foglio di carta.
Iniziamo comunque con dei buoni antipasti tra cui si fanno notare i salumi (salame, lardo, pancetta) e della ricotta fresca con miele e noci.
Scopro poi che in Valcamonica si coltiva del tartufo e non mi posso far mancare i bigoi colle trifole. L'oste ci ammonisce correttamente a non pensare che il tartufo locale sia identico a quello d'Alba, bensì più leggero, ma il piatto è decisamente interessante, così come la quantità di tartufo che lo accompagna. Molto buono anche il classico orzotto ai funghi.
La fame comincia a placarsi quando arrivano i secondi, uno stracotto d'asino ben fatto, in alternativa al classico manzo all'olio: piatti semplici senza troppi fronzoli, cucina "vera" che dà soddisfazione. Peccato solo che tra i secondi non ci fosse niente di... diciamo così, "peculiarmente locale" come è successo con i primi. Si finisce poi con il dessert, nel mio caso una fin troppo classica torta alle pere e cioccolato; buona ma non indimenticabile.
E siamo così ai vini: la lista (sì, questa esiste!) spazia un po' in tutta la penisola, ma noi ci concentriamo sulle etichette locali. Ci lasciamo consigliare dall'oste e accompagniamo la cena con un Lambrù, un Valcamonica Igt dell'azienda Togni. Uvaggio di barbera, marzemino e merlot, affinamento in acciaio, vino schietto e minerale che si è abbinato ottimamente ai piatti. Per finire, non poteva mancare un ottimo genepì (o un brodo di giuggiole per le signore, che però preferivano di gran lunga il primo!).
Fin qui niente di male; per fortuna l'abito non fa il monaco nemmeno in tema di osteria. Le cose si fanno più interessanti quando si passa al concreto: cucina rigorosamente camuna con ingredienti locali, la cui provenienza è indicata in una lista presente su ogni tavolo. I piatti disponibili (non molti, ma ciò non è necessariamente un male) sono elencati dall'oste, mentre manca un menù vero e proprio; è questo un punto debole del locale: dover decidere di fretta ricordando a memoria l'elenco dei piatti sarà utile per allenare la memoria ma è sempre un po' fastidioso; basterebbe una lista giornaliera su un foglio di carta.
Iniziamo comunque con dei buoni antipasti tra cui si fanno notare i salumi (salame, lardo, pancetta) e della ricotta fresca con miele e noci.
Scopro poi che in Valcamonica si coltiva del tartufo e non mi posso far mancare i bigoi colle trifole. L'oste ci ammonisce correttamente a non pensare che il tartufo locale sia identico a quello d'Alba, bensì più leggero, ma il piatto è decisamente interessante, così come la quantità di tartufo che lo accompagna. Molto buono anche il classico orzotto ai funghi.
La fame comincia a placarsi quando arrivano i secondi, uno stracotto d'asino ben fatto, in alternativa al classico manzo all'olio: piatti semplici senza troppi fronzoli, cucina "vera" che dà soddisfazione. Peccato solo che tra i secondi non ci fosse niente di... diciamo così, "peculiarmente locale" come è successo con i primi. Si finisce poi con il dessert, nel mio caso una fin troppo classica torta alle pere e cioccolato; buona ma non indimenticabile.
E siamo così ai vini: la lista (sì, questa esiste!) spazia un po' in tutta la penisola, ma noi ci concentriamo sulle etichette locali. Ci lasciamo consigliare dall'oste e accompagniamo la cena con un Lambrù, un Valcamonica Igt dell'azienda Togni. Uvaggio di barbera, marzemino e merlot, affinamento in acciaio, vino schietto e minerale che si è abbinato ottimamente ai piatti. Per finire, non poteva mancare un ottimo genepì (o un brodo di giuggiole per le signore, che però preferivano di gran lunga il primo!).
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