giovedì 26 dicembre 2019

Bergamo-Milano Lambrate: ritardi novembre-dicembre 2019 e riassunto annuale (2608/10809)

Fig. 1: Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei bimestri novembre-dicembre dal 2015 al 2019.
Fig. 2: Ritardi mensili del treno 2608 (8:02).
Fig. 3: Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 10809 (17:43)
nei bimestri novembre-dicembre dal 2015 al 2019.
Fig. 4: Ritardi mensili del treno 10809 (17:43).
Fig. 5: Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
negli anni dal 2015 al 2019.
Fig. 6: Come sopra, ma per il treno 10809.
Fig. 7: Ore di ritardo annuali per i treni 2608 e 10809.
Eccoci qui, al bilancio finale di questo 2019 di fantastici spostamenti ferroviari. Come al solito, partiamo dal bimestre finale, che in genere è abbastanza schifoso (anche rispetto all'andazzo solito). Nel caso del 2608, però, devo dire che ormai i tempi di percorrenza fanno così pena che è difficile far peggio, ed infatti il treno si mantiene sui valori degli ultimi mesi, sempre peggiori rispetto agli anni precedenti, escluso il 2018 (Fig. 1): puntualità al 3% (TRE!!) che sale al 53% entro 5' di ritardo. Unica nota positiva: il ritardo massimo è di 14 minuti, in diminuzione (e che un simile ritardo, pari al 38% del tempo di percorrenza sia anche solo concepibile la dice lunga).
Se si guarda il trend mensile dei ritardi dello stesso treno (Fig. 2), si nota meglio quanto detto: ormai si viaggia stabilmente con 5' di ritardo senza che nessuno ci trovi nulla da ridire.

Andiamo ora a guardare i dati per lo stesso periodo relativi al 10809 (Fig. 3): puntualità al 26%, e al 69% se calcolata entro 5' di ritardo. Massimo ritardo: 27 minuti (su 42 di viaggio!). Si vede che qui il problema più grosso è la gestione del 20% dei casi (un giorno a settimana) in cui c'è sciopero, guasto al treno, guasto alla linea, rapimenti del personale da parte degli alieni e così via. Dalle curve si nota anche come tutto sia peggiorato rispetto al 2015 e come questo problema sia perennemente irrisolto.
Di nuovo, l'andamento mensile dei ritardi per questo treno (Fig. 4) conferma quanto detto: media e mediana quasi comprese nella fascia dei 5', ma l'ultimo decile è francamente vergognoso.

Se ora buttiamo nel calderone tutti i dati raccolti finora possiamo confrontare tra loro gli ultimi cinque anni (fa un po' tristezza e un po' rabbia pensare a quante ore io abbia buttato via grazie alla pessima qualità del servizio di Trenord). Il risultato è nelle ultime tre figure. La Fig. 5 mostra i ritardi annuali per il 2608, troncati a 40' per carità di patria (notare la "scala normale" sull'asse verticale, a differenza delle figure 1 e 3). La puntualità valutata sull'anno è del 6% (58% entro 5'). Se escludiamo il 2018 - anno in cui i pendolari avrebbero dovuto essere pagati per viaggiare - notiamo come i ritardi siano i peggiori dei tre anni precedenti! Unica consolazione i ritardi massimi, che tornano a valori comparabili a quelli del 2017 (ma pur sempre inaccettabili).
Il 10809 (Fig. 6) è, se vogliamo, più anonimo, tornando a confondersi con gli anni precedenti il 2018. Puntualità al 18% (77% entro 5'), di poco peggiore rispetto al 2015-2016, ma anche qui con un ritardo massimo in diminuzione.
L'ultima figura rappresenta le ore di ritardo maturate sull'anno. Il totale è praticamente uguale a 40, circa 10 ore in più del 2016 e 2017, e lo stesso risultato del 2015. Quattro anni in cui non è cambiato assolutamente nulla, a parte ovviamente il costo di biglietti ed abbonamenti.

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 25 dicembre 2019

I tre pilastri

Teo sul 1° tiro...
sul 2° tiro...
e sul 4°.
Diego sul 6° tiro...
e sul 8° tiro.
Sul 9° tiro.
Monte Cordespino - Val d'Adige
Parete E


Accesso: dal casello di Affi della A22 seguire per Brentino Belluno, scendendo in Val d'Adige per portarsi sulla destra dell'autostrada. Si segue un cartello per la frazione Tessari, percorrendo un ponte sopra l'autostrada ed un canale, e svoltando poi sulla sinistra. In breve si giunge ad uno spiazzo dove si parcheggia, in corrispondenza di una curva a destra. Proseguire lungo la strada che diviene sentiero (ignorando un bivio con ometto) fino ad un altro bivio (dopo sei tornanti, se ricordo bene...), dove si prende a sinistra (sentiero CAI #71). Si continua in piano fino ad una traccia sulla destra (ometto) che sale rapidamente fino alla conca dove si trova l'attacco (scritta).
Relazione: la via risale i tre pilastri alternando tiri interessanti con tratti di raccordo inevitabili ma piuttosto ravanosi. Chiodatura mista a spit e qualche chiodo, da integrare con protezioni veloci in un paio di tiri. Nel seguito, uso i gradi francesi per i tiri prevalentemente sportivi e i gradi UIAA per quelli prevalentemente "alpinistici"; il tutto ovviamente a mio personalissimo giudizio.
1° tiro: alzarsi e traversare a sinistra, per salire ancora dritti lungo una fessurina e poi ancora a sinistra. Un breve muretto porta al terrazzo di sosta. 20 m, 6a (passo); sei fix. Sosta su due fix con cordone e maglia-rapida.
2° tiro: salire in obliquo verso destra su roccia che ispira poca fiducia (ma che ci è stata fedele) fino ad un albero. Continuare poi fino alla (scomoda) sosta. 25 m, 4a; quattro fix, due cordoni (su pianta e clessidra). Sosta su due fix con cordone e maglia-rapida.
3° tiro: salire in obliquo verso sinistra sin sotto una fessura verticale oltre la quale si sosta sulla sinistra. 25 m; I, III+, I; due cordoni su sassi incastrati. Sosta su due fix con cordone e maglia-rapida.
4° tiro: superare una placca e sostare. 20 m, 4a; due fix, un cordone in clessidra. Sosta su due fix con cordone e maglia-rapida.
5° tiro: spostarsi in obliquo verso destra lungo rocce rotte sino alla base del secondo pilastro, dove si sosta. 35 m; I, III, I; un chiodo, un cordone su pianta.  Sosta su cordone su pianta.
6° tiro: salire il pilastro e sostare sulla sua sommità. 30 m; IV+, VI, V+, V; tre chiodi, cinque cordoni in clessidre, un cordone su pianta. Sosta su fix e cordone in clessidra.
7° tiro: salire ravanando tra roccia ed erba fino alla base del terzo pilastro. 40 m; I, II, I. Sosta su fix e cordone in clessidra.
8° tiro: salire a sinistra della sosta fino a che la parete non diviene più verticale; qui traversare a sinistra e sostare. 25 m, 6a; cinque fix, due chiodi, un cordone. Sosta su due fix con cordone.
9° tiro: traversare a sinistra per placca tenendosi sotto una fascia strapiombante, doppiare uno spigolino e continuare verso sinistra fino alla sosta. 30 m; 5c con passo iniziale di 6c o A0; sette fix, due chiodi. Sosta su due fix con cordone.
10° tiro: salire verso destra per placca a raggiungere una spaccatura, salirla e continuare per facili rocce fino ad una cengia (sosta possibile). Proseguire lungo la successiva fascia rocciosa e sostare alla sommità. 35 m; V+, V, IV, III; un fix, quattro chiodi, un cordone in clessidra, una sosta intermedia (fix con anello e cordone in clessidra). Sosta su due cordoni in clessidra.
Discesa: dal termine della via prendere una traccia verso destra (nord) superando (o aggirando, se si prende una traccia più oltre) un dosso. Raggiunta una sella, abbassarsi (bolli rossi e più sotto una corda fissa) e guadagnare una zona erbosa. Proseguire per un traverso a sinistra e finalmente scendere fino a raggiungere il bosco e poi la sommità di un ghiaione. Continuare per una traccia, ora più marcata, che corre tra gli alberi alla sua destra. Riportarsi poi a sinistra e abbassarsi fino all'evidente sentiero che, seguito verso sinistra, porta a ricongiungersi alla strada percorsa durante l'avvicinamento.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

lunedì 2 dicembre 2019

Intellettuali e fronte popolare in Francia

di Alberto Castoldi
De Donato, Bari, 1978

Di fatto l'arretramento della classe operaia, come avanguardia politica, sconfitta in Spagna, comporta anche l'arretramento degli intellettuali, la loro involuzione: proprio perché il Fronte popolare era stato anche il risultato dello sforzo degli intellettuali, la sua perdita d'iniziativa è di fatto la loro. Gide prende posizione a favore dei repubblicani spagnoli, ma è ormai politicamente isolato; Malraux invece è sempre legato ai comunisti, viaggia negli Stati Uniti per raccogliere fondi per la guerra e combatte egli stesso in Spagna, ma vive sempre una sua privata avventura; Jean Guéhenno, che con Chamson e André Viollis aveva fondato "Vendredi" per diffondere le idee del Fronte popolare, resta fedele alla sua concezione idealista della storia e della politica [...]. Jean Giono prosegue imperturbabile la sua ricerca di un mondo bucolico da contrapporre alla città, alla civiltà delle macchine.
La lettura estiva di questo libro non poteva capitare in un momento migliore, visto che recentemente qualche politico nostrano ha proprio (ri)evocato l'idea di costituire un Fronte popolare per evitare, o almeno arginare, la deriva a destra che sembra maturare (si fa per dire...) nel Paese. Il libro però non ripercorre direttamente la storia del Fronte popolare in Francia, ma si concentra piuttosto sul rapporto non sempre lineare tra intellettuali e politica, su quello che una volta si chiamava l'impegno dell'intellettuale. Si inizia nel 1919, con la nascita di Clarté, un movimento (con annessa rivista) che raggruppa diversi intellettuali in un'ottica antimilitarista e di orientamento dell'opinione pubblica verso il socialismo. Nella partita entrano poi i surrealisti, che alternano una conversione repentina al marxismo con la rivendicazione della propria sfera di interesse, di fatto evidenziando il cuore del problema: quale deve essere il ruolo sociale dell'intellettuale? Quale il contributo di scrittori o artisti nel preparare la rivoluzione? Da un lato c'è chi rimprovera agli intellettuali il loro astrattismo, che li renderebbe facile preda della borghesia che può neutralizzarli facilmente relegandoli sul piano artistico o letterario, senza alcun impatto reale. Dall'altro vi sono le istanze sostanzialmente individualiste dei surrealisti, ma anche di scrittori come Gide e Malraux (e altri...), che non si sentono organici al partito e cercano di ritagliarsi un ruolo critico, di guida o di avanguardia. A complicare le cose c'è la politica stessa, che dopo aver sollecitato un intervento degli intellettuali li vuole poi relegare ad un ruolo subalterno, di semplice adesione ai propri programmi. Sullo sfondo (ma neanche tanto...), i drammi che si vanno configurando in Europa: il fascismo in Italia e le guerre coloniali, la presa del potere da parte di Hitler, la guerra civile spagnola. Ma anche l'ascesa al potere di Stalin, i contrasti interni e le prime "purghe", fino al patto Molotov-Ribbentrop che tanto sorprese la sinistra europea.

Non è forse sorprendente che tanta confusione politica si rifletta in altrettante divisioni e distinguo tra le varie anime della cultura di sinistra dell'epoca. Pure, resta notevole il loro contributo ad un riavvicinamento tra le varie forze politiche che temevano un colpo di stato della destra anche in Francia, ma che si guardavano con diffidenza (emblematico lo scritto di Nizan Ti tendiamo la mano, cattolico... del 1937). Così nel Congresso di Amsterdam-Pleyel (1933) si gettano le basi per la formazione del Fronte popolare, e nel Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura (1935) si arriverà all'apice della parabola, cui seguirà un riflusso.

Se la prima metà del libro ripercorre la storia dell'impegno e della mobilitazione degli intellettuali, la seconda parte antologica racchiude una serie di interventi nel dibattico politico-culturale degli anni '30. A mio personale avviso è meno interessante della prima per un "non-adepto", ma certamente presenta alcuni contributi non facilmente reperibili altrove. Gli eventuali interessati possono trovare uno scritto che ripercorre queste tematiche qui.

sabato 16 novembre 2019

Bergamo-Milano Lambrate: ritardi settembre-ottobre 2019 (2608/10809)

Distribuzioni cumulative dei ritardi per il treno 2608 (8:02)
nei bimestri settembre-ottobre dal 2015 al 2019.
Come sopra, ma per il treno 10809 (17:43).
Ritardi mensili del treno 2608 (8:02).
Come sopra, ma per il treno 10809.
Comincia ad essere deprimente il dover commentare ogni volta sempre gli stessi conclamati ritardi, l'inefficienza ormai diventata norma, il disservizio assurto a regola. Eppure è così. Anche il bimestre appena trascorso non regala miglioramenti di sorta; anzi! I dati per il 2608 si collocano sempre peggio degli anni 2015-17 e sono lievemente meglio solo dello schifoso 2018. Puntualità al 2% (!), con un patetico 51% di treni che arriva entro 5' di ritardo. Massimo ritardo registrato: VENTI MINUTI.
Lievemente migliore la condizione per il 10809, i cui dati sono comparabili con quelli dello stesso periodo del 2017: puntualità al 30% e ritardo entro 5' per l'84% dei treni. Massimo ritardo registrato: VENTISEI MINUTI! Qui il perenne e sempre irrisolto problema è l'ultimo 15% di casi drammatici (in genere guasti al treno, ma non manca una fantasiosa serie di altre nefandezze) in cui veramente il ritardo può crescere all'infinito.
Chiudo come al solito con le due figure con l'andamento mensile dei ritardi, ovviamente in peggioramento rispetto a luglio. Per mettere le cose in prospettiva, si tenga come riferimento la fascia gialla di 5' di ritardo entro cui tutte le curve dovrebbero stare. Il 2608 è da metà 2017 che ha aumentato il ritardo di 5' e non accenna a tornare ai valori pregressi. Il 10809 ha una mediana (curva arancio) migliore, ma va completamente allo sbando (perdonate il gioco di parole) nel 10% peggiore (l'andamento completamente casuale della curva verde): è l'effetto della "coda" della distribuzione statistica, come già commentato altre volte.
Adesso arriverà il freddo ed il maltempo e, come al solito, i prossimi due mesi saranno ancora peggio!

Nota: i dati sono raccolti personalmente o da app Trenord. Per correttezza, bisogna specificare che i ritardi sopportati dai pendolari su questi due treni non sono indicativi dei ritardi complessivi, che sta ad altri raccogliere e rendere pubblici. Idem per i rimpalli di responsabilità tra Trenord, Rfi, e quant'altri. Qui si cita Trenord in quanto è ad essa che i poveri pendolari versano biglietti ed abbonamenti, e ai quali dovrebbe rispondere del servizio.

mercoledì 13 novembre 2019

Allegro con brio

Antonella sul 2° tiro.
Gianni sul 3° tiro.
Gianni sul 5° tiro.
Anna sul 6° tiro.
Sul 7° tiro.
Sul 9° tiro.
Sul 10° tiro.
Tracciato della via.
Ahperian - Val Soana
Parete SO


Accesso: si raggiunge Pont Canavese e si seguono le indicazioni per la Val Soana e la frazione Pessetto. La strada risale a fianco del torrente fino ad un bivio dove si prende a sinistra (Valle di Forzo - indicazioni Pessetto). Si supera una frazione e si continua fino ad un piccolo spazio per parcheggiare in corrispondenza di un ponte sul torrente sulla sinistra (sulla destra, tra gli alberi, c'è una piccola costruzione a mo' di garage; se "mancate" il ponte, poco dopo trovate il cartello che segnala la frazione Pezzetto). Parcheggiate al ponte e tornate brevemente indietro, fino ad un sentiero segnalato da un cartello sulla sinistra con la scritta Ahperian. Salite lungo il sentiero fino ad un bivio dove si prende a sinistra, giungendo in breve al diedro di attacco della via (scritta Eno Valerio alla base). La via originale attaccava poco più a destra, ma ora è abitudine iniziare da qui.
Relazione: via molto bella che risale la parete sfruttando una sequenza di fessure e qualche diedro. Protezioni buone a fix, il che non impedisce di portare qualche friend per integrare qua e là (soprattutto nel 7° tiro, dove la chiodatura è un po' più parca). Soste attrezzate con due fix, catena ed anello di calata tranne ove indicato diversamente. Una via assolutamente da non perdere!
1° tiro: salire il diedro, uscire a destra e continuare in placca o lungo una lama fino alla sosta. 20 m, 5b; sei fix.
2° tiro: salire brevemente per placca e spostarsi a destra fino ad attraversare un canale. Seguire poi una divertente fessura orizzontale fino alla sosta. 20 m, 4a (passo su placca, poi più facile); quattro fix (uno con cordino).
3° tiro: salire la placca e continuare per una fessura, prima verso destra e poi dritta. 20 m, 5b; sei fix. Appena sotto la sosta c'è un fittone per soprammercato; a sinistra si nota una sosta (di calata?).
4° tiro: dritti a prendere una bellissima fessura obliqua verso destra che si segue fino alla sosta. 25 m, 5c; sei fix.
5° tiro: partenza un pochino ostica per infilare una fessura un po' zigzagante che porta in sosta. 25 m, 5c (passo iniziale); cinque fix.
6° tiro: superare un muretto a destra della sosta, rientrare verso sinistra fino all'imbocco di una divertente fessura obliqua che si allarga nella parte finale e conduce in sosta. 25 m, 6a (passo); dieci fix.
7° tiro: salire il diedro fessurato, spostarsi a destra e proseguire per placca o (più facile) per il diedro alla sua sinistra. Salire sul terrazzo di sinistra dove si sosta. 25 m, 6a; cinque fix, tre friend incastrati. Sosta su due fix.
8° tiro: salire verso sinistra a doppiare uno spigolino e proseguire dritti per placche e fessure fino alla sosta. 30 m, 5a; cinque fix. Sosta su un groviglio: due vecchi fix con catena e moschettone collegati da cordone ad un'altra sosta adiacente (due vecchi fix e catena).
9° tiro: salire per roccette sulla destra e proseguire lungo un diedro appoggiato fino ad un evidente albero secco (sosta possibile se le corde fanno troppo attrito). Continuare per salti erbosi fino alla sosta. 45 m; IV-, II; un fix, una sosta con cordoni e maglia-rapida su albero secco. Sosta su tre fix con catene e maglia-rapida; il tutto ben arrugginito.
10° tiro: salire lungo la bella fessura fino alla sosta. 25 m, 6a; nove fix.
11° tiro: in traverso a sinistra fino a doppiare lo spigolo per poi salirne il filo, giungendo alla sosta finale. 25m, 5a; quattro fix, due chiodi.
Discesa: in doppia lungo la via o usando le soste alla sua sinistra. Noi siamo scesi lungo la via con cinque doppie, ma è più saggio usarne sei. Ricordate che la settima sosta (due fix) non è utilizzabile per la calata!

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 3 novembre 2019

31 agosto

Alberto sul 1° tiro.
Fabio alla partenza del 3° tiro.
Anna sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Parete del boomerang - Monte Cimo
Parete E


Circa quattro anni fa mi capitò di arrivare all'attacco di una via e scoprire di avere dimenticato il caschetto. Poiché pare che la memoria non migliori con gli anni, stavolta mi ritrovo all'attacco senza caschetto e senza scarpette! Dopo essere stato abbondantemente perculato dal resto della compagnia, vengo però salvato in extremis dal fido Alberto, che coltiva la bizzarra ma utilissima abitudine di andare a fare vie con due paia di scarpette, sì da decidere all'ultimo momento quale scegliere. Il fatto che siano un numero e mezzo più grandi delle mie è un dettaglio... per fortuna non si trattava di una via su placca!
Accesso: dal casello di Affi della A22 seguire per Brentino Belluno, scendendo in Val d'Adige per portarsi sulla destra dell'autostrada e, più avanti, di nuovo sulla sinistra passando sotto un ponte. Subito dopo il ponte c'è una curva verso destra, in corrispondenza di una fabbrica sul lato opposto. Parcheggiare qui, sul lato sinistro. Imboccare la stradina che porta alla fabbrica e, poco prima di una sbarra, identificare una seconda sbarra sulla destra, seminascosta dalla vegetazione. Superarla e seguire la traccia, che si allarga dopo i primi metri di faticosa lotta coll'erba. Si prosegue fino ad un bivio, segnalato da due ometti (uno a destra, uno più grande a sinistra), un bollo e una targhetta S6. Qui si sale verso sinistra e si continua fino ad un secondo bivio (rami di traverso al sentiero a mo' di sbarramento, un ometto, un secondo ometto pochi metri avanti sulla sinistra, ancora la famigerata targhetta S6) dove si prende ancora a sinistra. Il sentiero porta alla base della parete dove si nota un cartello di legno Davide Tomelleri. Da sinistra giunge il sentiero di discesa. Salendo brevemente verso destra si è all'attacco della via (scritta).
Relazione: via plaisir che risale la parete seguendo il grande arco che la solca. Chiodatura ottima e gradi abbordabili ne fanno una classica della zona. Roccia ottima e percorso sempre ovvio. Inutili le protezioni veloci; portare solo rinvii (anche meno di 16 vista la vicinanza sul primo tiro).
1° tiro: alzarsi e spostarsi a destra, superare uno strapiombino e proseguire prima dritti e poi verso sinistra fino alla sosta. 40 m, 6b (passo), sedici fix. Sosta su tre fix con catena e maglia-rapida.
2° tiro: traversare verso sinistra fino alla sosta. 25 m; 4c, III+; cinque fix, un cordone in clessidra. Sosta su tre fix con catena ed anello.
3° tiro: salire verso sinistra lungo la placca e continuare per un diedro, uscendo infine ancora a sinistra verso la sosta. 35 m, 6a, dodici fix.  Sosta su tre fix con catena e maglia-rapida. Tiro molto bello.
4° tiro: bel traverso a sinistra (restando un po' bassi) fino alla sosta. 15 m, 5c, sei fix. Sosta su due fix con catena e maglia-rapida.
5° tiro: salire la facile placca tenendo la sinistra, superare un breve muretto e continuare fino alla sosta. 25 m, 5b (passo), otto fix. Sosta su tre fix.
6° tiro: salire la placca inizialmente sul lato sinistro (dove non è ricoperta di muschio) per poi portarsi al centro e proseguire fino ad una cengia. Da qui facilmente alla sosta sulla destra. 25 m, 6a (passo); cinque fix, un cordone in clessidra. Sosta su fix e clessidra con cordoni.
7° tiro (var.): traversare a destra e salire lungo la linea di fix che percorre la placca (variante consigliata), portando sotto ad un arbusto dove ci si ricongiunge col tracciato originale. Da qui lungo la fessura fino alla sosta. 35 m, 6b, tredici fix. Sosta su due fix con catena ed anello. La via originale percorre il traverso fino ad una sosta. Da qui in verticale lungo la fessura, dove la variante vi si congiunge.
Discesa: dalla sosta ci si sposta verso sinistra fino a delle placche; al loro termine si segue una traccia sulla destra, che sale (ometti) e porta in breve ad una strada forestale. Da qui verso sinistra fino ad una traccia ancora sulla sinistra (ometto e targhetta) che si segue. Quando il sentiero esce dal bosco c'è una terza deviazione, che scende ancora sulla sinistra (ometto). Si scende superando una corda fissa e si percorre ora la lunga cengia che passa sotto tutta la parete e riporta alla targa in legno nei pressi dell'attacco.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

martedì 22 ottobre 2019

Torta cioccolato e mascarpone (e pere)

Fig.1
Fig.2
Fig.3
Puntule anche quest'autunno, arriva il weekend piovoso, le temperature che scendono un pochino, la voglia di consolarsi con del comfort food. E allora, insieme all'immancabile cioccolato, perché non sperimentare una torta col mascarpone? Preparazione facilissima, torta morbida e risultato assicurato!

Ingredienti:
  • mascarpone: 250 g
  • cioccolato fondente 70%: 300 g
  • zucchero a velo: 70 g
  • burro: 50 g + il necessario per lo stampo
  • farina: 40 g
  • uova: 4
  • pere: 2 (opzionali)
  • sale: un pizzico
Preparazione:
  • fate fondere 200 g di cioccolato a bagnomaria
  • nel mentre, cominciate a lavorare il mascarpone affinché si ammorbidisca e divenga soffice (toglietelo dal frigo in anticipo)
  • aggiungete nell'ordine: cioccolato fuso, zucchero a velo, sale, uova, farina. Usate un setaccio per zucchero a velo e farina e mescolate con cura dopo ogni ingrediente in modo che il composto resti più o meno omogeneo
  • sbucciate le pere, fatele a cubetti e aggiungetele all'impasto (Fig.1). Io ho usato un paio di piccole pere Williams, ma si può anche fare a meno di aggiungerle
  • imburrate lo stampo, versate e infornate a 160°C per mezz'oretta (Fig.2; verificate la cottura con uno stecchino) e lasciate raffreddare
  • preparate la glassa: fate fondere a bagnomaria 100 g di cioccolato e 50 g di burro e ricoprite la torta (Fig.3; il colore è colpa del Flash)
Nota: come al solito, sarebbe utile fare attenzione alle dimensioni dello stampo: con il mio da 24 cm di diametro la torta resta piuttosto bassa; se ne usate uno da 20 cm avrete un risultato migliore.

venerdì 18 ottobre 2019

Giuseppe Rampini + GaMi1

La notizia della prima salita (LS 12, 1956).
La relazione originale degli apritori
(© Anita Avoncelli).
Da sinistra: Timoteo Avoncelli, Aurelio Marolli, Silvano Avoncelli
(© Anita Avoncelli).
Sul 1° tiro della Rampini.
Anna sul 4° tiro della Rampini.
Tracciato della via (in verde; la parte in tratteggio è
nascosta). In rosso la via Gli antichi futuri;
in azzurro la via Avenida miraflores.
Sul 1° tiro della GaMi1.
Anna sul 2° tiro.
Tracciato della via (arancio). In rosso la via Bagliori a Pechino,
in bianco la via Summertime, in azzurro la via Ruffinoni.
Zucco Barbisino e Seconda torre dello Zucco Pesciola (Gruppo dei Campelli)
Pareti S e N


La via Rampini al Barbisino è (o meglio, era) orfana. Nella guida del 1986 di Ivo Mozzanica si parla di "apritori sconosciuti". Nelle guide più recenti ad opera di Pietro Buzzoni, invece, la salita è attribuita alla coppia Casari-Zecca nel 1962. Eppure, una rapida ricerca su Lo Scarpone, nel numero 12 del 16 giugno 1956, restituisce la paternità ad Aurelio Marolli, Silvano e Timoteo Avoncelli. La salita è del 4 giugno 1956. A gennaio 2024 sono entrato in contatto con Anita Avoncelli, figlia di Timoteo, che mi ha fornito tra l'altro copia della relazione originale stesa dagli apritori e una fotografia degli stessi. Nel ringraziare sentitamente Anita, ho aggiunto questo materiale al post. Resta il mistero su chi fosse Giuseppe Rampini, ma vale sempre il principio che se ti dedicano una via probabilmente non sei proprio in buone condizioni...
Accesso (Giuseppe Rampini): raggiungere i pressi del rif. Lecco dalla funivia dei Piani di Bobbio o da Ceresole di Valtorta e da qui risalire il lato sinistro del Vallone dei Camosci lungo la pista da sci o lungo il percorso dello skilift alla sua sinistra. Giunti all'altezza del capanno dove termina lo skilift si sale direttamente per prati verso la parete del Barbisino, puntando all'evidente camino dove salgono Gli antichi futuri e Avenida miraflores. Ci si sposta ora a destra fino all'evidente camino che separa il pilastro ovest da quello centrale. Dal capanno della funivia si può anche seguire l'evidente sentiero che sale verso sinistra e deviare poi in orizzontale verso destra per prati all'altezza della parete, fino a giungere all'attacco.
Relazione (Giuseppe Rampini): via che risale il camino tra i due pilastri del Barbisino, senza particolari difficoltà. Chiodatura tradizionale nella parte bassa (dove compare un vecchio spit) e - piuttosto incongruamente - a fittoni e assai generosa nella parte alta. Roccia buona tranne il tratto di facile canale da noi percorso per errore nel secondo tiro, dove è meglio fare attenzione.
1° tiro: salire la parete a sinistra del camino, superare un breve tratto verticale e spostarsi a destra, entrando nel camino. La sosta è poco sopra sulla sinistra. 30m; III+, IV+, V; due chiodi, uno spit. Sosta su due spit con catene. Volendo, è possibile proseguire per una decina di metri lungo il lato sinistro del camino e sostare sulla destra (tre spit con catena ed anello).
2° tiro: salire la parete di sinistra del camino fin sopra ad un grosso masso che lo chiude. Qui, ingannati da una relazione truffaldina che non nomino, abbiamo proseguito lungo il canale per rocce facili ma friabili fino alla sosta (peraltro nuovissima) sulla sinistra. 35m, III+. Sosta su due fittoni con catena ed anello di calata. La via prosegue invece lungo lo spigolo della parete di sinistra.
3° tiro: per erba più o meno ripida raggiungere la cima del canale tenendo la sinistra, e puntare ad un piccolo avancorpo roccioso che si risale facilmente (o si aggira sulla sinistra). Da qui si sale a destra per gradoni fino al terrazzo di sosta.  40m; I, III+, IV; due fittoni. Sosta su due fittoni.
4° tiro: salire la paretina a sinistra della sosta e proseguire per facile rampa sulla sinistra. 25m; 5a; sei fittoni e qualche vecchio chiodo inutile. La via originale va a destra invece di risalire la rampa. Sosta su due fittoni e un fix con anello.
Discesa (Giuseppe Rampini): si può scendere a piedi dall'altro lato rispetto a quello di salita, oppure calarsi fino alla cengia (una calata da 30m e qualche passo di arrampicata a sinistra - faccia a monte - oppure ovviamente calata con due mezze corde). Da qui si segue il sentiero verso sinistra (faccia a monte) fino ad una selletta e da qui ancora a sinistra ci si ritrova nel Vallone dei camosci.
Accesso (GaMi1): per noi che siamo già altezza del capanno dello skilift si tratta semplicemente di attraversare il vallone: si scende sul sentiero sottostante, si torna brevemente a destra e si prende la deviazione a sinistra (qui si giunge direttamente dal rif. Lecco). Più avanti si segue una traccia che sale verso destra, puntando più o meno al canale tra la seconda e la terza torre di Pesciola. Giunti sulla cengia, ci si sposta a destra di detto canale, si supera l'attacco di Summertime e si continua fino all'altezza dell'evidente tetto triangolare. Si salgono ora le facili rocce e si raggiunge la parete sotto il tetto. L'attacco è sul lato sinistro (grosso anello).
Relazione (GaMi1): via interessante che sale la parete centrale della torre con difficoltà contenute, a parte un passo del primo tiro (protetto però a spit) che è assai probabile trovare umido (o bagnato) per via delle colate d'acqua dal tetto sovrastante. Anche il secondo tiro ha un tratto non banale che è decisamente più impegnativo del III che gli assegna la guida "storica" di Mozzanica del 1986. Roccia buona, con qualche tratto dove prestare attenzione. Utili friend piccoli e medi per integrare le protezioni.
1° tiro: salire lungo la fessura sopra la sosta, superare un breve tratto più verticale (purtroppo spesso umido) e uscire  sinistra del tetto triangolare. Proseguire per un diedro fino alla sosta. 30m; 6a (passo), IV; quattro chiodi, due spit. Sosta su tre chiodi.
2° tiro: spostarsi a sinistra della sosta e salire poi per placca superando un alberello e raggiungendo il terrazzo di sosta. 30m; IV+, V-; quattro chiodi. Sosta su un chiodo (da integrare). E' possibile proseguire ancora per una decina di metri fino ad un anellone di sosta sulla destra.
3° tiro: salire le facili rocce superando un muretto, ignorare una sosta su un terrazzo a destra e spostarsi sulla sinistra, uscendo in vetta rimontando un masso con fessura. 20m; III+; un chiodo (e una sosta sulla destra). Sosta su due fittoni.
Discesa: in doppia dalla sosta, lungo la via Summertime. In teoria basta una calata da 60m, ma conviene fermarsi alla sosta sulla cengia (la prima che si incontra scendendo) visto l'angolo che fanno le corde. In alternativa si può scendere per roccette (fare attenzione!) fino alla sosta finale di Summertime e calarsi da lì.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

venerdì 11 ottobre 2019

Tute bianche

Anna sul 1° tiro.
Sul 2° tiro.
Tracciato della via.
Torrione Magnaghi Meridionale - Grignetta
Parete E

Qualcuno ricorda ancora le Tute bianche? Furono uno dei tanti movimenti dell'area no-global, ed ebbero il loro momento di maggiore visibilità durante il G8 di Genova del 2001, dove si scioglieranno nei Disobbedienti e nei mille rivoli che da sempre contraddistinguono la sinistra, parlamentare e non. E proprio l'idea di ripetere questa via, datata non a caso proprio 2001, è la molla per rileggere vecchi articoli, per ripercorrere un pezzo di storia dell'antagonismo italiano. Devo ringraziare gli apritori anche per questo. Ma voi non temete: è ammesso anche percorrere questa via prescindendo da tutto quello che sta dietro il nome... o almeno, credo!
Accesso: da quando la strada per il rif. Porta è stata chiusa si parcheggia ai piani Resinelli, si sale lungo la strada sulla destra (via Carlo Mauri), svoltando subito dopo a sinistra (indicazioni Rif. Porta). Si sale fino ad una sbarra poco prima del suddetto rifugio dove si reperisce una traccia sulla sinistra della strada che immette sul sentiero della cresta Cermenati, che si segue fino al bivio per i Magnaghi (indicazione). Il sentiero, ora pianeggiante, supera il canalone Porta e conduce sul versante E attraverso la Bocchetta dei Prati. Si sale superando la piazzola dell'elicottero e si continua brevemente, prendendo poi una traccia in piano sulla sinistra che porta alla base di un avancorpo della parete E del Torrione Magnaghi meridionale, dove si nota un fittone dello spigolo FALC. La via attacca pochi metri a destra (chiodo visibile).
Relazione: via che corre praticamente parallela allo spigolo FALC, di cui può essere considerata un'interessante variante, con un secondo tiro molto bello. Roccia ottima, chiodatura buona nei tratti impegnativi; utile un friend medio per il secondo tiro.
1° tiro: salire dritti lungo la parete fino alla sommità dell'avancorpo. 30 m, IV. Sosta su due fittoni. Possibile anche spostarsi a destra fino alla base dello spigolo di fronte e ivi attrezzare una sosta.
2° tiro: portarsi alla base dello spigolo sulla destra e salire lungo un diedro fino ad un muretto sotto un'evidente fessura rovescia verso sinistra. Alzarsi e seguire la fessura su difficoltà decrescenti, per proseguire lungo un diedro fino al terrazzo di sosta. 35 m; V+, VI (un passo), V, IV; due fix, due chiodi. Sosta su un fix e clessidra con cordino.
3° tiro: superare un breve muretto e raggiungere uno spigolino, salirlo e proseguire verso sinistra fino alla cengia di sosta. 25 m; IV+, V+, III; un chiodo. Sosta su due fittoni ed un fix.
4° tiro: portarsi verso sinistra fino a raggiungere un canalino che si risale; un muretto finale porta sulla cengia dove si sosta. 45 m; III, IV. Sosta su due fittoni.
5° tiro: seguire la crestina fin sotto ad un diedro (sosta possibile); salirlo e proseguire facilmente fino alla sosta sotto un grosso masso. 60 m, II; una sosta intermedia. Sosta su due fittoni.
Discesa: la via più breve per tornare al punto di attacco è calarsi in corda doppia lungo la via Normale. Ci si può calare direttamente dalla sosta di arrivo oppure scendere per facili roccette (fare comunque attenzione!) fino alla sosta sulla forcella che separa i torrioni meridionale e centrale e calarsi da lì.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

mercoledì 2 ottobre 2019

Buon compleanno

Sul 2° tiro.
Anna sul 4° tiro.
Sul 5° tiro.
Tracciato della via (azzurro). In rosso la
via dei refrattari.
Avancorpo della Presolana del Prato
Parete S


Accesso: dalla Val Seriana verso il passo della Presolana; parcheggiare sulla sinistra poco prima di raggiungerlo, appena dopo una chiesetta (cartello "Cantoniera della Presolana") e salire brevemente per prati a raggiungere una sterrata che si stacca in salita. Abbandonare lo sterrato al successivo tornante e proseguire lungo il sentiero (indicazioni), raggiungendo la baita Cassinelli. In alternativa parcheggiare qualche centinaio di metri prima sulla destra, nei pressi dell'Hotel Spampatti, e seguire la strada di fronte e subito il sentiero a destra (indicazioni per baita Cassinelli), che sale nel bosco e si congiunge con il precedente. Superare la malga Cassinelli e risalire il ghiaione (segnavia 315 per il bivacco Città di Clusone e Grotta dei Pagani) fino all'altezza del bivacco e della cappella Savina. A destra sono ben visibili i due torrioni gemelli di forma triangolare dove salgono due vie di Carlo Nembrini; alla loro sinistra si notano un pilastro e una placca dove sale la via, seguite poi da altre placche più a sinistra dove salgono le vie dell'avancorpo. Conviene portarsi al ghiaione alla sinistra della parete, salirlo lungo una lingua d'erba e identificare una traccia che porta verso destra, raggiungendo un terrazzo dove attacca la via dei refrattari (scritta rossa refrat.). Da qui si sale brevemente verso sinistra fino all'attacco (scritta rossa buon c.; chiodo visibile in una fessura).
Relazione: bella via che sale poco a sinistra della via dei refrattari, su placche a buchi tipiche di questa zona della Presolana. Chiodatura mista a chiodi, cordoni in clessidra e fix nei passi più impegnativi, nel complesso buona. Utile comunque qualche friend piccolo e medio per integrare. Roccia ottima e percorso sempre ovvio.
1° tiro: salire i primi metri su una placchetta triangolare e spostarsi sulla parete di destra lungo una fessura (non "rubate" salendo lungo il facile canale), superando il muro ancora a destra e continuando per una fessura più facile fino ad una cengia. 20 m; VI (anche VI+ se fatto subito a destra), IV; tre chiodi, un cordone in clessidra. Sosta su un fix.
2° tiro: salire il muretto sopra la sosta e portarsi verso destra in alto. 30 m, 5c (passi); due fix, cinque cordoni in clessidra. Sosta su fix con anello e due chiodi con cordini.
3° tiro: spostarsi a sinistra e salire la placca fino alla crestina, aggirarla a destra e portarsi sulla parete di fronte dove si sosta su un pulpito. 30 m, 5c, III+; due fix, tre cordoni in clessidra. Sosta su due fix con anello.
4° tiro: salire la placca sovrastante fino ad un piccolo terrazzo dove si sosta. 25 m, 5a; due fix, cinque cordoni e una fettuccia in clessidra. Sosta su un fix con maglia-rapida.
5° tiro: salire la placca fino alla cresta (primo cordone un po' alto) dove ci si congiunge con la via dei refrattari. Si traversa quindi per placca verso sinistra e si sale poi fino alla sosta. 30 m, VI, IV+; tre chiodi, due cordoni in clessidra. Sosta su due fix con anello.
Discesa: con tre calate in corda doppia lungo la via. La prima (50 m circa) porta alla terza sosta, la seconda (50 m circa) deposita vicino ad uno spuntone su cui è stata allestita la sosta di calata (fettuccia con maglia-rapida), poco sopra la prima sosta. Da lì con altra calata di 30 m si giunge nei pressi dell'attacco.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.

domenica 29 settembre 2019

Dibona

Fabio sul 3° tiro.
E sul 5° tiro.
Con Fabio sul 6° tiro.
Alberto fa la sceneggiata sul 7° tiro...
..e sale tranquillamente il 9°.
Sul 9° tiro.
In vetta, soddisfatti.
Torre grande di Falzarego
Parete SE


Accesso: Da Cortina d'Ampezzo si sale in direzione del passo Falzarego fino all'altezza del ristorante Strobel sulla destra (o del rif. Col Gallina sulla sinistra), dove si parcheggia. Si prende il sentiero che parte in fondo al piazzale del ristorante, che si immette in una mulattiera pianeggiante da seguire verso destra (qui arriverete da sinistra al ritorno) fino a giungere sul piazzale del vecchio ospedale militare della Grande Guerra. Da qui la parete è ben evidente: si prosegue per traccia in salita lungo un ghiaione (lasciando sulla destra il percorso che mena verso il Col dei Bos e la pletora di persone che ne affollano la ferrata) e, poco dopo, si punta alla parete, per la precisione ad una fessura appena a sinistra di un diedro. Anello cementato alla base.
Relazione: una via "classica" che mancava da troppo tempo al mio scarso curriculum, assai famosa e abbastanza frequentata, con un penultimo tiro da non sottovalutare: un V+ che secondo me ha un paio di passi più impegnativi, anche se ora sono comparsi due fittoni. Anche le soste sono state recentemente attrezzate con qualche fittone, ma è bene portare friend piccoli e medi per integrare. Roccia ottima, con qualche punto lisciato dalle molte ripetizioni. La via presenta diverse varianti; una volta tanto noi abbiamo provato a seguire il tracciato originale...
1° tiro: salire il diedro-fessura e proseguire per rocce più facili giungendo in cima ad un pilastro dove si sosta.  40 m; IV, III+; tre anelli cementati, un chiodo (un po' a sinistra). Sosta su anello cementato.
2° tiro: salire verso sinistra, superare un muretto a sinistra di uno spit di una via moderna e proseguire verso destra fino alla sosta. 25 m; IV, III; un anello cementato, uno spit. Sosta su due anelli cementati.
3° tiro: salire il bel diedro sopra la sosta, uscendone sulla destra per proseguire su facili rocce. 40 m; IV, III; due chiodi, un cordone in clessidra. Sosta su anello cementato.
4° tiro: salire il pendio erboso verso destra fino ad uno spigolino e proseguire per un facile diedro fino alla sosta. 25 m, III. Sosta su un anello cementato.
5° tiro: salire la placca e proseguire per roccette e tratti erbosi fino alla sosta. 35 m; IV, II. Sosta su anello cementato e clessidra.
6° tiro: spostarsi a destra e salire la bella placca sopra la sosta in direzione di un albero secco vicino al quale si sosta. 30 m; V-, IV+; un chiodo. Sosta su due cordoni in clessidre oppure, poco sopra, su due fix con catena ed anello.
7° tiro: traversare a sinistra fino ad una fessura (chiodo con cordino). Salire spostandosi poi a sinistra verso un terrazzino sotto una nicchia giallastra poco dopo lo spigolo. 15 m, V-; un chiodo con cordino. Sosta su due fittoni. Appena sotto c'è uno spit con maglia-rapida.
8° tiro: salire a sinistra della sosta per un diedro-fessura lievemente aggettante e proseguire per un canale che diviene più verticale nel tratto finale. Raggiunta la base della parete giallastra con la grande lama staccata a sinistra, si sosta. 40 m, IV+, IV; un friend incastrato. Sosta su due fittoni accanto al masso incastrato che costituiva la vecchia sosta.
9° tiro: salire la parete in corrispondenza della lama staccata di sinistra, giostrando tra la placca alla destra della lama, il diedro formato con la lama stessa e, più in alto, il camino tra la lama e la parete. Si sosta alla sommità del pilastro. 35 m; V, V+ (anche un paio di passi di VI-, secondo me), IV; due fittoni, due chiodi vicini. Sosta su due fittoni.
10° tiro: superare il muretto sopra la sosta (provvidenziale chiodo con cordino) e spostarsi verso destra, per proseguire sulla parete a sinistra di una fessura-camino fino alla sosta. 25 m; VI, IV+, II; tre chiodi (uno con cordino). Sosta su anello cementato.
Discesa: scendere dalla parte opposta rispetto a quella di salita, in un canalino sul lato destro fino ad una forcella (passi di II; è possibile anche scendere in corda doppia sfruttando alcuni ancoraggi presenti). Dalla forcella si scende verso sinistra (viso a valle) per traccia ben evidente, si costeggia la torre piccola di Falzarego e si continua per sentiero, ora più marcato. Ci si ritrova sulla mulattiera militare che riporta al bivio con il sentiero che proviene dal ristorante e dalla meritata birra.

Nota: quanto sopra è la relazione del percorso da me seguito. Altre opzioni possono essere possibili per quanto riguarda l'accesso, la salita e la discesa; inoltre, le protezioni, le soste ed il loro stato possono cambiare nel tempo: usate sempre le vostre capacità di valutazione! Vogliate segnalarmi eventuali errori ed omissioni. Grazie.