martedì 24 aprile 2018

Italia '90

Alberto sul 1° tiro.
Qui sul 2° tiro.
E infine sul 3° tiro.
Pietra di Bismantova
Parete SE


Pasqua in terra emiliana, tra salumi, lambrusco, altre cosette non del tutto riferibili e... ah, certo, anche un po' di arrampicata. E per il battesimo di Alberto alla Pietra, cosa meglio di una via con ottima chiodatura e difficoltà non elevate per prendere confidenza con l'arrampicata su... sabbia? Se saranno il frizzante vinello del posto o le prodezze arrampicatorie a restare impresse nella memoria del compagno di cordata, lo sapremo solo alla prossima visita.
Accesso: dal piazzale si sale verso l'Eremo, ora bloccato in seguito alla frana di febbraio 2015. Prima di giungervi si segue un sentiero sulla destra che contorna l'eremo e sbuca davanti all'evidente settore Anfiteatro della Pietra. Portarsi sul lato di destra del settore e salire per una traccia che porta ad un terrazzo vicino alla parete. Sul lato sinistro si vede una specie di diedro erboso: è l'attacco della Pincelli-Brianti, con cui la nostra via condivide i primi metri.
Relazione: via molto bella che sale direttamente il muro tra la Pincelli-Brianti e la Mussini-Iotti. Chiodatura ottima a fittoni; portare solo rinvii. Roccia buona nello standard di Bismantova... una presa sull'ultimo tiro mi è rimasta in mano, per fortuna senza conseguenze. Il passo-chiave sull'ultimo tiro è azzerabile, ma faticoso; evitabile però con una variante.
1° tiro: salire il rotto diedro iniziale fin quando questo si adagia facilmente sulla sinistra. Qui salire la placca (fittoni evidenti) fin sotto il corto strapiombo, superarlo e proseguire in placca fino alla sosta. 35m, 6a (un passo in placca). Sosta su due fittoni con anello. Appena prima dello strapiombo c'è una sosta un poco a sinistra, da cui poi si può ripartire fino alla sosta del prossimo tiro.
2° tiro: salire la bella placca, dapprima sulla sinistra della sosta e per tornare poi verso destra, fino alla sosta su cengia. 20m, 5c; sei fittoni. Sosta su due fittoni (tre soste ravvicinate; prendere quella di sinistra).
3° tiro: a destra si snoda la Mussini-Iotti, mentre davanti salgono un po' di varianti. La via originale supera un piccolo tetto appena a sinistra della sosta, per poi proseguire dritta (ancora verso sinistra c'è la variante Pale) e lievemente a destra fino alla sosta al cospetto di un diedrino. 25m, 6a (passo iniziale a superare il tettino); sette fittoni. Sosta su due fittoni.
4° tiro: salire il breve diedro che poi diventa più appoggiato e si inclina verso destra. Qui traversare in placca a sinistra per puntare all'evidente fessura che incide il tetto soprastante, superarla non senza fatica e proseguire per rocce più facili fino alla sommità. 30m, 6b+ (per rimontare il tetto; il resto è 5c); dieci fittoni. Sosta su grosso anello cementato. Se si prosegue lungo il diedro verso destra si esce dalla via con difficoltà di 5a.
Discesa: si segue la traccia verso sinistra, evitando poco dopo di seguire un evidente sentiero che scende verso destra ma proseguendo fino al torrione Sirotti, dove una traccia scende velocemente e si ricongiunge con il sentiero turistico. Da qui si tiene la sinistra e si costeggia la parete fino all'eremo.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

mercoledì 11 aprile 2018

Via delle fontane

Teo sul 1° tiro.
Alla partenza del 2° tiro.
Teo all'imbocco del camino del 5° tiro.
Sul 5° tiro.
Mandrea - Valle del Sarca
Parete E


Dopo la via di sabato, il giorno dopo la testa è tutta all'appuntamento solito con gli Aufguss. Nell'attesa, ripeschiamo la prima via aperta a Mandrea, nel lontano 1975, ma solo per uscirne non particolarmente entusiasti e correre in sauna senza nemmeno pranzare. Accade raramente, ma anche la Valle può regalare un po' di delusione.
Accesso: da Arco di Trento seguire le indicazioni per Laghel. La strada sale seguendo le pareti della Rupe Secca e giunge ad un bivio con una chiesetta bianca. Da qui si prende la strada che sale ripida a sinistra che diviene sterrata. Si supera una prima curva ad angolo retto sulla destra e poco dopo, in corrispondenza di una seconda, si notano sulla sinistra un crocefisso ed una fontana. Si lascia l'auto sulla curva o pochi metri prima e si prende la stradina sulla sinistra, superando un tornante e raggiungendo una piccola costruzione in cemento relativa ai lavori per l'acquedotto. Poco dopo si prende una vaga traccia verso sinistra (bollo rosso un po' sbiadito in alto) che porta alla parete, all'attacco della via Ridi pagliaccio (targhetta). Appena a destra si nota il diedro di partenza in corrispondenza di pilastrini staccati.
Relazione: via di interesse soprattutto storico, con linea elegante ma con due tiri che si superano in A0 (alcuni passi su chiodi decisamente vetusti) ed i due finali su roccia non proprio invidiabile. Se poi come me non siete particolarmente amanti dei camini, capirete come questa via non rientri tra le mie preferite della Valle. Chiodatura ottima ma datata nei tratti in A0, più scarsa altrove. Portare friend medi per integrare, anche se ci vorrebbe un friend grande se proprio volete proteggere i primi passi della fessura del 3° tiro.
1° tiro: salire il diedro e traversare lungo la cengia a sinistra su roccia non proprio ottima fino ad un secondo diedro. Salirlo e spostarsi ancora a sinistra alla sosta. 35 m, IV, V; quattro cordoni su sasso incastrato. Sosta su albero con cordoni e maglia-rapida.
2° tiro: spostarsi a sinistra e risalire il muro (passi in A0 su chiodi non proprio ottimi...) fino ad uscire su una placca che si sale spostandosi a destra poco prima di raggiungere una sosta intermedia. Da qui si prosegue ancora fino alla cengia di sosta. 30 m, A0, V+; uno spit ballerino, nove chiodi (più due vicini), tre cordoni in clessidra, una sosta intermedia su due chiodi e cordoni dopo circa 20 m. Sosta su albero con cordoni.
3° tiro: salire la larga fessura e raggiungere la parete leggermente strapiombante all'altezza di un vago diedro. Risalire la parete (passi in A0) fino ad infilarsi in una spaccatura dove si trova la sosta. 30 m, V+, A0; quattro chiodi, due cordoni su sasso incastrato, cinque-sei chiodi a pressione, una sosta intermedia su due chiodi e cordini dopo circa 20 m. Sosta su un chiodo e cordone su sasso incastrato.
4° tiro: salire il facile camino uscendo su una cengia ove si sosta. 20 m, IV; un chiodo con cordone. Sosta su due fix con catena.
5° tiro: spostarsi a destra ed infilarsi nel viscido camino che si risale fino alla sosta. 40 m, V-; un chiodo. Sosta su cordoni su sassi incastrati.
6° tiro: spostarsi a destra della sosta, salire brevemente e rientrare verso sinistra nel camino (roccia all'inizio un po' delicata). Salirlo fin dove possibile, indi traversare verso destra uscendo su una cengia ove si trova la sosta. 30 m, IV+, V; otto chiodi, due cordoni in clessidra. Sosta su pianta con cordoni.
7° tiro: salire sopra la sosta per facili rocce e spostarsi verso destra puntando ad un diedro, che si risale fino ad una cengia con albero dove si sosta. 40 m, III, IV; un chiodo. Sosta su pianta con cordone. Presi da raptus, noi ci siamo prima spostati troppo a destra lungo la cengia, per poi salire tenendo un poco a sinistra e fermarci su un chiodo alla base del diedro quando le corde non ne volevano più sapere di venire: variante poco raccomandabile.
8° tiro: spostarsi a destra lungo la cengia fino ad un chiodo; salire la placca e continuare verso destra per rocce malsicure puntando ad un cordone, dove si esce. 35 m, I, V+ (passo), III, IV+; un chiodo, tre spit (uno con cordone).
Discesa: seguire la traccia fino ad incontrare una strada che si segue verso sinistra (sud, direzione Laghel) e prendere ancora a sinistra ad un bivio più avanti (bolli bianchi e rossi su albero). Il sentiero si riporta sul versante di partenza e scende verso la strada. Tenendo ancora la sinistra ad un bivio in corrispondenza di un pilone ENEL ci si ritrova sullo sterrato ed in breve al parcheggio. 45-60' circa.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.