domenica 23 settembre 2012

Tre romanzi della Grande Guerra - Frescura, Stanghellini, Scortecci

A cura di Mario Schettini
Longanesi, Milano, 1966

A distanza di quasi un secolo dagli eventi, la memorialistica della prima guerra mondiale non accenna a diminuire; sempre nuovi scritti o diari sono rinvenuti tra ricordi di famiglia e trovano una strada verso la pubblicazione. Ciò è certamente positivo dal punto di vista della documentazione, ma quanti sono gli scritti che hanno anche un valore letterario? Tra questi conoscevo "di fama" il Diario di un imboscato di Attilio Frescura, pur senza averlo mai letto. Ma più di questo, ciò che mi ha fatto acquistare il volume nonostante le sue condizioni non proprio "fresche di stampa" (e peraltro ad un prezzo irrisorio) sono stati gli altri due titoli, che ignoravo totalmente. Alla fine del libro, non posso che felicitarmi con me stesso per la decisione, e con il curatore per la felice scelta di questa antologia. Unico rimpianto, il fatto che le versioni proposte non siano integrali, bensì frutto di una selezione dello Schettini.
Il Diario di un imboscato di Attilio Frescura (ripubblicato da Mursia, 1981) unisce una registrazione puntigliosa degli avvenimenti con una lucida analisi degli individui, il tutto accompagnato da una notevole dose di ironia. Dall'avanzata (si fa per dire...) del maggio 1915 che viene fermata dal comando dopo il primo morto all'offensiva austriaca sugli altipiani, dai casi di fucilazione per codardia vera o presunta ai tribunali militari che esentano gli ufficiali della giuria che non applicano la pena di morte, dagli alienati di guerra agli infiniti casi di mutilazioni volontaria che i soldati si provocavano per sfuggire alla morte in trincea (su questo aspetto, descritto con singolare precisione, è da leggere il bel L'officina della guerra di Antonio Gibelli), giù giù fino alle offensive del 1917, colle mitragliatrici pronte a sparare sui fanti che non fossero usciti dalle trincee al momento dell'attacco (come Stanghellini ricorderà i cadaveri di soldati austriaci ammanettati alle mitragliatrici), Caporetto, la ritirata, il Tagliamento e il Piave, la battaglia del solstizio e la "chiusura del libro della guerra", il Diario fornisce sempre un punto di vista arguto e disincantato, pur restando il Frescura, come molti intellettuali del suo tempo (uno per tutti, Gadda), favorevole alla guerra. Fenomenale la descrizione dell'incredulità italiana verso i disertori che annunciavano la Strafexpedition: "L'uomo (un disertore) non fu creduto e ritenuto un emissario. Egli offrì dei particolari: peggio, peggio, peggio [...] Anche a un aspirante disertore non si credette [...] si rideva quand'egli raccontava come avrebbero attaccato gli austriaci [...] Un sergente portò dati di una tale precisione da essere sospetti [...]. <<Non credere>> è il motto di noi italiani che nelle processioni reggiamo il cero perché Iddio ci doni la pioggia in tempo di siccità e facciamo gli scongiuri se incontriamo un prete!". A Caporetto si sarebbe ripetuta la stessa tragedia.
L'Introduzione alla vita mediocre di Arturo Stanghellini (ripubblicato dalla Libreria dell'orso, 2007) ha un tono diverso; la descrizione dei fatti è meno "analitica" e più filtrata dalle emozioni personali, ed il titolo prende consistenza già dalle prime pagine: "<<Che si fa in Italia?>> La domanda aveva la tristezza di chi non ha niente di più da offrire perché gli sguardi degli indifferenti si volgano ancora una volta verso di lui". E dopo (1917): "Non si racconta la guerra a chi l'ha fatta, ma nemmeno al pubblico che ci s'è divertito sopra, al cinematografo, e che l'ha sfruttata, o che se n'è disinteressato al punto di dimenticarla. Racconto di quel che m'è passato nel cuore di tristezza, di nostalgie, di sconforto." Ed ecco gli amici, più volte ricordati, la commozione per i "figli migliori" della Patria mandati al macello, la consapevolezza del distacco tra il Paese civile ed il fronte, il dolore per i sacrifici resi inutili dalla disfatta di Caporetto, l'orrore per i soldati ladri e ubriachi nel momento in cui tutto sembra perduto (la descrizione del caos della ritirata ricorda quella di Hemingway in Addio alle armi). Sul Piave e sulle Melette, nel 1918, l'elemento per così dire "eroico" prende un po' il sopravvento, compare dell'odio per l'invasore, poi stemperato nel novembre, nella consapevolezza che "il sentimento di patria tanto più è degno quanto meno l'amore per la propria terra comprende l'odio per la terra altrui". Il diario si chiude con il tema ricorrente dell'indifferenza del Paese per tutti gli sforzi e i sacrifici, con il ritorno a quella vita mediocre paventata dal titolo. È interessante confrontare, ad esempio, Stanghellini con Soffici: anche in Kobilek si consumano questi drammi, ma l'accento è fortemente nazionalista e fa prevedere l'accodamento al Duce; Stanghellini ha capito molto di più, denuncia l'ingiustizia senza revanscismo e prenderà un'altra strada.
La città effimera di Giuseppe Scortecci è la vera sorpresa di questa trilogia. Come recita il sottotitolo, è un romanzo di prigionia, ma si tratta in realtà di un romanzo sulla decadenza fisica e morale degli uomini, sul loro abbrutimento sotto la prigionia e la fame. Anche Gadda scrive della prigionia a Celle Lager, ma il suo dramma appare meno intenso, vuoi perché si rifugia nell'analiticità, vuoi perché riceveva gli ambiti pacchi con i viveri. Il mondo di Scortecci è invece popolato di esseri in perenne lotta tra loro per la sopravvivenza, preda della fame, del freddo e degli insetti, "striscianti al limite della vita", uomini ridotti a "crisalidi" che vagano a rovistare tra i rifiuti e muoiono nell'indifferenza più totale. Del tutto inesistenti gli episodi di generosità (a parte un bicchier d'acqua recato ad un malato), l'egoismo domina la città delle baracche sotto il sudario della  morte. Potrebbe essere qualunque guerra, potrebbe anche non essere la descrizione della vita in una prigione di guerra, potrebbe anche non essere una prigione. E forse proprio questo è il lato più perturbante di questo romanzo.

4 commenti:

  1. Grazie per la recensione,fantastico libro, me lo prestò un amico, divorato in poche ore dovetti renderglielo con dolore.....dove ritrovarne una copia? Paolo

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    1. In questo momento ve n'è una copia qui:
      http://www.coliseum.it/mostra-libri?libro=3857&titolo=Tre%20romanzi%20della%20Grande%20guerra&autore=FRESCURA%20Attilio%2C%20STANGHELLINI%20Arturo%2C%20SCORTECCI%20Giuseppe

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  2. Grazie! di cuore.........

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